Importanti questioni del commercio esaminate e risolte dal prof. Vanoni

Importanti questioni del commercio esaminate e risolte dal prof. Vanoni Importanti questioni del commercio esaminate e risolte dal prof. Vanoni La proficua seduta milanese - Indennità di presenza ai lavoratori e assistenza nelle città colpite da incursioni ■ La mano d'opera femminile e maschile - Verso l'eliminazione del contingentamento dei tessuti Milano, 27 agosto. La giornata del prof. Ezio Vanoni, commissario per la Confederazione lavoratori del commercio, è stata laboriosissima. Si trattava, oltre che di prendere contatto con i dirigenti locali su questioni che interessano direttamente ed esclusivamente 1' organizzazione interna della vecchia Unione provinciale milanese, di trovare, sempre in perfetta aderenza coi dirigenti stessi, ma più che altro con i rappresentanti dell'Unione provinciale dei commercianti, la sensibilità del cuore per ottenere che la Cassa Mutua, ben costruito istituto in margine all'Unione lavoratori col contributo dei commercianti, assicurasse a tutti i lavoratori la corresponsione delle indennità di presenza. Questa iniziativa, oltre che essere accolta con soddisfazione da quanti partecipano dell'attività commerciale come dipendenti, è stata accettata di buon grado sembra anche dalla classe dei proprietari, perchè li esime dai peso totale della corresponsione, che faceva unicamente capo ad essi. Avveniva che le condizioni in cui ora si trova il commercio — oberato dalle esose fiscalità imposte dal tramontato regime fascista e dalla guerra che ha costretto tutte le città bersagliate, come Milano, Torino, Genova, Napoli, ecc., a sfollare — fossero compromesse seriamente, e che perciò molto difficile era e doveva essere a molti commercianti (specie a quelli che fanno il lavoro minuto di vendita) il trovarsi in condizione, non senza sacrif: ciò personale, di provvedere al pagamento delle indennità di presenza, che peraltro erano' diventate una necessità imprescindibile alle esigenze anche modeste di ogni lavoratore. I commercianti, e specialmente gli esercenti, si trovavano nella condizione di preferire la chiusura del negozio, la soppressione di ogni loro attività, per non subire l'obbligo di corrispondere al personale le indennità di presenza. A Milano, infatti, su quarantamila commercianti, un migliaio e oltre avevano prudentemente abbassato le saracinesche e, chi con una scusa chi con l'altra, per non perdere il diritto alla licenza di esercizio, erano andati a respirare lontano arie meno pericolose. Dei centomila dipendenti poi, più di sei o set temila, oltre si capisce i richiamati alle armi, non potendo assolutamente vivere col provento puro e semplice del lavoro, avevano abbandonato la categoria e si erano in un modo o nell'altro adattati a lavori molto più proficui. Altra questione: l'assistenza ai lavoratori, particolarmente delle città colpite dall'implacabile ferocia nemica. Come già è stato accennato, un decreto dell'aprile scorso faceva obbligo a certe cate gorie di commercianti di so stituire gradatamente gli uomini con le donne, o comunque, quando vi fosse bisogno di mano d'opera, di non accogliere, in nessun caso e per nessuna ragione, altro elemento maschile. Ne è sorto, di conseguenza, che in certe case, dove il lavoro dell'uomo, perchè meglio corrisposto, bastava a tutta una famiglia, quello della donna non sia riuscito che a creare situazioni economiche molto disagevoli e imbaraz zanti, ed è anche avvenuto che la operosità femminile, per quanto volenterosa, in certi campi dove abbia bisogno di particolare esplicazione, abbia dato rendimento inferiore, con evidente scapito dell'attività commerciale. Discipline fasciste, a carattere restrittivo, vessatorio, avevano creato un crudele di sagio ai commercianti in tes siiti, i quali dovevano subire il contingentamento delle merci da parte degli uffici statali e dovevano altresì sopportare la L concorrenza che istituti creati, protetti, appoggiati dallo Stato e magari da esso indirettamente amministrati, facevano al libero commercio. Questa minorazione del libero esercizio dell'attività e questa indebita concorrenza, che serviva in, sostanza a creare sinecure a protetti del regime, è in via di eliminazione. DI altri problemi contingenti si è occupato e preoccupato il prof. Vanoni, e cioè delle ingenti falcidie che nelle città incursionate hanno subito le scorte, in modo che un numero considerevole di ditte è stato costretto ed è costretto per esse ad interrompere l'esercizio. Per conoscere l'entità del danno si stanno facendo gli opportuni accertamenti statistici, ma intanto si può dire che il danno stesso si aggira, almeno per Milano, a diverse centinaia di milioni, e che i lavoratori costretti, a causa delle distruzioni, a una forzata quanto inopinata disoccupazione siano circa diecimila. Naturalmente, pur non cedendo alla lusinga che possa essere facile o per lo meno agevole, collocare questa massa in altri centri o in altre località d'Italia, dato che si tratta oltre tutto di lavoratori specializzati, il prof. Vanoni ha studiato e studia, in concorso con le autorit." locali e con quellgovernati- ., di trovare un temperamento in sollievo di tanta sventura. >♦♦♦»♦♦»♦♦♦♦»»♦♦♦♦♦♦

Persone citate: Ezio Vanoni, Vanoni

Luoghi citati: Genova, Italia, Milano, Napoli, Torino