Un professore e otto studenti tolti dal carcere e ridonati alla libertà

Un professore e otto studenti tolti dal carcere e ridonati alla libertà Un professore e otto studenti tolti dal carcere e ridonati alla libertà Un colloquio con il prof. Giua dopo 8 anni di reclu sione - Ciò che dice il padre di uno degli universitari Dopo aver sofferto otto anni -di duro carcere nei reclusori di Castelfranco Emilia, di Civitavecchia e di San Gimignano — dove successivamente è stato contrassegnato con i numeri 4891, 8415, 5423, come un condannato per reati comuni — il prof. Michele Giua — titolare della Cattedra di chimica della nostra Università — è ritornato alla libertà, poiché il regime della libertà è succeduto a quello della tirannia. Era stato condannato dal deprecato Tribunale speciale a 15 anni di carcere per propaganda antifascista: faceva parte del gruppo c Giustizia e libertà * dal quale discese un altro movimento, schiettamente tori- nese: «Giovane Italia», a capo del quale era il prof. sen. Francesco Rufflni. Nel 1935 l'odio avversario si accani contro il prof. Giua che fu arrestato insieme ad altri e ne seguirono pene di confino o .condanne varie al carcere. Il professore in seguito alla condanna a 15 anni di reclusione, era stato interdetto ed aveva avuto come tutore prima il prof. Mario Carrera, poi alla morte di questi, l'avvocato Innocente Porrone. E' nello studio di quest'ultimo che abbiamo avuto occasione di incontrare il prof. Michele uiua. « In carcere — egli ci narra — mi occupai intensamente dei miei studi scientifici; sotto il nome di mia moglie ho pubblicato alcuni libri; tra poco pubblicherò un volume di alto interesse scientifico: « La metodologia scientifica e la chimica»; no pure in preparazione due studi filosofici: l'uno su Galileo Galilei, l'altro sul tedesco Max Plank. «Mentre mi trovavo a Civitavecchia — il-cui reclusorio lasciai in seguito ai bombardamenti — da mia moglie mi fu comunicata la gloriosa fine del mio povero figlio Renzo. « La via del carcere non è stata certamente lieta —- ha proseguito il professore — ma l'ho sopportata serenamente confortato dal pensiero della mia famiglia, dagli studi miei prediletti e dalla certezza che un giorno la Patria avrebbe riavuto quella libertà per la quale io ed i miei amici ave vamo tanto lottato anche dal l'alto della Cattedra universi tarla ». Come si vede, quest'uomo che ha tanto sofferto per un altissimo ideale, non ha voluto ricordare nè le persecuzioni, nè gli.arbitrii a cui è stato fatto segno e che tanto diffl cile e dolorosa gli hanno reso la vita, prima di condurlo in carcere. Un calvario non meno doi loroso, di circa venti mesi di ■ carcerp hanno sofferto otto ! studenti rtni , ri jai reclusori . , Emilia e di San Gimienano, ora ritornati in seno alle an- gosciate famiglie. Erano stati condannati per av:" costituito un E'ruppo universitario anti- ka4^encarattere Uberale" |democratico, Essi sono tutti diplomati in . ragioneria ed iscritti all'Ate j n(.0 nella fscoltà di scienze cr.nnomiche. Il soppresso Tri- bunalé speciale a/e'va condanal"»»» Aldo Pedussia di Miche torinesi, usciti ora di Castelfranco le, di 21 anni, che fu il. pro¬ motore per l'istituzione del gruppo, a 14 anni di reclusione; Marziano Dasso di Ferdinando, della stessa età, a 10 anni; Walter Capra fu Felice, ventenne, a 7 anni; Auro Rosela, di 22 anni, a 2 anni della stessa pena; Domenico Ballarino, Giampiero Besson, Achille Brusati di Settala e Lorenzo Zurletti a pene varianti da 8 a 15 anni. Si tratta di giovani appartenenti a ottime famiglie, dalle quali hanno avuto un retaggio di onestà, di dirittura morale, di sentimenti patriottici. Il padre del Pedussia — col quale ci siamo intrattenuti e dal quale abbiamo avuto alcuni particolari sulle tristi vicende che amareggiarono per lungo tempo la sua e le famiglie degli altri amici del suo iigliuolo — esercita da oltre 24 anni la professione di rappresentante di commercio, e si è guadagnato per la correttezza del suo agire la simpatia e la stima di quanti ha avvicinato; il padre del Dasso è pensionato dell'Azienda Acqua potabile ed ha lasciato nei superiori e colleghi un ottimo ricordo di scrupoloso lavoratore; il defunto padre del Capra era medaglia d'argento della grande guerra, ed ebbe a sostenere dure prove nella lotta contro il fascismo; morì nel gennaio del 1941, in seguito ad un'incursione nemica, mentre si prodigava durante il bombardamento a salvare da una casa crollata delle persone sepolte sotto le macerie. Degli altri genitori non abbiamo che notizie frammentarie. Il gruppo studentesco antifascista, di cui come si è detto si era fatto promotore Al do Pedussia, era sorto nell'ottobre del 1940, e da quell'epo ca svolse intensa opera di propaganda con manifestini ed opuscoli. Cessò la sua attività nel gennaio del 1942. Nel giorno cioè in oui il Pedussia mentre teneva una delle consuete riunioni con i suoi compagni di fede, per intensifi care l'azione, fu con essi sorpreso ed arrestato Dopo 6 mesi di dura prigione nelle Carceri Nuove, venne ro trasferiti a Roma a « Regina Coeli », ed il 27 luglio dello stesso anno il Tribunale speciale pronunciava la sentenza cui è fatto cenno più sopra. I primi quattro furono Inviati a scontare la pena nel reclusorio di Castelfranco Emilia i gli altri in quello di San Gi mignano, ove tutti soffrirono con indomita fede per la cau sa della libertà. Oggi le famiglie di questi giovani patrioti, dopo tante pene, hanno la gioia dì poterli riabbracciare, di vederli ri prendere i loro studi, il loro |Bcirono lavoro, in un'atmosfera nuova di libertà, dopo di aver conosciuto il durissimo clima della dittatura fascista Valga il lo ro e6pmpi0 a dimostrare che vent'anm di fascismo non riti soffocare il senti- mento di libertà nell'animo di molti giovani che pure nacquero e crebbero sotto un re girne di coercizione. II prof. Michele Giua ese: «Giovane Italia» a c Lo studente Pedussia

Luoghi citati: Castelfranco Emilia, Civitavecchia, Emilia, Italia, Roma, San Gimignano, Settala