Abolire l'Accademia d'Italia per la rinascita dei Lincei

Abolire l'Accademia d'Italia per la rinascita dei Lincei UNA PROPOSTA DI BENEDETTO CROCE Abolire l'Accademia d'Italia per la rinascita dei Lincei Roma, 19 agosto. Sotto il titolo: «Accademia» il Giornale d'Italia pubblica il seguente scritto di Benedetto Croce: « Vedo che parecchi giornali, con molta, con troppa benevolenza verso la mia persona, vagheggiano la mia nomina a presidente dell'Accademia d'Italia. Poiché il silenzio questa volta potrebbe far nascere equivoci o dubbi sul mio atteggiamento, sono costretto a dichiarare che, secondo il mio modesto avviso (che è peraltro un mio fermo convincimento l'Accademia d'Italia, notoriamente creata come mezzo di allettamento e dì asservimento verso gli uomini di arte e di scienza italiani e che purtroppo ha largamente esercitato il suo ufficio corruttore, non può, in niun modo essere conservata nella nuova Italia e deve essere senz'altro abolita, ristabilendo nell'atto stesso l'Accademia dei Lincei, istituita da Quintino Sella che ha ben altri e nobili ricordi e ha tanto e seriamente lavorato per gli studi italiani, la quale fu soppressa per far largo alla nuova. Ciò è necessario e, un po' prima o un po' dopo, dovrà ineluttabilmente essere fatto. E sarebbe meglio farlo fin da ora, appagando il voto di tutti coloro che non possono dimenticare l'origine e il carattere dell'Accademia d'Italia e conoscono la sua non già storia, ma triste aneddotica. « Vi sono certamente, in questa Accademia, accanto a gente di nessun merito e che non hanno punto curato la loro dignità morale, taluni uomini valenti; ma questi potranno passare nelle classi di scienze e di lettere dei risorti Lincei, con provvedimento di cui si studierà 11 modo e la forma dopo l'abolizione dell'una e la ricostruzione dell'altra Accademia. Anche qui non vendetta t non crudeltà, ma discernimento e giustizia accompagnata da qualche umana indulgenza. «Per quel che mi riguarda (e sono dolente di dover accennare alla mia persona che non io ma altri ha stimato, sia pure con ottime intenzioni, di chiamare in causa a questo proposito) sono e resterò affatto estraneo alle sopraddette e alle altre Reali Accademie, avendo già pregato cortesi amici di desistere dal loro pensiero di restituirmi al mio antico posto in talune di esse, dalle quali per rifiuto di giuramento venni (e in forma legalmente poco corretta) escili. . so. Sono molto innanzi negli anni e vorrei nell'estremo della mia vita somigliare almeno in questo a Giordano Bruno: nell'essere accademico di nulla Accademia: augurando a me stesso soltanto di poter ancora, ove gli eventi me lo consentiranno, con le forze che mi rimangono, condurre a termine alcuni miei lavori e rendere ancora qualche servigio agli studi da me sempre prediletti ».

Persone citate: Benedetto Croce, Giordano Bruno, Quintino Sella

Luoghi citati: Italia, Roma