Verso l'epilogo a Quebec

Verso l'epilogo a Quebec Verso l'epilogo a Quebec L'arrivo di Cordell Hall - Strane voci da Mosca - Bracken esclude l'imminenza del tentativo d'invasione dell'Europa a — o a a n e o o l a o , a e a Stoccolma, 20 agosto. Anche Cordell Hull è arrivato a Quebec, il che vuol dire che la conferenza interalleata sta per arrivare alla conclusione. Il corrispondente da Nuova York del Dagens Nyeter scrive oggi che « uno degli scopi della conferenza di Quebec dovrebbe essere quello di confondere il nemico ». Alle molte centinaia di giornalisti giunti a Quebec non viene fornita alcuna notizia ufficiale circa le- discussioni che si stanno svolgendo, ma ad essi viene dato il permesso, anzi, l'incoraggiamento, di elaborare speculazioni e congetture senza limiti circa i risultati militari che si vedranno soltanto sul campo di battaglia. Dopo le conversazioni di Quebec, forse al principio della prossima settimana, Roosevelt partirà per Ottawa, dove terrà un discorso. A proposito di questo discorso vi sono due alternative: o egli si rivolgerà ad una sessione del Parlamento canadese, radunata all'uopo, oppure, se ciò fosse Inpossibile, farà le sue dichiarazioni alla radio indirizzandole a tutto il mondo. Alcuni osservatori dicono che Churchill seguirà Roosevelt ad Ottawa; altri affermano che si recherà con Eden a Mesca Le relazioni con la Russia Naturalmente il chiarimento delle relazioni militari e diplomatiche con la Russia è il perno delle discussioni che si fanno in margine alla conferenza, discussioni alimentate da un sintomatico articolo pubblicato dalla rivista Guerra e classe operaia che si pubblica a Mosca e che preconizza una conferenza tripartita L'articolo in questione dice testualmente: «Una conferenza fra le tre potenze, convocata allo scopo di raccorciare la durata della guerra e impedire la sua continuazione, una conferenza che assolvesse a questo importante compito, sarebbe una tappa gloriosa nella guerra contro Hitler e nella preparazione di una pace permanente basata sulla collaborazione amichevole fra gli alleati». L'articolo soggiunge però che è venuto il momento di lasciare le parole e passare ai fatti creando un secondò fronte in Europa. « La guerra — conclude l'articolo — potrebbe essere vinta entro quest'anno, se esìstesse un secondo fronte ». La stampa britannica in generale fa pure essa presente l'urgenza del tempo. I quaranta giorni della Sicilia appaiono un periodo non breve per chi si accinge a dare l'assalto alla fortezza europea. In Sicilia — osservano i giornali inglesi — è avvenuta la prima incursione ma «il continente, vasto e formidabile, rimane intatto ». Il timore del pubblico inglese, di cui si rendono interpreti i giornali, è che gli alleati debbano ricominciare faticose interminabili operazioni paragonabili alla seconda i e della battaglia di Si¬ cipscdtdlvvrmpmBllcgcrvlimlgas e a o i a ò i a e e r o a , e o i e ¬ cilia, chilometro a chilometro in territorio europeo. La stampa londinese tradisce la delusione per la resistenza politica italiana, l'impazienza per decisioni di amplissima portata e l'apprensione che il ritmo delle azioni si rallenti e che la guerra si eterni. Una doccia fredda Non è quindi da far meraviglia che a Londra si condivida lo stupore dei giornalisti raccolti a Quebec in questo momento per la conferenza, per le dichiarazioni fatte dal ministro delle informazioni Bracken, che è giunto ieri colà. Egli, parlando coi giornalisti, ha fatto dichiarazioni contràrie a quanto finora ne gli ambienti in margine alla conferenza si supponeva in rapporto ai nuovi piani di invasione. Bracken ha detto che l'invasione difficilmente sarà iniziata in questo o nel prossimo mese di settembre, e che la guerra certamente sarà lunga. Egli ha poi aggiunto che, ammessa pure una vittoria sulla Germania, gli alleati non hanno finito la guerra, giacché anche il Giappone deve essere sconfitto. « La lotta contro Hitler e contro il Giappone sono la medesima cosa», ha detto. La dichiarazione del Ministro per le informazioni, che accenna a un ritardo della messa in atto dei nuovi piani di invasione, dalla stampa londinese viene spiegata nel modo seguente. Anche Eisenhower, dopo l'occupazione di Messina, nel suo discorso alla radio disse che la campagna di Sicilia si era conclusa prima del previsto. Ciò porta con sè che gli alleati non pos sono essere ancora pronti nel la organizzazione della nuova spedizione. Nel frattempo continuerà l'offensiva aerea con rafforzata intensità. Bracken ha deluso i giornalisti avvertendoli di non aspettarsi un comunicato molto rivelatore quando sarà terminata la conferenza. Gli alleati intendono mantenere segreti i loro plani quanto più a lungo sarà possibile. Sospetti reciproci Quanto alla parte politica della conferenza viene segnalato un articolo pubblicato dal delegato del comitato francese ad Ottawa, Gabriel Bonneau, 11 quale ammonisce seriamente i partecipanti alla conferenza di Quebec, dal volere che la futura struttura europea sia fissata e mantenuta senza il consiglio e la stretta collaborazione con la Francia e altri paesi europei. « Sarebbe un errore fatale, egli aggiunge, cercare di amministrare i territori occupati per mezzo dell'Amgot dacché la Francia non ricevette dagli alleati nel 1939-40 gli aiuti che essa si attendeva. Essa non ha alcuna voglia di abbandonare le proprie faccende nazionali ad altri se non ai francesi ». Mentre 1 francesi sospettano di inglesi e di americani, gli inglesi sospettano degli a- msnlaCtsplgcpged mericani. In una sua conrispondenza da Quebec il londinese Daily Mail spezza una lancia contro l'invadenza nord americana dichiarando che nel Canada sono considerati oltraggiosi certi suggerimenti statunitensi, secondo 1 quali il paese dovrebbe far parte della confederazione stellata. Il giornale riferisce che il sindaco di Quebec, Lucien Borne, parlando a un gruppo di giornalisti nordamericani ha espresso 11 pensiero canadese affermando l'assoluta fedeltà del Canada alla Corona britannica, dichiarando testualmente: « Avete un numero di stelle sufficienti sulla vostra bandiera, noi Intendiamo restare ove siamo ».