Con alta parola il ministro Mezzasoma riafferma l'amicizia italo-germanica

Con alta parola il ministro Mezzasoma riafferma l'amicizia italo-germanica manifestazione a Venezia Con alta parola il ministro Mezzasoma riafferma l'amicizia italo-germanica "Più forte del tradimento, proclama Vece. Von Rang, di cui è stata vittima l'Italia, si è imposta l'amicizia dei due grandi Uomini che reggono i destini dei due Paesi Venezia, 8 novembre. Il ministro della Cultura Popolare, Ecc. Fernando Mezzasoma, e l'Eoe. Von Rang hanno ieri inaugurato l'anno culturale dell'Associazione itaio-germanica, che ha ora la sua sede a Venezia nel Palazzo Morosinl. Al convegno erano Intervenuti, con 11 Capo della-provincia e con il comandante germanico della citta di Venezia, il commissario della Federazione fascista repubblicana, le più eminenti autorità politiche, civili e militari, 11 presidente della sezione veneziana dell'Associazione con numerosissimi soci, il capo gruppo- dei socialnazionalistl del Veneto e 1 componenti del mondo culturale veneziano. Salutato da vivi applausi, ha preso per primo la parola 11 Ministro Mezzasoma, presidente nazionale dell'associazione, 11 quale dopo aver ricordato che Venezia, proprio all'alleanza germanica nel lontano 1866, dovette il suo ricongiungimento all'Italia, dice che anche dal 1915 al 1918 l'Italia aveva dovuto lottare contro l'Austria, ma l suol alleati, e nello atesso tempo i suoi veri nemici di sempre, erano l'Inghilterra, la Francia e l'America che noi salvammo con 11 nostro intervento, che fu provvidenziale, e con la nostra vittoria, che Su decisiva. Nel '66 l'Italia era stata sconfitta a Llssa e a Custoza e tuttavia fu possibile avere, mercè l'alleanza germanica, Venezia e tutto il Veneto. Nel 1918 noi avevamo vinto a Vittorio Ve- neto, avevamo dato all'immane conflitto il contributo inconfutabile di 700.000 morti e patimenti e sacrifici senza nome; tuttavia 1 nostri alleati distrussero i patti che pur avevano solennemente sottoscritto al momento del pericolo e del bisogno: il Patto di Londra che ci assegnava la Dalmazia fino a Sebenico, e il patto di S. Germano che ci garantiva le colonie dell'Asia minore. I nostri alleati lacerarono ogni accordo e aggiunsero alla frode la beffa. Nè la Dalmazia nè le colonie ci furono concesse, nulla ci fu accordato, neanche le riparazioni, che erano nostro sacrosanto diritto e che erano indispensabili alla vita del nostro popolo, già povero, stremato di forze, dissanguato dalla guerra, privo di qualunque risorsa. Una mente corrotta « Nel 1922, U Ministro dice, l'Italia potè risollevarsi grazie a Mussolini; è proprio in questi giorni, armiversario della nostra vittoria del 1918, che ognora si fa bruciante al nostro spirito l'Ingiustizia consumata ai nostri danni. « Quale è dunque di fronte al tribunale Inesorabile della' storia l'alleato leale e l'alleato traditore? Soltanto un re imbelle, nello stolto tentativo di giustificare agli occhi del suo popolo il più infamante tradimento, potè definire la Germanie) il nostro secolare nemico. Vittorio Emanuele sa di avere mentito spudoratamente dinnanzi agli uomini e dinnanzi alla storia; egli sa che anche nel 1915 l'Austria fu nostra ne mica e non lei Germania, che ha dovuto lottare anch'essa come noi; ma egli sa, soprattutto, che non fu la Germania la nostra nemica al tempo delle sanzioni. «In quella drammatica! ora la Germania si pose al no stro fianco contro la coalizione di cinquantadue stati sfruttatori di quasi tutte le ricchezze della terra. Il re sa che non fu la Germania la nemica nel 1939, quando diede il suo consensi al Patto d'acciaio che legava con l'alienza delle1-arni l 1 popoli italiano e tedesco in un comune destino, e che non lo fu nel 1940, quando egli stesso dichiarò in nome del suo popolo la guerra alla Francia e all'Inghilterra, e più tardi alla Russia e all'America. Come poteva un re che amasse veramente la sua terra e la suoi gente considerare nemico il soldato alleato che, spalla a spalla con il soldato italiano, difendeva col sangue il sacro suolo della nostra Patria. Ma codesta sfrontata interpretazione della storia antica e recente dell'Italia è il segno di una mente corrotta. « L'ex sovrano nel momento In cui gli fu possibile perpetrò 11 tradimento del 25 luglio e dell'8 settembre, che doveva demolire un regime ohe aveva dato all'Italia disciplina e lavoro e 11 rango di una grande nazione, e doveva aggredire alle spalle l'esercito alleato, ohe pur difendeva accanitamente il territorio della penisola contro i distruttori delle nostre più belle città, delle chiese più preziose, dei nostri maggiori monumenti d'arte. Vittorio Emanuele IH non solo infrangeva il patto di alleanza che impegnava l'onore del suo popolo, ma spezzava anche per sempre 11 patto di fedeltà che legava il re al popolo nel nome Inviolabile della Patria e, passando al nemico che lo accoglieva col disprezzo riservato al traditori, disonorava l'Italia dinnanzi agli occhi degli alleati e dei nemici, abbatteva per sempre il prestigio della monarchia, scatenava la lotta fratricida, calpestava il sacrificio di tanti, sacrificio dei morti e diritto dei vivi. Là prova più alta «Ma tutto ciò non può se gnare la parola fine. La storia di un popolo si scrive col sangue. Gli italiani che hanno ripreso le armi sanno che 11 vero nemico dell'Italia è quello che hanno sempre trovato sulla loro strada, dall' impiccagione di Caracciolo al tradimento di Venezia, alla condanna infame ohe la coalizione pluto-giudaico-massonica nel '3ff pronunciò contro il nostro popolo, alla guerra spagnuola e a tutt'oggi. La Germania non aveva bisogno di darci nuove prove della sua fedeltà, ma Adolfo Hitler ha ancora voluto darcene una più alta, la liberazione del Duce, che l'Ingratitudine e la paura di un re e di un maresciallo avevano deciso di consegnare al nemico. Soltanto Mussolini può, come nel '22, rialzarci dall'abisso in oui il tradimento ci ha gettati; soltanto Mussolini può restituire agli italiani fermezza e volontà, solo Mussolini potrà ridare all'Italia la dignità, la fierezza e il prestigio che egli stesso durante vent'anni aveva saputo donarle. . «Ecc. Rang — conclude il Ministro — è con questi sentimenti di riconoscenza verso la Germania nazional-socialista e verso il suo grande Cb.po, e di ostinata fede nell'immancabile rinascita dell'italica gente dalle molte vite che io dichiaro In nome del FUhrer e del Duce aperto il nuovo anno di attività dell'Associazione italo-germanica ». Cessati gli applausi, ha pre . . .ao la parola von Rang, il qua- d le ha ringraziato 11 ministro Mezzasoma delle gentili e vigorose parole che aveva avuto per l'amicizia spirituale e combattiva fra la cultura, i due popoli e 1 due condottieri dell'Italia e della Germania. L'incanto di Venezia non deve far dimenticare agli italiani e ai germanici che essi dovranno affrontare ancora dure lotte e gravi sacrifici, sopra tutto da parte dei giovani italiani. Rang ha detto che, più forte del tradimento di cui è stata vittima l'Italia, si è imposta l'amicizia fra 1 due grandi uomini che reggono i destini dell'Italia e della Germania, fra il FUhrer e 11 Duce, amicizia che Tia creato un saldo baluardo. • E' nello spirito di tale amicizia che oggi si dovranno chiedere gravi sacrifici al popolo Italiano e al popolo germànico. L'Ecc. Rang ha augurato all'associazione italo-germanica pieno successo per il nuovo anno di attività. Vivissimi applausi hanno accolto la fine del discorso. Si è quindi svolto un concerto di musiche italia^ ne e germaniche con la partecipazione del quartetto veneziano del Llttoriale.