Rococò

Rococò i""» STORIE BREVI »""»«% Rococò Ai confini del Baden, Riunsi ad un bosco che mi Vu detto essere storico: non però per battaglie o altri orribili fatti, ma per aver accolto nei suoi recessi £li ultimi Arcadi della regione: quei gentiluomini e prelati che si chiamavano fra loro, ricorda te?, con nomi di fiori. C e anche un borgo in fondo alla selva, en: trò una radura sparsa di greggi come un quadro dello Zuccarello, e già capitale d un Granducato, che- per la sua piccolezza oggi è rammentato soltanto dai filatelici. Ebbe esso infatti, prima di fondersi nell'Impero, degli orna bissimi francobolli, figuranti armi e corni da caccia, e una milizia altrettanto pittoresca-, formata d'uno squadrone d'Ussari bianchi, il quale sfilava intero sulla piazza agli ordini d'un Capifano. Ancora si mostra il palazzo granducale, coi suoi archetti sghembi, le sue pescherie, i suoi mulini: quei mulini che giravano ancora tutt'insieme. trent'anni fa, coprendo col loro fragore il belato degli agnelli. Poco in là sono i delubri di un chiostro, che fu già di monache Augustine, famoso per una sua cantoria entro un volo d'a morini ignudi, e la chiesa parrocchiaje, dedicata all' Agnus Dei, di cui la guida addita il timpano aggraziato e la cupolina a cipolla, pronunziando una parola sola: Rokokò. Ilvpalazzo, ora deserto, l'ho vi sitato in compagnia del custode e del suo cane.* Sta in cima ad un poggio, che in paese chiamano la montagna, e di fuori so miglia a un castello, di dentro a una confettiera: foderato com'è di, giallo ed oro, con ninfe, putti, conchiglie, satiretti e dei vezzosi stucchi che il cane andava annusando, tanto gli sembravano di candito. C'è anche un pendolo, con una scena pastora le, dove un cordoncino d'argen to finge Inacqua del ruscello; dei quadri d'inverno e di naufraghi, dell'Heller, messi là per contra sto a tante cose garbate; e un clavicembalo nero, tutto ' contornato da rosee miniature di bambini. Il vento, palpitando nelle cortine di vecchia 6eta, le solleva a momenti, come in un vano invito di danza. Il custode, vecchio di settanta anni, mi ha raccontato quanto ebbe a sapere, fanciullo, dal ìionno^ di ottanta. Era il tempo in cui le piccole signorie tedesche spettavano anche alle donne: per cui lo stesso Granduca consorte avrebbe dovuto obbedire alla Granduchessa, legittima titolare, se mai si fosse trattato d'obbedienza fra due coniugi di natura così mite, i quali s'erano sposati per amore dopo essersi guardati negli occhi ad un concerno, e assaggiato insieme qualche confetto di Vienna. La musica li aveva uniti prima di Dio : e musica infatti, a quel tempo, 6Ì faceva dappertutto nel Granducato: in chiesa, dove i violinisti di Cappella eseguivano Haendel e Pergolesi, come a teatro, riaperto ogni tanto a una vagante compagnia d'opera, con licenza del Censore di Corte: un pio Monsignore il quale aveva fatto ridipingere cristianamente il sipario, già raffigurante un Olimpo, travestendo le Grazie da Virtù teologali e la Dea Venere da Carità. Nè d'animo meno dolce era il popolo: il più pacifico della pacifica Germania d'allora: così scevro d'ire e di gelosie, che l'unico invidiato era il carnefice. Il quale, veramente, godeva nella sua carica d'una,troppo comoda sinecura, non avendo in quarant'anui tagliato neppure una testa. Bello immaginarlo, il paesetto a pie del colle, in sì ordinata letizia. Vagano qua e là le pecorine,_ mantenute dallo_ Stato come i colombi a Venezia, su quel poggio che i sudditi chiamano ambiziosamente la montagna : e se sono tanto numerose, è perchè la Granduchessa, nel suo buon cuore, non vuole se ne scanni nemmeno una. Nè agnelli nè .Cristiani insanguineranno mai il Granducato. Vagano i greggi liberamente^ sino alle porte della chiesa dedicata pur essa a un Agnus Dei; e'la sovrana stessa li contempla nelle notti di luna, allora che s'affaccia al balcone per sapere sino a che punto sia cresciuto un rosaio di ròse bian che. E un passante sempre la sa luta, dal basso ; e sempre c'è una rosa nuova, sul davanzale, quasi offertale da una mano invisibile: una mano di suddito fedele. Vede di lassù, la Granduchessa, tutto il suo paese, con le sue stradine svoltanti e ciottolose, ciascuna delle quali ebocca in un sentiero ; e quasi può vedere tutto il suo popolo: quello-che ve glia, quello che rincasa, l'ub briaco che monologa, la sentinella che va su e giù. E finalmente il cambio della guardia: cioè dodici Ussari bianchi che cedono il turno ad altri dodici; tutta la m'Iizia del presidio: diviso candide, mostrine rosse, alamari d oro. Sfilano sotto gli archetti .sbilenchi. Segnano il passo sultoipietre sonore. Si direbbero, òeflrìindi e gentili, usciti da un mazzo di carte, moltiplicati fan ti di cuori e di fiori. Al « Guard'a .voi » rispondono belati d'agnello, tonfi di molini. Anche le case sulla pendice, così basse ed umili e d'un taglio uguale, si direbbero un gregge cui ,1'érba sia mancata nella pianura ; e i ruscelli che la solcano, così lucidi noi plenilunio, fatti d'un cordoncino d'argento come quelli del pendolo pastorale. Ma per quanto la notte sia tutta un rapimento, un'ombra, un'ombra sola, ne contrasta la serenità. Il Granduca è infedele. Non è la prima volta, in verità, e la Granduchessa gli ha sempre perdonato. Ella e troppo clemente per rinfacciare delle volubilità ad uno sposo, che, malgrado tutto, ha sempre riserbato a lei jl fiore della sua tenerezza. Ma agee questa volta la mancanza è gra: ve. Si tratta d'una cantante di Milano, che gorgheggiando Caro mio ben al Teatro di Corte, malgrado le Grazie travestite da Virtù teologali, è riuscita a mettere il diavolo nel cuore di Sua Altezza, e a ottenere da lui 'due colloqui! la settimana, dal tocco alle quattro del mattino. Ogni giovedì, la vigilia dei giorni di penitenza, e ogni sabato, la vigilia dei giorni di confessione, egli la raggiunge in un padiglione ai limiti della selva, segreto e fiorito come un nido di pendolino. Questa volta la mancanza è grossa. Si tratta d'una canterina. E si tratta d'una vera tresca, di cui già il popolo va mormorando. La Granduchessa non sa come fare. Come riprendere il colpevole senza troppo offenderlo? Come fargli sapere, almeno, ch'ella sa? Invano chiede conforto alla luna, alla musica, ai cari confetti di Vienna. Pace non trova, risoluzione non trova, e allora va a consultarsi dalla sua amica più fida, ch'è la Priora delle Suore Augustine. Non è un convento di regola severa. Vi si gioca a domino, vi si parla francese; e s'insegna alle novizio come si prepari la conserva di susine. E', insomma, un convento rococò. Rokokò, come dice la guida. Giù nel sotterraneo, dove stanno sepolti i vecchi Margravi, le tombe, appaiono sorrette dalle stesse ghirlande d' amorini ignudi che recingono l'organo in cantoria; e lo scheletro d'una principessa palatina, morta badessa a diciott'anni, appare dentro Ja cripta con un pizzo,di Sassonia al collo e una rosa d'argento sul costato. Venuta per consiglio; la sovrana è ascoltata gravemente, a capo chino, dalla Priora: non prima, però, d'avere sorbito insieme un rosolio di inentalpina, che ha contro luce lo stesso colore del bosco e, a fiutarlo, lo etesso odore. Como fare, finalmente, #on _quel libertino? come esprimergli un risentimento che non sia rancore, un'am¬ monizione senz'irà, una protesta snnza scandalo? La Priora ascolta, medita, decide. E poiché l'indomani è un giovedì, vigilia d'un giorno di penitenza... L'indomani, allo quattro in punto, ventiquattro Ussari bianchi stivalati e speronati, nella miglior tenuta a mostrine rosse ed; alamari d'oro, aspettano il Granduca al limite della foresta, dove una casetta segreta come il nido d'un pendolino accoglie due peccatori troppo felici. — Che vuol dire questa buffonata? ' — protesta l'infedele, riuscendo aN l'aperto, intanto che. i soldati presentano le 'armi. — Ordine della Granduchessa I — risponde il Capitano. La strada è deserta. {Alta è la»'luna. Immobili restano gli Ussari, stili' attènti, nella bianca divisa di gala. Sua Altezza si rassegna, e a spada sguainata, salutando a destra e a manca, passa in rassegna la compagnia. „ Marco Ramparti .

Persone citate: Arcadi, Carità, Haendel, Pergolesi

Luoghi citati: Baden, Como, Germania, Milano, Sassonia, Venezia, Vienna, Zuccarello