Il discorso di Pavolini nella ricorrenza del 28 Ottobre

Il discorso di Pavolini nella ricorrenza del 28 Ottobre Il discorso di Pavolini nella ricorrenza del 28 Ottobre La nuova Repubblica nasce nella tragedia, ma nella purezza - Giustizia contro i traditori, i sabotatori - Nuove realizzazioni, più che sociali, socialiste Roma, 29 ottobre. Il Segretario del Partito, Alessandro Pavolini, ha tenuto alla radio la commemorazione del 28 ottobre: « Celebrare oggi il 28 ottobre 1922 — egli ha detto — significa, contro tutte le viltà, le calunnie e le diserzioni, rivendicare la propria qualità di fascisti come un titolo di fierezza e di onore. Dacché abbiamo iniziato < questa nostra riscossa non sono certo mancate le anime buone a suggerirci: " Pec, carità, cercate di far dimenticare che siete fascisti, fatevelo perdonare; usate il meno possibile l'aggettivo fascista! ". «Da. noi altri, evidentemente pazzi e sconsigliati, fascisti ci slamo proclamati, fascisti ci proclamiamo. « Sissignore siamo quelli che 21 anni fa marciarono su Roma, siamo quegli stessi, slamo anche quelli che nel 45 giorni di Badoglio non rinnegarono la loro fede nell'alternativa della morte, della prigione, dell'esilio. Oggi, nelFanniversario della Marcia su Roma, noi diciamo agli italiani: " Volgete lo sguardo a ricordare; dalla rivoluzione dell'ottobre '22 itaci una Italia che costituisce appunto la nostra indeclinabile fierezza, un'Italia grande, prospera, rispettata. Italiani in buona fede, dite se non fu tale l'Italia degli anni tra il 1930 e U '40; Italiani della terra, ricordate come si asciugarono le paludi e come vi nacque il grano. Italiani dei porti, ripensate a quante navi vedeste scendere sul mare a portare alta e lontana dappertutto la. nostra bandiera; Italiani che foste all'estero, ricordate quale era allora il vostro prestigio; Italiani che foste in Africa Orientale, in Libia, in Egeo, rammentate quali furono le vostre prove di colonizzatori e di costruttori; Italiani che combatteste per l'Impero e in Spagna, ripensate quale era la nostra giovane, vittoriosa e bene organizzata potenza. Costruzione grandiosa <E voi, operai, se anche la nuova realta non fu sempre pari alla nostra speranza, eb-* bene ponetevi onestamente la domanda: è Vero o no che dal 198B alle grandi adunate di ricostruzione e di lavoro del Regime fascista il vostro li vello di vita si elevò in misura considerevole; è vero o no che le provvidenze per malat tie, infortuni e vecchiaia raggiunsero un alto limite; è vero o no che i vostri figli crebbero in salute e in educazione f « E ancora: Italiani delle città, pensate quale fu il loro rapido ampliarsi e fiorire; Italiani delle arti e delta scienza, riconoscete che mai trovaste aiuto più generoso per le vostre attività; e voi tutti, infine, Italiani che in quegli anni di sole .viaggiaste l'Italia, rievocate quale era la bellezza delle strade, la disciplina di tutti i tìaffici, l'ordine del Paese; il rigoglio persino fisico della ruzza, « Potremmo a lungo continuare, ma preferiamo concludere chiedendo: o Italiani che conoscete la vostra Putiia e to sua lunga stoiia, pochi o molti che siate, considerate se dai tempi di Augusto a oggi l'Italia visse mai un periodo di unitario splendore comparabile a quello che attraversò felicemente sotto la guida di Mussolini. «JTutto questo non si cancella. Il maresciallo del tradimento ha potuto scalpellare i fasci littori dalle opere pubbliche, non distruggere le opere; ha potuto aizzare contro i fascisti le cronache di una stampa immonda, non destituire dalla storia il fascismo: ha potuto decretare lo scioglimento delle Camicie nere, non disperdere nei Sacrari le mute assemblee dei nostri morti ». « Gli annali dell' umanità raccoglieranno in eterno come Mussolini trasse il suo Paese dal baratro e lo portò sulle vette facendone per le genti un faro. Ma purtroppo il 28 ottobre 1922 non segnò, soltanto la vittoria di quella rivoluzione che doveva avviarci a questa ascesa. Non segnò soltanto la conquista dei poteri in Roma, segnò anche in Roma l'incontro fra il Fascismo di Mussolini e la Monarchia dei Savoia. Ormai, al lume di quanto è avvenuto, tutto è chiaro. Chi un giorno scriverà la storia vera della dinastia nella vita italiana documenterà come essa, ponendosi quale u nica-forza di carattere conti nuativo, abbia invariabilmente teso a far rientrare nel temporaneo tutte le altre forze che via via sorgessero dal popolo, liquidandole a una a una dopo averle sfruttate ». Dopo aver ricordato alcuni esempi storici di questi sfruttamenti monarchici, egli aggiung, re, che all'esterno avallava in pieno la politicai fascista,' contemporaneamente favoriva e collocava intorno al trono tutti gli elementi che all'occasione avrebbero potuto inferire il cqlpo fatale al regime del Duce. tcbdd Le forze del tradimento «E il settore militare era l'unico dove il sabotaggio antifascista si preparasse dietro lo schermo sabaudo. L'alleanza tra i generali badogliani e massonici, la plutocrazia collegata cogli ebrei, la zona arricchita e corrotta del gerarchismo, questo intrigo di collari dell'Annunziata e di nuovi duchi, conti, baroni, marchesi, si realizzò anch'esso intorno al Quirinale ed ebbe nel ministro della real casa il suo segretario losco e zelante. « Fu, dunque — è questo un punto da fissare ben chiaro — fu, dunque, la monarchia che rese impossibile di prevenire il tradimento, coprendolo per intero con la prepria autorità, allora indiscussa e suprema. Ed oggi, e per le stesse ragioni, e colpendo la monarchia a pie del tronco che si abbattono insieme tutte le forze oscure che hanno impedito la vittoria alla Patria in guerra e l'hanno trascinata giù dai vertici del benessere-e del prestigio verso l'abisso della vergogna e della miseria. SI, la monarchia non esitò a portarci aliai disfatta e alla capitolazione pur di seppellire il Fascismo; ma sarà, Invece, il Fascismo, rinato repubblicano come nel profondo istinto del suo periodo originarlo, a seppellire la monarchia) e a riportare l'Italia alla resistenza e alla vittoria finale. Un'altra volta come nel remoto ottobre della nostra adolescenza, il Fascismo ha marciato su Roma. « Fin dal giorno stesso della capitolazione, col pianto nella gola, noi insorgemmo e gridammo: No! c'è un'altra Italia, oltre a questa, c'è una Italia che è stata tradita e che non sa tradire. Non ancora i camerati germanici avevano sviluppato la "pronta reazione che doveva portarli a ristabilire il dominio della situazione militare contro gli anglo-americani; non ancora Mussolini era stato liberato, e questo evento sembrava fittizi impossibile fuor che alla nostra irragionata certezza. « Ma ecco che, nel nome di Lui, proclamammo il nuovo Governo e per la prima volta, dopo quarantacinque giorni, gli Italiani riascoltarono la parola del Fasciamo e le note di Giovinezza ». Dono aver rievocato la leggendaria liberazione del Duce e i primi difficili passi del nuovo Governo repubblicano, Pavolini accenna all'opera che svolgeranno tra breve i Tribunali straordinari per la punizione dei traditori e dei colpevoli e a. quelli della Commissione per "gli illeciti arricchimenti e dice che, quando giustizia sarà fatta, « allora sarà il caso di consacrare per sempre quanto già oggi, in questo anniversario di inobliabile storia, abbiamo affermato e affermiamo: essere stato il Fascismo infinitamente al di sopra delle ondate di fango con cui il tradimento e la diffamazione tentarono invano di insozzarne l'architettura, alta e perenne, di un movimento ideale di portata storica e mondiale, a cui più di una -generazione di italiani ha già consacrato, in assoluta purezza, il fiore del suo sangue e dei suoi sacrifici. Verso la rinascita «La stessa disinteressata passione che li mosse attraverso l'Agro nell'autunno del 1922, è quella che anima oggi i fascisti repubblicani. Per decisione del Duce, in una vicina riunione il Partito preciserà le proprie direttive programmatiche sui più importanti problemi statati e su quelle nuove realizzazioni da raggiungere nel campo del lavoro, le quali, più propriamente che sociali, non 'abbiamo alcuna peritanza a definire socialiste. Dopo di che, e prima che l'anno termini, l'Assemblea Costituente darà alla Re? pubblica le leggi basiche. La Repubblica nasce fra lo schianto degli esplosivi, nel disperato impeto vitale di una gente tradita, la quale sa che per essa riconquistare la stima va tutt'uno con 11 riconquistare il diritto di esistere. « La Repubblica nasce nella tragedia, ma' nella purezza. E' possibile che vi sia un giovane, dico un giovane, il quale non senta il suo richiamo imperioso, il quale si attardi nella critica sofistica o nella accidia incomprensiva f La Repubblica chiama, chiama alle armi contro il nemico plutocratico che strazia le nostre città e vuole smembrare il nastro Paese. Alle armi, per moltiplicare oggi la resistenza contro l'invasore e per cacciarlo domani, alle armi perchè il prode soldato germanico che adesso, quasi da solo, sbarra gli accessi alle nostre case, possa presto tornare n vedere in ciascuno di noi il camerata, pari a lui camerata, nell' orgoalio sovrano di portare con dignità le proprie armi di uomo il quale sa difendere la propria terra, come sempre è stata tradizione passata e recente dei soldati d'Italia. E al lavoro, la Repubblica chiama, perchè, oltre al combattimento, è il lavoro che oggi può e deve salvare la Patria e ridare all'Italia il suo posto accanto ai camerati nazionalsocialisti e del Tripartito. « Ai medi della Re.mihhVra, come su una soglia auausta, i fascisti, oli uomini dall'ottobre '22 e del settembre '43, depongono le loro peculiarità di gente di un movimento e /ì* «n nroaramma. li" Rp»>"*>blica non è una parte politica, come non è una varte neografica. Essa, comtirpnde tyt'i oli italiani deani del tinmB'iii tutta la terra che è l'Italia. Essa è la Patria, è la razza, è lo Stato, è l'idea di Mazzini e di Mii-osnlini. è l'antico tricolore che in una lontana primavera nacaue senza stemmi sulla sita nnrte bianca, là dove noi idealmente iscriviamo come su una naaina tornata vergine una sola parola: onore ».