UN MATTINO

UN MATTINO UN MATTINO Si era coricato assai tardi, aveva dovuto sbrigare un lavoro urgente; lo svegliò una violenta scampanellata, che ora si ripeteva altissima, quasi irosa. Fra uno sbadiglio e l'altro si chiese che cosa aspettasse, la donna, ad aprire; ma poi si ricordò che già da qualche giorno se n'era andata, dopo l'ultimo bombardamento. S'infilò a tentoni una vestaglia ; e il campanello continuava a squillare, prepotente, insistente: gliene avrebbo dette quattro, a quel fattorino del telegrafo, quando hanno fretta suonano sempre così. Con un lungo sbadiglio .si affacciò a una finestra dal telaio sfondato, tanto per far cessare quello squillo che ora pareva un'intimazione; e vide il-cavaliere, che abitava nella casetta accanto. Con una mano continuava a pigiare il bottone del campanello ; l'altra se la passava sulla fronte ; il torso scoperto, appena tagliato da una succinta canottiera, accolta nei calzoni d'un pigiama; i capelli arruffati ; una sola pantofola; e appoggiava l'altro piede, nudo, sul gradino del marciapiede, graziosamente arcuandolo come una ballerina. — Che c'è? Quello alzò uno sguardo •tralunato : — Mussolini ! — Ebbene?! Ma la voce gli usciva a •tento, sebbene l'aiutasse agitando attorno alle orecchie le mani: — Ha dato... E dovette fermarsi, senza fiato. Poi si riprese, trangugiando con energia; e alzando le braccia : — ... le dimissioni 1 Fece per andarsene, ancora si volse : — C'è Badoglio! L'ha detto adesso la radio ! E scappò, saltellando sulla sua pantofola. L'altro, lì per lì, era rimasto come inebetito. Guardava in basso la città, oltre l'ultima falda dei colli, ancora avvolta nella rosea bruma del primo mattino. Gli pareva di udire un vago, lontano clamore, come di grida, di canti ; ma quando vide da una torre, e poi da un'altra, e da un'altra, sventolare il tricolore, si buttò come un -pazzo verso la camera di sua moglie. Sulla soglia, dalla penombra, lo accolse una voce assonnata : — Che cosa c'è, voglio dormire... Piombò in ginocchio sul Ietto : — Ha dato le dimissioni ! — Chi. — C'è Badoglio, al suo po sto ! — Noo?! Un tepido balzo gli si avviticchiò al collo, raramente aveva sentito quelle esili braccia stringerlo così forte Stettero avvinti, respirando a stento. Poi lui sentì quella stretta allentarsi ; e gli dettero un brivido, sul collo, un singulto c una lacrima. Adagio riadagiò la moglie fra i cuscini, guardava quel pianto di bambina, lento e sommesso come una pioggia d'aprile; e in quel pianto smarrito e felice ebbe un'altra conferma di ciò che ancora gli appariva impossibile. Balzò in piedi, d'un tratto invasato: — Dov'è, dov'è? ! Si guardava attorno, quasi a cercare qualcosa sulla poltrona, sul comodino, sul cassettone : — Dov'è? | Sua moglie lo fissava, le labbra socchiuse, gli occhi sbarrati, sulle guance fermi due lacrimoni. — La bandiera ! — Dev'essere in cau... tina... — In cantina? La bandiera in cantina ? ! — Ma sì, hai aiutato anche tu, a mettere tut... to in can... tina... — Io?! Si era fatta umile, arrendevole: — Caro, capisco che non sei... dev'essere sopra i tap... peti... Scese le scale a due gradini per volta, a ogni scivolone riaggrappandosi alla balaustra. Cose da pazzi, la bandiera in cantina. E sopra i tappeti. Finalmente, fra qualche sternuto per la poi vere, con ogni tanto uno schiaffo su di una guancia o sul collo credendo di toglierne una ragnatela, dopo aver trovato un rotolo di vecchi disegni, e un altro rotolo di vecchia tappezzeria, e un al tro rotolo che era soltanto il matterello per la pasta, final mente trovò ciò che cercava, l'avevano ravvoltolata in vec chi giornali, l'occhio gli cad de su di un titolo cubitale c L'eco in tutto il mondo del lo storico discorso del Duce ». Finita, era finita! Risalì in fretta, urtando ora contro ulozp una parete, ora contro la balaustra, ora con la lancia, ora con l'asta ; si buttò al balcone, non riusciva ad azzeccare l'anello sporgente; e potè infine scostare il drappo da una spalla e dal davanzale, lo vide per un attimo affi asciarsi abbandonato, ma poi subito riprendersi in un palpito ridesto dalla brezza sottile. Il brusìo continuava a salire ti a,] la città, fremeva ogni tanto in un più vasto clamare. Ora da ogni casa sventolavano bandiere, anolie da quelle smozzicate, sventrate. Il tricolore sulle macerie: già il domani viveva nell'oggi. Ancora incredulo, come attonito, continuava a rimanere appoggiato con le due mani al davanzale. Una guardia civica lo riconobbe da lonta no, e da lontano cominciò a sorridergli, d'un sorriso che a ogni passo si trasformava in una risata. Si fermò sotto il balcone, avrebbe voluto diro buongiorno ingegnere; e rideva. Era un riso muto c pago, liquido e profondo; anche lui ne fu preso ; e stet tero a guardarsi, ridendo e ridendo, come due ebeti, co me due bambini. Infine l'ingegnere si prò tese : — Com'è, in città! — Sembrano tutti matti. E rideva, grattandosi il mento, e dicendo, con il men to, di sì e di sì. Poi si tolse il berretto : — Era ora, non »e ne poteva più. E con un'altra risata se ne andò, a ogni passo battendo il berretto contro un ginoc chio. L'ingegnere stava per tornare da sua moglie, ma lo fece scendere un'altra scampanellata. Era il giardiniere, doveva aver trovato un po' di concime per l'orto; e oltre la grata del cancello, prima ancora che gli fosse aperto, il vecchio chiese : — Scusi : ma l'è propio vera ? Con lo sguardo, con il capo, annuì. — O giurabacco. Lo labbra aperte, guarda va fisso, dinanzi a sé: — O giurabacco. L'ingegnere l'avrebbe abbracciato : — Venga, venga avanti. Quello faceva segno di sì, ma non si muoveva: — 0 giurabacco. Infine si decise a entrare, preceduto, con ogni riguardo, dalla sua sporta ; ma dopo due passi : — Ecco, sono jiropio contento... La voce, però, gli tremava; c scosse allora il capo, indispettito, come per cacciarne una mosca: — ... d'aver visto anca questa. Si vestì in fretta e furia, affannato ; sua moglie gli gridò: «Ma prendi un po' d'orzo!»; macché orzo, macché orzo, fosse almeno orzo, era no proprio momenti da prendere dell'orzo, quelli. Si buttò per la stradina che tra ville e casette scendeva in città. Il clamore si avvicinava sempre di più, saliva ad avvolgerlo, lo ubbriacava. Aveva a stessa eccitazione dei giorni nei quali si era arruolato volontario negli alpini, a diciassette anni, per liberare Trento e Trieste: perché allora gli pareva che senza di lui non si potessero liberare, Trento e Trieste. Ora il clamore era sempre più alto, vicino. L'ingegnere quasi correva. L'avvocato Riberi gli gridò dal balcone: «L'avevamo detto, che per il 'quarantotto avremmo riavuto lo Statuto!». Una ragazza uscì di corsa da un portone, aveva un nastro tricolore fra i capelli, urlò verso una finestra: «Non lo so, quando torno!». Un ragazzetto aveva messo una bandierina sul manubrio della bicicletta, scomparve pigiando sui pedali come un dannato. Era per tutti come una grande e felice domenica improvvisa, frotte gioiose si avviavano verso la piazza, una fan¬ fddmdidvgttadc fara si avvicinava dal fondo del corso, un'altra scendeva dal crocicchio, l'inno di Mameli si confondeva con l'inuo del Piave. Passavano autosarri imbandierati, le grida e i canti si abbracciavano, stordivano. L'ingegnere avrebbe voluto urlare, cantare: come gli altri: e non poteva. Trop- po aveva atteso quel giorno, troppo aveva temuto che po- tesse sorgere da altri lutti, da altre violenze. Ed era invece un mattino libero e gioioso, fresco e giovane come il verde dei platani dopo le piogge recenti. Procedeva tra la folla, ancora non accorgendosi di dare un braccio a una ragazza, l'altro a uu marinaio. Questi, d'un tratto, gli strinse il gomito; e sorridendogli gli chiese : — Lei, che cos'è? • Fu sorpreso, da quella voce ; ma subito capì la domanda; o sorridendo rispose : — Capitano. — Che arma? — Alpini. Il marinaio no fu soddisfatto : — Bei soldati, gli alpini. L'ingegnere avrebbe, voluto rispónderò con qualcosa di diverso, era troppo sciocca la frase che gli era subito venuta alle labbra, ina proprio non trovò altro; e allora, con uno sguardo affettuoso, che (piasi voleva farsi perdonare: — Sono in gamba, i marinai. Guarda un po', in un momento come quello, aveva sa¬ li un candore clic abba puto soltanto dire quella sciocchezza. -Ma il ragazzone "e fu contento lo stesso; e spalancandogli un altro sorriso irli ava : -- Grazie, signor capitano. Irrompevano nitri fiotti di musiche, di grida, di canti, il sole era alto, l'asfalto rovente; un plotone di soldati era stato circondato, abbracciato, infiorato. L'ingegnere sentiva il petto sempre più dilatarsi, come per un sempre! più ampio respiro; gli tornavano ricordi e propositi dei I suoi v'ent' anni, che aveva sempre custoditi nella sua coscienza; e gli pareva di alibere e sciolti'. ' dall'incubo di un gran peso. Mario dromo vere le spalle come liberati!

Persone citate: Badoglio, Duce, Ietto, Mameli, Mussolini, Riberi

Luoghi citati: Trento, Trieste