Sposare un'artista

Sposare un'artista Sposare un'artista Nell'anBa del fiume, attorno al pont» della ferrovia, la piccola città di provincia era assopita nel suo torpore quando d'un tratto, dal Viale della Stazione alla Bottiglieria del Centro, la notizia si diffuse sgusciando per vicoli consunti e piazzette silenti : la Piera aveva ricevuto una cartolina da Berlino. Povera ragazza. Proprio quello, l'avrebbe sposata. Figuriamoci, un a primo violino *. Molti si ripetevano le due parole, con sussiego pensando a primo capitano, a medico primàrio; e seguivano sui giornali il giro dell'orchestra, da Berlino a Vienna, da Vienna a Monaco: la turné, come diceva l'avvocato che sul settimanale scriveva le Cronache d'Arte, firmandole acer tèd.bonus. Un'altra cartolina arrivò da Vienna. E si tornò a ricordare il famoso concerto al Politeama, e il trionfo di quell'a solo, e quel giovane smilzo, che poi s'inchinava e s'inchinava, mentre il direttore a tutti lo proponeva con la punta della bacchetta, come a dire sotto a chi tocca. Un'altra cartolina arrivo da Monaco. L'inverno passò. E quando le cantonate annunciarono il concerto degli Esimii violinista Vidalba Ugo e piani--: sta Bertetti Anselmo, il teatro andò a ruba. Piera, in un palco di proscenio, pareva non accorgersi degli sguardi fissi su di lei. Finalmente quei due apparvero, scodinzolando in marsina. Il Vitalba s'accostò al leggìo, lo smosse, faceva cenni scontenti verso le quinte. Nello stupito silenzio apparve Bista, il bidello, vestito da servo di Scena ; e dovette, un po' interdetto, portarsi via il trabiccolo. Lì per lì non capirono; ma quando compresero che non voleva il leggìo perché avrebbe suonato tutto a memoria, corse un fremito, scoppiò un boato d'applausi; e quello, impugnato l'archetto, a gambe un po' aperte, attendeva, severo, che il tumulto finisse. Suonava impennandosi. Ora con il mento, ora con un gomito, ora con un ginocchio. Nelle pause seguiva il tamburello del pianoforte con volto assai sofferente, si capiva cfye doveva sentire molto la musica. Alla fine l'Ave Maria e la Serenata di Schubert scatenarono delirii ; ma quando, per il terzo e ultimo bis, con un sorriso annunciò Le streghe, e di Paganini, proprio quelle^ fu lo stesso silenzio che si dilata nel circo all'annuncio del triplo salto mortale. E jl Vidalba fece gemere e strìdere, beccheggiare e impennare il suo violino, lo sguardo sempre fi^o al palco di Piera ; e la poverina si sporgeva, come attratta, quasi allucinata, la madre le aveva posato una mano su di un gomito. Si sposarono in giugno. Le piccole confettiere avevano, in rìse sul coperchio, minuscole chiavi.di sol. Gran fortuna, aposare un artista. Vivere in una grande città, viaggiare, ogni sera a teatro, applausi su applausi ; e, a ogni arrivo, essere salutati da manifesti alti così. Molti Bospjri accompagnarono, dopo la cerimonia, # la partenza * la straordinaria fortuna di Piera; chi l'avrebbe detto; e per qualche mese d'altro non si parlò fin quando, nell'ansa del fiume, attorno al ponte della ferrovia, la piccola città tornò ad assopirsi nel suo torpore. * * Con una parte della pingue dote di Piera il suo Ugo arredò un vasto appartamento. Mobili bassotti, quadri indecifrabili, molti tappeti, molti cuscini. Poi dichiarò che era stufo di quei concertucci in provincia e di dare lezioni a chiunque, voleva soltanto due o tre allievi d'ingegno. Guai, se un artista si sciupa. E gli amici a dargli ragione. Era no tutti artisti anche loro: perché, come lui, suonavano in orchestra e dicevano corna del direttore. Ben presto della casa di Piera fecero la loro casa. Avevano voluto che desse loro del tu anohe il suo Ugo aveva approvato, diàmine, fra artisti; e da principio l'avevano voluta al pianoforte, per qualche trio per qualche quartetto, la nostra Piera 6 davvero bravissima. Ma poi, perché la nostra Piera non si stancasse, avevano invitato una pianista, una biondona che l'aveva sùbito abbracciata chiamandola amore tesoro. Fumava e beveva molto. Se i trii e i quartetti si erano poi diradati, quella continuava a venire lo «tesso. Più di una volta la nostra Piera l'aveva sorpresa abbracciata al Baudi, secondo violoncello, o al Basca, primo clarino, o al Verdabitrotti, òboe; ma quando si era decisa a parlarne con il marito, questi aveva inarcato un sopracciglio: fra artisti, si era, e agli artisti tutto e concesso. Non si coricavano mai prima delle due o delle tre del mattino. Verso le sette immancabilmente si svegliava, sòlita a destarsi a quellora fin da bambina; e si trascinava poi sbadigliando, tra una fitta e l'altra d'emicrània. Ogni tanto era la cenetta in una taverna, o nella soffitta del Baudi, uno studio da pittore che lui chiamava il mio studio ; ma per lo più il suo Ugo verso la mezzanotte le telefonava, fra pochi minuti sarebbe arrivato con gli amici ; e facevano allora le tre e le quattro, quando a qualcuno non venisse in mente di voler attendere il sorgere del sole. La incitavano a bere, a fumare; e la nostra Piera si sforzava di bere, di ridere, di fumare, sempre allegra, sempre piena di spirito, a questo tirava un orecchio, a quello dava dello scemo, a quest'altro uno scappellotto; il giorno dopo si nutriva di acqua tepida e bicarbonato. Al pomeriggio, stanca e affannata, si trascinava da un salotto agcslrmfccbbgcvsuamalgruamdrsocqlss all'altro. H suo Ugo ci teneva, guai se un artista non ha amicizie, guai ee dalle invidie non si difende le spalle ; e un giorno la pregò di voler chiedere al direttore un colloquio (erano cose molto delicate, lei sola poteva farlo), per sapere se fosse vero che volevano retrocederlo a secondo violino. Quello l'aveva sùbito tranquillata chiamandola bambina mia, era stato molto gentile, il suo Ugo non avrebbt certo perduto il suo posto. Aveva proprio detto posto, con un sorrisino, come se si trattasse di un impiegato; lei non se n'era accorta; e ancóra un po' s'illuminava se udiva qualcuno dire a un amico : come, non conosci la moglie del maestro Vidalba 1 ' * * Ma talvolta la prendeva una greve tristezza. Diceva al marito di essere un po' sofferente, una cosa da nulla, va' dove vuoi ; ancóra lo udiva telefonare « Ciao maestro » (fra loro si davano tutti del maestro) «mia moglie è in riparazione, dove andiamo stasera ? • ; e poi trascorreva lunghe ore inerti, prostrata da un opaco torpore, gli occhi fissi su quattro lettere òhe severe da un leggìo la fissavano, BACH, e s'ingrandivano, e s'avvicinavano, còme a schiacciarla. Avrebbe voluto ribellarsi a tutto e a tutti ; e le veniva una sperduta, stupida voglia, di piangere. Le pareva d'aver sposato un mediocre, di dover subire attorno a sé quella piccola banda ancóra più mediocre, Fra gli «artisti», fra gli amici, c'era anche il «maestro » della batteria ; e lei doveva dare del tu anche a quel sonatore di tamburo. Ne rivedeva lo sguardo spento, il so ni setto sardonico, lo stesso che avevano un po'_ tutti, anche Ugo, quando si sfogavano a dare dell'imbecille a qualcuno. Molto meglio sarebbe stato, per lei, vivere sempre laggiù, nella sua. piccola città. Se la ricordava con una tenerezza struggente, le appariva un dolce rifugio. Di quel rifugio, di quel riposo, sentiva un infinito bisogno, ogni volta ne tornava come temprata ; e ora aveva un po' dL sollievo soltanto ripetendosi che al mattino sarebbe partita. Avrebbe ritrovato la sua vecchia casa, avrebbe riascoltato la fresca carézza del guanciale, l'assorto silenzio del giardino e dei campi ; sarebbe tornate, a vivere alcuni giorni calmi e sereni. «Non importa se non puoi accompagnarmi» diceva al marito « Ma è già un po' che sono 6tata dalla mamma, povera mamma». E quello, con un sospiro allargando le braccia: «Li sai, tutti gli impegni che ho». * * E invece, dopo la prima sera; dopo essersi coricata alle nove, la scusassero tanto, ma era stanca da morire, troppi concerti, troppi teatri («la vita febbrile degli artisti », diceva l'avvocato, sùbito venuto a riverirla) ; e dopo dieci ore di sonno profondo: si svegliava fresca, gaia, sicura. Dovunque, dal Viale della Stazione alla Bottiglieria del Cen trq con Annessa Pasticceria, e poi neBe case degli amici, persino dei parenti, dovunque 1 accoT glieva lo stesso fervido entusiasmo, per lei e la sua straordinaria fortuna. Si sentiva allora, còme a una ribalta ; e al vedere quei volti in attesa, che già pre¬ gustavano un'altra uscita bizzarra, un'altra proposta balzana («eh, queste mogli d'artisti»), parlava e rideva e fumava e beveva, questa volta proprio di gusto?}! e il suo Ugo di qua, e il suo Ugo di là, e il maestro tale, e il maestro" tal'altro, e Parigi e Vienna, come se vi andasse ogni settimana. Tutti, pur. invidiandola, l'ammiravano, e ogni tanto ridevano fino alle lacrime, «la Piera ne sa più di Bertoldo»: erano lé barzellette, le più pulite, del secondo violoncello, del primo clarino, persino dell'oboe. Se sua madre, in un istante di calma, riusciva a chiederle con trèpido sguardo: «E sei sempre contenta, sempre?», le rispondeva un'occhiata sfavillante beata; e la povera vecchietta qu.ui poi si rimproverava, d'aver potuto supporre che la sua Piera non fosse felice. Ora, dinanzi alla piccola platea di volti intenti rapiti, come se. d'un tratto si fosse ■ accorta d'una cosa incredibile, si metteva a strillare: — Ma come fate, a vivere questa vita da scemi? Su, muoversi, scuotersi, arial Ci penso iol Quelli si guardavano; e lei ancóra atrillava, ripetendo con un'inconscia voluttà di rivincita la solita intimazione del Baudi: — Chi va a letto prima delle quattro ò un Vigliacco ! E tutti, allora, un po' interdetti e assai lusingati, si sforzavano a ridere, e a non sbadì gliare, e a bere, e a fumare, e soprattutto a ridere senza perché, come chi sa gli usi del mon do; mentre quella, con foga, di ceva che anohe 'sta volta doveva no fare pazzie, E a questo tirava un orecchio, a quello dava dello scemo, a quest'altro uno scappellotto ; e proponeva di andare tutti «in massa» a svegliare l'oste della bettola sotto il pon te della ferrovia; e di-aspettare laggiù il sorgere del soler; e il ragioniere non faccia l'idiota, si decida anche lui a darle del tu Mario Gromo mmm Manovra a| tubi lanolaelluri a bordo di una nostra silurante. (Foto Esposito - Luce R. G.).

Persone citate: Bach, Baudi, Bertetti Anselmo, Foto Esposito, Luce R. G., Mario Gromo, Paganini, Schubert

Luoghi citati: Berlino, Monaco, Parigi, Scena, Vienna