Buoni nel ricordo dei lavoratori torinesi

Buoni nel ricordo dei lavoratori torinesi Buoni nel ricordo dei lavoratori torinesi Tra gli uomini che U re-tcente provvedimento di libe-\razione dei confinati e dei detenuti politici restituisce alla collettività nazionale, dopo una lunga e crudele separazione die non ne aveva spento il ricordo tra noi, figura un nome particolarmente caro alla massa lavoratrice italiana, e a quella torinese in particolare: Bruno Buozzi. Ferrarese di nascita, Bruno Buozzi, figlio di una famiglia di autentici lavoratori, operaio egli stesso alle prese con le difficoltà dell'esistenza fin dagli anni della lontana giovinezza, ha vissuto sempre a Torino. Qui egli fece le prime armi come operaio e come organizzatore; qui formò, nel contatto con la vita del lavoro e con i problemi vivi dell'industria, affinando le sue Qualità con Io studio paziente e metodico (che egli non è solo un esperto, un pratico, ma anche un uomo di vasta preparazione economica e sociale, un vero autodidatta), la sua singolare personalità di organizzatore e di uomo politico; qui afferino la sua esperienza e la sua maturità nelle competizioni del lavoro fino ad assumere la dire zione della più potente associazione di lavoratori dell'industria, la Federazione italiana operai metallurgici. A favore della quale stipulò un contrai to che rappresentò una grande conquista sindacale e sociale. Un mollmente, con il quale il Buozzi rifiutò, in ogni istante della sua vita, di venire a patti fu il movimento fascista. Non mancarono le seduzioni. Mussolini sapeva che cosa rappresentavano, nel mondo sindacale dell'immediato dopoguerra, la Confederazione generale del Lavoro, di cui era segretario D'Aragona, e la « Fiom », di cui era segre tario Buozzi; e più volte tentò di gettare un ponte tra il fascismo e le grandi organizzazioni che aderivano al socialismo. Ma Buozzi, come del resto il D'Aragona, tenne duro. Diffidava istintivamente di un regime che negava la libertà al popolo, e rifiutava di credere che all'infuori della libertà — prima condizione di ogni umana dignità e di ogni civile progresso — le masse lavoratrici potessero realizzare conquiste economiche veramente solide e durature. Deputato al Parlamento, Buozzi si affermò subito tra i più autorevoli esponenti del gruppo parlamentare sociali sta. Se altri lo superarono per eleganza e finezza di oratoria (iiii i imi i iiiiiiiii mi toni iu imi iKiiini tegli portò nell'esercizio del \mandato parlamentare il suo e i , ò . n à à i e , i l r quadrato buon senso di uomo di popolo, la sua sicura conoscenza dei problemi economici e sociali, la visione realistica che gli derivava dal suo perenne contatto con il mondo della produzione e del lavoro. Lavoratore instancabile, prese Diva- parte alle discussioni delle commissioni tecniche, mentre continuava a dirigere con polso fermo e vigoroso l'attività della sua organizzazione. Come deputato socialista partecipò alla secessione aventiniano; e quando il Governo, dopo il colpo di stato del S gennaio 19£5, iniziò la repressione dei partiti e dei movimenti avversi, sopprimendo le fondamentali libertà statutarie, cessò da ogni attività politica, e si ridusse a vita privata. Ma le condizioni della sua esistenza, e quelle dei suoi famigliari, divennero ben presto precarie ed ecco u Buozzi, per provve- dere alla sicurezza della mo glie e delle sue due figliole, riparare all' estero, chiedendo ospitalità alla Francia di Briand, di Herriot. Duri anni di esilio, con tre persone da mantenere con i modesti proventi di umili e incerte occupazioni (fece un po' di tutto, persino il sensale di salumi); ma allietati dalla soddisfazione di aver servito senza deviazioni né abbandoni la causa della grande famiglia proletaria italiana, e dalla certezza che sul suo Paese, da cui era dovuto fuggire come un bandito, sarebbe un giorno tornata a raggiare la grande luce della libertà. Occupata la Francia, Buozzi fu, insieme con altri fuorusciti, catturato e consegnato alle autorità italiane. Rientrò in patria, ma non come aveva sperato: prigioniero del fascismo. Fu inviato al confino nelle iso le. Le sue traversie, inizia tecoll'esilio, si perpetuavano nella deportazione, anch'essa sopportata con animo fermo e intrattabile di vecchio lottatore, pronto a tutto subire pur di non ammainare la sua bandiera. Oggi torna tra noi. Badoglio lo restituisce alla collettività operaia, ch'egli amò e difese, e a cui aveva votato fin dalla prima giovinezza tutta la sua proba e appassionata operosità. E' un uomo ancor giovane e vegeto, nonostante i suoi sessantanni; e le masse operaie italiane potranno ancor giovarsi della sua fervida intelligenza, della sua costruttiva intraprendenza, della sua multiforme esperienza, affinata dalle prove .vipcrate in quest'agitato ventennio. il 11 j< > 111111111111111111111 ■ 11 i > 111 u m i i 11

Luoghi citati: Francia, Torino