Il racconto di un profugo dalla Sicilia invasa

Il racconto di un profugo dalla Sicilia invasa Il racconto di un profugo dalla Sicilia invasa Due giorni di violenze dopo l'ingresso dei nemici a Palermo - Requisizioni di viveri e fame fra la popolazione Il camerata Giulio Cialentl, il quale, dopo una penosa odissea, è riuscito a fuggire dalla Sicilia e a raggiungere la zona controllata dalle truppe germaniche, ha fatto alla radio di Monaco un racconto in cui, fra l'altro, ha detto: Ero a Palermo quando giunsero le truppe di Churchill e di Roosevelt: fu quella la giornata più triste della mia vita. Inglesi e canadesi sfilarono cantando e vociando per le vie della città, sconvolta dai bombardamenti aerei e allineante case sventrate o incendiate. Subito dopo le file si ruppero e i conquistatori si dispersero in tutte le direzioni iniziando il saccheggio. In ogni quartiere di Palermo si vedevano gruppi di soldati eccitati dall'alcole penetrare nelle poche dimore rimaste intatte e impadronirsi di tutto ciò che fosse possibile « Non l'utilità dell'oggetto, nè il suo valore intrinseco venivano presi in considerazione; era il piacere del saccheggio che di per se stesso spingeva la soldatesca avvinazzata a fare man bassa di qualsiasi cosa. Alla voluttà del furto si mescolava poi quella della devastazione, e dovemmo assistere a scene di vandalismo brutale, ma soprattutto a manifestazioni di un'umanità inferiore lasciata libera di sfogare i propri istinti selvaggi. L'orgia ignobile durò per due giorni e due notti senza interruzione. Le donne che man mano tornavano dai loro rifugi venivano assalite bestialmente e sottomesse alle violenze dei conquistatori, i quali non si facevano nessuno scrupolo di praticare in pubblico le peggiori oscenità. Ho visto coi miei occhi in via Maqueda un gruppo di inglesi crivellare di pugnalate un vecchio palermitano che aveva osato tentare di difendere la figlia contro 1 loro turpi propositi. «Più tardi, bene o male, 1 comandi militari riportarono i un po' d'ordine nella disgraziata città, ma ebbe inizio allora la violenza pseuao legale. Ordini draconiani furono emanati per la requisizione delle scorte alimentari di tutta l'isola Venti giorni dopo l'occupazione tutta l'isola aveva fame, In ogni villaggio dell'entroterra le popolazioni radunate nella piazza principale attendevano ore e ore la distribuzione di una pagnotta di pane raffermo e degli avanzi delle cucine militari. Soltanto ai pochi traditori che sin dal primo momento avevano accettato di s mettersi al servizio delle autorità di occupazione veniva risparmiato il tormento della fame. « Innumerevoli arresti vennero operati dagli anglo-americani. Tutti i sospetti di fascismo o di poco entusiasmo per i liberatori furono radunati in campi di concentramento e in seguito deportati in Afrioa per esservi adibiti a lavori massacranti. Per molti disgraziati funzionarono anche i plotoni di esecuzione. « La situazione in Sicilia fino al momento in cui riuscii ad attraversare di nottetempo lo Stretto e a riparare In Calabria era la più atroce che si possa immaginare. Il regime instaurato dagli invasori è di una durezza spietata, e a renderlo ancora più duro e più spietato contribuisce l'opera del moltissimi agenti bolscevichi piovuti nell'isola recentemente. Costoro svolgono opera sistematica di distruzione degli elementi cosi detti borghesi secondo i classici sistemi adottati dal comunismo venti anni or sono e danno vita a una propaganda intensissima tra le masse di operai e di contadini. «Fuggendo dalla Sicilia ho attraversato la Calabria, la Lucania e parte della Campania. Da per tutto ho trovato rovine e desolazione, da per tutto famiglie in lutto e in miscria, da per tutto fame e terrore. Si può dire che l'Italia meridionale è oggi uno spaventoso crogiuolo di dolore e di sofferenze, di lagrime e di sangue. Basta parlare con uno qualsiasi della regione occupata per averne un senso addirittura abissale della catastrofe detcrminata dal tradimento di Badoglio e della sua banda. « Inutile aggiungere che attualmente gl'invasori e quel pochi miserabili di lingua italiana che si sono messi ai loro servizi si sforzano in tutti ì modi a trovare volontari da mandare a combattere contro i tedeschi. Ma il successo è minimo. I nostri fratelli che giacciono sotto il tallone nemico preferiscono tutti I patimenti, tutti 1 dolori all'idea di prendere le armi per conto dello straniero che ha gettato la maschera e si è rivelato, non il liberatore ma l'affamatore e l'aguzzino. Io sono fuggito dal la zona occupata con un solo desiderio, quello di poter ven dicare tanta sofferenza e tanto strazio imposti alla nostra gente. Non reclamo altro che una camicia nera e un posto in prima linea ». (Radio Roma).

Persone citate: Badoglio, Churchill, Roosevelt