Variazioni alla vita di bordo condensata nel buio e nel silenzio

Variazioni alla vita di bordo condensata nel buio e nel silenzio Variazioni alla vita di bordo condensata nel buio e nel silenzio In sommergibile tutto è difficile - Origini delle facce di cotonina - A volte anche il più piccolo rumore può segnalare al nemico la posizione dello scafo □a una base atlantica, luglio. Avete mai assistito alia partenza di un sommergibile per una missione* L'ordine viene all'improvviso. Bisogna essere sempre pronti e sempie presenti. Le preparazioni d'imbarco si compiono in silenzio. Il cuoco di bordo è un personaggio d'autorità e lui può parlare. Gli altri no. Chiede perentoriamente sessanta nova per fare il dolce a tutto l'equipaggio, per una festa che ricorrerà durante la missione. Ma chi gli dice di no ? Nemmeno il Comandante della base. E le sessanta uova arrivano. Non si lesina niente ai sommergibilisti che partono. Quelli che rimangono allungano ciò che hanno: un arancio, un libro, un temperino; e più l'oggetto è caro, più spontanea è l'offerta. Sigarette no, non si fuma nel sommergibile. Da quelli che partono vengono commissionati gli addii alle ragazze che invano stasera aj spetteranno all' angolo della istrada. Ma non giuro sul disin\teresse degli intermediari. Si sostituiranno cosi bene all'assente da far dimenticare il precario abbandono di posto all'avventura. Il canto nell'abisso Una mattina dalla base atlantica vedo imbarcare anche il Cappellano militare. In un sommergibile, lo spazio si sa cos'è, appena per starci in piedi in quaranta. Eppure nel locale macchine si può improvvtoans un minuscolo altare fra volantini c ?n.uno»ietri, specie quando la Messa viene celebrata per una missione rischiosa. I nostri bravi ragazzi sarebbero rimasti senza, e pro- \prio oggi è domenica. Ma io credevo che, detta la Messa, il cappellano se ne ritornasse a I terra, invece il sommergibile ! parte ed egli resta a bordo. I Voi avrete sentito, e potrete I facilmente immaginare che jcos'è un canto di marinai 'quando una nave salpa, ma \ nessuno può farsi un'idea i quando questo canto è un coro ! liturgico che accompagna la ' celebrazione della Messa, e giunge a noi attraverso le reti d'acciaio, mentre il sommergibile scompare, e l'acqua sale man mano fino al periscopio, e tutto s'inabissa insieme al canto dei marinai. Allora si pensa che là dentro vi sono degli uomini in preghiera intorno a un piete che dice la Messa, sotto il mare. Ma qual'è il compito di un cappellano in un sommergibile f L'aria è contata, lo spazio anche. Due polmoni in più che consumano, debbono dare un rendimento che giustifichi la presenza di un uomo in soprannumero. La volontà di seguire i marinai nella missione non basta. Eblrene anche il cappellano trova il suo da fare. Deve essere pronto a tutto, anche lui come gli altri ufficiali, addestrato a tutto. Dice, la Messa, e questo può farlo) solo lui, poi tiene il giornale di bordo, decifra i telegrammi del marconista, e ricompone col cifrario quelli in risposta. Poi fa da infermiere. Il medico in un sommergibile non c'è, c'è un sottocapo infermiere. Ma troppo sjìcsso U nostro uomo prescrive a chi marca visita la classica dieta liquida, che è un rimedio efficace senza dubbio, specie per non facilitare quei disturbi di corpo che richiedono locali igienici, ridotti in un sommergibile a una microscopica espressione. Vi è il sospetto che la prudenza dietetica del graduato nasconda mire gastronomiche sopra un risparmio di razioni. Il sospetto sarà infondato ma circola, e allora il cappellano avoca a sè la missione ospedaliera, e cura lui l'equipaggio. A tale scopo ha rafforzato le sue esperienze assistenziali con ima pratica che lo rende abile a medicare qualche bucciatura e consolare insieme gli spiriti. Di ciò gli sono grati i marinai. II peggio capita, e l'imbarazzo aumenta, quando gl'inconvenienti hanno un'origine di terra ferma, e allora- è il prete che deve incoraggiate i ttmìdi a confessare olire i peccati dell'anima quelli del corpo per l'assistenza necessaria. .Tutto ciò detto e fatto con una evaporazione di sottintesi, di mezze parole interpretative che richiederebbero una penna meno spiccia per innalzarsi a una letteratura di maggior pregio. Vedete a quante cose deve provvedere un cappellano in veste di medico e di buon padre di famiglia! Ma tutto è purificato dal sacrificio. Questi marinai non limitano le necessità, i gesti, i desideri durante lunghe missioni per compiere il loro dovere? In un sommergibile non si dorme, si sonnecchia quando e come si può. Non si fuma. Ogni boccata di sigaretta è una sottrazione di ossigeno. Bastano già le tossine, ossia l'aria bruciata dai polmoni, a creare anidride carbonica, non essendoci più immissione di ossigeno. Guai a chi fuma. Cento volte la tentazione, ma la mano si ferma sul pacchetto di sigarette. In immersione non si mangia caldo. Il cuoco ha la sua cucina elettrica, ma non la guarda nemmeno, per non riscaldare l'aria di più di quello che non sia, e accrescere l'evaporazione che -produce dispersione nei circuiti elettrici. Si mangia scatolame, gallette, formaggio e frutta. La pasta asciutta si farà poi, quando si sale in superfice, e si aprirà il portello. Quando si apre il portello ggli uomini s'affacciano a re- tspirare, come uscissero da una mminiera. Si vede allora come dllila nebbia che dal fondo del tsommergibile sale e va via per j gl'aria. E' il sommergibile tutto | tche respira: l'alito, il sudore bdei corpi e delle macchine, ili dvero fumo umano del sommer-\i~islgdzvdsdngibile che vien su e si disperde. In emersione è festa, è allegria grande. Il cuoco accende le sue batterie e frigge la cipolla, fa la pasta asciutta, compila il dolce di sessanta uova, e i marinai divorano. Nessuno può sapere che cosa sono queste mangiate a pelo d'acqua, dopo il ritorno alla vita! Chi sta a casa, sentirà meno il razionamento se pensa che i migliori bocconi sono per i sommergibilisti trattati a vitto speciale: marmellate, biscotti, prosciutto, vino di bottiglia, frutta scelta e dolce. Non se la meritano forse? La caccia ai rumori Stanno tante ore silenziosi in immersione. L'acqua è buona conduttrice dei suoni. Bisogna evitare il più piccolo rumore. Anche un colpo di tosse è avvertito. Un cucchiaio che caés può rivelare al nemico in ascolto la posizione del nostro sommergibile. I marinai si tolgono le scarpe per non far rumore. Nessuno parla, nessuno fiata, si comprendono a gesti, a parole scritte sulla carta. Guardano il comandante che è il cervtello della nave. E' lui che pensa per tutti. Gli altri sono leve, macchine, volantini a comando. Intanto l'umidità condensata sulle lamiere cade a gocce come in una grotta, e l'anidride carbonica rende l'aria pesante. Ma non si può salire, sarebbe la morte. Di sopra c'è il nemico in agguato. La tattica è questa: andare nella zona d'operazione, vivere si5)i2a farsi notare: nè vedere, mMmssddrigpdnbcclmnTrtspaadsfdnpmfitrlapdcvdcraftrpnè aentire. Di giorno quasi.. sempre sotto a quota perisco- ppica. Se si vede la sagoma ne- nmica, si lancia il siluro. Di.tnotte si viene in superfice, ma non tutto l'equipaggio sale nello stesso momento. Ci sta il comandante e qualche vedetta. Poi c'è chi deve ricaricare i motori elettrici. Gli altri salgono a turno. Giù ci deve essere sempre gente alle macchine, ai timoni, ai volantini per manovrare, e se occorre, praticare l'immersione, che va fatta in pochi secondi. Quando si viene fuori a respirare è quasi sempre notte. Di giorno si resta di sotto, dove non c'è mai luce, tranne quella blu delle lampadine elettriche. Ecco l'origine delle barbe lunghe e delle facce di cotonina. Non c'è sole e non c'è acqua per radersi e lavarsi. Quando i sommergibilisti tornano da una missione, sono bianchi come digiunatori e hanno le barbe di frati. Metà frati e metà pirati. Vita condensata nel buio e nel silenzio, scatola di uomini viventi sotto il mare. Ma a quanto dico, qualcuno chiederà: — In somma questa gente quando dorme? Un buon marinaio propriamente non dorme mai. Fa il bozzo. Dove gli capita: sopra un mucchio di corde o appoggiato a Mn paranco. Le missioni dei sommergibili in Atlantico durano anche molte settimane. L'azione è ridotta a pochi minuti. Prima vi sono le lunghe attese, i lunghi e spesse volte infruttuosi inseguimenti. Allora si dorme. Non tutti contemporaneamente. Ci sono i turni di guardia. Non è proprio un sonno ma un dormiveglia. Nel dormiveglia non si ascolta, m.a come i cani sf sente tutto. Il comandante rannicchiato nei centimetri quadrati della sua cuccetta, potrebbe staisene tranquillo, c'è lofiuntugssnrcUsTrngTufsttaainstsdcnrtucstpgcccccdgrilscs Vi sono „.olte ore e molte giornate d'- tzione, e di at tesa snerva e in mezzo al mare. Cret > che il giuoco delle parole incrociate sia sta to inventato da un sommer gibilista. Occorrono pazienza, tempo e solitudine. E una buona dose di nervi. Quelli dei sommergibilisti riposano in un bagno di latte. Non ho ~il suo secondo ufficiale che sorveglia. Invece è sempre all'erta. Ogni tanto si alza mi gomiti e chiede all'idrofonista: —■ Si sente mente? E Vidrofonista risponde: — Niente. Oppure: — Sorgente di rumore. Nel secondo caso il comandante salta su e passa all'azione, nel primo caso si ri-\ volta dall'u'tra parte, e chiude gli occhi. Afa l'istinto è sveglio. Serte tutto, anche se due giocano a dama e muovono i dadi ima fiatare. lì tonirnto dell'attesa mai visto gente così calma. Molti ufficiali imparano a me moria i più ben sonetti del Foscolo che non avrebbero mai studiato a scuola. Finiscono di leggere i « Promessi Sposi » dicendone quel bene che meritano, dopo averli odiati per il modo come li ammanivano gli insegnanti. Qualcuno si porta dietro la grammatica di una lingua straniera e torna da una inissione che balbetta già qualche cosa. Qualcun altro imbarca gli scoccianti romanzi fiume della letteratura americana. Une mi dice di aver letto il Cora no, un altro tutto il Vecchio Testamento, un altro i Fioretti di S. Francesco, c la vita di Lui scritta da Joergersen, il quale come si sa, era protestante, fece un viaggio ad Assist e si è con<rrtito alla nostra religione, ispiran dosi per il suo libro ai luoghi santi dell'Umbria. C'è chi preferisce testi d'ingegneria e dispense di studi navaìi. 7u generale sono laureandi che si preparano alla tesi finale. Come vedete, questi giovani ufficiali, mentre rischiano la vita, pensano a studiare, ad arricchire la loro cultura e la loro personalità. Prescelti per affondare più tonnellaqgio che possono per rompere il cerchio d'assedio all'Europa, fra una coppia di siluri e l'altra provvedono a migliorare nelle ore di attesa la loro giovinezza con libri che arrivavo al citare, che affinano l'anima, che addestrano la loro professione futura. Gente nostra-, gioventù d'oggi. Senza volerlo diventano dei riflessivi, dei pensatori, dei poeti. L'aria che respirano è . poca, lo spazio dove si muovo no ristretto, ma il mondo interiore si fa immenso. Dalla loro cassa di ferro guardano fuori attraverso il periscopio, in un più vasto orizzonte, per un istinto di libertà. Osservano. E le osservazioni diventano lirismo. Mi racconta un ufficiale che una volta sente gridare dal suo osservatore: — Tutta- la barra a sinistra. Cosséra, un siluro da scansare? No, soltanto un balenotto che stava tagliando la rotta, e bisognava evitare perchè non scassasse la prua. Un'altra volta dal suo periscopio all'altezza dell'isola di Trinidad, mentre scrutava l'orizzonte in cerca di convogli nemici, vede delle tartarughe giganti che nuotano intorno. Tentazione di accalappiarne una, per aver sentito aire che fanno buon brodo. Sarebbe stato un pasto d'eccezione per tutto l'equipaggio. Ma la tartaruga non si muove neppure all'approssimarsi dello strano abitatore dell'oceano, perchè in quella stagione era in estasi d'amore con un granchietto che le faceva il solletico sotto la gola. Davanti al rio delle Amazzoni lo stesso ufficiale, guardava dal finestrino i pesci che venivano a curiosare intorno al cetaceo metallico. E allora potè osservare una cosa nuova e mai vista: che i pescecani portano un pesce molto più piccolo, attaccato come una ventosa sotto le pinne. Questi minori sono lunghi e sottili, pezzati a macchie scure. Debbono avere anche un nome in ittiologia. Ma chi lo sa, e chi lo va a cercare ? V importante sarebbe conoscere ma nessuno ce lo dice — quale segreta intelligenza esiste fra i due compari, e quale rapporto passa tra il pescecane e ii pesce parassita. Un'altra osservazione da cui molto vi è da imparare, sono le battaglie aero-navali fra pesci e volatili. Come tutti sanno esistono i pesci volanti, che la natura ha provvisto di tale facoltà a scopo di difesa. Quando i tonni più veloci li inseguono e stanno per acchiapparli con la bocca aperta, le rondini del mare sp<ccano un salto e volano fuori. Il giuoco però non va sempre a ' j ;nir bene, perchè vi sono elei gabbiani che sembrano volare distratti, ma invece debbono con intensione seguire la lotta sottomarina. Infatti aspettano che il pesce volante abbia decollato per piombargli addosso in picchiata ad ali chiuse, e beccarsi la vittima senza sbagliare. Cosi gli infelici che hanno compiuto un'acrobazia per evitare una morte sott'acqua, ne trovano subito un'altra per via aerea. Non si tratta sempre e soltanto di animali, ma anche di uomini. I mari sembrano deserti, ma c'è sempre in giro tanta gente. In vicinanza delle ìsole del Capo Verde un nostro sommergibile viene in superficie, e si trova vicino un motopeschereccio portoghese. Si racconta che due amici in sandolino stavano pacificamente vogando, quando a un tratto si sentono sollevare come andassero in ascensore. Diventuno muti dalla paura. Era una balena che andava per la sua strada, e fu grazie alla sua bonarietà se non diede il fatidico colpo di coda per sbarazzarsi dei due insensati disturbatori. I qua i fecero i capelli bianchi. Qualcosa del genere capitò al motopeschereccio, vedendosi drizzare al fianco il nostro sommergibile. Passata la paura, e constatato che sulla torretta issavano la bandicm italiana, sollevarono inni di gioia. Noti erano tutti portoghesi, ma ospitavano anche qualche cugino brasiliano. Ed ecco a parlare di Rio Janeiro, di centos e di milreis, e della ingiustizia della guerra americana che aveva chiuso il mercato europeo e le merci ammuffivano nei silos, e del caffè con cui facevano ora mattonelle da costruzione non potendone più esportare un ch'eco, e degli ebrei che rovinavano il Brasile e rincaravano la vita, e dell'amicizia brasileira per il marinaio italiano. E giù a dire e a gesticolare come fossero sulla piazza del paese, e x'o.essero domandar scusa per il loro governo, che con la corda al collo, aveva dichiant'o guerra all'Asse. I brasiliani no, non ne avevano col-pa. Ecco: incontri di fortuna, andando per mare, in cerca del nemico. Manlio Miserocchi

Persone citate: Cret, Foscolo, Manlio Miserocchi, Trinidad

Luoghi citati: Assist, Brasile, Europa, Umbria