Le fortune degli ex "gerarchi,, nei primi accertamenti della commissione

Le fortune degli ex "gerarchi,, nei primi accertamenti della commissione Le fortune degli ex "gerarchi,, nei primi accertamenti della commissione Le difficoltà che si incontrano per stabilire quanto è stato sperperato • Ingenti capitali sono stati messi al sicuro all'estero od investiti in gioielli che è arduo rintracciare Roma, 4 settembre, Alla Commissione per gli ac-certamenti degli illeciti arric-chimenti continuano a perve-nire da ogni parte d'Italia de- nunzie vere e proprie e anche semplici indicazioni, a carico di ex-gerarchi, gerarchetti e di altri componenti della fittaschiera del profittatori del fa-seismo. A sua volta la Com- missione affida alle competen- ti autorità il compito di appu- rare la reale consistenza del- le informazioni fornitele. Alla sola Questura di Roma sono state segnalate fino ad oggi, a quanto ci risulta, oltre 200 persone per gli accerta- menti patrimoniali del caso; e quando si pensi che le indagi- ni non possono limitarsi ai di- rettamente interessati, ma e-stendersi ai parenti, agli ami- ci, ai collaboratori, ai presta- nome, alle amanti e via dicen- do, è facile immaginare quale arruffata matassa avranno da dipanare i funzionari inquiren- ti. In attesa che vengano por- tate a compimento le singole istruttorie e dell'inappellabile giudizio della Commissione, le autorità provvedono all'imene- diate sequestro di tutti i beni mobili e immobili reperibili de- gli indiziati. Da quanto la Commissione ha già reso noto sull'opera sua e da quel poco che è apparso sui giornali non c'è da dubitare che le autori- ra siano decise a fare sul serio e a recuperare il recuperabile degli ingenti patrimoni accumulati dai gerarchi e da rutti coloro che nel fascismo avevano visto, in primo luopo, ia possibilità di lucrosissimi affari. Ma non abbandoniamoci a troppo rosee illusioni. Gli uo mini e le donne della cricca che per venti anni sfruttò l'I-talia come se fosse una sua proprietà privata non erano so- lo degli affaristi. Era gente cui j piaceva, nella più parte dei 1 casi, vivere largamente e sodi disfare tutti i capricci che pas! savano loro per il capo. Molti idi essi avevano la tipica men Italità del nuovo ricco, del pe iscecane e in venti anni di cuc i cagna somme enormi sono sta1 te scialate in feste e festini, in 1 spese puramente voluttuarie, Di tanti denari non si avrà e videntemente un centesimo, C'è dell'altro. Al lume delle prime esperienze della Coni 1 missione si può già dire che taluni dei maggiori gerarchi, quelli che hanno appunto mes so da parte i patrimoni più vi stosi, avevano acquistato una rara perizia nell'arte di occul tarli. Nessuno di essi ha dato piova di particolare capacità ]nell'arte di governare, nessu no ha dimostrato un'intelligen za superiore; ma tutti aveva no sufficiente comprendonio per capire che il giorno del redde rationem sarebbe ineso rabilmeniis scoccato e che era necessario, quando il regime fosse crollato, non figurare nella categoria dei nababbi, Com'è logico, chi più occulta va, più aguzzava l'ingegno pen nascondere le proprie ricchez ze. E' sicurissimo che i gran di gerarchi, i quali avevano modo di disporre a loro piaci mento di tutti gli organi dello Stato, sono riusciti a trasferi re all'estero una parte cospi¬ cua del loro patrimonio. Inoltre molti gerarchi erano diventati appassionati coilezionisci d'orò e gioielli che certamente sono stati occultati e messi al sicuro. Più d'uno si riteneva, e forse si ritiene tuttora, cosi sicuro di avere occultato t suoi averi che non esitava ad assu- mere degli atteggiamenti calo'niani. Fra costoro, tanto per .dare un esempio, c'è il conte : Ciano. Specie in questi ultimi Itempi egli soleva dire non so¬ 10 agli amici intimi, ma anche a lontani conoscenti, al fine evidente che lo si risapesse in paese, che egli non era affatto 11 miliardario che si credeva. « Io non posseggo — affermava con molta austerità il conte — che il mio appartamento di Roma, Il Telegrafo e quattro case. Sfido chiunque a provare che posseggo dell'altro ». Siccome una volta uno dei presenti parlò di quattro palazzi, Ciano lo rimbeccò seccamente: , « Ho detto case, non palazzi ». Poteva essere naturalmente una impudente bravata, ma è piuttosto da credere che il conte fosse assai sicuro del fatto suo e delle sue precauzioni. La Commissione ha già annunciato che le indagini, a carico del conte e della contessa Ciano, hanno dato fecondi risultati; ha dichiarato, certo con conoscenza di causa, che i due coniùgi avevano investito capitali un po' dappertutto in Italia. Benissimo. Le autorità inquirenti dispongono di mezzi investigativi che un privato non può avere, hanno certo la possibilità di venire a capo anche degli occultamenti più raffinati, di scoprire le compartecipazioni alle società, di smascherare i prestanome, di accertare i veri proprietari dei beni immobili. Sarà di prezioso aiuto nelle ricerche delle autorità il voluminoso « dossier che lo stesso Mussolini aveva fatto pazientemente compilare sui fatti e misfatti dei suoi nomini e che gli serviva" egregiamente a tenerli in pugno. Tra l'altro ci devono essere perfino fotografie di conti correnti presso banche estere, intestati direttamente a gerarchi e a loro fiduciari.

Persone citate: Ciano, Mussolini

Luoghi citati: Italia, Roma