BONTEMPELLI, stile e poesia di Francesco Bernardelli

BONTEMPELLI, stile e poesia BONTEMPELLI, stile e poesia 'Anche per Bontempelli la poesia è uno stato d'innocenza e di stupore ; ma Bontempelli è artista intellettuale, e a quell innocenza è giunto con un lungo giro, accidentato da paradossi e polemiche. In cammino la sua natura si è spiritualizzata, l'arguzia è divenuta morbido stile, intonazione melodiosa ; _ pensieri e motivi o argomenti di racconto, un po' ingegnosi, un po' ricercati, con qualche sospetto di mistificazione, ei sono trasfigurati in favola e mito. Bontempelli ha scritto cosi, in istato di grazia, Giro del Sole — pubbli' cato da Mondadori in questi mesi —. che è proprio un liberato mondo poetico. E ci senti quella sua strenua accortezza di letterato, ma riassorbita in ispi rato trasporto di fantasia: «. nell'antico dell'allusione, del riferimento mitologico, fiabesco, è viva e operante la modernità del tono, netta, liscia, ma l'antico e il moderno sono assùnti nella perennità di un sentimento favoloso della vita, in una specie di serena certezza del miracolo quotidiano. Vagheggiava, lo scrittore, anni or sono, un primitivismo cosciente che popolasse il mondo di /creature immaginate, _ in cui le esperienze di ogni giorno fossero totalmente risolte, vagheggiava la letteratura come lucida atmosfera sospesa a mezz'aria attorno al nostro tempo; ed è sua la curiosa citazione da Apuleio : < Noi della famiglia di Platone, noi non conosciamo se non ciò che è festoso e lieto e solenne e sublime e celeste». Se la sua novellistica non voleva essere il comune e fastidioso «occuparsi dei fatti altrui i, ma una vibrazione di sentimento purificato e luminoso — realismo magico —; la sua arte _ aspirava a creare qualcosa fuori di noi, della nostra fragilità e vanità psicologica, che modificasse ilmondo: un'invenzione, un mito, insomma una condizione di poesia che se ne Btesse a sè, librata in eterea regione, avvolta da misteriosa e irradiante luce di platonica verità. I tre racconti di Giro del sole sono senz'altro la risoluzione della terrestre esperienza in ricordo poetico, la loro verità è tutta spirituale e fantastica, e v'è, nel timbro, nel suono della loro strutturi, echeggiante e liquida, quatti ii voci oltre lo spazio e il tempo, alcunché di lieto e solenne e celeste, come dice Apuleio. Ora, a contraddire l'interpretazione frigida e astratta che si può dare, e si è data, .dell'arto di Bontempelli, si consi dori, e si tenga ben' presente, che da quel ricreamento del mondo per forza di immaginazione, da quella zona di figuro cristalline e di aure metafisiche, l'umanità non è affatto bandita. Zona eterea, sta_ bene, _ma ove la «umanità» diventa in ogni suo atto una cosa identica con la «poesiai. Non «arte come cuore», non «arte come realtà», ma neppure arte o poesia pura, «nel senso spietato che davamo a questa espressione». Piuttosto, diciamo, una vertigine scaltra e musicalo, un accogliere in armoniose invenzioni ciò che è caduco per farlo durevole, per dargli un senso trascendente e pio : e nell'accoglienza, animata, allegra e favolosa, l'apparire e lo sciogliersi di quella naturalezza che, insiste Bontempelli, [ non è per nulla naturale, non si trova in natura, ma è nobile raggiungimento umano, conquista dello spirito. Per non parlare sempre di miracoli, il suo eccellente modo di scrivere d'oggi, in questo libro, sarà detto figlio di un'esperienza umanistica straordinariamente agile e aerata, fatta soffice, 'sensitiva, radiosa, dalla nostalgia. E il miracolo è, se mai, che in tanta e cosi spregiudicata professione letteraria, vi sia posto ancora per una sorta di poetico candore. Ma candore, naturalezza, poesia, sono per l'appunto — nell'arte novecentista — alcunché di estremamente riflesso, e provocato, e, insomma, anche Leopardi adduceva contro i romantici che a bestemmiare l'arte e a predicare la natura, non oi si accorge che la minor arte è minor natura. vareaGlcinnadi caMaunasinilicnocuzioItaa nanaletgrlo semocalumrice deticdefePonogivimvialziGsiamciprtrritacicuafiriccLCLe tre avventure di Giro del sole danno nel metafisico, o almeno nel mitico e nel leggendario. V'è il Ratto d'Europa — ossia ' dell'immortalità : si muore per rinascere, ma soltanto rinasce chi non- teme di morire — racconto contaminato con la favola dell'Augello Fenice; v'è il viaggio di Cristoforo Colombo, ma giunto, il navigatore, nell'alto mare aperto, in quell'immenso spazio vuoto, al di là d'ogni approdo umano, ben altro viaggio dell'anima si profila, dai miraggi oceanini accennando il dantesco Monte del Purgatorio; e v'è infine, il volo di Ruggero sull'Ippogrifo, e lo scalo, romanzesco e patetico, in un'isoletta incantata di adoratori del sole. Qui uno strano, augusto, affabile senso religioso si propaga sulla calma del luogo, appena mossa dagli impercettibili fruooii della natura. Una natura che par situata, quasi immobile, alla foce del tempo, all'ora estrema di secoli divini. Attimi infiniti, senza passato senza futuro, finché la nave, che trasporta tutt'attorno all'isola in un giro quotidiano, rituale e propiziatorio, i fedeli, vien risucchiata dal sole. Si spicca il mito, s'innalza e e'involve in un arcano splendore_ celeste, e a terra rimane Argentina, che per una notte fu l'amante di Ruggero, iniziatrice di un _ ciclo nuovo e tutto terrestre di es> stenze, di un vago destino di malinconia. Nei tre racconti, che inseguono da Oriente a Occidente a .Orienteil canynino del uoesdtttrtmSvsdcaddtndtctnecslpct Sole, i fatti, le circostanze e congiunture strettamente umane, nel limite del realistico e dello Bperimentale, sono nulle o quasi; ma l'assunzione di un totale sentirnento umano, diciamo di una metafisica certezza di esistere, vita morte immortalità, è precisissima ed esemplare — e sul ritmo della prosa, alata, vi attrae dalla sognante effusione naturalistica alla presenza . dell'ignoto. «La nave cominciò a scivolare via sulla luce. Quasi assorbita correva verso l'origine splendida della vita. Dietro essa la «fulgente strada scompariva; rimaneva sul mare e nell'aria il discreto chiarore onde, gli uomini potevano _ vedersi l^n l'altro nei visi rapiti». Non nei residui di caratteri e posizioni psicologiche o di immediati interessi, ma in questi riflessi di una lata, approfondita percezione dell'esser uomini_ — con le vicende alte e basse, inebrianti o tristi, di oscuramento e_di luce —, si coglie l'umanità di Bontempelli : in questo discreto chiarore che fa visibili, alle soglie di un misterioso regno, il volto degli uomini. Troverete nei tre racconti figure vivaci e gentili, Europa, Argentina, e il loro linguaggio delicatamente o capricciosamente femminile, troverete accenni di ansioso dolore come là ove si parla dell'anelito dell'uomo durante il sonno, e discorsi acerbi o gravi di patimento, di maestà, di speranza, come quando Garcia Martinez — apparso per virtù demoniaca o angelica nella cabina di Colombo — gli denuncia l'orrore e la miseria_ della cupidigia dell'uomo, o fcli spiega come si possa arrivare, dritto dritto, navigando, in Puradieo. Il vero stato di coscienza del Jibro, la sua legittimità umana, è, tuttavia, anziché nei tratti d'osservazione e di carattere, in quel dilatato, eccelso ricordo o presentimento dell'eterna avventura dell'antico Adamo, dal terrestre al celeste, e di cielo in terra: coscienza che è insieme un approfondire l'arcano mondo della fantasia, e un trarlo alla superficie dei sogni leggiadri. A tale raccoglimento fantastico, s'accorda la più lieta e diversa e candida — come in certi trecentisti — finezza espressiva, corrisponde la complessità lieve e sottile dello stile di Bontempelli, che qui è proprio bellissimo e delicato. Nella controllata esigenza del dire, immediato e succoso, disarticolato e avvinto, una svagatezza, una famigliarità, un capriccio di toni, di timbri, che vanno ridestando nelle aperture, numerose e musicali, del periodo, la varia realtà mitica e poetica : le cose incominciano veramente ad esistere, nascono la prima volta alla luce sulla pagina — prosa inventiva, ha detto De Robertis. Stile profumato d'incensi, e che adombra nella chiarità la permanenza del mistero: com'esso si snoda e modula, così sono proposte e adempiute le suggestioni di questa nuova, pitturata e. musicata e parlante, e dolcemente amara, mitologia. E non'v'è dubbio cho ad osservarne la struttura da vicino, e l'uso, ad esempio, avveduto, alternato, intrecciato, nel fraseggio temporale, di passato e presente — di cui si è fatto molto caso da taluni raffinati intenditori —, pur si deve concludere ch'esso rende assai bene il senso continuo dell'eterno, reversibile per ogni vereo, circolare e ricorrente nell'attualità dello spirito, ove : « l'umano — come Bontempelli disse per Scarlatti — non coincide più con la vita quotidiana dell'uomo, ma lo eenti quale una corrente altissima pe renne». Sono, tali osservazioni, acute, ma tirano poi un po' alla tecnica e alla grammatica, _ sia pure in fertile funzione stilistica. Su altro vorremmo, invece, insistere, diffuso alla radice dell'ultima narrativa di Bontem¬ pelli^ nella scelta e nella prospettiva delle immagini, sempre progredienti verso non so che arcano, ritmo, fantasia, platoniche idee, e sempre trattenute nell'immobilità cantante, favolosa, di un incorruttibile preeente, sul fatto che Bontempelli si sia adeguato, ed anzi immedesimato nella panica e spirituale ingenuità di chi per ispirazione scopre o inventa — ma le due parole dicono la stessa cosa — una verità Begreta della fantasia, .un mito, un sogno; e che di lì, da quell'ingenuità, da quell'ispirazione, acquistate con si sagaci artifici, abbia dedotto altri artifici, di_ moderno scrittore, che pur vi suonano all'orecchio con il suono aperto e nitido dei primitivi. L'umanità dolce ardente pacata di questi racconti — favoleggiata sensazione d'umanità —, è quella che ha salvato Bontempelli, e lo ha condotto fantasticando alle rive della poesia. Ove la vita terrena è già come una remota avventura, due volte scontata, nel fatto_ e_ nella riflessione, e gli animi si volgono a un'altra esistenza fuori del tempo e dello spazio. E la nostra perduta esperienza di passione e di caducità ci ritorna, come pura fantasia o ineffabile memoria. Francesco Bernardelli -

Luoghi citati: Argentina, Europa