Mussolini ha parlato dalla Radio di Monaco

Mussolini ha parlato dalla Radio di Monaco Mussolini ha parlato dalla Radio di Monaco i a Camicie Nere! Italiani e Italiane! Dopo un lungo silenzio ecco che nuovamente vi giunge la mia voce e sono sicuro che voi la riconoscete. E' la voce che vi ha chiamato a raccolta in momenti difficili e che ha celebrato con voi le giornate trionfali della Patria. Ho tardato qualche giorno prima di indirizzarmi a voi, perchè, dopo un periodo di isolamento morate', era necessario che riprendessi contatto con il mondo. La radio non ammette lunghi discorsi, e senza ricordare per ora i precedenti vengo al pomeriggio del 25 luglio, nel quale accadde, nella mia già abbastanza avventurosa vita, la più incredibile delle avventure. Il colloquio con il Re a Villa Savoia durò venti minuti, forse meno. Trovai un uomo con il quale ogni ragionamento era impossibile, poiché egli aveva già preso le sue decisioni, e lo scoppio della crisi era imminente. E' già accaduto in pace e in guerra che un ministro sia dimissionato e un comandante silurato, ma è un fatto unico nella storia che un nomo il quale, come colui che vi parla, aveva per ventun anni servito il Re con assoluta, dico assoluta lealtà, sia fatto arrestare sulla soglia della casa privata del Re, costretto a salire su una autoambulanza della Croce Rossa e, con il pretesto di sottrarmi ad un complotto, condotto ad una velocità pazza prima in una poi in un'altra caserma dei carabinieri. Ebbi subito l'impressione che la protezione era in realtà un fermo. Tale impressione crebbe quando da Roma fui condotto a Ponza e successivamente mi convinsi, attraverso le peregrinazioni da Ponza alla Maddalena, dalla Maddalena al Gran Sasso, che il piano progettato contemplava la consegna della mia persona al nemico. Avevo però la netta sensazione, pure essendo completamente isolato dal mondo, che il FUhrer si preoccupava della mia sorte. Goering mi mandò un telegramma più che cameratesco, fraterno. Più tardi il FUhrer mi fece pervenire una edizione veramente monumentale delle opere di Nietzsche. La parola fedeltà ha un significato profondo, inconfondibile, vorrei dire eterno nell'anima tedesca. E' la parola che, nel collettivo e nell'individuale riassume il mondo spirituale germanico. Ero convinto che ne avrei avuto la prova. Conosciute le condizioni dell'armistizio non ebbi più il minimo dubbio circa quanto si nascondeva nel testo dell'art. 12. Del resto un alto funzionario mi aveva detto: « Voi siete un ostaggio ». Nella notte dall'll al 12 settembre feci sapere che i nemici non mi avrebbero avuto vivo nelle loro mani. C'era nell'aria limpida attorno alla imponente- cima del monte una specie di aspettazione. Erano le 14 quando vedo ai ferrare il primo aliante, poi successivamente altri; e quindi squadri, di uomini avanza vano verso il rifugio, decise a spezzare qualsiasi resistenza Le guardie che mi vigilavano lo capirono, non un colpo par ti; tutto era durato cinque minuti. Questa impresa rivelatrice della organizzazione, djl lo spirito d'iniziativa e de/1 a uf decisione tedesca, rimarrà memorabile nella storia della guerra. Con il tempo diventerà leggendaria. Qui finisce il capitolo che potrebbe essere chiamato il mio dramma personale, ma esso è un ben trascurabile episodio di fronte alla spaventosa tragedia in cui il Governo democratico liberale costituzionale del 25 luglio ha gettato l'intera Nazione. L'inguaribile ottimismo di molti italiani, anche fascisti, non credette in un primo tempo che il Governo ael 25 luglio avesse programmi così catastrofici nei confronti del Partito e del Regime, della Nazione stessa. Ma dopo pochi giorni le prime misure indicavano che era in atto l'applicazione di un programma tendente a distruggere l'opera compiuta dal regime durante venti anni, e a cancellare venti anni di storia gloriosa, che aveva dato all'Italia un impero ed una base che non aveva mai avuto nel mondo. Oggi, davanti alle rovine, davanti alla guerra che continua, noi spettatori sul nostro territorio, taluno vorrebbe sottilizzare per cercare formule e compromessi e attenuanti per quanto riguarda le responsabilità, e quindi continuare nell'equivoco. Essi sofisticano dinanzi al nuovo nome del Partito. Sono gli stessi pesi morti che hanno sempre ritardato la marcia del regime, che hanno sempre cercato di sabotarne le realizzazioni sociali e gli stessi sviluppi sul piano nazionale ed imperiale. Noi, viceversa, mentre rivendichiamo in pieno la nostra responsabilità, vogliamo precisare quelle degli altri a co minciare dal Capo dello Stato che essendosi scoperto e non avendo abdicato, come la mag gioranza degli italiani si attendeva, può e deve essere chiamato direttamente in causa E' la sua Dinastia che durante tutto il periodo della guerra, pure avendola il Re dichiarata, è stata l'agente principale del disfattismo e della propaganda antitedesca. Il suo disinteresse circa l'andamento della guerra, le prudenti e non sempre prudenti riserve mentali si prestavano a tutte le speculazioni del nemico; mentre l'erede che pure aveva voluto assumere il comando delle Armate del Sud, non è mai comparso sui campi di battaglia. Sono ora più che mai convinto che Casa Savoia ha voluto, preparato, organizzato anche nei minimi dettagli il colpo di Stato, complice ed esecutore Budoglio, complici taluni generali imbelli ed imboscati e taluni invigliacchiti elementi del fascismo. Non può esistere alcun dubbio che il Re ha autorizzato, subito dopo la mia cattura, le trattative per l'armistizio, trattative che forse erano già incominciate fra le due Dinastie di Roma e di Londra. E' stato il Re che ha consigliato i suoi complici, di incannare nel modo più miserabile la Germania, smentendo anche dopo la firma che trattative fossero in corso; che ha premeditato, eseguito la demolizione del regime che pure venti anni fa lo aveva salvato, per creare il potente diversivo interno a base di ritorno allo Statuto del 1848 e alla libertà protetta dallo stato d'assedio. Quanto alle condizioni dell'armistizio che dovevano essere generose, sono fra le più du¬ rs ¬ re che la storia ricordi. E' il Re che con il suo gesto, dettato dalle preoccupazioni per l'avvenire della sua Corona, ha creato per l'Italia una situazione di caos, dt vergogna, di miseria, che si riassume nei seguenti termini: In tutti i continenti, dall'Australia all'Asia, all'America si sa che cosa significhi tener fede ai patti da parte di Casa Savoia. Tutti i nemici, ora che abbiamo accettato la vergognosa capitolazione, non ci nascondono il loro disprezza. Nè potrebbe accadere diversamente. L'Inghilterra per prima, che nessuno pensava di attaccare enemme-', no il FUhrer pensava di farlo, | è scesa in campo secondo le af-1 fermazioni di Churchill, per] mantenere la sua parola con la Polonia. D'ora innanzi può accadere che anche nei rapporti privati ogni italiano sia sospettato. Se tutto ciò portas-\ se conseguenze solo su perso- \ ne responsabili il male non sarebbe grave. Ma non bisogna farsi illusioni. Tutto ciò viene scontato dal popolo italiano, dal primo all'ultimo dei suoi cittadini. Dopo l'onore compromesso abbiamo perduto olt re ai territori metropolitani occupati e saccheggiati dal nemico; anche, forse per sempre, tutte le no-j stre posizioni adriatiche, joni-\ che, egee, francesi che avevamo conquistato con sacrifici di sangue. Il Regio Esercito si è quasi .dovunque rapidamente sbandato, e niente è più unii- ! liante che essere disarmati dal-1 l'alleato fra lo scherno delle1 popolazioni locali. Questa umiliazione deve essere stata so-', prattutto sanguinosa per gli ufficiali e soldati che si erano battuti da valorosi accanto ai tedeschi in tanti campi di battaglia. Negli slessi Cimiteri di] Africa e di Russia ove soldatii italiani e tedeschi riposano in-] sieme dopo l'ultimo combattimento, deve essere stato sentito il peso di questa ignominia. La Regia Marina, costruita durante il ventennio fascista si è consegnata al nemico in quella Malta che costituiva e più ancora costituirà una minaccia permanente contro l'Italia, ed è il caposaldo dell'ini periaiisHio in//tese nel Afedi- ;terraneo. Solo l'aviazione ha |potuto salvare buona parte del .suo materiale, ma anche essa è praticamente disorganizzata, Queste sono le responsabilità indiscutibili. documentate irre-futabilmente anche dal discor- so del FUhrer, il quale ha nar- rato, ora per ora, l'inganno te-so alla Germania, inganno raf-forzato dai micidiali bombar- damenti che gli anglo-ameri- cani, d'accordo con il Governo Badoglio, hanno continuato, malgrado la firma dell'armisli- zio, contro grandi e piccole città dell'Italia centrale. Date queste condizioni non è il Regime che ha tradito In Monarchia, ma è la Monarchia che ha tradito il Regime, tan-to che essa è oggi decaduta nella coscienza e nel cuo-re del popolo; ed è sem-plicemente assurdo supporre che ciò possa compromette-re minimamente la compa-gine unitaria del popolo ita-ìiano. Quando una Monarchia manca a quelli che sono i suoi compiti, essa perde ogni ragione di vita. Quanto alle tradizioni ce ne sono più di repubblicane che di monarchiche. Più che dai monarchici l'indipendenza dell'Italia fu voluta contro tutte le Monarchie più ; Giuseppe .Maz2ini. | Lo Stato che noi vogliamo .instai'rare sarà nazionale e so cialr nel senso più lato della parola. Sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini. Nel'l'attesa che il movimento si sviluppi sino a diventare irre sistibile, i nostri postulati so>no j seguenti: \ io) Riprendere le armi a fianco della Germania, del Giappone e degli altri alleati, solo il sangue può cancellare una pagina così obbrobriosa nella storia della Patria, \ 2") Preparare senza indu 'pio ja riorganizzazione delle nostre Forze Armate attorno alle formazioni della Milizia. Solo chi è animato da una fe'de e combatte per un'idea non misura l'entità del sacrificio, : 3°) Eiiwiinare i traditori; ;in particolar modo quelli che fino alle ore 21,30 del 25 lu\glio militavano, talora da pa Wecchi anni, nelle file del por] tifo e sono passati nelle file o meno straniere, dalla cor-Urente repubblicana che ebbe il isHo puro e grande apostolo inù del nemico *>) Annientare le pluto-- crazie parassitane, e fare fl(-/lavoro finalmente il soggetto dell'economia e la base infrangibile dello Stato. Camicie Nere fedeli di tutta l'Italia. Io vi chiamo nuovamente al o a l si a l , e a e o a. n ; e e -Uavoro e alle armi. L'esultanza l idei nemico per la capitolazion-ne dell'Italia non significa che esso abbia già la vittoria in -- fa ^ „ jieJ /|DJ... „v„ . pugno, poiché i grandi Imperi della Germania e del Giappo ne non capitoleranno mai. Voi squadristi ricostituite i vostri Battaglioni che hanno compiuto eroiche gesta. Voi giovani fascisti, inquadratevi nelle divisioni che devono rinnovare sul suolo della Patria le gloriose imprese di Bir El Gobi. Voi aviatori tornate accanto ai camerati tedeschi, ai vostri posti di pilotaggio per rendere vana e dura l'azione nemica sulle nostre città. Voi donne fasciste riprendete la vostra opera di assistenza ma feriale e morale così nccessa ria al popolo. Contadini, operai, e piccoli impiegati. Lo Stato che uscirà da questo immane travaglio sarà il vostro e come tale lo difenderete contro chiunque sogni ritorni impossibili. La nostra volontà, il nostro corag gio, la nostra fede ridaranno all'Italia il suo volto, il suo av venire, le sue possibilità dì vi- o al Più che una speranza questa deve essere per voi tutti una suprema certezza. Viva l'Italia! Viva il Partito Fascista Re pubblicano!

Persone citate: Churchill, Contadini, Goering, Mussolini, Nietzsche, Savoia