I diritti del lavoro di Enzo Arnaldi

I diritti del lavoro I diritti del lavoro H manifesto programmatico del Congresso di verona affronta in pieno nelle sue enunciazioni direttive il problema sociale dell'Italia risorgente e ne indica decisamente le soluzioni Ih nove punti di carattere apertamente rivoluzionario e la cui ispirazione la si può ritrovare nei princìpi iniziali della Rivoluzione, principi che furono, poi,. soffocati, manomessi e traditi per tanti anni, ma che ora il divampare del gigantesco dramma nazionale che stiamo vivendo e l'impetuoso violento affermarsi delle necessità attuali hanno riproposto con forza e urgenza ineluttabili alla luce di una nuova giustizia sociale e di una rinnovata purezza di Ideali e di intenti. Il 25 luglio e la capitolazione hanno spezzato ogni possibilità di legame con le forze avverse o ritardataci, hanno bruciato i vascelli alle spalle dell'Italia che rinasce purificata dal travaglio pfù duro, fortificata dalla crisi della sua maturità, rimessa rudemente sulla strada del suo divenire da cui aveva deviato. In campo sociale non si può più procedere per gradi, patteggiare, attendere le occasioni favorevoli che poi non arrivano mai: il lavoro italiano, questa colossale entità che col sangue e l'onestà ha sempre costituito all'interno ed all'estero la più grande forza e ricchezza nostra, esige senza di' lozioni il suo completo incondizionato riconoscimento. L'Italia rinasce con esso. E' il lavoro in ogni sua espll cazione che viene dichiarato e dovrà essere «la base» e «l'og- tetto primario» della Reputalica sociale: il lavoro, in quanto produttore di progresso e di benessere per il Paese e per il sìngolo, quindi anche come creatore e conservatore della proprietà privata individuale nata dalla fatica e dui risparmio. Non sarà mai una legislazione sociale espressa dal proletariato italiano che potrà negare a chi ha duramente lavorato e risparmiato per anni la giustizia ed il premio di possedere per il benessere suo e dei suoi figli il frutto dei suoi meriti e della sua sobrietà. Non sarà mal una legislaabne sociale espressa dal proletariato italiano che potrà ammettere una parità di condizioni economiche fra chi al benessere collettivo e indiv. duale ha dato tutta e intera l'operosità del suo braccio e del suo cervello e l'apporto di un capitale risparmiato fati cosamente e chi, invece, è seni pre vissuto neghittosamente o sperperando. Lavoro e risparmio, però, non si identificano con speculazione, con affarismo, con privilegio ereditario, con possibilità di lucro assicurato attraverso il possesso di enti e servizi di pubblica necessità. Sono anzi valori in netta, e categorica antitesi. Ed è per questo che deve entrare ed appartenere alla sfera d'azione dello Stato tutto ciò che supera l'interesse del singolo per traboccare nell'interesse collettivo; ed è per questo che lo Stato dovrà aver la gestione diretta dei servizi pubblici e delle fabbricazioni belliche attraverso enti parastatali. Ciò sia per una ragione di controllo e di sicurezza la cui inevitabile necessità è stata dimostrata dai recenti avvenimenti, sia anche perchè tutto ciò a cui è assicurata florida esistenza dalle assolute necessità della collettività deve entrare, attraverso lo Stato che della collettività è l'espressione e la guida, in possesso ed in frutto della collettività. Solo così il lavoro prodotto in questi settori avrà la certezza di tornare totalmente come utilità e benessere a chi lo ha prodotto ed alla Nazione, e non prevalentemente ad una minoranza privilegiata e sovente inoperante. Ma 11 lavoratore dovrà anche poter intervenire direttamente nel vantaggi che la ■ sua opera offre alle aziende di ogni genere. Così, attraverso sistemi già proposti ed altri che l'esperienza potrà suggerire, 1 rappresentatati del lavoratori daranno la loro collaborazione all'equa fissazione dei salari ed all'equa ripartizione degli utili tra il fondo di riserva, il frutto del capitale azionario e la partecipazione agli utili stessi dei lavoratori. Un'azienda, di qualunque genere essa sia, vive, opera e prospera in quanto la sua esistenza e progresso sono assicurati dalla' solidità dei suoi fondi, dal denaro dei suoi azionisti e dal lavoro di tutti coloro che, in alto o in basso che siano, ne fanno parte. E' giusto, quindi, che l'utile tratto dalla felice fusione e dalla capacità produttiva di queste tre entità venga fra le tre entità suddiviso equamente. Somma ingiustizia ha, infatti, finora sempre rappresen- tuto il fatto che una delle tre entità, quella del lavoro, non dovesse essere ammessa a fruire dei vantaggi che andavano arie altre due. Come somma e perniciosa ingiustizia sarebbe il concedere ora tutti i vantaggi a questa sola entità, privandone le altre due. Questi principii basilari ed italianamente rivoluzionari indicati per l'industria ed il commercio trovano 11 loro parallelo nell'agricoltura con la affermazione che « l'iniziativa privata del proprietario trova il suo limite là dove la iniziativa stessa viene a mancare ». Chi possiede campagne deve far si, o lavorando direttamente oppure oculatamente dirigendo, che queste terre rendano il massimo. Se non ha voglia o non è capace di ottenere questo rendimento — che le necessità alimentari della Nazione assolutamente esigono — non .compie il suo dovere di lavoratore nell'ambito della Repubblica sociale; altri, più onesto e più idoneo, lo sostituirà, traendo un giusto premio al suo lavoro ed assicurando il dovuto prodotto alla collettività. Non sarebbe, infatti, ammissibile che, mentre si chiede all'operaio il massimo frut¬ to dal suo lavoro ad una macchina, la stessa cosa non la si esigesse dal contadino o dal proprietario di azienda agricola responsabile della zolla e della stalla che gli è affidata. Un'industria, come un campo od un recinto d'allevamento, non sono doni del buon Dio che ognuno può apprezzare e valutare a modo proprio: sono parti della ricchezza nazionale, appartengo, no al lavoro nazionale, devono rendere tutto il possibile per il benessere nazionale.', Queste le principali direttive programmatiche in campo sociale dettate dal Congresso di Verona. Siamo in piena rivoluzione di tutto un sistema, e soprattutto siamo in una rivoluzione che è profondamente proletaria e sommamente italiana, in quanto fermamente contenuta nei principi della giustizia 'e dell'attenta considerazione degli ideali e degli interessi di tutti. Tutti devono essere lavoratori d'ora in poi, in quanto dal lavoro di tutti deve rinascere quell'Italia nuova alla cui ascesa ed affermazione definitiva il destino ha richiesto l'attuale tremenda prova di coraggio, di volontà, di fede e di sangue. Enzo Arnaldi

Luoghi citati: Italia, Verona