Braccia italiane per la vittoria comune

Braccia italiane per la vittoria comune I NOSTRI OPERAI IN GERMANIA Braccia italiane per la vittoria comune a a l e o e e : l . e e a l i a , i i à a n o, n o e l e e, o una il o lea er à to i, no è so rr ndi La grande Germania attende gli operai italiani al lavoro. Li attende nelle sue officine giustamente famose, per produrre quelle armi che devono garantire anche la nostra libertà. Gli operai italiani devono sapere che, in questo momento, lavorare per la Germania è lavorare per la nostra Patria. Lo sforzo produttivo germanico è immenso. Basterebbe da solo a dimostrare le eccezionali qualità di quel popolo, se la Germania non avesse dato e non desse ogni giorno sui campi di battaglia prove anche più valide. Ma sono propiio i bei reggimenti, i sommergibili numerosi in ogni mare, gli aerei pronti ad ogni battaglia che assorbono nella più vasta misura le leve degli uomini validi. E invece la Germania ha bisogno di lavorare, di lavorare, di lavorare; perchè soltanto perfezionando e moltiplicando le sue fabbriche può opporsi al tentativo anglosassone di prevalere esclusivamente con la forza dell'oro e delle macchine. Noi, che apparteniamo a un popolo povero, anche per questo motivo non esitiamo nell'accordare la nostra simpatia. Lavorare per la Germania significa seguire l'impulso del cuore, che per innato senso di giustizia condanna la prepotenza del plutocrate, favorisce il generoso sforzo di liberazione dell'oppresso. Su di un piano pratico, ottima è la situazione dei nostri operai che vanno a lavorare m Germania. Giungono su di un suolo amico, preceduti da una favorevolissima fama. In quattro anni di lotta comune i tecnici germanici si son fatta un'idea molto chiara dei nostri lavoratori. Li sanno precisi, coscienziosi, intelligenti, pieni di risorse e di iniziativa. Per questo li stimano; per questo li cercano. Gli operai sappiano che non vanno in un Paese qualunque ad essere dei lavoratori qualunque. La Germania, che continua a dominare o controllare gran parte dell'Europa, può trovare in abbondanza della mano d'opera pur che sia; ma desidera e vuole della mano d'opera ifa7iana, cioè della mano d'opera ottima per rendimento qualitativo e quantitativo. L'operaio italiano non dimentichi che in Germania è caldamente invitato e cordialmente atteso; e ciò non soltanto per dei motivi ideali — pur essi importantissimi — ma per delle esigenze di carattere produttivo che ne faranno non già un ospite indesiderato, ma un collaboratore prezioso. Si dirà che ospite indesiderato l'operaio italiano non è stato mai in nessun posto. E' vero. Però le Nazioni plutocratiche, le Nazioni ricche di oro di crudeltà di cinismo hanno sempre e soprattutto lodato una sola qualità dei no stri lavoratori: la sobrietàVeengano — pensavano i loro magnati — questi uomini contenti di mangiare poco, di vestire male, di dormire come bestie; vengano a servirci. Trattiamoli male che l'asino ben nutrito diventa pigro, e il cane ingrassato si ribella. E, ammiccando dietro le spesse lenti, sorrìdevano soddisfatti con le loro dentiere d'oro. Oggi è ditJferso. Oggi uomini onesti, uomini di fede e di coraggio, dicono ai nostri lavoratori: « Venite a lavorare con noi. Le nostre fabbriche crescono ogni giorno, e ci sono sempre posti vuoti. Mangerete come mangiamo noi, meglio che a casa vostra. Sarete tranquilli per le vostre famiglie: per il vostro avvenire. Non ci interessa la vostra sobrietà, ci interessa la vostra intelligenza e la vostra capacità ». E, prima di chiedere, questi uomini, che sono dei veri amici dei fedeli alleati, offrono. Non dicono: « Venite a lavorare, noi combatteremo per voi ». Dicono: « Noi per voi abbiamo già combattuto, e combattiamo ancora ». Per questi motivi gli operai italiani non sono sordi all'ap¬ placl'pg««zp«pdMdqccqnssscnnLassmg pello. Sanno che una -sola è la via da seguire: quella che ci porterà a conquistane, con l'onore perduto, la vittoria per l'Italia, la giustizia per gli Italiani.