Washington non è riuscita a imporre la sua brutale volontà

Washington non è riuscita a imporre la sua brutale volontà A RIO DE JANEIRO Washington non è riuscita a imporre la sua brutale volontà La Conferenza decide di /asciare Ubero ad ogni Stato di adottare le decisioni che meglio rispondano ai particolari interessi nazionali Rio de Janeiro, 28 gennaio. Si è chiusa a Rio de Janeiro la conferenza pan-americana. E' noto che gli Stati Uniti hanno in un primo tempo, tentato di impedire la convocazione. Sembrava naturalmente a Washington, più pratico, più efficace e più spedito che i singoli latino-americani si dichiarassero senz'altro, cioè senza discussione e senza tergivsrsazioni, a fianco degli Stati Uniti immediatamente dopo l'apertura delle ostilità contro le Potenze del Tripartito. Sembrava soprattutto più pratico ed efficace ai governo di Washington vincere ad una ad una le resistenze isolate di ogni singolo Stato senza discussioni superflue e senza pubblicità pericolosa. Furono cosi buttati immediatamente innanzi i piccoli paesi dell'Amori' ca centrale, dopo frantumati al' curii coraggiosi ma vani tentativi di resistenza (quali quelli del presidente Arias nel Panama), con quella, brusca assenza di forma e di riguardi che caratterizza costantemente l'atteggiamento delle grandi democrazié^verso i piccoli paesi impotenti. Si sperava che gli altri Stati dopo i precedenti già posti, avrebbero finito rapidamente" col seguire l'esempio. Ma gli altri Stati, e soprattutto i grandi Stati, si sono nettamente rifiutati di marciare su quella strada obbligata ed imposta ed hanno chiesto la convocazione della conferenza pan americana sulla quale gli Stali Uniti hanno dovuto, dunque, nolenti, ripiegare. Manovre fallite La conferenza di Rio aveva in conseguenza lo scopo di determinare e fissare in concreto l'atteggiamento definitivo dell'America t aona di fronte al conflitto fra gli Stati Uniti da una parte ed il Giappone e le Potenze dell'Asse dall'altra. Avrebbe dovuto essere nel pensiero del governo di Washington, una conferenza rapidamente condotta e rapidamente conclusa, con pochi discorsi chiari e netti a dimostrazione di generale ed unanime volontà di guerra . contro lé Potenze del Tripartito di , tutto il Continente latino-america! no. Anche questa volta per la atessa ipocrita malafede sono stati lan ciati inna.Ti»HJ a mascherare l'imposizione, alcuni piccoli paesi e alcuni piccoli uomini del Centro America, già come s'è visto, preventivamente ammaestrati e preventivamente piegati. Constatata tuttavia, pressoché immediatamente, la impossibilità materiale di condurre senz'altro alla guerra l'America Latina, il governo di Washington ripiegava sulla trincea della rottura diplomatica immediata e generale di tutte e venti le Repubbliche sud-americane con le Potenze del Tripartito. Sta di fatto che la conferenza, che avrebbe dovuto concbiudersi rapidamente nel giro di qualche giorno è durata invece dal 15 gennaio, data della sua apertura, al 28 dello stesso mese. Cioè undici fiorai consecutivi di discorsi e di Iscussioni, riunioni di comitati e di sottocomitati e soprattutto, di pressioni e di minacce politiche, militari ed economiche, portate ad esecuzione da Washington con ogni mezzo ed in tutte le forme palesi e nascoste, lecite ed illecite. Sicché ad un certo momento, a giudizio unanime di tutti coloro che hanno partecipato al lavori, l'atteggiamento degli Stati Uniti rischio di creare una generale atmosfera di resistenza alla sopraffazione, che non è certamente stata uno dei segni meno cospicui e meno importanti della conferenza stessa, in quanto documenta, in modo incontrovertibile, uno spirito di indipendenza da parte degli Stati più responsabili del Continente latino-americano, che Washington indubbiamente non aspettava o non sospettava cosi v eusto e diffusa Sicché la c inferenza, scartando anche l'ultima ed esplicita richiesta nord-americana di generale e immediata rottura diplomatica, si è potuta soltanto concludere con una formula transatUva e di compromesso, con la quale le venti repubbliche sud-americane si limitano a « raccomandare », entro la procedura delle singole leggi interne e nei limiti delle circostanze particolari di ciascun Paese, quali la rispettiva situazione geografica, la rottura delle relazioni diplomatiche col Paesi in guerra con gli Stati U niti. Confessione di impotenza La conferenza di Rio cioè con statata l'impossibilità di giungere a una generale formula concordata, lascia in sostanza ad ogni singolo governo la libertà di adottare (fi fronte al conflitto le decisioni che crederà più atte a salvaguardare i propri! interessi nazionali. Come codesta libertà sarà in pratica concretata da parte degli Stati latino-americani, è perfettamente superfluo tentar ora di prevedere. Constatiamo soltanto che la nostra stampa, durante tutto il corso dei lavori, ha mantenuto il più rigoroso riserbo. Ha, cioè, voluto evitare una qualunque manifestazione che potesse essere comunque interpretata in termini di pressione o di interferenza. Nè vogliamo dare ora, per le stesse ragioni ammonimenti o consigli, nè indicare a nessuno la strada. Certo è che alcuni fra gli Stati latinoamericanl, la cui ossatura economica è ancora elementare ed incerta, non troveranno in sè la forza di resistere alla minacciosa imposizione di Roosevelt D Perù, VUruguay, il Paraguay hanno cosi già piegato. Ma è altrettanto certo che altri Stati hanno, almeno in questa fase degli avvenimenti, dimostrato di essere sensibili al pericolo di assorbimento e di asservimento che sovrasta tutto L Continente sud-americano: di voler resistere alle imposizioni ed alle intimidazioni di Washington; di vo¬ ler mantenersi estranei a un con flitto che non li tocca e non li ri guarda. Italia, Germania e Giappone seguono con ogni più attento interesse in quali modi e forme grandi Stati latino-americani vorranno interpretare in concreto quella libertà di movimento e di azione che hanno saputo conquistarsi alla conferenza di Rio e su quali strade i loro uomini di governo vorranno porre in definitiva i loro popoli E di ciò, Italia, Germania e Giappone, trarranno norma per la preservazione avvenire di tutte quelle relazioni e rapporti economici, politici, spirituali che dovrebbero continuare a legare l'America latina con la giovane Europa che oggi risorge e per tutti quei compiti costruttivi della giusta pace che le Potenze del Tripartito riusciranno comunque ad imporra

Persone citate: Arias, Roosevelt