Sorriso di un Eroe di Edilio Rusconi

Sorriso di un Eroe Sorriso di un Eroe Il maggiore sovrastava con ll'alta corporatura ogni altro militare del battaglione, sai-1 do nelle membra e prestigio-1 so nell'aspetto; viso bruno a linee forti, capelli grigi a spazzola, divisa sempre in ordine perfetto, sulla quale faceva bella mostra il cinturone chiaro di cinghiale. Nella vita civile era commerciante di tessuti, e ragioniere — il rag. Fraschini — ma qui, nella caserma, si era di colpo trasformato : non era più altro che il. signor comandante, un uomo dai gesti misurati, dalle parole contate, dai modi autoritari per quanto congiunti ad una sottaciuta beiifvolenza. Pareva, a vederlo, che non dovesse ridere mai : e invece, sorrideva con facilità, soprattutto a tu per tu con i soldati, e metteva in vista i denti bianchissimi e fitti; sorrideva, e tutto il battaglione ne era contento, come d'una parola buona, come d'un premio, e addirittura come di un'intesa. Era sempre lui, .il superiore severo, a moderare gli ecatti del sottotenente Casati suo aiutante di battaglione, il quale, forse per ostentarsi zelante, propendeva a punizioni ed a maniere rigide e fredde. Giunto in caserma, appena richiamato, il maggiore Fraschini si era presentato, dopo alcuni giorni, al colonnello. Aveva detto: — Signor colonnello, io non ci sto bene in caserma. Vorrei essere assegnato a qualche reparto in partenza. — Maggiore, — gli aveva risposto il colonnello — il Paese si serve in ogni luogo. Voi siete prezioso qui, ad istruire i nuovi soldati. Il maggiore s'era messo sull'attenti, e, per quanto scontento, s'era rassegnato. Provvisoriamente, almeno ; perchè di lì a pochi mesi era tornato alla carica ; ed anche allora il colonnello l'aveva invitato, amichevolmente, a rimanere, raccomandandogli di resistere alle tentazioni. Finalmente, dopo altri mesi, giunse la notizia che si stava costituendo una nuova divisione, destinata — si diceva — al fronte russo. Ormai il maggiore era stanco di squilli di tromba e di presentazioni a catena dei reparti; tutte cose belle e utili (così disse al s:gnor colonnello, scusandosi per l'insistenza) utili e belle, ma le quali, col fuoco sul mondo, gli davano rimorso. I colonnello tentò ancora di convincerlo: ma questa volta il maggiore fu fermo: le reclute erano ormai istruite, il suo compito in territorio era finito ; quella sera stessa «avrebbe inoltrato domanda per essere assegnato alla divisione mobilitata. Allora il colonnello lo guardò come se lo vedesse per la prima volta ; gli guardò le rughe fonde della fronte, lì tra le sopracciglia : e pensò, senza sapere perchè, che un destino si compiva, che il maggiore sarebbe partito per non tornare più. Commosso, fu anzi lì lì per dirlo, quel pensiero; e invece si voltò verso la vetrata, dissimulò la commozione facendo una voce corrucciata. — Non vi posso trattenere, — disse. — Signor colonnello... — cominciò il maggiore: voleva chiedere al superiore di cancellare il corruccio; voleva chiedere d'essere compreso. Ma il colonnello non gli diede tempo; gli mosse incontro, e disse, con la voce di chi parla ad un amico: — Adesso sono vecchio, se no verrei con voi, maggiore; vedete dunque che vi capisco' Venticinque anni fa andai volontario sul San Michele. — Anch'io ho combattuto eul San Michele. — Anche tu ? Era un inferno, ricordi? — Ora il colonnello passava al tu, da commilitone. — Eppure oggi portiamo in noi la nostalgia. E' incredibile come chi ha fatto una guerra ne porti i ricordi per tutta la vita, come d'un paese dove si è fatti d'anima soltanto, e di un'anima di metallo. — Così è, signor colonnello. La notizia che il maggiore partiva per la nuova divisione corse tra i soldati senza portare meraviglia ; portava invece dispiacere. Turbato, soprattutto, ne era il sotfotensnte Casati, aiutante di battaglione, il quale temeva di dovere partire anche lui ; e ne era tentato già : non che foBse vile, ma coltivava tanti affetti in città, dai quali non sapeva distaccarsi. I soldati poi, parlavano continuamente fra di loro, e coi loro ufficiali, di quella partenza, come se*si trattasse d'un avvenimento decisivo della loro e-, sistema. Fu il capitano Orsi ad aprire la strada: si presentò all' ufficio di maggiorità, senza nulla dire ad alcuno; e perentoriamente consegnò la domanda per essere assegnato anche lui alla divisione mobi litata. In una caserma le co se fatte in gran segreto ha ri no il privilegio di essere subito risapute da tutti. Così av venne della domanda del capitano Orsi. E parve sleale che quel capitano avesse agito isolato e clandestinamente: glielo disse un collega, mentre stendeva anche lui la sua brava domanda. Poi fu la volta dei subalterni e dei sottufficiali : poi cominciarono i soldati, che a gruppi andavano in fureria a farsi scrivere a macchina, la domanda dall'affaccendatissimo furiere. — Qui mi rubano un intero battaglione — andava dicendo il colonnello, lasciando capire però la sua soddisfazione. Purtroppo, alcuni rimasero delusi e scontenti perone non possedevano la rigorosa idoneità fisica per essere ammessi nella nuova divisione. Riuscì, all'ultimo momento, a farsi includere fra i partenti anche il sottotenente Casati che aveva esitato. Erano tutti allegri, i partenti, come se possedessero un titolo di superiorità su chi restava ; parlavano già come dei vecchi lupi di trincea ed erano tutti ragazzi, giocavano nino ad ieri al pallone sugli spiazzi d'erba delle loro città o sui sagrati dei loro paesi. Il maggiore in testa, e il battaglione se ne va. Trascorre un mese : consegnano nuove mostrine: un nuovo colonnello passa gli uomini in rassegna. Colonnello in testa, e il reggimento se ne va. Se ne va lontano, lontano, fuori della Patria, sosta in paese alleato, dove le donne si vestono, a festa, di vesti ampie e ornatissime e colorate. Viene il generale ; scende dall'automobile. Pre6entat - arm ! E poi, generale in testa, la divisione intera se ne va. E 6e ne va montata su treni che ogni poco si fermano, attraverso pianure fatte solo di neve, dove basta una casa col fumo sui comignoli ad allargare il cuore nella commozione dell'uomo che ritrova l'uomo. Finalmente il primo colpo di cannone passò su di loro che cantavano; tutti impallidirono e si guardarono sorridendo; ed il maggiore percorse il treno, agile come un giovinetto e inconsueta mente espansivo: sfotteva ri-'dendo quelli che, visibilmen te, erano impressionati, in quel primo incontro con il fronte. Da una lettera del sottote- nente Casati al suo amico | Capitano Orsi, rimpatriato da tre mesi per malattia: k Sono mpsi e mesi che teniamo un fronte cobì ampioiche si ha l'impressione di com-|battere uno per uno. Quanti jmesi? Non saprei dirti: è un ialtro il tempo da quello no-jstro consueto, in questa pia- nura che non ha limiti ; e poiieon tutto il colore di morteida cui ci si sente inzuppati jcome se d-i minuto in minuto isi morisse e si rinascesse, ejcome se ogni minuto fosse da meritare. Mi chiedi del mag- giore Fraschini. Non te lo sol descrivere. Appartiene alla stirpe degli eroi delle nostre letture omeriche, che passavano tra gli uomini con un dio al loro fianco. Non l'ho mai visto con un segno di stanchezza nè con qualche disordine nella persona. E per di più, ricordi com'era silenzioso? Ebbene, non dico che sia divenuto loquace, ma una parola cordiale è sempre pronto a rivolgerla a tutti ; eppure, proprio ora che ci si accosta tanto, sentiamo quanto egli sia differente da tutti noi ». Da una lettera del S. Ten. Casati, allo stesso, quattro mesi dopo. a Mi trovo all' ospedale di**#. Come io sia vivo, non so. Ci siamo battuti nel rapporto di uno a vpnti. Lo spettacolo di quei giorni dai quali sono appena uscito si è così stipato nella mia anima, che non mi riesce di trarne immagini nette; tutto si mescola e si infrange; forse è la mia mente a non avere più forze. Non mi rimane, nella memoria, di chiaro, che la figura del maggiore Fraschini. Ricordi quando ti scrissi che egli viveva diverso da noi ? Avevo ragione. L'ho visto cadere. Era sera, quando fummo attaccati d'improvviso. Mi trovavo con lui dentro una casa ; udimmo un fuoco intensissimo d'armi automatiche ; eravamo appena fuori, che vedemmo spuntare da una macchia due carri armati ; dietro s'intravedevano le fanterie. Io corsi a prendere il comando'di un gruppo di soldati che poco lontano ap panvano sbandati. I nostri anticarro misero fuori ubo i due carri armati. Subito la lotta divenne di corpo a corpo. Ormai, quasi travolti, si combatteva senza più speranza; fumo e grida tutt'in- biti nell'aria gelida. Ad un tratto vidi una figura buttarsi avanti : pistola in pu¬ torno; fumo di armi e di agno; una figura circondata da poche baionette. Era il maggiore ; l'ho visto, rimasto solo e già ferito, raccogliere un fucile e continuare a spa fare; e poi ripiegarsi, ho visto il suo viso rigato di sangue. E adesso, se lo rammemoro, lo vedo altissimo e beilo, e sorride mentre si appoggia a un albero prima di ca dere, ed il suo sangue non è rosso ma colore d'oro ». Edilio Rusconi ^ I i s Truppe tedesche In marcia verso il fronte. (Transoc.).