Le drammatiche fasi dell'eroica resisteza

Le drammatiche fasi dell'eroica resisteza Le drammatiche fasi dell'eroica resisteza Romo. La battaglia della Sicilia è tiunta al suo epilogo inevitaile. I comunicati ufficiali, nella loro sobria dizione, hanno già reso noti gli eventi principali della dura lotta colà sostenuta dalle truppe italiane e germaniche, ma dalle operazioni appare opportuno un più ampio cenno. Nella notte sul 10 luglio, si sferrava l'attacco contro la Sicilia. Alla costa fra Licata e Siracusa si avvicinava una massa di oltre millecinquecento unità navali tra grandi e piccole, piroscafi e mezzi speciali da sbarco, per settecento mila tonnellate, scortate da sei navi da battaglia, tre navi portaerei, una ventina di incrociatori, qualche monitore, cui faceva corona un centinaio di cacciatorpediniere ed uno stuolo di motosiluranti e di altre unità sottili. A tutto questo formidabile complesso navale riunito contro di noi dal due stati più ricchi del mondo, davano il loro appoggio le numerose forze dell'aviazione anglo-americana dello scacchiere mediterraneo. Precedute da una potentissima preparazione di fuoco aereo e navale che si riversava sulle nostre difese e sul presidil costieri con un'intensità senza precedenti, grandi Uni tà nemiche riuscivano a porre piede nell'isola, creando delle teste di sbarco, fra Licata e Pozzallo quelle americane; fra Capo Passero e Siracusa, quelle inglesi. L'immediata reazione delle prime truppe italo-germaniche di manovra, prontamente accorse verso le zone minacciate, conseguiva iniziali successi a Gela, Augusta e Siracusa. Lo sfruttamento di questi positivi risultati non riusciva però attuabile per la superiorità navale ed aerea dell'avversario, che impediva alle truppe italiane e tedesche di permanere nella zona costiera. Mentre all'opposto vertice della Sicilia, nelle zone di Trapani e Marsala, venivano effettuati dall'avversario massicci bombardamenti navali, mantenendo allo stato potenziale la minaccia di nuove iniziative, si intensificava lo sbarco del mezzi corazzati e delle truppe nella fascia co stiera da Licata a Siracusa e si sferrava un nuovo attacco combinato dalla terra e dal mare contro' Augusta che veniva conquistata nella giornata del 13 luglio. Le truppe mobili della Sicilia centrale e meridionale, forzatamente inferiori per quantità e attaccate dall'aviazione nemica che agiva ininterrottamente su tutte le vie di comunicazione, compivano prodigi di valore. Divisioni italiane e germaniche, che i bollettini di guerra hanno in parte anche citate, accomunate in una sola volontà di lotta, si battevano senza tregua,' per contrastare la forte pressione nemica, particolarmente violenta alle ali nelle zone di Agrigento e di Catania. Riuscivano cosi a contenere l'avversario, ma non ad Impedirgli di progredire, sia pur lentamente. Con il tenace sforzo delle dodici divisioni sbarcate, dopo undici giorni di accaniti combattimenti, cadevano in mano al nemico Agrigento, Caltanisetta, Enna e tutta la cuspide sud-orientale dell'isola, mentre nella piazza di Catania si lottava con furore per 11 possesso della città; Da Agrigento, forti masse corazzate venivano dall'avversario lanciate verso nord sul' l'importante centro stradale di Lercara Frlddl, dove le truppe della difesa, stremate da accaniti combattimenti, e rano costrette a cedere di fronte al prepotere del mezzi blindati nemici. Superata Lercara Friddi, le formazioni di carri armati avversari puntavano direttamente sulla costa settentrionale dell'isola e su Palermo che ve Diva sgomberata. L'ala destra dello schieramento italo-germanlco doveva quindi progressivamente essere ritratta verso oriente per potere formare un fronte continuo che dalla costa settentrionale della Sicilia, per le Caronte, Nicosia, Regalbuto, Centuripe e la piana di Catania, fino alla costa, sbarrasse la regione nord-orientale dell'isola. Mentre combattimenti a carattere locale si svolgevano sul fronte fino al 31 luglio, le forze anglo-americane potevano completare le quindici Divisioni sbarcate nonostante le gravissime perdite inflitte ai loro trasporti navali dall'aviazione e dai sommergibili nostri e tedeschi (nel mese di luglio, nel Mediterraneo, vennero affondate 46 navi mercantili, 2 incrociatori, 8 cacciatorpediniere, 3 sommergibili; danneggiate: 115 navi mercantili, una portaerei, 18 incrociatori e 5 cacciatorpediniere). Attuato il nuovo schieramento delle artiglierie, serrate sotto te masse corazzate, il l.o agosto gli anglo - americani sferravano l'attacco iniziale di quella che potrebbe chiamarsi la « battaglia per Messina ». Da Santo Stefano di Cama stra a Catania, ma special mente nella zona centrale, combattimenti sono divampati violentissimi, e tali si sono mantenuti fino al termine della battaglia. Catania ha ceduto soltanto il 5 agosto, dopo tre settima ne di eroica resistenza. Ai nomi di Troina, Regalbuto e Centuripe si aggiungono quelli di Sanfratello, Bronte, Acireale, Randazzo: episodi superbi di uno spirito combattivo che non alla superiorità numerica degli uomini doveva cedere, ma soltanto a quella non arginante dei mezzi corazzati aerei. Per diciassette giorni si è protratta l'epica resistenza delle superstiti forze Italiane e germaniche, che riuscivano a tenere in rispetto il nemico fi no al punto da poter esseri, traghettate tutte sulla sponda calabra prima che l'avversario raggiungesse la sponda sicula dello Stretto. Al comandanti e ai soldati italiani e germanici, che alla durissima lotta hanno partecipato, consapevoli dell'importanza del compito e decisi e lottare fino In fondo, per difendere le posizioni loro affidate, i popoli d'Italia e di Germania, chiamati anche essi & sostenere te dure prove della più grande guerra della storia, guardano con legittimo'orgoglio e con animo grato.

Persone citate: Cama, Caronte, Lercara, Romo, Sanfratello