Le grandi leggende di Ferdinando Neri

Le grandi leggende Le grandi leggende Giorgio, Pasquali — un maestro della filologia classica — ha provveduto con molta cura ad una nuova edizione del Virgilio nel Medioevo, del Comparetti: un'opera che sorge ancora, a distanza, come una delle più robuste, fra gli studi italiani dell'Ottocento. Essa abbraccia, in due volumi, la trattazione di a Virgilio nella tradizione letteraria fino a Dante i e, in tutto divisa e distinta, quella di o Virgilio nella leggenda pope larei. E quésta seconda parte ridesta le discussioni su di un argomento di grande interesse: non solo per la raccolta di notizie curiose sulla figura del poeta, che si trasmutò nelle fantasie del Medio evo fino ad assumere le form*e_ più grottesche, ma per* la considerazione che di questa, come delle altre leggende sulla storia e la poesia dell'antichità, ebbe a fare, nel suo primo avvento, lo spirito romantico. Strana leggenda! Dagli stessi versi di Virgilio, là dove annunzia, come interprete d'un oracolo sibillino, un'età nuova (ed una Vergine, e una progenie che discende dal cielo), si leva un bagliore, un alone luminoso che apparve sacro ai Cristiani; e già fra il quarto e il quinto secolo dell'era volgare, una Passione georgiana, che deriva da un testo greco, alessandrino, a quelvago senso profetico — che fu riconosciuto nel poeta da più di un Padre della Chiesa _— si mescolano i ricordi del viaggio oltremondano descritto nel libro sesto dell' Eneide... Sembra di veder segnato così il corso della leggenda nella sua significazione più profonda... Ma passano altri secoli, e a cominciare dalla metà del XII, da più parti, e da scrittori lontani, inglesi, tedeschi (nessun italiano, fino al XIV), si delinea e si afferma una leggenda diversa, che non si può dire che sia uno sviluppo dell'altra più antica: la leggenda di un mago, i cui episodi si svolgono, prima e piuttosto che a Roma, a Napoli, la città che Virgilio avreb beprotetta per mezzo di congegni, di automi e d'incanti dell'arte sua. Una statua di bronzo, con larco teso e la freccia pronta, sulla mira del Vesuvio, bastava a frenarne l'eruzione; e la frenò, fin che un villano, fastidito da quel gesto che non si risolveva mai, fece scoccare lo strale, e questo colpì la vetta, e il cratere si riaperse in fiamme. Ed oltre al palladio, ai talismani, che attestano la magìa benefica di Virgilio, vi sono altri aneddoti che lo mettono in rapporto coi diavoli ; ed altri che- lo raffigurano come un tipo 4 arguto, originale, non scevro di debolezze: beffoto, e beffardo. L'avventura di Pabilla : Virgilio s'innamora delia; figlia del1 imperatore, che finge dì accondiscendere alle sue volontà, e l'induce a cacciarsi in un canestro, che verrà tratto su per il muro della torre dove la fanciulla lo aspetta; ma il canestro si ferma a mezza strada, e vi rimane per tutta la notte, fino al mattino, che il popolo accorre, e si meraviglia, e ride delle disgrazie amorose dì quel gran savio. Ma Virgilio non è mago per nulla, e si vendica : per tutta Roma, si spegne ogni fuoco ; e chi ne vorrà, dovrà venirlo ad attizzare alle carni di Fabilla, costretta a rassegnarsi, per il pubblico bene, ad una berlina anche più vergognosa di quella che aveva imposta a Virgilio. Questa storiella, ch'ebbe uua immensa fortuna, era già stata attribuita ad altri . personaggi ; è un tema novellistico che si- riprova in India, e nelle Mille e una notte, e in tutti i paesi e in tutte le letterature d'Europa (come si può vedere in un libro dello Spargo, su_ «Virgilio negromante •, che riprese e sviluppò sotto l'aspetto folcloristico le indagini del Comparetti). _ La leggenda si può scindere dal nome, quando la si studi nei suoi elementi, così come un giorno, e per un caso frequente nelle tradizioni, specialmente orali, il nome si era sovrapposto al racconto, l'aveva conglobato in una leggenda più ricca. Altri episodi che si narrano di Virgilio mago, si trovano riferiti del pari ad Alberto Magno, a Pietro Barliario, a Paracelso, a Faust. Ci si domanda allora quanta parte della leggenda che va sotto il nome di Virgilio sia propriamente virgiliana. E insieme con questo, altri dubbi si affacciano, altri quesiti più difficili. La leggenda jli Virgilio nacque veramente a Na poli, come asseriva il Comparet ti (e dopo di lui il Graf), e ora nega, con argomenti molto seri, il Pasquali? Ed è veramente una leggenda di carattere popolare? Poiché il Comparetti chiamava ipopolare» la leggenda, non perchè fosse rimasta «estranea alle lettere e ai dotti », ma « perchè nata dal popolo, alimentata con idee popolesche». E questo non è provato dai documenti più antichi della leggenda di Virgilio; mentre la distinzione tra una fantasia di «popolo» « una dottrina di letterati si è ormai dissolta attraverso l'esame della cultura medievale, e di ogni altra cultura a cui i romantici assegnavano come un privilegio, come un sigillo regale, l'epiteto di «primitiva». Anche sulla necessità di scorgere un «nucleo storico» in ogni leggenda (tesi che si connetteva, avvalorandola, a quella di una origine napoletana delle tradizioni su Virgilio) le nostre idee sono mutate. Non che tutti i problemi che la filologia si pose in questo campo abbiano trovato una soluzione; diciamo anzi ohe negli ultimi anni tali studi sono rimasti nell'ombra e, in certo modo, a maggese; ma la orientazione critica è diversa, an che per essi. Ai buoì principii, «per forte inganno di fantasia », secondo la parola del Vico, la leggenda era lssdpcisHnngldsdpdgtseusf una raffigurazione immaginosa della verità: intesa e creduta per tale. E "poi, allo menti più riflessive, apparve in contrasto col vero; dall'Umanesimo all'Illuminismo, soggiacque ad uua svalutazione continua, fu disprezzata, snidata dalla storia e dalla scienza. In fine, venne ripresa dai moderni con uno slancio di entusiasmo; non più còme il vero, ma come la cifra, l'essenza del vero; nel pensiero di Herder, nell'opera fervida, ostinata, ingenua — nel senso buono — dei fratelli Grimm, la leggenda si adegua al mito, come l'espressióne diretta e profonda di un sentimento che ha qualcosa di eterno, ch'è alle vive radici dell'umanità. Ora, pare che il ciclo sia chiusoj il vero e il falso non stanno più in bilancia per determinare nelle grandi leggende un valore di conoscenza, ne l'impronta, genuina o simbolica,-del passato ; e chi sa se di esse, sulla guida di un loro* proprio surrealismo, non abbia a sopravvivere, e fin d'ora sopravviva soltanto un interesse estetico, quale suscita in noi ogni creazione della fantasia. Ferdinando Neri

Persone citate: Alberto Magno, Faust, Graf, Grimm, Paracelso, Pasquali

Luoghi citati: Europa, India, Napoli, Roma, Virgilio