Nella notte, nelle tenebre fitte passi cadenzati: i soldati
Nella notte, nelle tenebre fitte passi cadenzati: i soldati Nella notte, nelle tenebre fitte passi cadenzati: i soldati S. a o Ormai siamo diventati ami-1 ci. Per entrare al giornale è m.[sempre necessario esibire la{a] tesserai poiché i soldati, du-' o i rante la consegna, non cono- : scono nessuno, ma il viso dea i gli ufficiali che li comandano, 2 a rea o r7 o ta — 20 ro er ifi a so o noO ito nri a n aer re di n ualzi rli osi a aan er le tirino 5, te adi aso il ti aro e sna rro a udi te il a ro ta o£' aate ai a. teati si edi to rper esempio, ci è noto. Anche loro, ufficiali e soldati, fanno un poco la nostra vita. Sono i primi che incontriamo entrando, gli ultimi che salutiamo uscendo. L'ora del rancio, il cambio delle pattuglie, si svolgono sotto i nostri occhi. I soldati sanno far rispettare la consegna con serietà non disgiunta dalla buona grazia. Nei locali del giornale si sono « arrangiati » con rapidità. I magazzeni della carta sono diventati il loro dormitorio. Nei corridoi sotterranei incontriamo questi ragazzi in grigio verde che stanno lavandosi la gavetta; che si radono davanti ad uno specchietto esiguo. Di fronte al bar dove entriamo, a pochi passi dal giornale, i soldati impassibili con il fucile hanno passato ore e ore sotto il sole. Ci vergogniamo del nostro colletto aperto, della nostra bibita ghiacciata. Con quale gioia offriremmo a loro il nostro bicchiere! A dire la verità se ci chiedessero a che Arma appartengono, proprio, non sapremmo rispondere. Sono soldati, ecco, Non ci è venuto mai in mente di osservare da vicino il tre-1 gio della loro bustina. Gli al pini, si, li abbiamo ricono sciuti, all'angolo di via Acca demia delle Scienze, per la piuma sull'elmetto; ma gli altri non ci riesce ad immaginarceli che come i camerati in grigio verde con i quali dividevamo in questi tempi la vita di ogni giorno. Molti di noi, verso le due di notte, finito il lavoro, si avviano verso casa. Si salutano i colleghi che dormono al giornale, si scende in portineria. Prima di uscire sotto la galleria buia si tira fuori dalla tasca la lampadina e il lasciapassare. L'ufficiale è sull'uscio. Un € buona notte » e ci si muove nelle tenebre fitte. I soldati sono all'imboccatura della galleria, silenziosi, rigidi. Le loro figure si sta- fìiano accanto alle colonne, rimo controllo del lasciapassare. Sono loro che, appreso la prima sera dove eravamo diretti, ci hanno consigliato l'itinerario più conveniente. Per le vie più illuminate. « Tenetevi al centro, tenete il lasciapassare in mano ». Silenzio. I nostri passi risuonano chiari. Davanti a noi è nero; fitto, come una parete; nero di velluto. Di colpo una voce: < Chi va là? Alto là! ». E' sempre un momento emozionante. Ci si ferma, poi, all'ordine si avanza. I controlli si ripetono in punti sempre diversi. Rarissimi gli incontri con altri borghesi. In genere questi sono muniti di grosse valigione ed hanno una straordinaria fretta, anche se non sono diretti, alla stazione, ma ne giungono. Finalmente ecco il nostro portone. Giunti in camera, spenta la luce, prima di ad dormentarci, dalle fessure deile persiane ci giunge il rumo re di passi cadenzati: i soldati.
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