RAFFRONTI di Marcello Soleri

RAFFRONTI RAFFRONTI Il crollo così repentino e clamoroso del fascismo, non può dispensare chiunque abbia qualche senso di storicità dall'esaminare — con la brevità imposta in un articolo — alcune ragioni del sorgere e del durare di un fenomeno politico, che fu certamente imponente, in quanto non solo ha dominato la vita nazionale ner oltre venti anni, ma Jascia conseguenze che peseranno lungamente e duramente sull'avvenire del nostro Paese. Tale esame varrà anche a sfatare alcune leggende ed ■ a ristabilire qualche verità. -Dopo di che, non più di ciò che è stato ci occuperemo, ma invece di alcuni dei gravi problemi di oggi e di domani, relativi alla ricostruzione nazionale. L'attuale momento, trop po vicino alla catastrofe del fascismo, non ne consente ancora una visione storica e prospettica. Ma, ai fini del nostro più modesto compito, gioverà anzitutto un raffronto, colla dittatura mussoliniana, di un'altra dittatura che presenta con essa impressionanti analogie, e cioè il secondo impero francese. Questo, infatti, ha potuto conquistare il potere, così bqlmdtlmvdcscqpvcome il fascismo, facendo le-1 va sulle stesse molle : lo spa- ! vento del comunismo, allora solo nascente, ma già minaccioso in violente sommosse — lo spectre rouge, come lo chiamò il' De La Gorge — e lo spirito patriottico, eccitato colla esaltazione dei generali vittoriosi di Algeria — il Saint Armaud, il Magnan, il Fleury. Anche il secondo impero, come il fascismo, ha potuto durare circa vent'anni attraverso guerre vittoriose — la spedizione di Crimea e la campagna d'Italia — e mediante il carnevale delle grandi opere pubbliche e la curée dei grassi affari, della corruzione e delle prebende. Ed il secondo impero è crollato, travolto dalla guerra — comune destino delle dittature, negate alla ordinaria amministrazione — e da una guerra dichiarata nel 1870 con una leggerezza che fu superata soltanto dalla impreparazione con la quale venne affrontata. Innegabilmente ha contri-buito al sorgere del fasci-smo il disordine della vitapolitica d'Italia nell'imme- diato dopo-guerra, culmina- to in alcune deplorevoli, maisolate, manifestazioni anti- nazionali, nella instabilità ete! governi parlamentari, nell'ecce-sivo frazionamento dei partiti, nell'epidemia discioperi specialmente neipubblici servizi. Questi fat- ti determinarono in molti giovani, ed in piena buona fede, unii confusione del fa-seismo con il patriottismo; ed in una pavida borghesiail terrore della libertà Ma questo ammesso, è al- trottante vero che altri lie-viti, per nulla ideali, contri-buirono al sorgere del fasci-smo e così, fra gli altri, ÌVfinanziamento di squadre diazione da parte degli incau- ti agrari della Lombardia edell'Emilia, insofferenti deibalzelli imposti dai Comu-ni rossi. E si è troppo di-menticato che l'Italia, conla sua compagine statale ancora piovane e non rpr- te robuSma —som stadallaGuerra ed Isa sperata dallaE —attra v'ers'avt "aìlorfun peffiò afastst^^^ nuante. DPàltronde, le ifclJstiche degli scioperi stanno a dimostrare come nell'ottobre 1922 fosse già da tempo .superato il culmine della parabola scioperaiola e sovversiva, dopo quel fallimen-to della invasione delle fab- briche. che Giovanni Giolit-ti previde e volle lasciare.1.- ~s : _ j:— - che si compiesse, a dimo strare la immaturità del proletariato a gerire l'industria. Nemmeno resiste, nè in sè, nè in confronto con altri periodi della vita italiana, il vanto del fascismo di avere mutato il volto della Patria collo grandi opere pubbliche compiute: la sola cosa quec'.a che ne rimarrebbe, in ■te.ta rovina spirituale, mora'3 ed economica. Won resiste in sè, perchè anzitutto ci si deve chiedere a quale costo e con quanto sperpero del pubblico denaro quelle opere siano state eseguite, e talvolta soverchiamente affrettate. Si deve poi inoltre constatare che si è in molti casi trattato soltanto del compimento di o-sra già avviate o quasi compiute, quali le direttisr=:me Roma-Napoli e Firen:-•Brilorjna, la Cuneo-Nizza, inòltc bonifiche. E soprat;tto che ebbero manifesta ^referenza i lavori pubblici ifiettacolari, tali cioè da allineare miliardi o centinaia di miiioni di spese e di giornate lavorative, sbandierati nelle coreografiche inaugurazioni, raccolte e diffuse nei films luce, in confronto alle trascurate minori opere pub- liche, quali le scuole, gli acuedotti, le stradelle nei vilaggi e nelle vallate, lavori modesti ed oscuri, ma tali a elevare il livello di civilà e di benessere delle popoazioni isolate e sperdute sui monti. Il confronto poi di questo entennio con altri periodi ella vita italiana, sfata deisamente la leggenda fascita. Raffrontiamolo infatti on il ventennio 1870-1890, uando l'Italia, appena compiuta la sua unità, ed ancoa coacervo di staterelli di. carsa coesione e con ordinamenti disparati, si affacciava alla sua nuova storia, dianiata dalle fazioni che avevano travagliato il moto del Risorgimento. Orbene, la poitica della Destra, prima, e poi quella di Agostino Deipretis — quel trasformismo che fu riabilitato da Benedetto Croce nella sua Storia d'Italia — seppero dare al nostro Paese, in regime di ibertà, la sua attrezzatura di ferrovie, di telegrafi, di strade, di scuole, di acquedotti, il suo esercito, e la sua unità spirituale Ma il fascismo dimostra anche la sua reboante vacuità di fronte ad un altro periodo della storia italiana, il quindicennio 1900-1915, do minato dalla figura politica di Giovanni Giolitti , . J»1,1? raggiunse allora quella balda e sana fiducia in se stessa con la quale affronto ln PJe,no entusiasmo la guer™ delIa Hbla' ch!ì le -dl£de 'a sua quarta spondate il^Dòdecanneso — ottenuto attrav.erso un "camo dl. diplomafa — e la creo v£ra po; te"za mediterranea. Essa si and° temprando allora per Quella guerra mondiale colla q.uale, compila sua unita nazionale e si libero dall ìn.cubo del Fande lmPero al L'Italia aveva appena superato il decennio 18901900, denso di iatture, quali i conflitti doganali e politici con la Francia culminati nell'eccidio di Aigues-Mortes, la infausta giornata di Adua, la crisi bancaria, i moti di Sicilia e di Milano, il regicidio. Il secolo si chiudeva con fosche previsioni. Orbene, la politica della libertà, iniziata da Zanardelli, dopo il tentativo reazionario di Pelloux, e realizzata da Giolitti, ha dato all'Italia il periodo più splendido e più civile della sua breve storia unitaria. In esso l'agricoltura rivide giorni prosperi, la grande industria fece le ossa, la bilancia dei pagamenti divenne attiva, si compirono le conversioni della rendita, la lira fece premio sull'oro, le classi operaie elevarono le loro condizioni economiche e morali attraverso e non contro le istituzioni, i cittadini si affezionarono aìlo Stato. L'I¬ leato-nemico. Se. quindi anche il ven tennio fascista non si fosse -c,hiVS0 co.n„una. iueF.ra che 11 Maresciallo Badoglio, non ^.0 s°rd° al sentimento "azl°nale- ha ereditato co™ una tremenda realtà mcom^nte ,e «on opinai» e ~: udendone tutte le i?5f^S \ -gh ^bb •" Shl. P'u.cne mai attuali, ademP10u.tl ^on tanto sacri^cl° da,1 nQostrl soldati — " °10* . *nc^Jn ™?Qd° fos^® 11 ff sclsmo> avrebbero avuto uSualmente la sanzione dei la storÌa le solennÌ parole con le ^uali Giovanni Gio ^tf^fiSiffi discor- »^lWS^ - , *SeJ,dfL50"slffZ!<?,' p.er cessori, ed il suo esempio è largamente imitato da molti dei suoi amici. Dichiaro che di questo non mi dolgo, perchè il giudizio definitivo lo darà la storia. Ma, on. Pre- Xfn tif'nT' per X\VTfr rff*g2^$#ft non tmttl « popolo italiano come un popolo non degno di quelle libertà che ha godute sempre in passato ». Marcello Soleri