La mobilitazione generale del lavoro in Europa di Giorgio Sansa

La mobilitazione generale del lavoro in Europa U/NA NUOVA I DE A La mobilitazione generale del lavoro in Europa Berlino, 9 febbraio. Una nuova idea è sorta in Germania, e da qualche giorno viene discussa con tanta vivacità e insistenza dalla stampa, che si è indotti a vedere in essa un sintomo di prossime iniziative politiche: l'idea della mobilitazione generale del lavoro in Europa, Europa occupata ed Europa alleata, per modo che in un momento in cui si ritiene necessaria l'intensificazione della produzione bellica, l'intero continente partecipi a questo acceleramento del ritmo produttivo e l'attività dell'intero continente possa essere opposta al fantastici programmi di armamenti che Roosevelt ha enunciato. Condizione della vittoria Come è noto Adolfo Hitler nel suo ultimo discorso rivolse un tip passionato appello al fronte interno drprodurre più armi e più mezzi di trasporto, affinchè 1 soldati abbiano sempre tutto 11 necessario: questa super-produzione, egli ha fatto capire, è una condizione indispensabile della vittoria. Su quel' tema ' gli scrittori si sonò poi ampiamente diffusi: e 1 giornali hanno riferito che il governo aveva'preso speciali misure per Intensificare la produzione; che aveva conferito pieni poteri al capo della Confederazione dell'industria per ottenere una razionalizzazione interna degli stabilimenti e una razionalizzazione distributiva delle ordinazioni statali allo scopo di mantenere la produzione alio stato attuale con mezzi ridotti; che analoghi pieni poteri erano stati conferiti a un direttore del ministero del lavoro per ottenere un impiego veramente totalitario degli operai; e che il dott. Ley, coadiuvato da due assistenti, avrebbe avuto la missione — ora già in pieno sviluppo — di indirizzarsi agli operai stessi per chiedere da loro un ultimo sforzo massimo; e si è rivelato che tutte le forze lavorative eccedenti anche negli uffici pubblici e nelle amministrazioni private saranno impiegate altrimenti, che la donna tedesca dovrà aumentare il suo contributo sul fronte interno e che i prigionieri di guerra saranno utilizzati fino al lìmite del possibile. Ora però si ha l'impressione, leggendo gli articoli di noti scrittori in autorevoli giornali che nemmeno questo nuovo Impulso della produzione sia sufficiente in quanto è soltanto tedesco, e che per l'avvenire in Europa, nell'interesse stesso dell'Europa, tutti 1 popoli debbano imitare, come si esprimeva stamane 11 Voelkischer Beobachter, quel sistemi di mobilitazione del lavoro che sono adottati nel Relch; che cioè sia consigliabile, secondo il punto di vista germanico, un adeguamento delle leggi sul lavoro, ossia, in-paroleSovere, una introduzione generale te]ia obbligatorietà del lavoro in tutta l'Europa. Il, problema è solo sfiorato dal voelkischer Beobachter, il quale scrive: «Ci crediamo autorizzati a porre la questione se non sia giunto il momento di suggerire ai paesi occupati e ai paesi esteri europei l'Imitazione del lavoro vigente in Germania ». Ma nella rivista Das Reich il dott. Reithlnger va molto più innanzi ed è anche molto e più esplicito: « Tutti gli alleati — egli scrive — sono interessati all'esito di questa partita totale che si sta giuocando e al riordinamento del mondo. Perciò è nell'interesse di tutta l'Europa di ottenere il massimo potenziale economico di guerra e in special modo la mobilitazione di ogni riserva disponibile "di lavoro». Reithlnger precisa che non intende parlare di una imitazione pedissequa del metodi tedeschi senza riguardo dei confini e delle, differenze nazionali dato che ciò con ogni probabilità causerebbe più danni che vantaggi. « Senonchè dopo aver tenuto conto di tale peculiarità nazionale ■— scrive il Reithlnger — bisogna mirare all'impiego totalitario delle forze di lavoro in tutto lo spazio europeo attingendo a tutte le riserve che ancora rimangono affinchè il potenziale economico massimo sia realizzato. Oggi la situazione è questa: la Germania col suo apparato industriale enorme scarseggia di mano d'opera mentre nel paesi più orientati verso l'agricoltura la situazione del mercato del lavoro è notevolmente meno tesa. La mobilitazione delle riserve umane in tutto lo spazio europeo allo scopo di servire ' il fabbisogno' comune della produzione bellica diventa quindi uno del problemi vitali del prossimo avvenire». Razionalizzazione produttiva In Germania la razionalizzazione produttiva e quella dell'Impiego di mano d'opera avranno per "conseguenza che molta gente rimasta finora negli uffici o in'certe fabbriche che producono articoli non vitali dovranno cambiare mestiere: molte stenodattilografe per esempio dovranno diventare operaie; molti oggetti che non sono di lusso ma non sono nemmeno indispensabili alla vittoria non si troveranno assolutamente più; i solo con' tale mezzo si otterrà, se condo alcune valutazioni, un au mento iniziale della produttività nella misura del 15 per cento senza contare che un maggior nume ro di soldati potranno essere Inviati al fronte. Orbene i tedeschi i quali misurano l'altézza del proprio sacrificio per, la guerra, pensano adesso che se. sacrifici simili fossero affrontati anche dagli altri popoli ci si avvicinerebbe più rapidamente alla meta. Questo è il succo degli articoli comparsi fin qui sull'argomento. Quegli articoli non vogliono dire «be il popolo tedesco desideri scaricare sugli altri il peso di questa guerra immane. Sapendo che si tratta di una questione di vita o di morte per la Germania, 1 tedeschi, ispirati dall'idea di combattere nell'interesse di tutto il continente, invitano quest'ultimo a contribuire allo aforzo. I tedeschi da parte loro non diminuiscono gli sforzi propri. A chi non lo avesse saputo ancora, 11 dott. Ley lo ha voluto ripetere ieri aera parlando al, palazzo dello Sport a 20 mila operai: "< Non vi prometto nulla — egli ha detto — ma vi domando tutto. Oggi facciamo una guerra totale, che esige da ogni singolo 11 dono di tutto se stesso, che chiede l'abnegazione di tutto 11 popolo». Giorgio Sansa A bordo di un nostro sommergibile durante un'azione di guerra. Operazioni di caricamento al pezzo di prora. (Foto Luce), uiiiimiiiiiiiiiiiiimmiiuniiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiii

Persone citate: Adolfo Hitler, Roosevelt