CiCAI

CiCAI CiCAI miinilMIIMIMIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIsecopagaVittorino si levò presto scarpe, calzoncini, maglietta e, in mutandine da bagno, si sdraiò all'ombra del pinastro. Intanto l'acqua del mare andava e veniva su per la stretta insenatura e faceva, Muovendoli, risonare i ciottoli. C'era un gagliardo vento fuori al largo e le onde battevano rumorose rompendosi sulla spiaggia. In quell'insenatura arrivava solo il flusso e il riflusso con qualche schiuma. Vittorino «attendeva. Guardava il ciclo quasi bianco, guardava le cime verdi delle piante e poi spingeva lo sguardo sulla pianura crestata del mare. Deserto per ora. Nessuna vela, nessuna barca. L'avventura, sebbene l'avesse sempre presente, non lo rendeva inquieto. Era sicuro che sarebbero venuti e che tutto sarebbe andato bene. — Toh, che fai qui, Vittorino? Non ci voleva ; no, lei non ci^sioleva. Come l'aveva scopimi? Che avesse avuto qualche sentore della cosa? — Che t'importa? — Scusami. Credevo tu fossi in ogni modo più gentile. Sai, Ginctto e Mauro sono lisciti stamattina di casa all'alba, senza dir nulla ; e non si trovano più; li hai visti forse...? — Chi ne sa nulla ! — Hanno preso la barca di Toni Giulia dalla darsena, con la vela grande, e adesso li cercane. Dice il vecchio Giulia che se li pesca, hanno da passar un brutto quarto d'ora. — E dove vuol pescarli? — Mata... Adele sbatteva le palpebre nel sole. Vittorino la vedeva di sotto in su e gli pareva storta. Ora si studiavano d'essere uno più astuto dell'altro, di farsela, insomma. Vittorino con quella sua faccia larga a bocca socchiusa e gli occhi pigri tra le ciglia pallide, badava a non perder nulla e a guadagnar tutto: cioè non tradire d'un pelo gli amici, e scoprire le insidie tese all'impresa. Ma Adele non era facile. Se non fosse stato il timore che la vela dei Ciulla si mostrasse da un momento all'altro, Vittorino avrebbe saputo il moc^> di far cantare Adele ; ma non voleva trattenerla ; anzi era neoessa rio mandarla via al più presto; e farle perdere le tra oc*. Ma se venivano, « non lo trovavano ? Un'idea gli paaeò per la t-e* et* ; ^-ipir* Adele, portarsela ria con loro. Già, se comparivano in quel momento, non c'era altro da scegliere. Un balzo e giù; egli si sentiva ben più forto di Adele, e E' che hanno le unghie, queste maledette ; e poi gridano come le oche furiose 1, pensò. Vittorino taceva, voleva darei l'aria di nulla. — Sono andati a vedere alla batteria... — riprese Adele. Vittorino fece dentro di sè: «ah, comincia a cantare », e continuò a tacere ; ma aveva il cuor sospeso — i soldati non li hanno visti, non hanno visto la barca di Toni, non hanno visto nessuna barca. Adele intendeva arrabbiarsi, faceva la voce irritata. Vittorino la vedeva sempre ferma e storta, dal basso: aveva certe buffe gambe pelose, il sottanino leggero le si moveva al vento e di sopra la spalla appuntita sporgeva il cespuglio pazzo dei capelli color pannocchia. A un tratto Adele si voltò verso il canneto. — Sentile. Non ci sono mai state tante cicale come quest'anno. Allora Vittorino ebbe una improvvisa idea. Gli seccava alzarsi dalla sua comoda posizione, ma bisognava decidersi ad agire. Saltò su, dette una larga occhiata al mare. Niente aiK.»ra, guardò la posizione del sole: era presto. — Andiamo, voglio riempirti il grembo di cicale. — Uh... che mi fanno schifo. — Sciocca. Sono asciutte come il vetro e salate come i ciottoli. — No, no, che son tenere. 10 non le prendo in mano. Vittorino, tarchiato, era di una testa più basso d'Adele, lunga e sottile. Levò il braccio per metterle una mano sulla spalla, ma Adele si scostò intimidita. Allora egli la afferrò fulmineo per un polso : « Vieni » e la trascinò, a Se gridi, ti butto nell'acqua e ti tengo sotto». Adele si svincolò e corse via spaventata, saltando qua e là comt> un uccello ferito. Vittorino la rincorse, la cacciò fin dove volle lui. Poi d'improvviso si buttò disteso a terra, dietro il grano. La terra era rossa e gropposa, gli ammaccava e impiastricciava 11 petto e le gambo; ma Vittorino la sentiva, cosi un poco umida, come un refrigerio contro le carni accaldate. Stette tranquillo tendendo l'orecchio. Il fruscio della fuga d'Adele svanì. S'udivano uisbsasogccmpsttlbfrsgsB IIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMII sempre le cicale e le onde contro la spiaggia. Il vento passava sulle spighe e le piegava. Vittorino ne strappò si mise a sgranarla : tra le dita, aveva in tra i denti, un dolce una e ispida bocca, sa pore. Fu in quel momento che il sole s'oscurò come al passaggio d'una nube fragorosa e il cielo si riempì di vibrazioni, che la batteria dietro il promontorio sparò e dopo un cupo boato lontano la terra fu scossa. Vii torino ne sentì il tremore sotto il petto. Poi tutto stagnò in un sinistro silenzio ; soltanto le cicale dal boschetto si facevano sentire forte, più forte di prima, pa revano inebriate. Vittorino si levò, s'allungò sulle punte dei piedi. Oltre, il grano, gli olivi, oltre il boschetto oscuro della linea del PER UN N

Persone citate: Ciulla, Toni Giulia