Piccole cause grandi effetti di Antonio Antonucci

Piccole cause grandi effetti TRA I LIBRI CURIOSI Piccole cause grandi effetti Migliaia d'uomini alla morte per la bruttezza d'una donna - Il vivace caratterino della regina Fredegonda - L'idea fissa dell'imperatore Commodo e la vendetta di Marzia - La severa Placidia e la calata degli Unni , .Nel 1740, vide la luce a Venezia « con pùbblica approvazione », un llbridctno senza nome d'autore, intitolato: « Grandi avvenimenti, prodotti da piccole cagioni. Opera eh? contiene i fattile 1 casi più ouriosi della,\storia,- atti a formare una piacevole, e. grata lettura per intrattenimento delle persone e spiriti, che leggono per trarne utile, e diletto ». Il caso più clamoroso fu quello di Adamo che si rovinò, e coinvolse nella rovina infinite generazióni per un pomo vietato in mezzo a migliaia permessi, ma di ciò si cerchi ragione nell'imperfetta natura dell'uomo, nella cui anima, al pari delle virtù, possono allignare i vizi, e l'erba cattiva affiancar quella buona. Si pensò di rimediare con 11 diluvio ma, ecco, « una famiglia galleggia su l'acqua e, galleggiando i vizi con essa, si conservano con la medesima ». Sempre l'amore... e i , i i ; , o o n e n e a e o n a l a n e e e i i e A dire di alcuni, i «vizi» più pericolosi dell'uomo sono la stupidità e 1 nervi fragili. Viene poi l'amore, se ad alta tensione o a tensione irregolare. L'anonimo al scusa di metterlo tra le « piccole cagio ni » ma, ad escluderlo, non re sterebbe quasi nulla da rac contare. Quando Fulvia, moglie di iMarc'Antonlo, scopre che suo Imarito è diventato l'amante di jGlafira, regina di Cappadocla, i cedendo al dispetto e alla collera irragionevole, vuol vendicarsi con la pena del taglione, e al offre ad Ottaviano. Ha dimenticato però la propria età e la bruttezza che' l'affligge. Ottaviano fa il.casto ma internamente ne ride, e poi ne ride in versi. I versi circolano. La personalità dell'autore incita a diffonderli e ad applaudirli anche più di quanto essi meritino. Tra l'altro, essi dicono: * La sua bruttezza mi spaventa più della morte ». Fulvia s'inviperisce, e inviperisce il marito per altri aspetti. E' la guerra. Cosi, per un adulterio che non era il primo e non fu l'ultimo, migliaia di uomini troveranno la morte. E' l'amore che agita Ogo, figlio di Karakan. Egli adora una pastorella. La politica di corte gliela fa rapire per restituirlo alla moglie e ai doveri di Stato. Ogo s'infuria, uccide il padre, ripudia la moglie e, una volta lanciato, per sfogarsi del tutto, assalta i vicini, conquistando così la Tartaria e una parte della Cina. Qualche cosa di simile capita a un soldato che s'innamora della moglie di un re di Persia. Disperando di poterla ottenere, malgrado qualche sguardo benevolo di lei, egli cerca la morte in battaglia compiendo tali prodigi di valore, e così ripetuti, che il re lo nomina governatore di una città. Ma questo re era cattivo e fu detronizzato. I ribelli lo imprigionarono in una fortezza, sotto la giurisdizione del soldato governatore. Arri va da lui la regina per impe trare di vederlo. L'antica fiam. ma si riaccende, la buona donna graziosamente la seconda e può cosi visitare il marito, restituendogli il trono con un po' di adulterio. Nino, re di Babilonia, è in guerra contro i Battriani. Tutto cede di fronte al suo valore, esclusa Battria, la ca pitale. Egli sta per levare l'assedio, quando lo avvertono che la capitale è stata presa d'assalto. E da chi? Da una donna. Alla testa di poche truppe, lei è riuscita con ■^astuzia,- dove la forza nulla aveva potuto. E' costei Semi ramtde. Altrettanto bella che valorosa,'li rè sè ne Innamora e;-la prende -in moglie. Come donò grazioso, stabilisce pure che un giorno dell'anno le sia ooncesso un potere assoluto. Semiramide ne approfitta per foie uccidere Nino, In buona forma. E' sempre l'amore che rovina Chilperico, re franco. Ma b«Sgtddctcsvbclgldv e a i e . a n a e a e e a r a ben gli stette poiché egli era «avaro,, ambizioso, dissoluto. Sposava tutte le femmine che gli piacevano, e le ripudiava tostochè un'altra gli piacesse di più ». Tra queste c'era Fredegonda, una donnetta dal caratterino vivace, che diventò sua meglie dopo aver fatto avvelenare quella in carica. Una volta regina, ne trascurò alquanto i doveri a favore di un Landerlco, nobile e bravo cavaliere. Un giorno il re, prima di partire per la caccia, disse: « Andiamo a salutare la nòstra cara Fredegonda ». Fredegonda si stava lavando il viso, a schiena nuda e con i capelli sciolti, non vide quindi chi arrivava. Scherzosamente, il re le diede un colpo di bacchetta sul dorso e, lei, abituata alle rudezze del tempo, si limitò a lamentare: « Ah, Landerlco, non si battono cosi le donne! ». Quando si avvide della gaffe, era troppo tardi. Non si perdette tuttavia d'animo e, cercato Landerlco, fece in maniera che il marito ricevesse due fieri colpi di pugnale, prima che lo stesso trattamento toccasse a lei ed al suo drudo. Dicono, quantunque non sembri accertato, che la regina Eleonora, moglie di un re di Francia, crociato.in Palestina, fosse presa di violento amore per il bravo Saladino. E questi altrettanto, si da imparare il francese in dodici giorni per spiegarsi me¬ glio, "il re di Fra"ncfa ripudiò Eleonora, e, con essa, la ricca dote consistente nella Nor mandla, l'Anglò, la Linguado ca e la Guienna. Enrico II, re d'Inghilterra, giudicò una bazzecola quant'era accaduto, tanto più che non riguardava la sua persona. Si prese quindi in moglie Eleonora. La dote, però, dovette rivendicarla con le armi. Ne derivò un po' di guerra che costò la vita a mezzo milione di uomini. Il sacco di Roma Una. cagione davvero piccola fu però quella che perdette l'Imperatore Commodo. Costui s'era fitto in capo di mostrarsi nudo tra i gladiatori, od in altro spettacolo pubblico. Marzia, sua concubina, che gli voleva bene, lo sconsigliò caldamente, adducendo anche ragioni filosofiche: essere cioè un'imprudenza quella di apparire in pubblico senza quei paludamenti che rendono gli Dei diversi dal mortali. Poich'egli insisteva nello sciocco proponimento, Marzia ' pregò personaggi influenti perchè si unissero a lei nel tentativo di persuaderlo. Opera vana. Commodo irritato fece una Usta dei seccatori, con Marzia in testa, per ordinarne la morte1 ma, distratto com'era, lasciò la carta sul tavolo. La prese un bambino per trastullatisi e di camera in camera, ecco il documento fatale tra le mani di Marzia, che provvide ad avvelenare Commodo, e a farlo strangolare per maggiore sicurezza.' All'avventura si collega un curioso aneddoto. I complici di Marzia si recarono da Pertinace, prefetto di Roma. Egli li accolse sorridendo, dicendo loro: « Ogni giorno aspetto la morte, e da gran tempo mi sono preparato. Colpitemi, giacché essa non ha niente di orribile per me ». Invece, gli offrirono l'impero. Ad ammazzarlo, ci pensarono altri, tre mesi dopo. Una piccola cagione — almeno in apparenza — fu quella che portò Alarico al sacco di Roma. Per astenersene, il barbaro domandava una certa quantità di stoffe e di biada, nonché il titolo di generale romano. Quest'ultima pretesa parve eccessiva ad Onorio, che glielo scrisse in una lettera. Fu la catastrofe. Non meno frivola fu la cagione remota del secondo sacco di Roma, per opera dei Vandali, chiamati espressamente dall'Africa. Valentiniano III aveva la passione per i gsggtssnltmieMflnvRGvI1dclEmdddndidtsdfiustnptccnnrpptipOsromudpsrcaClvs, ,. ... . ,-■.<■., - -|dadi, e invitava 1 ministri alx giocare con lui, non tralasciando alcuna occasione d'ingannarli. Ingannato o no, un giorno; anche Massimo perdette assai, né avendo su di sè la somma necessaria a sdebitarsi, diede all'imperatore un anello. Con esso, fingendo che la chiamasse à corte il marito, Valentiniano III Invitò la moglie di Massimo e la violò, imprudenza pagata con la vita e con l'impero per opera di Massimo, il quale, dopo, volle far sua Eudossia, moglie dell'assassinato. Ad aggraziarsene l'animo, egli le disse d'averlo ucciso por amore di lei. Rabbiosetta, la donna invitò Genserico, re dei Vandali, a vendicarla. Genserico venne in Italia, saccheggiò Roma per 14 giorni, Massimo fu trucidato ed Eudossia portata via carica di catene. Ma — dice l'anonimo — « la schiavitù di Eudossia aveva degli allettamenti per essa, perchè prima di partire aveva avuto la soddisfàz'one di veder perire l'odioso Massimo ». Per un molesto rumore Carlo Alberto di Luynes era nelle grazie di Luigi XIII, ré di Francia. Per farselo amico, il maresciallo d'Ancre, marito di Eleonora Caligai, gli cedette un appartamento sopra il suo, ma era tanto il rumore dell'ospite che 11 maresciallo fini per seccarsene. Ne derivò un'Inimicizia che portò all'assassinio del maresciallo. A parte il fatto che le cose non stanno così, e che l'assassinio fu provocato da cause più remote e profonde, la piccola cagione non è però da ricercarsi nel rumore molesto, bensì nel motivo che portò il di Luynes all'affetto del re: egli era riuscito ad ammaestrar piche per prendere passeri. L'anonimo concede poi troppo alla leggenda, quando attribuisce la calata degli Unni in Italia alla severità di un'Imperatrice (Placidda, figlia di Onorio) nei riguardi di una sua figliola. Costei, per fuggire alla tirannia materna, si offerse in moglie ad Attila, mandandogli in pegno metà di un anello. Attila se ne ricordò difatti quando la miserella, dopo parecchie dissolutezze, era stata chiusa in un chiostro per redimersi. Ma il suo non era che un pretesto. In verità, egli avrebbe preferito Invadere la Cina ma trovata sulla strada la Grande Muraglia, si riversò verso un punto di minore resistenza. Antonio Antonucci

Persone citate: Arri, Carlo Alberto, Commodo, Eleonora Caligai, Enrico Ii, Luigi Xiii, Saladino