II massimo sacrificio

II massimo sacrificio LA "MADDALENA,, DI MAZZINI II massimo sacrificio "Levatemi d'intorno tutta la poesia di ch'ella mi ha cinto: mostratele i miei difetti, non le poche virtù,,. L'offerta è dolorosa veramente, ma è fatta senza esitazione. La salvezza di Marja è al vertice di ogni sentimento H Melegari, nel momento stesso in cui aveva conosciuto Maria Mandrot, era stato preso — e vi abbiamo .già accennato nel precedenti articoli — da ardente passione per la fanciulla ammaliatrice; egli però l'aveva celata a tutti, non senza soffrirne, dopo che aveva saputo i sen. timentl di lei per U Mazzini. Ora però, che vedeva declinare giorno per giorno la sua salute fisica e morale (un atto disperato contro se stessa non era da escludersi), senza misurare l'entità di ciò che stava per chiedere, travolto anche egli dalla passione, si rivolse in tono quasi intimidatorio all'amico, chiedendogli di intervenire nell'unico modo che, secondo lui, sarebbe stato efficace, quello di chiederla in lsposa per evitare un'Imminente tragedia. Fu per 11 Mazzini come frugare con un ferro rovente In una viva piaga: questo quesito già, senza esserne stato sollecitato, l'aveva esaminato ed approfondito; sarebbe stata una soluzione che gli avrebbe sorriso, perchè avrebbe colmato il bisogno di affetti della sua arida vita. Aveva però dovuto respingerla da se, come il diavolo tentatore, perchè accettarla significava abbandonare la causa, cui aveva giurato di dedicare l'Intera sua vita; significava — In una parola — venir meno al suo. dovere. c Or «enfi — scrisse perciò al Melegari — perchè mi dai torture inutili? perchè mi proponi la cor> rispondenza con lei, me la propo ni dicendomi: — "che cosa penai di fare per quella infelice ? „ — e — "se intensioni conformi al fine di cosi tanto amore non ti «miniano" — ed altre simili cose? Dio mio! E' in me confortarla ? è in me avere intensioni? «on io li berot ». Angosciosa domanda Il Mazzini non era e non si sen Uva libero per più ed usai gravi ragioni che egli espone con profonda commozione; < Davanti agli uomini che conoscono i soli vincoli di fatto » egli era libero, « ma davanti al suo cuore e a Dio che vegKa su tutte le promesse » non lo era. « Non vii tu — soggiungeva ~ che la Sidoli m'ama t ch'io l'amo e le ho promesso di amarla t non sai ch'ella è sola nel mondo anch'essa infelice errante alle por te della città ove sono i suoi figli, senza potere penetrarvi, e ch'essa ha conforto, lontana anche, dal mio amore, e che le passioni sono forti, prepotenti, su quell'anima, e ■ ch'io la, tradirei crudelmente, facendole cadere addosso un colpo dall'unico essere forse, dal quale essa crede di essere amata davvero t >. Pur ammettendo ch'essa potesse trovare confortò in un altro amico, restituendogli cosi la libertà, avrebbe potuto egli, Mazzini, votato come era interamente alla causa Italiana, alla quale non intendeva rinunciare, sentendo la sua missione come un imperioso dovere, avrebbe potuto egli dare felicita ad una fanciulla? Ecco la angosciosa domanda che al poneva, e con questa molte altre, che ci rivelano il suo profondo or gramo. « Quand'anche un altro dovere potesse apparirmi, quello cioè di impedire la perpetua infelicità di un altro essere, riuscirei ? farei io mai più la felicità, la pace di un'a nima vergine, io coll'anima stanca di delusioni, diffidente per in gannì sofferti, triste^oupa, solca' ta di sciagure, ed un senso di disperazione, che forse neppur la carezza di un angelo, co m'ella è, basterebbe a vincere ? poi, potrei legare il destino di un angiolo al mio, mentre tre, sei dieci mesi dopo, dovrei forse strapparmi a lei per correre vie di rischio mortale, e per condannarla ad un dolore perpetuo? ». Era proprio questa impotenza a far qualcosa per modificare la tragica situazione di Maria, che lo straziava; se avesse soltanto dato ascolto al suo egoismo, egli l'a vrebbe sposata, polche più di ogni altro, aveva bisogno d'affetto. Ma al suggerimento dell'amico opponeva : € Perchè mi sproni a dò che non posso? perchè mi sforzi pensare, a sentire ch'io sono solo ch'io sarò sempre probabilmente solo, e che potrei non esserlo? ere. di ch'io rinunci con gioia, abbandonato da tutti si come sono, ad aver meco un essere come essa è, una creatura di Dio, giovine, pura: religiosa, entusiasta, netta quale sento potrei versare un mondo di sentimenti, di visioni, di credenze, e d'affetti che morrà con me? eredi ch'io non abbia ore lunghe, eterne, di una solitudine di dannato, di un isolamento che mi fa terrore, di una stanchezza dolorosa che mi fa desiderar» la morte — o credi che in quell'ora non cercherei, se potessi, a prezzo del sangue, un grembo su cui riposarmi, una mano amica sulla mia testa? ». La rinuncia La sua ricchezza interiore, in questa intima confessione, si rivela pienamente; ma quanta sofferenza in quell'anima che pure avendo bisogno di affetto come si ha bisogno dell'aria per respirare sapeva rinunciare, consapevolmente, a tutte le gioie della vita, per non tradire la sua missione. Ma se egli aveva accettato per sa la rinuncia come norma di vita, non voleva però ammettere che altri gli fosse compagno nel doloroso cammino: «non posso nulla per lei-* — ripeteva — « lo sento ed è uno de' miei forti dolori. Bensì, da speranze in fuori, darei tutto il sangue mio se giovasse... ». Nè poteva accettare l'altro suggerimento di mantenere una copiosa corrispondenza con lei, perchè era (Da unatela di Emilia Ashurst) certo che invece che bene le avrebbe fatto del male: «ecriverei, s'io potessi sapere ch'essa m'amerà fino all'ultimo giorno, perchè in. quel caso l'avermi non foss'altro fratello, sarebbe — forse — un lieve conforto; ma se pure un giorno ella potesse obliarmi — sa, anche questo or più che possibile, fra un anno io morissi — se per qualunque cagione ella potesse ancor esser felice con altri, corrispondere ora non nuocerebbe? non crescerebbe, anziché scemarlo, l'incendio t posso io sperare di giungere a mutarla in un'anima sorella e non altro f ». Fatalità implacabile E ritornava sul suo pensiero primo; cercare di trasformare la ardente passione in una buona amicizia; ma prima avrebbe desiderato avere l'assenso di Maria: « Son tristo giudice io in quest'affare, perchè non freddo: giudica tu, o meglio, giudichi ella; poi, ditemi quel che ho da fare : ma pensate bene, una corrispondenza segreta alla madre, e quando la prima parola ha da essere: noi non saremo uniti giammai — è una cosa grave, da non intraprendere forse se non per salvare da disperanti risoittsioni. Del resto, ripeto — e pur troppo inutilmsnte — se questo, se altro, senza limiti fuorché uno solo, può giovare, dite: sarò eternamente riconoscente a ohi m'indicherà una via qualunque di confortarla ». Ed il dramma continuava a svoi ssnisvEdgersl in un cerchio chiuso, senza possibile via d'uscita: gli attori sembravano colpiti da una fatalità implacabile, tanto più che in que- stl mesi, anche la piccola sorella a e di Maria, la prediletta Elisa, era gravemente ammalata, ed il Mazzini temeva che alla famiglia amica* capitasse un'altra grave sventura. L'assillo più tormentoso era però sempre 11 pensiero di Maria. Egli, allo etremo degli espedienti, ricorre Infine all'ultimo: quello di cercare di annullare presso di lèi' l'alto concetto ch'ella ne aveva; chissà, pensava, se infrangendo l'Idolo, ella ne avesse sollievo, e trovasse l'ubi consistam per risollevarsi. .Scriveva perciò al Melegari nell'autunno 1888: €Forse.in me ella ama le credenze, l'amore alla mia Patria e all'umanità,, gli scritti, la costanza nette opere e netta predicazione, e ho pensato che la lontananza e la inazione, e il silenzio di ormai due anni le farebbero credere ch'io ho mutato con gii altri e che non ho saputo serbare il mandato. B questa è amira speranza ». [ ' Non amara, amarissima per chi non aveva che il suo patrimonio ideale, religione vissuta con entusiasmo, come quella ohe costituiva l'essenza stessa della sua vita. Era il massimo sacrificio che gli si poteva chiedere; ma egli era disposto ad offrirlo; «se anche a tornarla in pace, dovreste — non dirle, come la madre, Ch'io ho rinnegato il core, no — ma sfrondarmi di tutte le doti ch'ella m'ha date — fatelo. Pingetemi come forse sono, uno dei tanti; levatemi d'intorno tutta la poesia di ch'ella mi ha cinto: mostratele i miei difetti, non le poche virtù. Porse, rovinandomi, il vuoto che le si farebbe nell'anima e che a principio le darebbe un tormento non minore all'altro, darebbe al tempo stesso adito ad un nuovo concetto ». L'offerta era troppo dolorosa veramente; ma il suo proposito ben fermo : « dico cose che combatto da me stesso mentre le scrivo; ma le dico per l'immenso desiderio che ho del suo meglio; le dico per una frritasioMiS che covo contro me stesso e contro la fatalità ohe mi ha /eso sempre impossibile di far felice un ente su questa terra; e che mi condanna' ad essere non solamente infelice, solo, tormentato, senza conforto, ma anche strumento di male a chi non lo merita, a ohi vorrei cinger di fiori ». A questo punto si deve riconoscere ohe lo spirito di abnegazione e di sacrificio tocca davvero i vertici del sublime; la religione' dell'umanità da lui professata non era un'astrazione metafisica, ma a aM„. ,. „.-f • ... i came f*"a sua carn*' *P,rlto del à suosPlr^- Arturo Cochgnola a (Continua) p Mazzini a 40 anni.

Luoghi citati: Emilia Ashurst