De Vecchi denunciato da Roveda all'Alta. Corte di Giustizia del Senato
De Vecchi denunciato da Roveda all'Alta. Corte di Giustizia del Senato LE STRAGI TORINESI DEL DICEMBRE 1922 De Vecchi denunciato da Roveda all'Alta. Corte di Giustizia del Senato Una formale denuncia presentata alla Procura del Re di Torino contro il Brandimarte e gli altri colpevoli Riceviamo dal vlce-Commls-iserto della Confederazione deilSindacati lavoratori dell'Industria, Giovanni Roveda, la seguente lettera datata da Roma, 30 agosto: Egregio Signor Direttore, Ho letto la lettera del signor C. M. De Vecchi diretta alla torinese Gazzetta del Popolo, e riportata dal Giornale d'Italie;, ri/erentesi alle brigantesche giornate del dicembre 1929, nelle quali inermi operai e pacifici cittadini vennero proditoriamente massacrati per opera delle squadre fasciste comandate dal signor De Vecchi e dirette, per la feroce bisogna, dal ben noto Brandimarte. La giustificazione del signor quadrumviro è semplicemente pietosa. In quel tempo egli assunse melodrammati camente la responsabilità della strage, che commosse l'intera Nazione, e diede all'estero la misura della civiltà fascista. Dopo più di venti anni, caduto il fascismo, è veramente singolare che questo signore si lagni di un cenno fatto dal giornale sulle sue responsabilità, e senta il bisogno di far sapere che non è vero quello che ha detto allora perchè egli, anzi, ha'punito i colpevoli del crimine. Single affermazione è menzognera. Tutti i torinesi sanno perfettamente che i colpevoli degli esecrandi delitti non solo hanno continuato a sta% sene tranquillamente a Torino, ma ottennero onori e lucri, ai quali il De Vecchi non è sta to estraneo. E a Torino si sa pure che costui, in più di una occasione, si è vantato di essere stato capace di far finire la boria dell'attivo proletariato torinese, al quale De Vecchi fece incendiare per ben due volte la Camera del lavoro, baluarjdo della lotta cóntro il fascismo. A fascismo liquidato, la po- sizione del De Vecchi è seni- plicemente ridicola. Il lupo in/erocito contro la classe opc- raia torinese e contro il popolo italiano, si mette a belare da agnellino: l'uomo, più di ogni altri responsabile di tanto sangue innocente sparso, ora si indigna anche al ricordo dei famosi « cinque minuti di fuoco» e grida: no, non è vero, ne volevo — bontà mia — uno solo. Questo signore è un impudente, che crede troppo nella smemoratezsa del popolo. Egli pensa che dopo tanti anni gli operai torinesi avranno dimenticato i loro compagni tragicamente uccisi per volere del quadrumviro. Ma si sbaglia di grosso. Il proletariato torinese chiede oggi conto a De Vecchi del sangue sparso, dei figli cresciuti per colpa sua senza padre, e delle mogli impazzite in quella tragica circostanza Oggi trasmetto al Senato del Regno e al Procuratore del Re di Torino formale richiesta, che venga iniziato il procedimento contro De Vecchi, Brandimarte e altri colpevoli E' un dovere che ho verso i poveri trucidati, nella mia qualità di segretario della Camera del Lavoro in quella triste circostanza. GIOVANNI ROVEDA.
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