L'ultimo ritratto

L'ultimo ritratto L'ultimo ritratto La signorina Modesta stava in cucina, quando il campanello squillò e lia fece correre alla porta. Cera un signora alta, distinta, coi capelli grigi, l'abito nero, un viso nobile, fine. — Vorrei — dSsse — parlare con la padrona di casa, la signorina... Modesta si contorse un poco, inghiottendole saliva, come faceva sempre nei momenti di supremo imbarazzo e arrossì. — Sono lo — dist», tutta confusa, annaspando con le mani sul grembiule — scusate tanto, la naia cameriera è uscita... Cameriera t.h. Che la signorina Modesta avesse, ai suoi ordini, una cameriera, pareva per lo meno assurdo, visto che, con quel |grembiulone di rigatino, quei capelli tirati, quelle maniche rimboccate e le unghie rovistiate dal lavoro, l'odore di vnrichina che esalava quasi sempre, era mes sa come una -donna di fatica E forse adesso esalava anche odore di cipolla: stava ap punto preparando in cucina la minestra,, per i suoi pensionanti. Ma la signora non osservò nò le mani, nè il grembiule, nò i capelli, guardò invece lei negli occhi che erano, nel suo visetto 'sciupato di zitella quasi cinquantenne, chiari, innocenti, dolci, affettuosi, come quell/i di un bambino. — Sono ila madre del tenente Borghi — sussurrò dolcemente e la signorina Modesta giunso le mani, con un grido, e '»i fece da parte. — Oh, -Dio mio... E io che vi lascio'all'uscio... Entrate, signora, entrate! Agitata, con una specie di affanno singhiozzante, introdusse la visitai rice nella stanza che serviva da eala da pranzo e< di soggiorno : intorno alla tavola c'erano quattro seggiole, chò tanti erano i suoi pensionanti, ma quella del tenente Borghi non era stata ancora occupata da nessuno. — y\o\ avete saputo, nev- vero.,.. — SS — singhiozzò la signorina Modesta. Era venuto a dirglielo un giovanissimo amico di Borghi, un ufficialetto biondo, che prima veniva spesso a trovarlo. Non disperso egli era, non prigioniere!, ma morto, con una - pallai in fronte. — Non poteva morire che così Giuliano — aveva detto l'amico vergognandosi di parlare, con le lacrime nella voce e negli occhi — era un puro cuore, un vero eroe... La madre stette un poco a capo chino, in modo che la signorina non la vedeva in vino. Si capiva che faceva così per dominarsi, raccogliersi, e poter parlare senza che le tremasse la voce. — Mi diceva anche di voi, nelle sue lettere — disse alla fine — mi diceva che eravate tanto buona e che i mesi passati qui, in questa cittadina, erano stati molto belli per lui, soprattutto per ope ra vostra. — Oh, signora!... Ella era diventata di fiamma, tutta palpitante d'emozione. Ma cos'erano stati per lei quei mesi, nessuno l'avrebbe potuto immaginare. La sera, quando tutta rimpulizzita e pettinata, se ne stava a tavola coi suoi quattro pensionanti, e dopo, mentre la ragazzetta che l'aiutava rigovernava in cucina con un fracasso d'inferno, stava in conversazione, sotto la lampada alle volte si domandava se quella felicità era vera, op pure se se la sognava. Tutta la vita aveva sempre avuto dei pensionanti vecchi e brontoloni; ora, a veder la testa bruna di Giuliano Borghi, a sentire la sua voce diventata familiare, che ora le chiede va di attaccargli un bottone alla giubba, ora voleva noti zie delle sue camicie stirate era qualcosa che l'aveva rin giovanita di vent'anni o trent'anni?... No, l'aveva addirittura riportata all'età del l'adolescenza, quando, igna ra di tutto, immaginava la vita bella, piena ancora di promesse e di felicità... — Avrei tanto desiderio di vedere la sua camera. E' occupata — Oh, no signora!... ( Disse queste parole in tono indignato quasi che, aver permesso che qualcun altro occupasse la camera di Borghi, sarebbe stato come commettere un sacrilegio. La camera era piccolina, ma la più bella dell'alloggio, luminosa e ravviatissima, senza un granello di polvere. Tutte le mattine la signorina Modesta le dedicava le cure più solerti, quasi per illudere le cose stesse di un impossibile ritorno. La madre si avvicinò al letto, posò una mano sul guanciale, come per una leggera carezza, stette un momento immobile, come raccolta in se stvariosragstudcudncodupgvsaesqdsuvdclomtvpPnuqtatdsngructlplcrmdabstnN o a a - n a e o e stessa, a capo chino. Piangeva, silenziosamente ; la signorina Modesta, sull'uscio, non osava dir nulla. Poi la signora si accostò al cassettone, guardò le piccole cose disposte sul piano lucido, stette un poco in silenzio, infine si decise. Ecco, signorina, siete sicura che mio figlio, partendo di qui, non abbia dimenticato nulla, proprio nulla?... Qualcosa di nessun valore s'intende, una lettera, un foglietto, un libro, un indumento sciupato... Cara signorina, vogliate scusarmi, compatirmi, voi capite che qualunque cosa, qualsiasi traccia della sua esistenza, del suo passaggio qui, sarebbe per me un ricordo prezioso, un lembo della sua cara vita, un tesoro. La signorina Modesta aveva sùbito teso le mani come a difendersi con energia e ora crollava il capo. — Nulla, signora, nulla, ve lo posso assicurare. Ho fatto mille volte la pulizia" qua den tro. Potete guardare anche voi. I cassetti sono vuoti dal primo all'ultimo... Nulla.:. Purtroppo !... — Pensateci bene, signorina, ve ne supplico... Anche uno straccetto, • un giornale, qualcosa che egli abbia portato su di sé... — Nulla, nulla... — Ho fatto questo viaggio apposta, pensate... La signorina Modesta contrasse il viso in una smorfia dolorosa, poi con un gran sospiro si decise. — Attendete un momento. Andò nella sua stanza, tornò col suo libretto di preghiere. ldgmvcslcliPo—rpMapglpalCctcic— Ecco — disse con voce [rauca — lo tenevo qui come (una cosa santa. E' un suo pie colo ritratto vedete, uno dei tanti, non se ne faceva niente lui, l'aveva buttato via, io !o presi e... Ma adesso è inutile, tenetevelo pure, è giutto che l'abbiate voi, tutti i diritti sono vostri. La signora lo prese avidamente, lo chiuse nel palmo delle mani, se lo portò prima alle labbra, poi agli occhi. Il bel viso del figlio la guardava sorridente, e benché nel ritratto fosse assai piccolo, ella ne distingueva i cari tratti, uno a uno, ne beveva il sorriso, cjuel sorriso che aveva, per lei, un linguaggio muto, profondo, misterioso. Poi, bruscamente, come -se quel sorriso le avesse imposto qualcosa di segreto, ella abbassò 10 sguardo sulla povera piocola signorina Modesta, così misera nel suo vestito da donna di fatica, ma coti grande nel suo dolore. — Sentite... Voi gli volevate bene?... Gli occhi della signorina ba: lenarono di lacrime. — Oh ! Non posso neppur dirlo... Come se fosse mio figlio, come se fosse tutto per me... Scusatemi, signora, non volevo offendervi... So bene che non dovrei dire queste cose a voi... — E perchè!... La signora aprì le braccia, la signorina Modesta vi si precipitò, insieme esse confusero le loro lacrime dolci e amare, insieme piansero il loro eroe. Poi la signora si asciugò gli occhi rapidamente e disse : — Addio, addio. Bisogna che riparta. E si avviò in fretta alla porta. , _ . Dopo, quando la signorina Modista rientrò nella stanza, ancora sconvolta, vide sul piano del cassettone la fotografia di lui rimasta lì dove la madre l'aveva posata. La prese, si precipitò di nuovo] alla porta, poi giù per le sca-! le. — Signora, signora!... — Corse fin nella strada, ma non c'era nessuno; com'era andata via in fretta la signora, come se si fosse dileguata per incantesimo,.. Risalendo, un pensiero colpì la sua mente: certo la signora aveva lasciato 11 ritratto apposta per fargliene dono. Le parve allora che il cuore le si spezzasse. Il suo ultimo ritratto. E benché avesse ancora tanto da fare, rientrò nella stanza di lui e si abbandonò coi gomiti sul cassettone a piangere tutte le sue lacrime. Teneva il ritratto in mano, lo guardava e capiva. Di certo la madre aveva letto negli occhi e nel sorriso del suo ragazzo. Quegli occhi e quel sorriso, così buoni, le avevan detto: — Lasciaglielo, [mamma, questo ritratto, la (scialo a lei, povera piccola si e o a , , , , l ò gnorina Modesta, così buona, che non ha mai avuto niente dalla vita. Tu hai avuto tanto, mamma, tu mi hai ancora tutto, anche se non ci sono più. Lasciaglielo... E la madre, obbedendo a quell'invito supremo, glie l'aveva lasciato, nonostante avesse fatto un viaggio apposta per venire a prenderle tutto. Ma ora, di certo, ripartiva un poco consolata, sapeva di aver fatto un'opera dolce d'amore e di bontà. La signorina Modesta si guardò intorno, un raggio di sole ora riempiva la camera dove le povere cose, ravviate, nitide, lucenti, sembravano più trepide che mai, attendere e sperare. Carola Prosperi

Persone citate: Borghi, Carola Prosperi, Giuliano Borghi

Luoghi citati: Borghi