Crisi strategica ed economica

Crisi strategica ed economica La guerra americana e le perdite nel Pacifico Crisi strategica ed economica Alcatorietà del programma difensivo in Australasia e velleità offensive nell'Atlantico e nel Mediterraneo (Dal nostro inviato) Lisbona, 12 gennaio. Gli Stati Uniti sono entrati in una guerra che li impegna su due ooeanl con una flotta organizzata e disegnata in vista di una guerra su un solo mare. Il programma delle costruzioni navali prevedeva tre flotte per il 1946: una Atlantica, una del Pacifico e una Asiàtica. Questa è forse la principale ragione perchè il Giappone non poteva più attendere oltre. Due almeno delle flotte in potenza degli Stati Uniti venivano costruite in vista di ridurre il Giappone in schiavitù. L'idea degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e del resto della compagnia, era di ridurre in un angolo il Giappone; in un angolo dei mari dell'Asia. Si trattava dunque di un programma squisitamente offensivo. Il Giappone, nella mente anglosassone, avrebbe dovuto assistere, battendo i denti, alla costruzione di questa lucente mannaia, che avrebbe dovuto essere la superflotta americana, destinata a tagliarlo a pezzi, e tutto senza protestare, come il condannato, dietro le sbarre della sua cella è ammesso a guardare le prove del boia, nel cortile della prigione, alla vigilia della sua esecuzione. Al Giappone, condannato in contumacia, Inghilterra i Stati Uniti meditavano di rifiutare persino l'ultima sigaretta. Ma c'era un piccolo dettaglio che nè l'Inghilterra nè gli Stati Uniti si erano preoccupati di curare: il Giappone era tutt'altro che un prigioniero. Colpi irreparabili Pesato il prò e il contro il Giappone è venuto dunque nella fredda determinazione di picchiare prima, sicuro cosi di picchiare due volte, e di picchiare sodo. Per usclre di metafora diremo che esiste oggi una sola vera e propria Sotenza navale asiatica: e questa 11 Giappone. Come tale il Giappone possiede dunque la più larga autonomia e la più completa iniziativa. Mentre scriviamo la guerra nel mari del Sud si incammina verso la Bua quinta, settima^ na. Sono cinque settimane in cui i giapponesi «ono passati di batta- glia in battaglia, di trionfo in ■ionio, di vittoria in vittoria. Durante lo stesso tempo abbiamo assistito, dall'altro campo, dapprima allo sgomento alla sorpresa, alle più tardive recriminazioni; di poi al primi tentativi di coordinare contro il Giappone '.e fila di una difesa a carattere puramente territoriale. Gli Stati Uniti e l'Inghilterra saranno beassimo le due potenze,navali -.più fojtt/tel moudo, Gli avvenimenti òggi dimostrano che le due più grandi poterize navali non solo si trovane sei mari dell'Australasia In condizione di inferiorità, ma che non pensano neppure a cercar di ristabilire, almeno per molto tempo, non diremo già la supremazia navele su quei mari, ma almeno un pallido equilibrio. L'America ha già perduto nel Pacifico tutto quello che poteva perdere: la flotta a Pearl Harbour, le basi di Guam, Wake e Midway, l'intero arcipelago delle Filippine, e i suoi punti di appoggio ih Cina. Avendo perduto tutte ■ le sue proprietà personali si vede ora alla vigilia di perdere i suoi feudi indiretti. L'uso della base di Singapore, e 1 serbatoi di materie prime delle Indie olandesi. Il mondo è stato certamente sorpreso di apprendere che mentre gli Stati Uniti hanno perduto tutte le loro posizioni avanzate nel Pacifico e nei mari della Cina, 11 primo corpo di spedizione americano si prepara a passare l'Atlantico per stabilire i suol quartieri nell'Irlanda settentrionale, e cioè nell'Ulster. Nel Pacifico e nell'Oriente Inghilterra e Stati Uniti si preparano dunque a svolgere un programma nettamente difensivo. Questo si può riassumere come segue: 1) difesa dell'Australia; 2) difesa di Singapore; 8) difesa delle Indie. Olandesi. La parte più urgente di questo programma è certamente la difesa di Singapore. Singapore è, come tutti sanno, una base navale. Verrà dunque difesa da navi e da aeroplani. Tutto sembra indicare che si tenterà di salvarla con l'intervento di una forza territoriale La battaglia per Singapore sarà dunque la battaglia per il controlIo della strada di Burma. Equivale a dire che sarà la battaglia di Rangoon. Sull'esito di questa, battaglia non abbiamo il minimo dubbio. E' chiaro, e basta una occhiata alla carta geografica per convincersene, che wavell, cercherà prima di tutto di alleviare la pres sione giapponese, che discende ora con l'ineluttabilità del mercurio nel barometro, lvuro la penisola di Malacca cercar io soprattutto di esercitare una minaccia contro il fianco giapponese. L'idea!* per Wavell consisterebbe nel rùifferrare il controllo del "istmo di. Kra, che i giapponesi, rigando l'Utmo - alla sua ÌScoUatw a esattamele I da Rota Barn a Vigoria Poto* si sono assicurati sin dai primi giorni dell'offensiva. Qu««ts. operazione si presenta pressoché impossibile da condursi a termine considerando le Immediate disponibilità di Wavell. Quello che necessiterebbe a Vav/ell è senza dubbio un buon esercito indiano. Non c'è altro modo di trasportare questo corpo di spedizione dall'India alla Birmania che per mare: e cioè da Calcutta a Rangoon. Rangoon è già sotto il controllo dell'aviazione giapponese, Rangoon è il capolinea della strada di Burma, il canale collettore dei rifornimenti alla Cina. Il porto e le sue opere, la stazione ferroviaria e gli autoparchi di Rangoon sono da qualche giorno sotto il tiro delle bombe giapponesi. Nulla può impedire,,. Il Giappone d'altra parte si trova già nell'Istmo di Kra, avendolo conquistato con le 'armi ed è molto Improbabile che si faccia togliere dalle mani un sacco che tiene per l'apertura. Questo sacco il Giappone riempie vertiginosamente di divisioni su divisioni, e tutte insieme, con l'inevitabilità di una valanga, precipitano verso Singapore. Il destino di Singapore è dunque segnato e legato a questo destino che è quello delle Indie Olandesi e persino dell'Alaska. Roosevelt accettando il punto di vista di Churchill e rinunciando a difendere Singapore con la flotta americana, lascia il Giappone padrone assoluto dei mari dell'AuBtralasla. E siccome questa non è una guerra a compartimenti stagni, ma una guerra mondiale niente potrà impedire al Giappone: 1) di tagliare le comunicazioni Inglesi con l'India, l'Australia e la Nuova Zelanda; 2) di intercettare i convogli di rifornimento alla Russia nel Golfo Persico; 3) di arrivare alle spalle del corpo di spedizione inglese del Medio Oriente, i., arrivati questi nodi al pettine, suonerà l'ora della resa dei conti. G. G. Napolitano

Persone citate: Churchill, Napolitano, Pacifico Crisi, Pesato, Roosevelt, Rota