1 di Mario Gromo

1 MinillllllllllllllllllllllllllUIIIIIIIIIIIIIIllllllllll I fc, LA STAMP - 3 promontorio, vide levarsi un fumo, e in mezzo, qualche bagliore di fiamme. «Troppo tardi», pensò con rammarico. Anche questa volta l'avventura era stroncata. Ritornò di malumore verso il pino e quando vide la vela dei Ciulla avvicinarsi, scrollò le spalle; Ginetto e Mauro buttarono l'ancora, calarono la vela e fatto segno a Vittorino d'attenderli a terra, vennero con l'acqua fino alle ascelle verso spiaggia. — E allora? — chiese Vittorino. — Niente — disse Ginetto — lasciamo la barca qua fino a domani mattina. — I Ciulla se ne sono ac corti, la cercano — disse Vit torino, torvo, per nulla persuaso di lasciare la barca là. — Sanno che siete 9tati voi. — Chi te l'ha detto? — Adele, che e venuta qua pochi minuti prima dell'incursiorrc, e che ho messo in fuga ; se no, vi scopriva. I ragazzi si guardarono perplessi. — Un'idea — disse Mauro portiamola alla batteria. Era il più inquieto e il più esile dei tre; J'astuzia gli luceva negli occhi sotto il ciuffo ch'egli si scostava continuamente dalla fronte con mano nervosa. — I Ciulla sono andati n chiedere ai soldati se avevano vista la barca — obiettò Vittorino. — Tanto meglio cosi — ribattè Mauro. — La porto io; conosco il sergente e ce la tiene lui fino a domani, in barba ai Ciulla. — E se ritornano? — Si dice alla sentinella di non lasciarli passare. Ginetto, il maggiore, approvò, tanto più che i soldati sapevano da sempre il loro progetto di far vela verso I; città, per vedere più da vici no un'incursione e «aiutare in caso di bisogno. — Noi ti attendiamo nel canneto. Porta qualche cosa da mangiare. Stasera non rientriamo — disse Ginetto. — Quelli là non 6ì muovono per venirci a cercare, non te¬ mete : sono epaventati. Guardano la propria pelle, come se dovessero restarci dentro per sempre. E se mandano Adele, la teniamo con noi. — La ragazza — soggiunse meni re Vittorino voleva ribattere — sta dalla parte loro, ina vorrebbe star dalla parte nostra; la eia perdere, Vii torino... Lo cicale cantavano più ebbre che mai. Coni.' j due ragazzi si avvicinavano, pareva che tutto il canneto fosse uno strumento vibralo >■ vibrante in toni acuti. Noll'cntrarvi per lo stretto sent turino die si inoltrava tra le canne, furono sul momento sorpresi e quasi arretrarono. Parve loro che il canneto fosse tutto' vivo c stridulo e alato: e corpic cioli di vetro fragile batterono contro i loro corpi nudi, sul petto, sulle spalli!, per il viso. Ebbero come un soiism di ribrezzo. Poi avanzarono lentamente. Le cicale stridendo saltavano di canna in canna davanti ni loro passi. I ragazzi non ebbero nemmeno il coraggio di stendere le ma¬ ni per afferrarle Cenasi quasi si proteggevano gli occhi. Vittorino, come ossessionato, a un certo punto cominciò a correre e a tempestare nelle canne, seguito da Ginetto. Videro le cicale spaventate sorvolare come una nuvola azzurra e diafana il canneto e spandersi sulla campagna d'intorno. Si prepararono una specie di nascondiglio nel mezzo de! canneto: una bella e profonda nicchia. C'era odor di terra e di sale; l'ombra era calda. Ginetto .svolse la cima verde della canna più vicina; la cannuccia in cui s'accartocciava la foglia, era tenera e dolciastra di sapore. Soffiandovi rientro, Ginetto cominciò a zuffolare. Vittorino fece lo stesso e andavano a gara a chi producesse i suoni più lunghi 'e vibrati. Quando Mauro, di ritorno, dopo averli chiamati inutilmente, arrivò per caso presso al nascondiglio, li trovò addormentati. Giani Stuparich FF. SS.i UOMINI E ' Duchesne « ci. Romance e Duchesne libera via. Non più terremo celato o impedito il film straniero, soltanto perchè ritenuto superiore al nostro. Polemiche si desteranno, vive e sincere. Nuove prospettive si creeranno; ogni contributo sarà vagliato, discusso. Finita la guerra si intesseranno scambi, intese, collaborazioni; e da tutti questi elementi i giovani, che per noi hanno sempre rappresentato il nostro vero domani cinematografico, trarranno incitamento, • ispirazione. Bi era acceso un vivace dibattito, recentemente, su i «vecchi» e i giovani. Ora noi riteniamo che una giovinezza anagrafica, da foglio di leva, non abbia nessuna importanza: esiste soltanto la giownezza dell'ingegno. Per molti sbarbatelli un De Robertis, il regista di Uomini sul fondo, potrà essere considerato un vecchio; e così un Genina di Squadrone bianco. Noi invece diciamo: averne, di questi vecchi. E' ora di restaurare il valore della competenza, della preparazione, dell'ingegno. Ad altri, invece, erte sbarbatelli sono soltanto per ragioni di età, e quei valori hanno riconosciuto e riconoscono, daremo come sempre tutto il no- atro modesto appoggio. Da 'anni attendiamo di poter ve-' dare un film, dovuto a un aiovane, a un ionofo: e cfce sia ricco di inpenuifd e di errori, e altrettanto ricco di disinteresse, di accenti di un poetico candore. Un'opera di schietta poesia cinematografica ancora il nostro cinema non l'ha avuta. Ma come i giovuni potranno essere indirizzati e sorretti diremo la prossima volta. Mario Gromo llljlllllliillllllltllllllllllllllllllllllllllllllllll» A - Damenlca S A OSTRO CI CONVOGLI IN TEMPO in un nuovo E TA S TA SIA li E gosto 1943 NEMA O DI GUERRA 1