Primo Conti

Primo Conti Primo Conti Che la precocità in arte valga soltanto, da Mantegna a Mozart, se agli annunzi sorprendenti segue la realtà d'una eletta produzione duratura, è cosa pacifica. Ma nei climi estetici particolarmente variabili, nei periodi storici in cui l'artista, per riuscire a forme davvero vive, deve tentare, volente o nolente, le esperienze più diverse ed incalzanti, 11 trovarsi ad aver percorso tutto quell'aspro cammino a vent'anni invece che a quaranta significa poter fare a meno di scrivere, nell'età degli inevitabili rimpianti, il diario del proprio tempo, se non affatto perduto, almeno travagliosamente consumato: diario che sta alla base di gran parte della letteratura critica su gli artisti moderni. E' il caso di Primo Conti, pittore toscano. E poiché egli, nato nel 1900, a undici anni dipingeva un autoritratto anche oggi notevole, e a tredici fuggiva di casa la sera per correre alla prima mostra fiorentina dell'allora divampante Futurismo a conoscervi Papini e Boccioni, e a quindici, col ?[uadro La dimostrazione intervenìsta, si gettava nel pieno d'una battaglia artistica che rifletteva i bagliori d'una cosciente battaglia politica; polche ventunenne, dopo aver giurato fedeltà a Marinetti, già sentiva l'esigenza — scrive il suo più recente critico, — di « trasporre la più umana espressione dell'arte In quelle misure Ideali, aggiungendovi il nuovo-senso del magico e del metafisico > e s'accostava perciò, nell'Autoritratto con lo specchio, alla tendenza che fu poi detta del «Novecento»; è chiaro che il pittore, prima ancora d'essere uomo fatto, con rapidità ed agilità eccezio natii bruciò le tappe delle ricerche e delle palinodie, delle illusioni e delle rinunzie che caratterizzano il quindicennio di forse più acuta crisi nella maturazione dell'arte moderna. Fatto non privo d'importanza, questo di un'adesione in età ancora'acerba ai vorticosi movimenti estetici di quel periodo: perchè più iqfa a o o o r i » o , istintiva che non raziocinante, quindi pienamente naturale. Vo- fliam dire che se In quegli anni i everini, i Carrà, 1 Soffici e tanti altri per Inserirsi nel vivo d'una polemica (che, comunque la si voglia giudicare, la pittura di quel tempo fu assai più critica che poesia) già dovevano rinnegare una parte del loro passato, per Primo Conti, pittore precocissimo e nato al momento giusto, quel salti mortali non furono rischiosa ginnastica in palestra, ma logico sfogo, fra corse e capitomboli, d'un corpo adolescente. * * Quindicennio davvero straordinario nell'evoluzione della cultura contemporanea e che dovrà esser ricordato come uno del più deci slvl In tutta quanta la storia dell'arte, quello che passa fra il Manifesto dei pittori futuristi firmato da Boccioni, Carrà, Russolo. Balla, Beverini «Agli artisti giovani d'Italia» (11 febbraio 1911) e la prima Mostra del Novecento Italiano aperta a Milano il 14 febbraio 1926. Dicevano quel valentuomini: « Noi slamo nauseati dalla pigrizia vile che dal Cinquecento in poi fa vivere- i nostri artisti d'un incessante sfruttamento delle glorie antiche ». Si domandavano (trascriviamo senz'ombra di ironia) « perchè le Commissioni ufficiali non si accorgano dell'esistenza di Gaetano Prevlatl ». Affermavano di volere « esaltare ogni forma di originalità, anche se temeraria, anche se violentissima; distruggere il culto del passato, l'ossessione dell'antico, il pedantismo e il formalismo accademico; rendere e magnificare la vita odierna, incessantemente e tumultuosamente trasformata dalla scienza vittoriosa». E quest'atto di fede commista di temerario coraggio e di candida ingenuità teneva dietro di soli due anni al famoso manifesto marinettiano della Fondazione del Futurismo (20 febbraio 1909) dove si proclamava che « un'automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi slmili a serpenti dall'alito esplosivo è più bella della Vittorio di Samotracia », e si dichiarava con generosità pari all'imprudenza: « Quando avremo quarantanni, altri uomini più giovani e più validi di noi, ci gettino pure nel cestino, come manoscritti inutili. Noi lo desideriamo! ». E in quei quindici anni — si pensi — 1 movimenti della Voce letteraria, di Lacerba e della Bonda coi loro non indifferenti riflessi sulle correnti dell'arti figurative (Spadini aderì alla Bonda come Sonici era stato dei fondatori di Lacerba), la ventata anche in Italia del cubismo con il conseguente annullamento, per la prima volta nella storia dell'arte, della morfologia umana e del senso paesistico, e soprattutto l'Immane esplosione della guerra dalla cui voragine tutti 1 valori spirituali dovevano venir restituiti come nuova materia incandescente. La formazione pittorica di Primo Conti non è altro che la sintesi individuale di questa gigantesca avventura. nsdzicpsrlcclcdltClQgsnaghrAclslzzr* * Sintesi comune a tutti gli artisti coscienti nati sull'alba di questo secolo. Ma il primo merito dell'esemplare monografia che Piero Torriano ha ora dedicato al pittore fiorentino (Primo Conti, Firenze, Le Monnier), arricchendola d'oltre 100 magnifiche riproduzioni, è.appunto "aver voluto e saputo Inserirne la personalità nel clima culturale italiano dal 1910 ad oggi. Voluto, contrariamente all'andazzo attuale di fare a meno delle biografie ideali degli artisti, e di presentarceli (con un fumoso linguaggio in cui lampeggia ogni tanto una verità da decifrare a fatica) come entità astratte avulse dalla storia e perciò non identificabili nella loro realtà umana; saputo, mercè la solida preparazione e la sicura conoscenza dell'arte moderna italiana che permisero al Torriano di tenere con vantaggio del lettori per molti anni la critica artistica d'uno dei nostri maggiori periodici. Il temperamento pittorico di Primo Conti esce quindi vivo e definito dalle pagine limpide ed equi, librate del Torriano: dai primi Influssi cèzanniani di cui è esponente l'Arlecchino alle conquiste coloristiche del 1917, dalla breve parentesi futurista al vago indul- ?ere ad aspirazioni metafisiche che urono, con quelle plastico-architettoniche, un aspetto del c Novecento >, dalle esperienze della linea e del chiaroscuro con illuminazioni improvvise e radenti (la nota figura cinese di Litoti; Yuk, ora a Pitti) alla deliziosa levità cromatica ed alla rara fermezza disegnativa di quel piccolo capolavoro ch'è la Bambina con la farfalla (1983), pure oggi a Pitti. E' partecipando con passione ma anche con discernimento vigile alle turbinose vicende della pittura contemporanea che Primo Conti è riuscito, quarantenne, alla con- Siuista di una personalità inconondiblle: a una sensiblità tutta sua, intima e pudica, « alla commozione del vedere e del contem piare ». mar. ber. ARTISTI D'OGGI

Luoghi citati: Firenze, Italia, Milano