Il problema dei giovani di Giuseppe Ambrosini

Il problema dei giovani IN TEMA DI CICLISMO Il problema dei giovani ti Regime ha fatto della formazione e della preparazione fisica della gioventù uno dei suoi compiti fondamentali, e all'uopo ha creato una catena di organizzazioni che in ininterrotta continuità, in piena integrazione e progressione di programmi intendono fare dei prodotti delle nuove geneazioni altrettanti sani e forti cittadini-solanti. Fino ai 17 anni iì giovane — tenuto presente U delicato periodo dello sviluppo e della pubertà — è chiamato a svolgere dalle istituzioni dalVO.N .B. programmi in cui l'educazione fisica ortogenetica va gradatamente integrandosi con la' coltura preatletica e con lo sport. Poi, cosi morfologicamente sviluppato in armonia e temprato fisicamente e spiritualmente, il giovane passa nelle organizzazioni superiori, nei cui programmi la parte agonistica assume gradatamente sempre maggiore importanza; giunge, così, a formarsi la struttura e la tempra che ne faranno, dai 21 ai 22 anni, un perfetto soldato, le cui qualità fisiche e psichiche saranno poi mantenute in efficienza dalle organizzazioni dopolavoristiche, postmilitari e dalle società sportive. La programmazione teorica della formazione e preparazione fisica della gioventù e, quindi, perfetta, in pratica non tutto avviene di conseguenza. I giovani sono portati dal loro temperamento verso l'attività agonistica anche senza o con insufficiente cultura preatletica; U controllo medico non è sempre esercitato con quella scrupolosità e continuità che sole lo rendono utile; non tutte le organizzazioni selezionano in quanta quanto promuovono in quantità la massa dei partecipanti alle loro manifestazioni; certe società e Federazioni sportive non pongono freno alla smania dei giovani di cimentarsi in prove sproporzionate alle loro capacità fisiche, talora, anzi, la favoriscono. In altre parole, nonostante tilt te le misure con le quali il Regi me tende alla razionalità e progressività della formazione fisica della gioventù e del suo avviamento- all'agonistica, questo prende il sopravvento su quella, con tutti i pericoli inerenti a tale prematurità. Vediamo, per esempio, quel che avviene in campo -ciclistico; campo, si badi bene, nel quale lo svi lappo fisico e it funzionamento fisiologico del giovane è messo a dura prova, dall'entità degli sforzi che richiede. ■ La F.CJ. comincia a concedere una tessera di corridore ai ragazzi di 16 anni. A questa età l'adolescente si trova in uno dei periodi più delicati della sua vita: o è nel pieno della crisi della pubertà e, quindi, della fragilità degli organi che ne consegue — specie a carico del sistema nervoso — o nel momento in cui, superata tale crisi, l'esercizio fisico è utile, ma va praticato con estrema misura e solo dopo che un medico sportivo avrà controllato le buone condizioni somatiche e la loro adattabilità alla specializzazione atletica e sportiva. Sulla buona strada Fino a ieri, invece, si faceva a meno di questo controllo, ammettendo, quindi, anche elementi che non erano adatti, e maturi per gare ciclistiche; non solo, ma per queste si stabilivano dei limiti assolutamente sproporzionati alle possibilità anche dei più solidi. Per fortuna, è recente la delibera-\ eione che impone la visita medica prima del rilascio della tessera a un allievo. Ora non rimane che credere e augurarci che la disposizione non rimanda sulla carta, ma abbia piena e scrupolosa applicazione. Si è, per ciò, messo m bilancio il compenso da dare ai medici sportivi? Perchè (la voce è uscita anche da un congresso di medici sportivi) non ci si illuda di poter avere gratuitamente l'opera < ssidua e accurata di professionisti che non hanno preso una laurea per sport. Fatto questo — e ne va resa lode alla F.CJ. — bisogna rettificare i criteri che regolano la attività dei giovani. Non si deve più vedere il penoso spettacolo di un allievo al Giro del Sestriere; non si deve assolutamente superare il limite di chilometraggio che i tecnici federali potranno stabilire d'accordo col rappresentante della Federazione dei medici sportivi, che dovrà essere particolarmente versato in ciclismo. Tale limite dovrà essere stabilito e osservato anche per i dilettanti, tanto più in queste contingenze, nelle quali il particolare regime d'alimentazione meno che mai consente sforzi eccessivi. Per questo motivo mi pare un errore bandire una « Gran fondo » per dilettanti e ammettere costoro alle prove dei professionisti. È' mia modesta convinzione che il giorno in cui si saranno usate queste precauzioni nell'allevamento e nell'istradamento ciclistico dei giovani si sarà aia fatto un passo verso la migliore utilizzazione dei nuovi prodotti e la formazione di quadri più nutriti in qualità e quantità. Dov'è il maestro-allenatore ? Ma un altro dovremo farne per giungere a più alta mèta, quando la situazione lo permetterà: la formazione di un corpo di maestriallenatori e la creazione di un centro di istruzione tecnica dei giovani. Altre volte ho accennato a questo problema, che ha già meritato l'attenzione della presidenza della F.CJ. Se questo non è — per un cumulo di ragioni — ti momento per risolverlo, può essere quello per studiarlo. Per quanto ci sia chi — per consolarsi della propria ignoranza — sostiene che non esiste una tecnica ciclistica o è così semplice da poter essere acquisita con estrema facilità e rapidità, chi da decenni si occupa di questo sport, che è atletico e meccanico nello stesso tempo, si accorge, come me, che non se ne sa mai abbastanza; e che le nozioni che servono a illuminare uomini e fatti provengono, nientemeno, che dalla fisiologia e dalla meccanica, dalla storia e dalla psicologìa, dalla topografia e dalla statistica; e che non basta esser stati grandi campioni per essere in possesso di tutte queste nozioni, come non basta esser solo giornalisti o in dustriali o dirigenti. Esse devono essere, invece, patrimonio di un buon maestro - allenatore e da questo impartite al corridore che vuol essere completamente padrone del suo mestiere, cioè trarre il massimo rendimento dai suoi mez zi fisici. Solo il giorno in cui il giovane potrà essere selezionato, guidato, istruito allo sport ciclistico, cioè avrà un maestro e una scuola, finirà l'empirismo e l'autodidattica e anche il ciclismo avrà risolto il suo problema dei giovani. Giuseppe Ambrosini

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