PROFEZIE

PROFEZIE PROFEZIE A mano a mano che ai esaminano le singole partite del fallimento con il quale si conclude la ventennale gestione del regime fascista, la mente rimane percossa dalla vastità del disastro a cui uomini, così severi nel giudicare l'opera dei loro predecessori, hanno condotto con la loro incommensurabile insipienza, la Nazio: ne. La visione è tale, e cosi scoraggiante, che ogni immaginazione, per pesBimistica che possa essere, rimane superata. Non c'è settore della vita nazionale in cui non si sia fatta sentire l'azione sovvertitrice e demolitrice dei « ricostruttori ». Andato al potere per riorganizzare, il fascismo ha disorganizzato tutto. Il panorama, che giorno per giorno si completa e si precisa ai nostri sguardi, è un panorama di rovine. Guardate la più martoriata delle città italiane, con le sue case diroccate, Te sue vie e le sue piazze sconvolte dalle bombe nemiche: lo spettacolo vi parrà simboleggiare quello dell'intera Nazione, quale è stata ridotta, nel volgere di quattro lustri, da quel movimento che avrebbe dovuto fondarne la prosperità civile e la potenza economica e politica. ■ Ma per grandi 2 faticosamente riparabili che possano apparire i guasti prodotti dal fascismo nei varii campi delle attività del paese, nessuna colpa potrà mai eguagliare quella di aver condotto il popolo, con criminale incoscienza, ad una guerra che, male impostata nelle sue premesse, superava di gran lunga le 1 e possibilità, quali risultavano da una preparazione militare che era costata ai contribuenti fior di miliardi, ma che non aveva certo riempito di armi gli arsenali e neppure di indumenti per i soldati i magazzini militari. Imporre al popolo i sacrifici che ogni guerra comporta 4 sempre la più alta responsabilità che un uomo di governo possa assumersi verso la storia, e solo supreme ragioni di difesa e di interesse nazionale valgono a giustificarla; ma non c'è attenuante che possa scagionare chi ha voluto dissennatamente condurre gli italiani a combattere unr. guerra delle proporzioni dell attuale senz'armi e senza indumenti adeguati. Nel discorso del 2 dicembre dello scorso anno Mussolini, in polemica con Churchill, rispose all'accenno del Capo del Governo britannico ai « fasti di imperitura vergogna » raccolti dall'esercito italiano in t Grecia con un'enfatica glorificazione del combattente italiano. L'argomento era quanto mai fuori luogo. Nessuno, neppure il nemico, hai mai messo in questione il valore del nostro soldato. Sul fronte occidentale, in Africa, in Grecia, sul fronte russo, esso ha dato alla lotta, in cui si è trovato impegnato, quanto di fibra e d'anima si poteva umanamente dare. Ma la guerra moderna, contrariamente al luogo comune della faciloneria ufficiale fascista (ricordate la frase degli « otto milioni di baio nette » ?) non è la guerra del '48, è guerra di mezzi, anzi è una guerra in cui neppure conta la quantità dei mezzi quanto la loro qualità. Eb bene, quando mai II soldato italiano ha avuto mezzi di difesa e di offesa adeguati allo sforzo che si richiedeva da lui? La serie di sconfitte, in cui si riassume la dolorosa storia di questa guerra, non è imputabile all'animo del soldato italiano, ma all'insipienza e all'incapacità del regime. Non tocca l'onore del popolo italiano e del suo esercito, investe la responsabilità dei suoi governanti inetti e criminali. Sulla loro memoria ricadrà, nei secoli venturi, la follia di tanto . sangue generoso sparso inutilmente, in una luminosa quanto vana gara di eroismi, sui campi di battaglia. Il popolo italiano ha pieno diritto di essere severo, in questa sede, verso i suoi capi di ieri : esso ha dato tutto quanto poteva dare perchè la vicenda della guerra avesse un corso diverso e migliore. Certo, quando si rievocano le frasi altisonanti, con cui si esaltava la potenza militare dell'Italia fascista, e si confrontano quelle frasi con la misera realtà d'oggi, lo sdegno non ha più argini che valgano a contenerlo. Sono ricordi brucianti e avvilenti, che vorremmo cancellare dall'animo nostro. Chi non ha presente allo spirito il discorso del • « bagnasciuga »? Vi si esprimeva il senso della più orgogliosa sicurezza sull'esito del preannunciato tentativo nemico di sbarco in Sicilia, garantendo che gli anglosassoni, se avessero occupato un lembo Cella Patria, « l'avrebbero occupato rimanendo per sempre in una posizione orizzontale, non verticale ». Il discorso è del 24 giugno: il 10 luglio inlinpl'srcegsdesdleepsotaSsiruarlberms inglesi, americani, australiani e canadesi approdavano in Sicilia e, con una campagna di quaranta giorni, l'occupavano interamente ! L'uomo, che aveva dimostrato questa sublime chiaroveggenza, aveva due greche da generale sul berretto, ed aveva assunto, dal 10 giugno del 1940, il Comando supremo delle Forze armate di terra, del mare, del cielo; ed era lo r'esso uomo che, sei anni prima, nell'agosto del 1937. concludendo a Palermo delle cinematografiche esercitazioni militari, aveva proclamato : « Voi avete vi-, sto crescere sotto i vostri occhi l'apprestamento militare terrestre, marittimo ed aereo che presidia l'isola. Solo per una suprema follia si potrebbe pensare ad una invasione. Qui non sbarcherà mai nessuno, nemmeno un soldato ». Nel ripensare a queste profetiche parole rievochiamo istintivamente la proposizione che era alla base della mistica fascista, e che si insegnava anche ai ragazzetti delle scuole elementari : « Mussolini ha sempre ragione ».

Persone citate: Churchill, Mussolini, Nazio

Luoghi citati: Africa, Grecia, Italia, Palermo, Sicilia