IL FORZAMENTO DELLA MANICA nel racconto di due partecipanti all'impresa di Guido Tonella

IL FORZAMENTO DELLA MANICA nel racconto di due partecipanti all'impresa IL FORZAMENTO DELLA MANICA nel racconto di due partecipanti all'impresa I tentativi di attacco dei mezzi navali leggeri e degli aerosiluranti nemici stroncati dall'energica reazione della squadra germanica Berlino, 14 febbraio. Ohi dovesse passare oggi in rassegna gli innumerevoli commenti suscitati in tutto il mondo dalla battaglia delia Manica finirebbe per concludere che quasi tutti' i tecnici militari, compresi quelli britannici, sono d'accordo nel considerare l'importanza di ?uesto avvenimento esclusivamene dal punto di vista navale, nonostante il fatto che non vi sia stato uno scontro propriamente detto tra le forze marittime, bensì una sola gigantesca battaglia aerea. E' pertanto evidente che per valutare l'entità del successo colto dalla squadra del vice-ammiraglio Cìliax no» ci ai deve riferire, come solitamente avviene nello stabilire il bilancio delle battaglie navali, al numero détte e e a a i unità nemiche colate a picco: il totale degli affondamenti infatti, pur essendo aumentato oggi, in più dei due cacciatorpediniere di cui è stata annunciata la distruzione dal bollettino di ieri, di due altre unità leggere, del tipo motosiluranti, non giustificherebbe in sè l'enorme impressione che ha percosso ieri i tecnici di tutto il mondo. Situazione invertita Da parte loro i tecnici tedeschi nel rilevare questo fatto paradossale dell'assenza di una reazione navale britannica propriamente detta sono di avviso che essa aia da attribuirai otta complessità di compiti con cui la strategia dell'Asse e del Giappone ha saputo premere sull'Inghilterra: in altre parole ai ammette implicitamente che la fiotta britannica non ha attaccato perchè mancava in questo settore delle forze necessarie. E' sintomatico che con questo giudizio concordino taluni autorevoli commentatori americani da parte dei quali non si esita anzi a parlare di perdita di supremazia navale inglese nello stesso settore dell'isola. In campo navale vi è effettivamente, come non ostante la loro usata sobrietà sottolineavano espressamente stasera i tecnici tedeschi, il fatto nuovo di una-potente flotta germanica da battaglia che non soltanto è in grado di sperare con piena liberta di azione, come ha dimostrato il suo brillante passaggio attraverso la Manica., ma che con tutta verosimiglianza, per la potenza del suo tonnellaggio, è tale da spostare a favore della Gemiamo la situazione strategica sia nella nona del Mare del Nord ohe nell'Atlantico. Dalle sue nuove basi nel golfo tedesco la squadra da battaglia germanica ha infatti ora modo di spostarsi verso l'Atlantico aia passando a nord che a sud dell'isola, lasciando in tal modo il nemico di fronte al difficile dilemma, dove cioè concentrare la sua vigilanza e le sue forze di difesa. Un'altra constatazione di fondamentale importanza a cui addivengono questi tecnici è quella riguardante il nuovo aspetto del duetto aereo navale che risulta dalla battaglia detta Manica. Si poteva infatti pensare — come probabilmente sono stati indotti a pensare i britannici aoprattutto dopo la catastrofe subita nelle acque della Malesia — che non fosse più possibile parlare di « libertà navale» anche per le più potenti unità in bacini marittimi limitati. Il passaggio della Manica effettuato dalla squadra navale tedesca ha dimostrato esattamente il contrario: purché siano realizzate le necessarie premesse di supremazia aerea è tuttora possibile impegnare vittoriosamente delle navi anche nei trat(T~di mare più angusti, anche nei passaggi obbligati. Il doppio colpo del Prlnz Eugen La nuova esperienza fatta nella battaglia della Manica è tanto più clamorosa in quanto dal punto di vista aereo non si può infatti rimproverare ai britannici di avere disertato la battaglia. I $00 apparecchi da essi impegnati in combattimento testificano infatti che il tentativo di reazione è sta tsrrmtnrdcqrmdmcdsltbcncttFvt i o a o a l . , i to in questo caso svolto col massimo di potenza. Da un breve riassunto delle operazioni diffuso stasera in base ai rapporti complementari dei comandanti delle diverse unità partecipanti alla battaglia della Manica risulta che i cacciatorpediniere inglesi affondati sono entrambi da ascriversi all'attivo dell'incrociatore pesante Prdnz Eugen, il quale, grazie alle sue particolari doti di velocità, ai è direttamente impegnato per coprire le due navi da battaglia contro la minaccia delle unità leggere lanciate all'attacco dal nemico. Una prima vivacissima cronaca detta battaglia è stata trasmessa stasera per radio da un uomo della Propaganda Kompagnie che ai trovava a bordo détta nave da battaglia Gnelsenau. E questa cronaca ci ha confermato come air no olla vigilia della loro magnifica impresa le tre navi tedesche ai trovassero alla fonda in « un porto del litorale atlantico della Francia ». I/ordine di levare le ancore è venuto improvvisamente la sera dcll'll corrente. La squadra tedetri da battaglia si metteva imme mzvdzaaAcMmtarststcndssmnalatamente in formazione con le\unità leggere previste per la scorta e prendeva il largo nétta notte sul 12. Procedeva in testa la Scharnhorst, in mezzo la Gnelsenau e come ultimo della squadra l'incrociatore pesante Prinz Eugen. La velocità veniva rapidamente portata a 26 miglia. < Inghilterra o Amerioat » è la domanda che tutti ci poniamo. Poi improvvisamente nétta notte ai è dota lettura dell'ordine del giorno del comandante detta squadra. «Equipaggi del gruppo di Brest! — è detto nell'ordine del giorno del vice-ammiraglio CUiax — II FUhrer ci ha chiamati a nuovi compiti in altre acque. La nostra direzione è l'est, verso il golfo tedesco. Nostro compito è la traversata della Manica. Uomini di coperta e addetti alle macchine, il FUhrer da tutti attende che compiate il vostro dovere >. L'alba spunta su di una lastra marina di un blu acciaio. L'orizzonte è limpidissimo, spira un vento assai forte che andrd gradatamente aumentando di potenza sì da tramutare il mare in un accavallarsi tempestoso di onde all'entrata dello stretto di Dover. All'altezza di Dover, possiamo ora calcolare, saremo a mezzogiorno. Ma nessuno immagina che il nemico attenderà fino alla strozzatura del canale per sferrare il suo attacco. Le misure destinate a dare sicurezza atta marcia detta nostra formazione si vanno però già tutte realizzando: gruppi di « distruttori » e di cacciatori apuntano all'orizzonte dal lato détte coste francesi e incrociano attorno a noi. . Scoppia la battaglia < Del nemico nessuna traccia; dal lato detta costa britannica non si nota alcunché di sospetto, nessuna nave, nessun aereo. Poco prima di mezzogiorno siamo all'entrata dello stretto di Dover. La nostra formazione si inoltra in un tratto di mare preventivamente raatrettato dagli spazzamine. Sentiamo che è H momento decisivo. Se il nemico interviene ora \lw battaglia si scatenerà di colpo gigantesca. Vediamo uno Scimeli- z . a . e l i l x a bòbt dei nostri che si lancia d'improvviso in direzione detta costa, nemica. Quasi nétto stesso istau-i te — sono esattamente le 12 — da Dover tuona il cannone: le artiglierie a lunga gittata dei britannici cercano di arrivare sino alte nostra squadra. Nugoli di aerei ai avventano contro- di noi: bombardieri e aereosUuranti. La Flak di bordo spara da tutte le canne. E' un inferno di fuoco che irrompe dotta nostra squadra verso il cielo. Distruttori e cacciatori dette nostre forze aeree di scorta contrattaccano con meravigliosa audacia. E' ormai impossibile seguire l'insieme della battaglia. Vedo apparecchi cadere in fiamme attorno alla nostra nave; siluri sfrecciare in lontananza, colonne d'acqua alzarsi dal mare. Sulla plancia di comando sta calmo e sereno il comandante. La sparatoria cessa per qualche tempo. Poi la battaglia si riaccende furi- bansctarnttguptcssucpnmzcfztDs a, -i — o : a e e i a a a o i e i l i e r a a bonda al di là detto stretto. Ma anche stavolta il nemico non riesce ad avvicinarsi. La nostra mèta sta per essere raggiunta'. A sera siamo nette nostre nuove basi nel golfo tedesco ». Un carosello selvaggio Ancóra più movimentata è naturalmente la versione della battaglia che ci dà un cronista di guerra che si trovava a bordo di uno Bchnéttboot e che ha partecipato pertanto in forma più diretta atto acontro con le forze nemiche. «Fin dal primo' momento che scorgiamo all'orizzonte le possenti sagome dette nostre tre grandi unità in provenienza dall'Atlantico, sentiamo in cuore la fierezza per la forza détta giovane Marina del Reich che osa sfidare il nemico nei suoi più difesi domini». Da questa stessa corrispondenza rileviamo inoltre come i cacciatorpediniere inglesi abbiano fatto la loro comparsa all'orizzonte già prima che la squadra tedesca arrivasse all'altezza di Dover. «Per ora si tengono però a rispettosa distar.- - t cacciatori della RlAJ?.: uno ^olo cerca di avvicinarsi alle nostre unità tentando ài mitragliarci'. La pronta reazione dei nostri cacciatori che incrocino al di sopra di noi sventa però ogni minaccia. Questa prima formazione aerea nemica non ripeterà più il suo tentativo di avvicinamento. Siamo ora all'imboccatura del canale di Dover, nel punto più stretto del canale: la costa inglese è- vicina, a tribordo vediamo la bruma che si stacca dall'isola. Le batterie a lunga pittata del nemico sparano contìnuamente; ma i loro tiri non arrivano fino a noi.- « Dal canto nostro stendiamo una cortina di nebbia artificiale attorno atta nostra squadra da battaglia. Improvvisamente allarme per la comparsa di motosiluranti nemiche. Ma le abbiamo a tempo riconosciute e filiamo a tutta velocità nétta loro direzione. Gli inglesi vedono che stiamo per accerchiarli e dopo aver lanciato i loro siluri che si perdono a distanza dalla nostra squadra si allontanano. Dotta nostra formazione si stacca un cacciatorpediniere che si lancia all'inseguimento. Subito dopo stormi di aerei nemici cercano di attaccare la nostra squadra. Sono in testa degli aerosiluranti. Ne contiamo sei. I nostri cacciatori si lanciano loro addosso. Un carosello selvaggio si svolge davanti ai nostri occhi: un istante in alto tra le nuvole e subito a volo radente sopra il mare. In breve un aerosilurante nemico cade in mare. Due, tre lo seguono pochi istanti dopo. Quanti in definitiva siano stati distrutti noi non lo sappiamo. Lo sanno però i nostri' magnifici cacciatori. Nugoli di Spitflre cercano di imperniare nuovamente battaglia. Ma nessun aeroplano nemico riuscirà ad avvicinarsi atta squadra tedesca. , < Le due navi da battaglia e l'incrociatore pesante seguono indisturbati la loro rotta. Da molto ormai abbiamo passato il punto più stretto del canale. Ancora una volta spuntano all'orizzonte due motosiluranti nemiche, ma »on si fidano ad avvicinarsi: sentono che la partita è perduta e si dirigono in direzione della costa britannica. Per qualche tempo ancora accompagna mo la squadra di battaglia: poi il nostro compito è finito. Le tre nostre superbe navi, possono ormai procedere tranquille verso le loro nuove basi ». Guido Tonella

Persone citate: Prinz Eugen