D'Azeglio brontolone di Marziano Bernardi

D'Azeglio brontolone C^nto anni d'arte piemontese D'Azeglio brontolone e a a : a a . e i a e e ò , n : t, oe an o i il iidi e e: ul r ; : ee e, Si el re ugtnor e eu è oume ì: oa è 'è gli no to H. E' suggestione soltanto letteraria o è un affetto vago ma tenace come una lontana passione sopita e pur non morta, questo che m'induce — ripensando al passato d'arte del mio Piemonte — a ripetermi con una specie di tenerezza: « rinasco; rinasco del mille ottocento cinquanta > 7 Sorgono immagini, battono ricordi la porta del cuòre ormai difeso dal tempo. E ti rivedo, sulla soglia della tua casa ospitale, alte le braccia nel saluto con cut' festoso sempre accoglievi gli amici, o buon mentore del miei primi incauti giudizi, sereno maestro di vita e di saggezza, leale e amabile pittore Carlo Stratta. Fermo negli anni, giovanilmente; e fresca la memoria pronta all'aneddoto, all'episodio, al motto. E intorno a te la solita brigata, fida per lunghe consuetudini, dai ben noti discorsi là nel vasto studio luminoso fra le grandi tele ch'erano state ai Salone parigini di cinquantanni innanzi. Azzurre domeniche di maggio che gli alberi già odoravano e tutto nell'aria era pace e forse promesse — quando poi s'usciva nel giardinetto minuscolo a coglier le rose e i giaggioli che destinavi ai visitatori. Ma anche fra le aiuole e la piccola vasca ci accompagnavano 1 temi rituali, riposatamente: la pittura del nostro vecchio Piemonte, le Promotriei e le battaglie per il € vero », 11 venerato Fontanesi e la sua scuola di Vanchiglla. E tu, davvero, eri il vivente passato, il legame con un mondo per me ormai libresco, conchiuso e intangibile nel misterioso fluire delle esistenze. £3 per questo, appunto, mi davi un senso di certezza, onde a te oggi, vecchio e caro amico da anni scomparso, dovevo — credo — un saluto: anche se debba scusarmene, come di cosa forse troppo intima, col venticinque lettori. Il Ministro torna pittore 1 ppoditolaluavmcoe costla«tódrstIeri e domani, tradizione ed avvenire: dilemmi etemi che l'uno ti àncora e l'altro ti sprona, e più pugnaci si fanno alle grandi svolte del cammino umano quando 1 giovani, spremuto tutto il succo del passato, toltone quanto poteva servire di avvio, recisamente •— ed è giusto — lo rifiutano e condannano rinunziando al porto tranquillo ma angusto per l'avventura ignota sul libero mare. Fatto nuovo ed importante per l'ambiente culturale torinese erario, dopo 11 1842, le esposizioni annuali della « Promotrice » fondata, come abbiami visto l'altra volta, con tanto entusiasmo. Strano è, tuttavia, che un uomo d'idee ardite come Massimo d'Azeglio, prima di tutto pittore e poi statista, circa un ventennio dopo nel silenzio del suo eremo di Cannerò ' condannasse un'istituzione ch'era stata' auspicata se non attuata da suo fratello Roberto, • * 1 •■• Proteggere le beile arti! esclamava con ironia: < A forza di fabbricare artisti, l'arte è dovuta diventare un'industria; e siccome In essa è assai più l'offerta che la domanda, s'è dovuto pensare a provvedere a quella massa di lavoranti necessariamente a spasso. A questo effetto, le buone persone di molte città hanno istituite le società promotrici, veri luoghi pii: ed i governi concorrono alle spese, ed impiegano 1 denari dei contribuenti ad acquisti, che scampano quella massa d'artisti, 1 quali secondo le regole economiche sarebbero giustamente disoccupati, dal morire letteralmente di fame. Ed anch'io quand'ero ministro feci come gli altri: che Dio ed 1 contribuenti perdonino il mio peccato! »; ma poi, argutamente bonario ed ironicamente tollerante come sempre, concludeva che le Società Promotrici erano 11 «frutto delle condizioni del mondo moderno... SI seguiterà per un gran pezzo a proteggere le belle arti, come l'orso della favola proteggeva l'uomo contro le mosche... si seguiterà a generare artisti superflui, ed a tenerli vivi colle Promotrici; io seguiterò a pagare la mia quota per mantenerle in flore, e avrò in ultima analisi U destino di tutti i predicatori ». Cosi al capitolo decimottavo di quel suo delizioso libro / miei ricordi. Brontolava dunque 11 cavalier Massimo contro la Piomotrice; e la Promotrice era invece etata con lui devotamente generosa di lodi, proprio nel tempi che 11 successo artistico, dopo il provvisorio abbandono della vita politica, poteva anche economicamente giovargli. Novembre del '52 : « Stasera do un pranzo ai Ministri uscenti, restanti ed entranti, e siamo del miglior accordo. Io mi rimetto a far quadri, perchè da una parte non voglio nè impieghi nè pensioni : dall'altra, colla dote data a Rina, mi trovo alla testa di circa 3500 franchi di entrata, colla quale si vive male a Torino». (E, fra 1 Ministri < entranti », il piccolo tozzo indiavolato Conte: che lo guarda con una certa sorpresa, forse con una punta di sospetto. O sarà poi tutta sincera tanta serena bonomia? Lo è, lo è, siatene tranquillo, signor Conte di Cavour: il cavalier Massimo respira riprendendo tidee essiVleormsofeIlzdnspspcfaadvmmcctcPpsssnl 1 pennèlli dopo tre anni e mezzo di potere). Non piccola soddisfazione, quindi, per il Baiardo del Risorgimento italiano leggere nell'album della Promotrice del '57 (da oltre due lustri ormai la benemerita Società aveva stabilito di donare annualmente a tutti 1 suoi soci un fascicolo che illustrasse con immagini e scritti le opere più importanti comparse nelle esposizioni) queste lusinghiere parole firmate dalla signora Giulia M. Colombini: «E come non ci uniremo al lodatóri di quell'ammlratissimo quadro, mentre usci dalla mano maestra del signor d'Azeglio? ». Un titolo un po' lungo L'ammirati salmo quadro davanti al quale si vedevano 1 visitatori della mostra «fermare 11 passo» e poi « atteggiarsi a diverse espressioni, che nella loro anima si andavano succedendo » era la Veduta della Città di Taormina, le rovine del suo Teatro, la costa orientale, della Sicilia bagnata dal mar ionio sino 'all'Etna,, coU'epi sodio - del Re Vittorio Amedeo II festeggiato da' suoi nuòvi sudditi. Il Utolo è un po' lungo, abbiate pazienza, ma allora usava cosi. O, diciamo meglio, per 1 nostri bisnonni un quadro era anzitutto uno spettacolo; e poiché in qualsiasi spettacolo preciso dovere di chi lo crea è di mostrare un soggetto, un fatto, un'azione, cosi 11 pittore era anche una specie di regista' che Indicava diligentemente nel titolo 1 vari elementi e parti della sua messinscena: cosa che oggi altamente ci stupisce perchè massima cura sia dell'artista che del critico è svuotare l'opera d'ogni contenuto: un soffio di colore, un accenno di forma, e sotto Studio, Paese, Figura, e basta; e tanto peggio per chi chiede di più, e, sciocco, non s'interessa abbastanza. " Cari album della Promotrice, sul quali per oltre un cinquantennio si può seguire lo svolgersi della pittura piemontese (più tardi aluAm o , ahimè, i tempi sempre più frettolosi soppressero la bella consuetudine e la Società s'accontentò di uno smilzo catalogo), quanto pagherei per avere intera la vostra quasi introvabile collezione! Amenissime riproduzioni, generosi amplissimi amabilmente prolissi commenti! Massimo d'Azeglio esponeva il suo quadro di Taormina, ed ecco la signora Giulia M. Colombini rifarci . addirittura la storia della Sicilia, citar Diodoro, rievocare 1 Greci, gli Arabi, i Normanni, la « scimitarra del Saraceno », la gloria' di Vittorio Amedeo II, il Principe Eugenio, Pietro Micca. Superga e lo «sfondato campo francese». Un dipinto dava pretesto a uno sfoggio di sapere enciclopedico, un altro invece a una serie di interrogativi moralistici. Francesco Gandolfl mandava da Genova alla Promotrice del '56 un tondo rappresentante Raffaello e la Fomarino,, «d 11 signor F. BertInaria si domandava: « Se 11 protagonista di questo quadro fosse un uomo oscurò, non è egli vero che l'argomento di esso sarebbe erotico, eppercio indegno dell'arte? Dunque il genio nobilita tutto? Ma d'onde questo? Forse che il bene ed 11 male sono relativi, come pensano taluni 1 quali si dicono moralisti, mentre si affaticano a minare la morale dalle fondamenta? No, turpe è per tutti il vizio, e solamente la virtù onora l'uomo». Siamo In pieno Bertoldo; eppure tanto candore è commovente. E, comunque, quegli scritti eran più. divertenti delle nostre scaltrissimo critiche. Ma in quel medesimo anno 1857 che Massimo d'Azeglio mieteva tanti allori, all'esposizione della Promotrice allestita « nel Palazzo della R. Accademia Albertina, nuovamente ottenuto dal Sovrano favore » (e le opere esposte eran 408 e 11 totale degli acquisti fu di lire 50.920, pari oggi ad almeno mezzo milione) venivano acquistati dal marchese Ferdinando di Breme di Sartirana, da due anni presidente dell'Accademia Albertina, due disegni aventi per titolo: Fontana nei dintorni della Spe- zia e Dintorni di Evian; e dal signor Guglielmo Meetrezat un quadro, Le rive del Mediterraneo presso Sestri di Levante. I tre lavori erano — diceva 11 catalogo — di « Fontanesi Antonio, di Reggio di Modena ». Comparsa di Fontanesi Quel nome, alla Promotrice — nella Torino fra la Cernala e Plombières — non era un altro squillo di battaglia? L'irrequieto paesista dimorante allora a Ginevra, dopo la rivelazione parigina del '55 aveva sentito nuovamente il richiamo dell'Italia. Era sceso ad Arona ma, « stanco di orizzonti chiusi da monti e colline », aveva voluto rivedere 11 mare. Portofino l'aveva affascinato: < Un paesino abitato da pescatori, in fondo a un piccolo golfo formato da alte scogliere che gli ulivi incoronano... Vi sono pure piccoli studi di interni, bei viottoli fra gli ulivi, una natura che innamora». Poi s'era spinto a Chiavari, a Sestri, alla Spezia; e l'anno dopo aveva mandato a Torino quel tre saggi della sua vacanza italiana. Pochi mesi ancora, e l'incontro col Ravier a Cremleu nel Delfinato avrebbe fatto maturare In lui il più solenne, 11 più lirico del nostri evocatori ottocenteschi dell'incanto naturale. Ormai,nuove forze fermentava¬ nduGdvadcCdsrrmptsccsaclItFAsltsaEgvlb no Ira.. gli espositori piemontesdelle Promotrici. La generazione uscita . dal . Neoclassicismo, dei Giambattista Biscarra, del Cusa, del Bouoheron, degli Augero, dei vacca, degli Ayrès, dei d'Azeglio aveva fatto 11 suo tempo. Quella del òamba e del Gastaldi, dei Beccaria, del Piacenza, dei Bossoli, del Camino, del Carlo Felice Biscarra, degli Ardy, dei Gonin, degli Allason, del Perottl (quella, cioè, veramente romantica, che mi piacerebbe chiamare dei « Vecchi Piemontesi ») eia adesso, o per età o per gusto, un ponte per passar oltre di corsa. A Firenze le discussioni dei Macchiaiuoli empivano di clamore le salette del Caffè Michel angiolo. Telemaco Signorini stava per venire a Torino dove avrebbe annotato su un suo taccuino: «Arrivo a Torino - Pittala, Avendo, Baracco e Giani». E Infatti, nel catalogo della Promotrice del 1857, accanto al nome di Fontanesi legga quelli di Vittorio Avondo, di Felice Baracco, di Giuseppe Giani. Ma' leggo anche quelli di Lorenzo Delleani, diciassettenne (la sua* prima opera esposta, una Madonna col Bambino, acquarello tolto dal Van Dick), di Ernesto Bertea, di Gaspare Buglione, di Giacinto Corsi... del giovani; e fra poco spunteranno' all'orizzonte, allegri, Indiavolati, battaglieri, quelli di Ri vara. Marziano Bernardi ztregldevvq La sala di una delle prime « Promotrlci » torinesi (1845) In casa del conte Beneveilo,. contrada Carlo Alberto. it it