Battute d'allarme di Curio Mortari

Battute d'allarme Battute d'allarme Dopo i sei ululatarresta: il ritmo senza una sosta, DAI. NOSTIiO INVIATO Stazione Z..., agosto Sono giunto un po' tardi in questa città, per poter trovare alloggio. Ad ogni albergo'^ In rispósta r invariabile: ^Tutto occupato». Non rimane che sue re fotine titillaenzipiù tesa.« Qfare una passeggiata, per P«'j,.01,jct — r ti fi — r m *— I yq iti f ritirarsi nella sala d'aspetto m}L attesa del primo treno dell'ai-- mai;bri. Una notte insala d aspetto - Enone una novità per un mar- » Innalista in servizio viaggiante _ues'' dal basssempbonasformbotfitranqbran.!,-„.,! „ 4„i.j„ ,,„, „i„ liìUIIZJt frfi Si„ r, Im'81'1™niunto di luglio. Le città- lanun nrnuistrifn In lineala durante questi tempi eicezio noli. Ho conosciuto di peggio (o di meglio): — «otti africane ed asiatiche, attendamenti caravanserragli lebbrosi, adiacci sotto le stelle sahariane. Ma c'è la luna, stanotte; il placido ni hanno acquistato la poesia SE'delle tenebre: la guerra ha che fatto loro questo dono. Sotto i portici neri di questa città marina, splendono fasce d'argento. I passi dei pochi nottambuli attardati sembrano passi da ronda. E si sente il mare, col suo fievole muggito lontano. Fagna scireprio che gli cnatu« vizio n o'^ e sue pulsazioni, comi etto-.ère forte. I fischi del! nino- dtine in manovra ha. o con-ìntitillato a echeggiare nel si-'Oenzio della notte, reso ancora mpiù grave e profondo dall'ai- dtesa. • '■ p« Quelle — mi dice un fer- \ 'j,.01,jc>e alludendo alle loco'mo-\m I yq iti f m}L -- non s'impauriscono | fmai; non vanno mai nei rifu- .do - E c7|e ,0„ vecchie! ». Ip- » Infatti Hono tutte antiche. Ime _ues'te locomotive di manovrai r' dal collo lum/o e dal ventre\nbasso; ma solerti, infaticabiliìrsempre. I loro fischi regolari,{sbonari, sembrano talvolta trasformarsi, articolarsi in bor-, botfii di galline che razzolano \ tranquillamente Talaltra sembrano invece voci ferme e ras- liìUIIU ini <:< t hai ki lite o tua- m'81'1™'"' di Persone anziane ed à- ricche di quel tesoro a •"w-c. « o il a SE'i'ti a che è la calma i à rto il o o; si a Favorito dalla quiete che regna nella stazione, cerco di uscire dal rifugio. Incontro proprio un capostazione di turno che passava frettolosamente: gli comunico il mio nome e la natura del mio servizio. « Poiché si tratta di un servizio ferroviario — gli dico — permettete che osservi un po'; presso i binari, lo spettacolo di quelle locomotive in manovra... ». Il permesso è accordato, ztlfìsgsre non senza qualche perplessità, [e, Ed eccomi ancora nel vuoto i-, della notte plenilunare, tra la n jungla dei binari e dei sema 'fori, tra un viavai cauto diìt, convogli e di macchine, che | c-'sembrano aver acquistato qua-\ei si una elasticità di animali da , foresta. mi c'è, verso gli scali, una lohe■ comotiva immobile, aitasi in e- atteggiamento di ripòso. At-\r- tende di essere agganciata a\o. un convoglio nero, fermo un! n-ipo' più indietro. Mi avvicino.\o- Sembra la vaporiera di pani-1 pacchiana memoria, quella che à? fendeva a modesta velocità i si canapai e i seminati dell'Emidi lia, in un arcadico tempo tontano, quasi mezzo secolo fa. i- Essa trasuda e rifiata appena, o-'lasciando cadere, di sotto il la ventre, qualche favilla, e: La luna fa brillare la sua 1 pelle da negra, lucida e oleo- s- sa. Il macchinista sporqendosi a fuori della cabina, a'gomiti ra larghi, attende e osserva, menLa tre laggiù, presso il convoglio o- di carri merri. uomini neri .io- ur di o- di carri merci, uomini neri soo- no intenti ad agganciare, lani- dando brevi e sécchi richiami a- e agitando lanterne a mano, n macchinista porta un ra berrettino cerato a visiera ed oi ha intorno al collo un fazzoel-,letto di colore, che gli dà una n- aria catalana. E' un uomo ata- tempato. La fuliggine ha reso c- più scabro e più staccato il \suo profilo forte. Osservo i i suoi occhi bistrati dal carboul- ne, che sembrano quasi tenro | trali. Se JJembrandt rivivesse, ne farebbe un superbo ritratto notturno. n macchinista, ohe è tranquillo come se r allarma non lanai & riguardasse person lìmente. er- scambia gualche parola con di!me datt'alto del suo balcone m- caliginoso. Gli domando dieu uo j ni dati sulla sua macchina. E' a il un'antica Breda della classe el- 1900. Ne ha fatta della etra a-ida: su tutte le vie d'Italia, dal ve-'Settentrione al Meridione. E' ur-\passata tra nevi e canicole; it-i ha sbuffato su salite (le « penon' denze » come le chiamano in llelstile tecnico) di lunga lena; Presto, presto! » Gli ultimi bar si chiudono; gli ultimi spiragli di luce si spengono. Non resta più nulla da fare: ritoituire. Ritornare 'lentamente verso la stazione, dalla quale giurige qualche fi-, Schio solitario di locomotive in manovra, 'La luna sale verso lo zenit, Ritornano alla mente gli ac-'centi di Dante: «Quando, nei plenilunii sereni... ». , Ma ecco, d'improvviso, imi nlulato rauco, prolungato, che■ lacera questa immensa sere- mtà. La notte sembra percor- sa da un soffio acheronteo. L'allarme! Quanta gente, pen-isando che ormai i mostri vo- tanti non sarebbero più verni-1 ti, si era addormentata già? Mentre l'ululato si ripete, si ode lo scalpicelo, lo zoccolìo di chi s'affretta verso i rifugi. Vedendomi troppo lento e di- noccolato, un ferroviere mi so-'spinge verso il rifugio della stazione con un febbrile: t Presto! Presto! ». 1 Ed eccomi m un sottopas- saggio angusto, insieme a qualche soldato carico ancora del suo fardello di guerra. La ■ena ha esaurito la sua ugo- i - — non vuol dir sempre incura '«ione/ Così trascorre più di -' a , o sua Ugo- la tenebrosa : i sei ululati rego- lamentan sono finiti. L'ulti- mo si spegne in una eco ca- vemosa. Attendiamo. Si udranno tra breve i ronzii altissiìni; poi risuoneranno i primi colpi del-,la Difesa, che si tramuteran- rio subito in un coro scapiglia- to e tonante. Tendiamo l'orec- °'l\S: \Ebbene? Nulla. Passano i mmuti; passano i quarti. Nul- ia ancora. Allarme — è vero a a i una meet'ora. In questo frattempo U lavorìo notturno della stazionanon si è mai interrotto. Il ber- retto rosso del capostaMone diturno è sempre sotto la lam- padina schermata del suo scrittoio: il capo consulta idispacci che i telegrafisti nel- la sala accanto gli hanno tra-smesso e continuano a riceve-re e a stilare. Il ritmo nottur-no dei binari e degli scali (rit-ino tranquillo, metodico) è continuato senza una sosta nelle Ironia non che di satira. Terzo : non si dimentichi che il singolarissimo contemperamento dell'eroicità e della comicità nel melodramma i della sirena, la vita in notturno dei binari e nelle sue pulsazioni, c una stazione non si degli scali continua ome un cuore forte è scivolata lungo pericolone discese; ha attraversato piani e pianori; ponti e fiumi, Ora l'hanno, per così dire, messa in pensione, destinan dola alla spola delle manovre, presso gli scali. Il macchinista mi spiega, a modo suo, che queste locomo fine hanno le virtù di certe donne matwt che, a tutta prima, sembrano fuori moda, ma custodiscono nel cuore ra ri sei/refi di fedeltà e di te- nerczza. Queste macchine sarebbero simili a buone massaie che non conoscono i bizuntinismi del mondo elegante, ma sanno far bene i loro lavori di casa. E, in tempi diffìcili, i caratteri di questo stampo si apprezzano maggiormente. Come donne mature Domando al mio macchinista se è affezionato alla sua locomotiva. « La mia vecchia » egli la chiama, come un marito canuto chiama la moglie affezionata, che gli ha dato gioie e figli. E direi che gli si inumidiscono gli occhi! Quantunque essa abbia un numero, non un nome, egli l'ha battezzata egualmente con un nomignolo. La chiama «La Nino ». La tiene pulita, oliata a dovere; vuol che sia sempre decorosa e la colma di attenbattendo con le nocche sulla lamiera della cabina — è vero ferro e vero acciaio, senza ziont. « Non è moderna, via questo materiale — soggiunge, trucchi. Materia-prima d'una volta... ». Ora parla anche un po' di sè. Quantunque sia attempa¬ to e accasato, ha avuto la sua giovmezza d'avventure. «An coi a qualche tempo fa, guidavo locomotive di direttissimi e n e di rapidi. Ne ho fatto, delle corse! Poi viene il tempo di cedere il posto ai giovani, che hanno la febbre della velocità... ».' Egli si interrompe un momento per dare un'occhiata al fornello. Lo sportello tenebroso si spalanca, mandando una fiammata rossa. Il macchinista inforna una palata di carbone, poi rinchiude con un colpo secco, che dà un suono metallico d'otturatore. Sianio in guerra! « Però — egli conchiude — sono sempre rimasto fedele alle macchine a vapore. Richiedono maggior fatica, ma appassionano di più ». Gli domando perchè il servizio non cessi durante gli allarmi. « Noi — risponde — non si spegne mai ». La conversazione è troncata da un colpo di fischietto lontano. Manovra. Il macchinista mi saluta con un cenno della mano: rientra nel suo stambugio di ferro; dà un colpo alla leva aravvio • la looomotiva, soffiando, borbottando, retrocede Tantamente verso a convoglio che la attende per l'agganciamento. Bseguita la nuova manovra, 0 serpente nero retrocede, sempre lentamente, e si perde laggiù, nell'intrico dei binari e 'degli scali. W La luce del crepuscolo fa già impallidire il cielo ad oriente, quando la sirena suona il cessato allarme. Curio Mortari (Continua)

Persone citate: Stazione Z.

Luoghi citati: Italia, Schio