"Agitati,, sulla soglia dell'attacco di Francesco Argenta

"Agitati,, sulla soglia dell'attacco IL TURBINE CHE GUARISCE "Agitati,, sulla soglia dell'attacco // meccanismo ed il "senso,, della crisi convulsivante attra verso cui si scaricano gli automatismi del sistema nervoso a è è a, ? n a a o e e l . . a a l a a e i e o . e o oE la o no o ro è o di eà ae ane è e ae n el e o e a, e e ni, asi o e oi o e (DAL NOSTRO INVIATO) ROMA, gennaio. La cifra della tensione convulsivante, fissata, con criterio che mira alla standardizzazione dei valori ottimali, in 1Z5 Volta, per un tempo di passaggio pari ad un decimo ' di secondo, può variare, nella realtà, da oaso a caso, da soggetto a soggetto: essa è in stretto rapporto colla resistenza offerta dalla individualità del soggetto sottoposto all'applicazione ed il dosaggio della corrente è regolato sull'indice che misura l'in- vltspvcctltnd—tensità dell'attrito. L'elettricità, è noto, passa nei tessuti sottostanti solo attraverso le eventuali solu- \ zioni di continuo dell'epidermide e, soprattutto, attraverso gli ori/tei -{glandolatiphejcontengono prodotti di-secrezióne, i (inali, nella torà generalità, sono .ottimi conduttori: la resistenza è rappresentata dallo strato corneo della cute, pressoché impermeabile all'azione della corrente. Ne deriva che i limiti della resistenza risultano variabilissimi/ non solo in rapporto alle variazioni strutturali e regionali dei singoli soggetti, ma anche al particolare stato dejil'epidermide nel momento in cui si compie l'applicazione. Giovani e vecchi Per tutto questo, in altre applicazioni, i ricercatori lianno rinunciato ad indagare il problema, a determinare l'intensità, i limiti della resistenza elettrica del soggetto. « Non vi' è alcun mezzo per conoscere la resistenza elettrica dell'uomo », ha affermato qualche ricercatore, a conclusione di altre esperienze. Ma nell'elaborazione della tecnica dell'elettroshock, il problema, teoricamente o praticamente difficile, non poteva rimanere insoluto. Posto che non è possibile procedere per tentativi ed assaggi e l'applicazione ha da avvenire sulla base della tensione che è sufficiente e necessaria per scatenare l'attacco, il dato relativo alla conoscenza della resistenza opposta al passaggio della corrente dal capo del soggetto sottoposto all'applicazione, rivestiva un'importanza preminente e fondamentale. Ed ecco che la soluzione tecnica del problema è stata ottenuta. L'apparecchio allestito dal prof. Bini per il dosaggio ed il lancio della corrente, offre, preliminarmente, l'indicazione del valore in cui si identifica la resistenza opposta dal soggetto, consente di graduare sulla base e l'entità di questo valore, cosi da ovviare all'eventualità di inutili applicazioni « a vuoto », il lancio della corrente. Praticamente, il dosaggio spazia fra i 70 ed i 136 Volta. Ma — e pud sembrare paradossale — la resistenza maggiore al passaggio della corrente non è opposta dagli organismi giovani e robusti, bensì dai soggetti anziani e consunti. Per questi ultimi il dosaggio della corrente deve raggiungere talvolta la cifravertice di 135 Volta, mentre per gli altri, nei quali minima è la resistenza al passaggio della corrente, la cifra convulsivante si eleva solo di rado al di sopra di 70-80 Volta. La legge, desunta da un insieme di concludenti esperienze, trova un'esatta conferma anche nel caso della vecchietta con cui si inizia la teoria delle applicazioni di questa giornata. E' una donnetta del popolo, esile e consunta, di 65 anni, affetta da psicosi ma niaco-depresswa. L'indice della resistenza opposta dal soggetto jb che è fornito dal circuito in cui sono compresi gli elettrodi della pinza applicata al capo della paziente, segna uno dei valori più elevati: il dosaggio della corrente dovrà avvenire perciò stille quote più alte. Ma la resistenza del soggetto è involontaria, inconsapevole, meramente fisica e costituzionale. Nella realtà, l'infelice ai sottopone all'applicazione con l'animo sereno ed il cuore gonfio di speranza. — Va molto meglio — ella dice al prof. Bini che presiede, come al solito, alle applicazioni e si appresta a manovrare l'apparecchio con cui si compie il lancio della corrente. E la donnetta si adagia, svelta, sul letticciolo: pratica, ormai, dopo le applicazioni cui fu sottoposta, di quello che sta per succederle; consapevole dei benefici che già si vanno delineando per il suo stato psicofisico, in virtù della cura- Ma coinè l'ombra di una paure, di un incubo soprav-. vive tuttavia nella sua mente ma- ilata, oscuramente l'agita, la tortura. E mentre l'infermiera le si accosta per spalmarle le tempie colla pasta conduttrice che dovrà agevolare il passaggio della corrente, l'infelice stende la mano, cercando, con un moto quasi furtivo, la mano dell'infermiera nella quale lascia cadere una pallottolina di carta. — Che c'è? — chiede il prof. Bini al quale non è efuggito il gesto della paziente. — Ohi — esclamo l'infermiera — teme che me lo scordi ed ogni volto che viene qui vuole darmi, scritto, l' indirizzo della sua fa \ miglia, l , a b i a ù e e l i i e l o a , u r o ù i -. eprrvIl segno di croce d'un agitato* Il prof. Bini sorride e sorride anche la malata. Il breve viaggio che ella intraprende due volto la settimana dal proprio reparto alla sala in cui si compiono le applicazioni, non è un viaggo pauroso, non è un viaggio che porti alla soglia dell'aldilà: ha per termine il risanamento, la guarigione, il benessere. Ma nel dissesto psichico della paziente, anche le certezze si colorano dell'ombra della paura e le ansietà si confondono con lo sgomento. La vecchietta teme dì non rialzarsi dal letticciolo su cui si è adagiata senza che le infermiere avessero a costringerla, e vuole che i familiari siano tosto informati ove l'evento avesse a verificarsi. Dimentica che altre volte si è adagiata sullo stesso lettino e ne è balzata, poscia, risollevata; dimentica che i familiari sono di là, nella sala d'attesa, ansiosi di avere, dai medici che l'assistono, una parola confortatrice, suscitatrice di una fondata speranza. Ma anche questo rientra nel quadro clinico della sua psicosi: anche questo fondo di oscure paure rientra nel complesso di quelle manifestazioni morbose che il procedere della cura va cancellando, debellando. Alla vecchietta succedono due giovanetto, due sorelle, per le quali la sindrome schizofrenica in cui è sintetizzata la diagnosi, presenta caratteri particolari. Sono due dementi elevate e sono, entrambe, « agitate ». L'indice della resistenza elettrica delle pazienti segna uno dei valori più bassi, ma la resistenza psicologica, si potrebbe dire psicopatologica, che ognuna di esse oppone al trattamento te rapico è ossessiva, furiosa. Stril lano si agitano sgambettano e le infermiere durano fatica a compiere quella « preparazione » che, come si è detto, costituisce la fase preliminare del trattamento. Il lancio della corrente le coglie mentre invano tentano di balzare dal letticciolo e, dopo uno strillo, uno spasmo, le fa ricadere immobili, irrigidite, senza coscienza, in quello stato che è detto « assenza » e che prelude alla crisi convulsivante. Silenzioso immobile rassegnato, ma di una rassegnazione che non ha nulla di comune con quello stato d'animo che, in una varietà infinita di circostanze, ognuno di noi ha conosciuto ed ha manifestato, rimane, invece — nel reparto maschile — uno schizofrenico « agitato », che gli infermieri portano nella sala delle applicazioni sullo stesso letto nel quale giace in corsia ed al quale è assicurato, mani e piedi, con il tradizionale sistema di bende. Liberato dalle bende (e questo è necessario perchè nella fase accessuale abbia integra la libertà dei movimenti), il malato non si divincola non balza a sedere sul letto non si agita mini mamente. Volge lo sguardo al c<""e avere unaparola di conforto o di wcitamen-to e, poscia, con un gesto largo,porta la mano alla fronte e fa il segno della croce. La pacatezza dell' « agitato » è un utile coefficiente per lo svolgimento dell'applicazione e questa avviene celermente, sonza rèmore e senza intralci. Le fasi dell'attacco In lui, come negli altri soggetti sottoposti all'applicazione nel reparto femminile, l'attacco esplode con quelle costanti caratteristiche di « forma » e di « tempo » cfte già si sono viste negli altri pazienti. Il lancio della corrente è avvenuto e nel malato, dopo lo spasmo dovuto all'azione diretta della corrente, si è avuta la perdita della coscienza. L'azione dell'elettricità è ormai assente, ma lo stato di incoscienza perdura: lo stimolo elettrico ha dato il via a quel complesso di reazioni sensitive-sensoriali-motorie-neurovegetative che rappresentano l'attacco epilettico e, dopo una breve pausa preconvulsiva, l'accesso ai scatena. Gli arti protesi, che accennavano a ri lasciarsi dopo il passaggio detta corrente, rinforzano all'improvviso la contrazione, cambiano atteggiamento ed assumono quello tipico della decerebrazione, mentre il capo ha rotazioni sempre più insistenti: i lineamenti del volto si ritirano, la bocca si spalancu, i pitoni si chiudono, il tronco si irrigidisce. Ed ecco, tosto — nel quadro vasto ed agghiacciante della complessa fenomenologia, dominata paurosamente, per lo spettato re, durante il susseguirsi di brevi istanti, dalla repentina apnea, Vera e propria paralisi del centro respiratorio, che si è stabilita immediatamente all'inizio dell'attacco —i le scosse tonico-cloniche da cui il paziente è come squassato (la fase clanica è caratterizzata da movimenti scoienti, di larga ampiezza e solo In qualche soggetto da un persistente tremore) e dopo le quali, soltanto, si ha il ripristino del respiro. Spavento - difesa TI risveglio è preceduto, per tutti, da una fase di coma (e anche questa fase è caratteriszata dalla fenomenologia che segue all'attacco epilettico classico: respiro stertoroso, schiuma alla bocca, cute intensamente cianotica) ma l'umore che il paziente presenta dopo il risveglio è colmo di indifferenza ed in qualche soggetto, improntato anche ad una vaga euforia. E questo è il caso dello schizofrenico « agitato » che si è affacciato alla soglia dell'attacco facendo il segno di croce. Egli canticchia il notissimo motivo di una canzoncina, ma con un'intonazione, una levità che sembrano opporre una perentoria smentita alla diagnosi che lo inquadra clinicamente fra i soggetti agitati, L'analisi dell'attacco convulsivo prodotto dall'elettroshock, l'indagine volta a determinare il meccanismo che là scatena, ha condotto il prof. Cerletti ad affermare che il produrai dell'attacco non è in rapporto con U successivo automatico scaricarsi di meccanismi dormenti nei vari livelli gerarchici del sistema nervoso centrale, a mano a mano chè\ dalla corteccia cerebrale scenda una ondata liberatoria: l'attacco è, invece, l'espressione o la risultante di un meccanismo costante, molto complesso, indubbiamente preordinato, giacente in ogni cervello, pronto a icattare per l'azione di determinati stimoli. E questo ha portato l'ideatore dell'elettrosock ad investitore anche il significato, biologico, il « senso » di quella che è stata definita la massima scarica di automatismi del sistema nervoso. Orbene, le osservazioni sul comportamento, gli atteggiamenti e su particolari sintomi Jn animali sottoposti ad iniezioni di tossici convulsivanti, prima, durante e dopo l'attacco; una serie di esperienze comparative con l'elettroshock in animali di specie molto diverse; la revisione, mfine, della sintomatologia epilettica nell'uomo, hanno condotto il prof. Cerletti ad interpretare l'attacco convulsivo come la più intensa espressione delle primordiali reazioni da spavento — difesa, come il massimo cimento del sistema nervoso nel campo subcosciente emotivo fn1Go a a e , e l l , e , n i , o o i a e a o l a\reattivo~. Del resto una riprova -'.manifesta ed empirica di questa ,'l a i e e à . o a à i ipotesi ci è offerta dagli stessi pazienti che abbiamo visto oggi nel turbinoso volgere dell'attacco. Appena accennato, talora, per gli uomini, il fenomeno è costante per le donne che si sono avvicendate nella sala delle applicazioni. Durante la fase tonica dell'attacco, l'atteggiamento delle pazienti è tipicamente ma inconsciamente un atteggiamento di difesa: le coscie flesse sul bacino, come a difesa dell'addome: le braccia disperatamente protese a proteggere ed a nascondere il grembo. Senonchè, al di là del significato biologico dell'attacco è ti suo meccanismo terapeutico. E le ipotesi, ormai definite e chiarissime intomo all'azione di qtu to «leccantewo, esi.70)10 una trattazione particolare. Francesco Argenta l

Persone citate: Bini, Cerletti, Volta

Luoghi citati: Roma