Apparenza e realtà di certi arricchimenti

Apparenza e realtà di certi arricchimenti LE FORTUNE DEI "GERARCHI Apparenza e realtà di certi arricchimenti Si annuncia per lunedì prossimo l'insediamento del-fia Commissione per l'esproprio e la devoluzione allo Stato delle fortune accumulate illecitamente nel trascorso ventennio da governanti, gerarchi e funzionari dello Stato. Vedremo quindi tra breve in funzione l'organismo chiamato a realizzare un'azione riparatrice e moralizzatrice che l'opinione pubblica, giustamente sdegnata dello spettacolo di tanti scandalosi • arricchimenti, ha reclamato a gran voce dal giorno stesso della caduta del regime fascista. L'atte3a per l'opera della Commissione è assai viva, ma naturalmente non sono mancate, accanto a manifestazioni di soddisfazione senza riserve, critiche e perplessità. Taluno avrebbe voluto che il compito di stroncare le fortune edificate sulla disonestà e la corruzione fosse affidato non ad un ristretto comitato di giuristi, ma ad un organismo di carattere politico a più larga base. Non è escluso che il futuro Parlamento, deliberando coi suoi poteri sovrani su questa delicata materia, provveda in un domani più o meno prossimo nel senso desiderato. Ma intanto bisogna riconoscere che il Governo ha dato prova di volere piena luce e giustizia integrale. I fermi già posti sugli .averi di molti gerarchi, l'ammissione dei privati cittadini a segnalare e a denunciare i casi di cui ciascuno è a cognizione, l'estensione dell'indagine ai famigliari, ai prestanome, agli eredi e ai legatari, la nullità decretata per gli atti di trasferimento a titolo oneroso successivi al 25 luglio e di quelli a titolo prratuito anche anteriori, tutto questo conforta a ritenere che non si tratti questa volta di una burletta, ma che si procederà con mano ferma e risoluta contro gli immorali profittatori del fascismo, e i loro complici più ò meno palesi. Un punto, però, sul quale vorremmo richiamare l'attenzione dei magistrati inquirenti, e soprattutto quella degli organi governativi, è quello relativo alla determinazione del concetto di illecito arricchimento. La questione merita di essere approfondita anche in sede di emanazione delle norme esecutive del decreto, che di vita alla commissione e .ne fissa i poteri. Noi siamo d'opinione che la xilecità dell'arricchimento debba essere intesa in senso assai lato, senza di che l'indagine, e il conseguente esproprio, rischiano di arrestarsi dinanzi ad un cumulo ingente di nuove fortune le quali, benché intrinsecamente disoneste e immorali quanto le altre, hanno però una parvenza di legalità e di regolarità. Si tratta di ciucile fortune che appaiono dovute ad una attività professionale formalmente ir>-^cepibile, ma che sono/dovute a condizioni di ingiustificato privilegio create artificiosamente al soggetto arricchito, cioè strettamente inerenti alla sua posizione politica. Ci spiegheremo con '-n esempio. Poniamo il caso del direttore generale di un'amministrazione pubblica il quale, nullatenente agli inizii del regime, si sia trovato il 25 luglio in possesso di case, ville, terreni e vistosi conti correnti bancari. Poiché i proventi del direttore generale di un Ministero sono facilmente accertabili, la commissione si troverà cM fronte ad un compito di una semplicità elementare. Ove l'inquisito non riesca a dimostrare di aver vinto per varii anni consecutivi la lotteria di Tripoli, di Merano e della defunta prima di nascere « E. 42 », o di aver ereditato il patrimonio dello zio d'America, una immediata, inoppugnabile _ presunzione di irregolarità giustificherà le misure espropriatici della commissione. Nessuna oossibilità di evasione sarà lasciata all'arricchito, che dovrà, volente o nolente, restituire il malguadagnato. Ma supponiamo un momento che non si tratti di un funzionario dello Stato, né di un ministro, di un segretario del partito o di altro qualsiasi gerarca, che abbiano vissuto di stipendi facilmente accertabili, ma di u«i professionista, come un avvocato o un ingegnere, che siano stati per lungo tempo investiti di alte cariche pubbliche. La commissione troverà che quel gerarca, prima di diventare una personalità del regime, ritraeva dall'attività profes{ male dei determinati pronti i quali, dopo l'assu.i>ne della carica, si sono duplicati o centuplicati. ,*vrà in questo caso il inaurato arrendersi di fron¬ te alla natura apparentemente ortodossa del guadagno, e considerare tabù l'enorme fortuna accumulata dal gerarca-professionista? Noi riteniamo decisamente di no; perchè pensiamo che l'origine di quella fortuna sia non meno obliqua e immorale di quella del gerarca affarista o corrotto, e del funzionario simoniaco. Quando si tratta l'argomento dell'immoralità degli uomini del fascismo, la mente corre istintivamente ai vergognosi casi di affarismo che si sono verificati in margine all'attività statale. Ma non bisogna dimenticare che ci sono altre categorie, che hanno non meno immoralmente profittato della situazione politica per crearsi sterminate fortune. Così, ad esempio, la categoria dei... grandi avvocati fascisti, i quali, dopo aver vivacchiato stentatamente in modeste preture di provincia, hanno visto i propri studii, non appena baciati dal sole della fortuna politica, affollati di clienti. Una volta era buona regola di correttezza che l'avvocato, chiamato ad alti incarichi politici, chiudesse' il proprio studio ; ma questa regola non ha avuto, ne), ventennio trascorso, che assai scarse applicazioni. Si sono visti ministri e sotto segretari continuare a tenere aperti — con parenti o prestanome — i loro studii. che finivano col mono polizzare gli affari giuciiziarii di una certa importanza di intere regioni. Il sottinteso, che richiamava i clienti, era che l'avvocato-ministro o l'avvocato-sottoseg/retario potesse influire sulla magi stratura in modo favorevole ai suoi interessi. Peggio an cora, questi studii profes sionali diventavano in molti casi centri di genuino affa< rismo, e 3i assumevano la trattazione presso i mini' steri di grosse pratiche, patrocinando, con l'ausilio di autorevoli telefonate, vistosi interessi di gruppi capitalistici. Si dovrebbero considerare legittimamente acquisiti guadagni di cosi torbida origine ? Un punto fermo, per noi, dovrebbe essere questo: estendere l'indagine non ai modi esteriori, del guadagno ma alle circostanze obiettive e subiettive in cui si è verificato. Ci sono agenti di cambio, che hanno guadagnato somme enormi con le notizie che un loro congiunto, insediato in una carica governativa di estrema delicatezza, forniva loro tempestivamente; ci sono avvocati che si sono accaparrate cause vistosissime col credito che loro derivava dall'essere fratelli cognati e nipoti dì un ministro guardasigilli ; ci sono medici che hanno ottenuto, per influenze politiche, impieghi, consulenze, collaborazioni giornalistiche lautamente remunerate; gerenti e rappresentanti di grosse aziende cha hanno accumulato decine di milioni dandosi improvvisamente all'esercizio di attività in cui non avevano nessuna competenza, e in cui si sono effettivamente limitati a riscuotere stipendi e provvigioni. E' su queste forme di arricchimento che l'indagine della commissione dovrà proficuamente e sagacemente esercitarsi, ae la giustizia riparatrice devfessere, come ha da essere, (piena e integrale. Non si dica che è difficile condensare in. una formula giuridica sintetica ed efficace la varietà, di casi che si presentano >ln questo campo. Basterà stabilire che dovranno considerarsi illecite, e quindi soggette ad esproprio, le fortune comunque accumulate, e quindi anche accumulate attraverso atti vita professionali ben defi nite, quando, in rapporto al la preesistente condizione dell'arricchito, ci sia fondata presunzione che esse siano dovute alla posizione politica del medesimo, o di suoi congiunti, o di amici, della cui Drotezione ed appoggio abbia beneficiato in modo palese e documentato.

Luoghi citati: America, Merano, Tripoli