Ancora urla volta Torino

Ancora urla volta Torino Ancora urla volta Torino ha subito un duro bombardamento Crolli ed incendi nel centsinistrati -1 soldati prod Non appena le sirene hanno dato il cessato allarme siamo usciti a constatare i danni clie il nemico, con successive ondate, ha recato in questo ventiduesimo bombardamento alla nostra città. Ci attendeva il consueto' spettacolo di rovina, di desolazione. E' stato specialmente nel centro che sono state sganciate bombe dirompenti, bombe e spezzoni incendiari. Di quest'i ultihii ne sono stati gettati a-diecine di migliaia: molti fortunatamente caduti nelle strade dove si sono combusti senza recar danno; ancor troppi invece hanno provocato incendi che arrossavano panrosamtnte il cielo.. In quest'atmosfera infernale, mentre la gente uscita dai rifugi si avviava alle abitazioni con il timore di trovarle distrutte o danneggiate, tutte le organizzazioni di soccorso, dai vigili del. fuoco alla Croce Rossa, dalle squadre dell'Unpa alle guardie municipali accorrevano nelle località maggiormente sinistr/ite. Particolare rilievo merita l'opera preimta in questa contingenza da ufficiati e soldati. Le pattuglie, le ronde, tutti i militari in servizio di vigilanza per il rispetto del « coprifuoco », si sono subito prodigati con appassionata, spontanea abnegazione, a collaborare con i vigili del fuoco nelle opere di soccorso, al pari di volonterosi cittadini, al pari di funzionari ed agenti di polizia. In piazza S. Carlo I/Eccellenza il Comandante la Difesa territoriale, accompagnato dal colonnello coman dante la Legione Carabinieri Reali si è subito*portato nelle località maggiormente colpite disponendo perchè l'opera di soccorso, di salvataggio, di spegnimento, venisse iniziata e svolta rapidamente e^rdinatamente. Il Comandante la Di fesa si è pure trattenuto in questa o in quella' zona con i sinistrati interessandosi alle loro urgenti necessità. I danni apparivano rilevanti.- già la piazza San Carlo — i cui artistici secenteschi palazzi del Castellamonte ebbero altra volta a subire l'ingiuria del nemico, e c'ie ora hartho subito nuovi affronti: una larga breccia è stata aperta da una bomba nell'ala sinistra dove risiedeva la già distrutta Società filannonica — ne mostrava i segni. Il rivestimento in legno con cui era stata protetta, mascherata la statua equestre di Emanuele Filiberto, bruciava come una gigantesca torcia; ardeva tutta la staccionata che delimitava una parte della piazza dove si stanno eseguendo lavori. Alte fiamme uscivano dal tetto dello storico palazzo Carignano dove nacque Vittorio Emanuele II; il teatro Balbo ardeva come un rogo; la Civica Biblioteca era tramutata in un immenso falò che distruggeva con libri di pregio l'edificio stesso. Crollato questo non rimanevano sul cumulo delle macerie che le intelaiature in ferro, lo scheletro della caratteristica costruzione. Anche il ?\alazzo del Comune nella pare posteriore — quella che guarda in via Bellezia — rimaneva ffravemenfe lesionato. Accanto a questi edifici pubblici crollavano totalmente o in parte, oppure ardevano ed erano in numero preponderante — le case di abitazione civile: non vi era strada del centro immune dalle offese nemiche; dovunque si notavano rovine. Proprio al centro si era polarizzato, ma non limitato, l'attacco: anche la periferia aveva conosciuto le bombe dirompenti, le bombe e gli spez zoni incendiari; ma in minor numero. Ricordiamo di avere veduto nel gruppo delle case popolari di via Arquata, una casa squarciata dal primo piano al pianterreno, fino alle cantine. In fondo alla buca, simile al cratere di un v,ulcano in proporzioni ridotte, erano /ra cumutt di macèrie rottami di modesti mobili, fra i quali una ben triste impressione faceva H lettino di un bimbo. F'ortu natamente quel gruppo di ca se popolari è dotato di un si curo ricovero sotterra»?o già capace di ospitare migliaia di persone, dimodoché in quella località non si sono avute vit time. Commoventi episodi Un'altra toccante rovina abbiamo veduto in corso Palestro. IìH ha sede I'« Opera P'ui Cucina Malati Poveri ». Le bombe non hanno neppure risparmiata questa istituzione che periodicamente, da anni, 'distribuisce aoccorsi ai poveri infermi, non ricoverati in ospedali. L'angiolo dipinto sulla facciata e messo a salvaguardia della pia opera, nonché la scritta « Pro puupere infirmo » sono stati squarciali dal proiettile penetrato a devastare l'interno. Solo è rimasto immune il gigantesco camino che sta va a simboleggiare l'alto spirito dell'istituzione, e dall'alto camino uscivano n'ere colonne di fumo. Qualcuno fra la genie raccolta ad osservare con angoscioso interesse quel disastro, osservava: a Sembra che si stia preparando la quotidiana minestra per i poveri ». Ma ieri gli assistiti dalia « Cucina malati poveri » non hanno avuto nè la minestra, ne le altre cibarie. All'ultimo piano della casa di via Lagrange SI, abitava una vecchietta, la signora Caterina Tavagnin, natiiyt di Rorido, ma residente nella ro - Il Cottolengo e 4 chigatisi nelle opere di so nostra città da molti anni. La Tavagnin non scendeva in rifugio. Era sua idea che ella non avesse a temere nulla stando nel suo lettino. « Che volete -»- diceva a chi la • interrogava e la sconsigliava — che volete che possa temere una poverina come me.'- Ormai io sono più di là che di qua ». E scuoteva ' il capo, sorda ad of/ni consiglio. Nel pomeriggio di sabato un suo antico inquilino, un nostro dipendente, si- era recato a farle visita proprio per convincerla a scendere in rifugio durante l'allarme.' E vi era riuscito, finalmente. Anch'egli è veneto, a, dopo una lunga conclone nel dialetto natio, era riuscito a strapparle la promessa. Scendendo dall'alloggio della Tavagnin, aveva incontrato la portinaia >e le aveva raccontato ogni cosa. Nella notte, cessato il suono delle sirene che annunciavano l'incursione, tutti gli inquilini della casa, al corrente, attesero perciò con ansia nel rifugio di veder giungere la cara vecchietta. Passò del tempo che parve lunghissimo. Ella non- si vedeva. Qualcuno decise di andarle incontro. In quel momento si udì un boato terribile. Una bomba dirompente era caduta sulla casa. Il corpo della piccola donna rimase travolto nel crollo delle scale. Ella aveva indugiato, aveva perso minti ti preziosi. Essendo quella la prima volta che lo faceva, aveva impiegato troppo tempo, nello scendere da letto, nell'uscire sul pianerottolo, nel l'afferrarsi con mano tremante alla ringhiera che doveva guidarla sino al rifugio, alle soglie del quale si è fermato miracolosamente il l rovinìo delle macerie. In via Asti una quarantina di spezzoni erano caduti in un punto di facile esca. Altissime, allora, di colpo, le fiamme. Da un vicino posto di controllo giunge un ufficiale dei bersaglieri con alcuni suoi soldati. Senza curarsi del pericolo, prodigandosi si no all'esaurimento, il drappello riesce ad isolare l'incendio. Subito dopo è la volta di una villa vicina, pure in preda alle prime fiamme. Agli ordini dell'ufficiale i bersa glieri entrano nell' edificio, salgono nelle mansarde e soffocano il fuoco. Episodi del genere da parte di militari di tutte le armi si sono ripetuti in altre località. Un coraggioso operaio Nello stabile segnato col numero uno di via Duchessa Jolanda crolla l'edificio colpito in pieno da una bomba dirompente. Un coraggioso operaio, l'autista Pucci, si arma di un piccone,* demolisce un muro, passa nel ricovero vicino e salva in questo modo sei persone. ■ Gli episodi come questi sono infiniti. E infiniti gli atti di valore compiuti nella notte dai Vigili del fuoco. I Vigili del fuoco hanno .dovuto accorrere in 400 posti per incendio e in 10 altri pei crollo. All'albergo Fiorino, crolla- te le scale interne, t Vigili, che operavano agli ultimi pia- ni rimasero isolati, Vennero allora messe in opera le sca- le volanti. Una di queste pre-I cipita dall'altezza del secon-'do piano. Il salvataggio del Vigtle che vi era sopra ha qualcosa di veramente mira- coloso. In via Accademia Albertina un altro coraggioso Vigile che si era trovato sul tetto, circondato dalle fiamme, si salva passando con audacia titi tetto della casa vicina, con una acrobatica e impressionante manovra. Altri interventi che hanno del prodigioso per tempestività e sprezzo del pericolo, su¬ La devastazioni nell'intern iese colpite - Il Comandante la Difesa sui luoghi ccorso - Esemplare contegno della popolazione Il campanile della chiesa della Crocetta, stroncato da una bomba. no stati compiuti dai Vigili del fuoco e dai soldati che, come sempre, sono entrati in aaione fin dai primi minuti dei bombardamento, sotto l'infuriare dell'offesa nemica. sdegno, le bruciacchiature che si notavano sugli angoli. Le suore del Cottolengo non hanno avuto un attimo di riposo, Appena la luce del sole ha facilitato le ricerche, esse, inoltrandosi in quel caos di macerie, si sono prodigate, l ili La cittadella del dolore p„ [umilmente, silenziosamente, Offesi dall'attacco aereo ne-i y ' to ancoro mico sono rimasti pure nume-, posa%Ue. # come i loro rosi luoghi sacri — particblar- ■ uf a.muminavano di gioia La cittadella del doomente cari al culto e alla pie ii l gpmente cari al culto e alla pietà dei torinesi. Primo fra essi il Cottolengo. Oome tutti sanno, la famosa cittadella del dolore era già stata duramente colpita nell'incursione del 15 luglio: ora le bombe anglosassoni hanno copipletato la loro terribile opera di devastazione. Triste è lo spettacolo che * i g ^t'^Tdi tttùi d quando tra il grigio polverume spuntava il manico di una pentola o, da sotto le travi, appariva un materasso ancora in buono statof Le abbiamo vedute* nel solleone cocente [del meriggio, curve su quel desolante scenario di rovine; le abbiamo vedute, in lunghe re, spesso fati- ne. Triste è lo spettacolo che "ì 0//-re rd Passante ,i*. via ^t'am^eTdei tettùcci di in- gre, spesso fatiCottolengo angolo via Ariosto'Ì^SSSifW ì //- Pt ,*. ^tam^eTdei teCottolengo angolo via Ariosto.'Ì^SSSifW Dell' infenneria delle, mona- J&gHSliSS che non rimangono in piedi" che le mura, sbrecciate e sgretolate: attraverso le finestre, da cui pendono materassi rosi dal fuoco, vesti, pezzi d'imposte, s'intravede una paurosa fantasmagoria di pavimenti crollati, di cumuli di macerie, di tendoni laceri^ di letti contorti e anneriti — e sopra ad ogni cosa — una spessa nube d'i fumo ondeggiante. Anche le .cucine non hanno avuto sorte migliore. Oli ordigni espio- 'distruLa chiesa di SMa non soltalengo porta i trabombardamento Ci siamo sofferdi mezz'ora dinasa di 8. BarbaraAssarotti: veccdalle possenti ed dal caratteristicone, dal ricco edii h hi il éVarSto,nternoL ifW SliSS miracolo alla 'distruzione nemica. La chiesa di S. Barbara. Ma non soltanto il Cottolengo porta i tragici segni del bombardamento anglosasspne. Ci siamo soffermati per più di mezz'ora dinanzi alla chiesa di 8. Barbara, posta in via Assarotti: vecchia basilica dalle possenti ed austere linee, dal caratteristico color mattone, dal ricco ed elegante ap- ttL te migliore. Oli ordigni espiog psivi hanno schiantato il tétto,\VarSto.,nterno;Le. t".CT"t.' mo j successivi piani e sconvolto i lentissime esplosioni l hanno da cima a fondo i sotterranei-.Warticolarmente danneggiata dalle feritoie all'altezza del\nel retro. Una larga breccia marciapiede escono, anche qui,™1™»™..s'abbelliva d'un va di quando in quando, ondate £° laccichio di ori e di statue, di fumo: cucine, mobili, ac- 11 sagrestano, aiutato da un cessori — tutto è scomparso gruppetto di bambini cercava nell'immane voraaine^ al ^pulire e di raggiustare La notizia,' sparsasi futmf- alla-maghe,, spettando via.% nea per ogni quartiere della,calcinacci e inchiodando a città! ha richiamato sul posto "ian■«*»«« dt tyS0-£n un continuo afflusso di visita- che *° &eHa chiesa della Cro ■ t „, „„,,. , , , lazzaro tra le rovine un'ima-',lcnn} ora}ani hanno suscita ~, - ri bocca aperta, attoniti, stupe-\lamle' facendone rumare una fatti, incapaci di spiaccicar fe*^^ ?r°!!°C,and£ r"•"* aroìa. Uno di essi vide svo-\™al resto del santo edificio. dtt d i T gl'azzurra"1 è "bianca" delta I '? Voiun incendio nella chieMadonna. Con passo treman- \ «?vd«"a, Visita* one, in via te avanzò, la raccolse, la baciò \xx Settembre. Il pronto ed 'energico intervento dei pom \ p 'energico intervento dei pompieri ha impedito che il sinistro assumesse maggiori proporzioni. Infine, quanto mai dolorosa, si è appresa la notizia dei gravissimi danni subiti dalla chiesa del Carmine. Anche qui, dietro il cordone di soldati e di carabinieri, si e assiepata una folla, che, mu: ta, guardava il terribile scon[volgimento nell'interno della basilica. Grossi detriti giacevano sulle scalee d'ingresso, ricoperte da quel caratteristico polverone delle tegole frantumate. La parte superiore della facciata, irriconoscibile, era straordinariamente piegata in avanti. Dal portone, infranto, uscivano pezzi di sedie, banchi sconquassati, strut. ture di ferro, travature. Una vecchierella si fece largo tra i presenti: con le labbra smorte e le mani che le tremavano, guardò a lungo la chiesa. « Mi sono sposata qui, io; qui ho visto battezzare i miei figlioli». Era li H per piangere. Poi si inginocchiò nella polvere e, tra il fumo e le macerie, con la bianca testa china sul petto, si mise a pregare. Nella giornata domenicale la gente ha fatto un vero e proprio pellegrinaggio ai luoghi sinistrati; specialmente si soffermava in piazza San Carlo al centro della quale il monumento ad Emanuele Filiberto era tornato visibile: il cavallo ed il cavaliere usciti \jlall'involucro che li nascondeva, giganteggiavano sui detriti di legno carbonizzato. Il vincitore di San Quintino eia uscito incolume da quel rogo solo la terribile spada del condottiero si era spezzata. Chiudiamo queste note rilevando che la popolazione, anche in questa dolorosa continigrnz%, ha mantenuto un contegno esemplare. devotamente: e andava poi a mostrarla a l'uno e all'altro, indicando, con voce grossa di o della chiesa del Carmine

Persone citate: Caterina Tavagnin, Emanuele Filiberto, Passante, Pucci, Vittorio Emanuele Ii

Luoghi citati: Torino