Che cosa speravano?

Che cosa speravano? Che cosa speravano? Uno dei più strani misteri del colpo di Stato del 25 luglio potremmo riassumerlo nel quesito: « Che cosa speravano? ». Quali erano le illusioni degli oppositori del Gran Consiglio, quali quelle di Vittorio Emanuele HI e di Badoglio? Pensavano essi sul serio di salvare l'Italia, di farne il deus ex machina della guerra democratica, di imporla, mercè un tradimento, al rispetto e alla riconoscenza del nemico? In un sol punto si può presumere che tali illusioni concordassero : nella speranza di fare la pace. Grandi e Ciano non ci hanno svelato il segreto dei loro profondi pensaménti circa l'avvenire del Regime, ma è chiaro cne il senso principale, se non l'unico, della loro insurrezione contro Mussolini stava nel proposito di liquidare, in qualunque modo, la guerra. L'idea, della Corona e dei suoi complici era più «ambiziosa, giacché oltre alla guerra mirava a liquidare il Regime: ma la liquidazione de'la guerra pri ' xneggiava anche qui sopra ogni altro obiettivo. Nel criterio dei congiurati la belligeranza costituiva, insomma, dobbiamo supporre, un increscioso incidente che solo 1' ostina' zione di un uomo impe diva di rimuovere dal cam mino degli Italiani, ma che con un poco di buona volontà e di destrezza, sarebbe stato uno scherzo eliminare, come si eliminano conigli dai cappelli ' dei pre stidigitatori. Il seguito degli avvenimenti ci ha fornito la misura della saggezza politica di questi alti disegni. Manco a farlo apposta, la guerra che si era preteso concludere spalancando al nemico, da Pantelleria a Siracusa, le porte di casa nostra, è oggi solidamente installata nel cuore della Patria. L'Italia si è brillantemente ripristinata nella sua antica funzione di campo di battaglia del l'Europa anzi, noblesse obligè, del mondo. Lo stabilirsi del fronte press'a poco a metà della penisola ha avuto per effetto che tutto quanto fra l'Alpi e il Jonio, non ancora zona di operazioni, è per lo meno già retrovia. Dalla Calabria al Po, dove non si combatte si è com-. battuto, o si combatterà. L'unico surrogato rimastoci del campo di battaglia è il parco di materiali bellici o l'ospedale militare. La trovata dei pacifisti ad ogni costo non poteva avere esito più portentoso. Conoscevamo i pacifisti come temibili veicoli di propulsione bellica, ma da un pez* zo non avevamo avuto una prova così flagrante della loro potenza funesta. Ora sono proprio gli uomini che hanno commesso l'errore madornale di scor darsi che la guerra italiana era un anello della guerra del Tripartito e che l'una non poteva cessare mentre l'altra continuava, sono gli uomini che hanno creduto alla leggera di poter aprire nel baluardo europeo una breccia che andasse da ca po Passero al Brennero sen za vederla colmata dalla Germania come una qua! siasi altra breccia del fron te comune, sono questi UO' mini cui milioni di Italiani pretenderebbero, ahimè, ancor oggi decernere un bre' vetto di sapienza politica una laurea in machiavellismo, un seggio accademico nel Parnaso dei veri pa trioti! Da parte di gente presentatasi con tanto chiasso sulle scene del nostro destino per mostrare agli « ignoranti » e agli « arruffoni » di prima come si fa a riconaur. re un paese sulla via del buon senso e della salute, confessiamo che si poteva pretendere qualcosa di più Cominciare dalla prima le zione di un corso d'arte di governo a illustrarsi con una cantonata di tanto calibro è osiamo dire, goffaggine rara Che cosa speravano ? Speravano di fare la pace, f hanno avuta la guerra. Speravano di avere la libertà, e hanno avuto l'Amgot e due occupazioni militari straniere. Speravano di ritrovare d'un subito una situazione alimentare normale, e hanno avuto un aggravamento dèi la carestia per sopperire al le requisizioni militari altrui Non parliamo di Vittorio E manuele, il quale sperava buttando a mare il Fasci smo, di consolidare il prò prio trono mercè la grati tudine dei sudditi e che vi ceversa si è visto rinnegato e defenestrato da coloro * medesimi ai quali portava l'oro, l'incenso e la mirra dell'omaggio trepidante e della peritosa riconciliazione. Saremmo del parere che nemmeno i famosi liberaliquei liberali che durante quarantacinque giorni vedemmo pontificare sin dalle colonne di questo vecchioonesto giornale piemontese col verbo del Demiurgo debbano essere troppo contenti dell'esito delle lorosìzifumnftemvsinnrgbpqnniupnbvtltqlScmmfbgtrlcnmvi i a e e a e i l a i o è . e -. a i a o. * a a oo r a a a e li o re ro previsioni. Hanno avuta, sì, la soddisfazione di licenziare qualche centinaio di funzionari recalcitranti, di mandare a casa un certo numero di maestri e di professori e di rifare j libri di testo delle scuole, sopprimendovi ogni traccia del ventennio fascista con le sue immense realizzazioni interne ed estere, con l'unione dell'Albania alla Corona, con la guerra di Spagna è la conquista dell Abissinia, e probabilmente passandovi sotto silenzio quegli stessi patti lateranensi che l'Olimpo massonico da un pezzo giudicava, in pectore, inutile avanzo di una pace religiosa da non protrarre al di là del termine strettamente indispensabile ad assicurarsi la connivenza della Chiesa: ma tutto finisce lì. Sul terreno internazionale, la grande mossa ispirata dagli Sforza e dai Nitti queste vecchie cariatidi delle anticamere di Downing Street e della Casa Bianca, ai loro succubi romani approda, dopo l'ignor miniosa consegna d'una flotta e d'un esercito e l'abbandono sacrilego di -migliaia di chilometri quadrati di preziosi pegni territoriali, alla dichiarazione dell'arcivescovo di York secondo cui molte generazioni dovranno succedersi prima che l'Italia possa ritrovare la sua situazione di grande potenza. Sul terreno interno approda a un arruffio di partiti discordi ed impotenti, maneggiati quale dagli Inglesi, quale dagli Americani, quale dai Russi, quale •— incredibile dictu! — dai Francesi, immensa ruota macinante a vuoto, buona solo a garantire alle potenze occupanti l'impunità dei misfatti quotidianamente perpetrati contro una popolazione già delusa, pentita e scoraggiata, che non vede tornare i prigionieri dagli antipodi bensì partire verso terre lontane altri prigionieri: gli schiavi del lavoro, i nuovi paria destinati a prendere il posto dei negri nel paradiso del capitalismo transatlantico, "dove si può ancora scioperare, • è vero, ma a patto che gli scioperanti si adattino a farsi rompere il cranio dagli sfollagente ferrati di poliziotti in maniche di camicia e con la cicca fra i denti. Quale contrasto fra le sperante e le realizzazioni! Quale fiero disinganno! Quale beffa sinistra! Promettere la libertà per offrirci il lùrido spettacolo del" inglese, che, memore delle proprie peggiori tradizioni, introduce in Sicilia la tratta delle bianche! Raramente nella storia, e sia pure nella storia italiana, saranno state prese cantonate più colossali. E avremmo dovuto affidare a chi le ha prese, signori di Napoli e di altri luoghi, la gestione dei supremi interessi del Paese? Connetto Pettinato

Persone citate: Badoglio, Ciano, Mussolini, Nitti, Sforza