La storia ha reso giustizia a Tiberio

La storia ha reso giustizia a Tiberio UNJL RIFORMA. REImIOIOSA IGNORA.TA La storia ha reso giustizia a Tiberio Rifiutando la sua divinizzazione l'imperatore aveva scritto al Senato "... In quanto a me, Padri Coscritti, io sono un uomo mortale, limitato arie funzioni della natura umana,,. Intanto in Oriente sorgeva la nuova vera religione Alla morte d'Augusto la i confusione degli affari religiosi dell'Impero, ingenerata dalla importazione di culti da ogni parte del mondo conosciuto, era giunta al colmo — al punto di preoccupare seriamente Tiberio, deciso a porvi rimedio. Ma solo più tardi, ritiratosi a Capri, 11 saggio Imperatore potè meditare ed attuare — almeno sull'isola prediletta — la grande riforma che la rinascita del culto solare ai nostri giorni lascia intuire e che, almeno, nell'interesse del turismo, si potrà documentare storicamente. La crisi spirituale del mondo antico La storia ha già reso giustizia a Tiberio — se non proprio completa, sufficiente a dar risalto alia sua figura di grande generale, console, tribuno, consolidatore dell'Impero appena restaurato da Augusto. Gli studi critici ne hanno esaltata la vita privata esemplare ed l tiberfologi più reputati sono tutti d'accordo nel riconoscergli le doti di sposo modello (beninteso di Vipsania) e di buon padre di famiglia. Fu il vero « Primo Cittadino » della Repubblica, il princeps civitatis; ma soprattutto fu un vero uomo, completo, che conobbe e praticò tutti 1 vizi e tutte le virtù del suo tempo. Eppure di quest'uomo cosi lumeggiato dall'indagine storica, dclT'Im peratore che da Capri resse per dieci anni le sorti del mondo, resta ancora nell'ombra la figura spirituale. Nessuno ha fatto risaltare il grande riformatore religioso che si rivelò proprio in quest'isola; non an cora è stato esaltato l'origina tore d'un culto che, rinato, vi si perpetua al giorni nostri» Nessuno più di Claudio Tiberio era preparato e di lui meglio qualificato per affrontare la crisi spirituale del mondo antico. Ordinato prete a meno di vent'annl e Pontefice Massimo a poco più di quarant'annl, egli era versatissimo in materia religiosa; frequentando a Rodi i corsi di teologia ne aveva approfondito i fondamenti: l'astrologia e la magia. Le tendenze lussuriose ed il sensualismo i-affinato, che a quei tempi conferivano maggiore prestigio al sacerdozio, soffusero il misticismo di Tiberio d'un'aureola di cui non avevano saputo circondarsi nè Giulio Cesare, piuttosto unilaterale, nè Augusto, un dilettante in materia erotica. Tutto chiuso in se stesso ed in sè cercando la verità dell'Universo che, contemplata da Canri, gli si rifletteva come a chiunque tuttora si riflette, pura, immediata nell'animo; assaporando giorno per giorno l'ineffabile amarezza della solitudine irraggiata di gioia solare, Tiberio dovette avere piena, completa, la rivelazione dell'antica e sempre nuova, eterna divinità dell'isola. Ma avuta questa visione e concepita la riforma religiosa che mirava a ripristinare il culto del Sole e a subordinare tutte le altre divinità, egli per sua natura eccessivamente economo (i suol denigratori, Tacito e Svetonio, lo dipingono addirittura avaro) cominciò a lavorarci di lesina ed eliminando poco alla volta le divinità superflue arrivò alla concezione di un Dio Unico. Non del tutto originale, l'idea non sembrava adatta ad un paese che dopo aver Importato le più varie divinità este- re era .diventato uno dei maggiori centri politeisti del Mediterraneo.; concezione non facilmente accettabile dagli isolani, abituati a sfogare la loro fede in pratiche religiose incessanti. Cosi bastò il semplice annunzio delle soppressioni di alcuni Dei per suscitare un vivo malcontento. L'Imperatore però non era uomo da lasciarsi imporre dal malumore dei nativi: — Panem — disse — quanto ne vuole, il popolo: ma coi • circenses, Santi Numi è"ora "di finirla! — Volle an- dare a fondo é non gli si può dar torto. S'era ritirato a Ca- prl per sfogare, serenamente,'quel poco di libidine che guirimaneva, godersi in santa pa-'ce le nefandezze che gli avreb-'bero certamente rimproveratojga storici. Non ne poteva,più! di feste e festicciuole in onore! di questa o quella divinità; di funzionl sacre e celebrazioni d'ottave e vigilie che tenevano il paese continuamente in sub-ìbuglio. Bisogna riportarsi alle condizioni dell'isola, In quel!tempo, per immaginarne il di sordine spirituale. I Greci ed i Romani, a forza d'introdurvi Del e Semidei, ne avevano fatto un pandemonio; ogni oppidulum voleva 11 suo Divo o la sua Dea particolare, ogni comunità il suo protettore. Se i cacciatori imponevano il culto di Diana, i marinari esigevano un tempio a Nettuno; Venere, noi doveva fami il ne»»! npr1 poi, doveva farsia Pezzi Per, contentare tutti. Senza dire di Gaio Cnlijrula che. appena pre- sa la toga virile, perduta la I testa per Drusilla, Voleva che I£2fE5TrS.n?0™^l?.nl«-if."Uscatori della Piccola Marina |rimettevano rene. in ballo le Si- IF _ .,„!„ j: i1La scala di Anacaprt■La costruzione della Scala'd'Anacapri aveva riacceso lo Bpirito ribelle degli Anacapri- tani che in quell'opera strada- le arditissima vedevano un'of- fesa alle loro divinità, anzi u- na minaccia alla loro civiltà impervia fondata sul principio sacrosanto della mancanza di comunicazioni con gli altri paesi. Alle altre cause di malcontento s'era venuta ad aggiungere la gelosia fra la cittadina greca di Palazzo a Mare ed il nuovo quartiere patrizio dei Romani della corte tiberiana, sorto oltre la muraglia megalitica, sulle falde del Castiglione. Gli odi, le rivalità e le gelo-sie sfociavano, naturalmente, ln manifestazioni religiose; bastava il minimo pretesto per sferrare una processione, ed ih mancanza d'ogni pretesto, la minaccia generica d'un giorno di lavoro per Inventare una ricorrenza festiva. E allora si facevano i-jcire dalle e- dicole sacre gli Idoli, si trae-vano dai tabernacoli i rozzi si-mulacri e si portavano in giro con fragore di timpani e atre- pito dei più disparati strumen-ti, fino a provocare una sas-satola... IPer cessare questo stato ;di cose! — pensava Tiberio: icome se fosse facile! Eppure sembrava facile. Tradizionali- jsta, per temperamento ed educazione, l'Imperatore s'era detto: — Torniamo all'antico... Al culto solare, ad un Dio Unico che lo impersoni... — Ma irresoluto, come sempre, rimaneva perplesso. Prima d'attuare la riforma laboriosamente preparata volle che Trasiilo, 'astrologo ' Preposito ai Presagi. Interrogasse le stelle per sapere cosa ne pensassero in Cielo. L'oroscopo fu disastroso; la riduzione di tutte le divinità ad un'entità unica — assicurò Trasiilo — veniva riguardata dagli Dei come una aiminutio capiti», -— Peggio per loro! — ruggì Tiberio infuriato dal responso negativo, addolorato dalla Incomprensione che lo circondava. Nessuno lo capiva o avrebbe capito; lo avevano deriso e sospettato di occulti motivi quando aveva rifiutato per sè gli onori divini — eppure non aveva fatto altro che dare 11 buon esempio... Egli voleva realizzare per il Regno dei Cieli quello che Giulio Cesare e Ottaviano Augusto avevano iniziato ed egli compiuto per l'Impero: la unificazione, l'abolizione delle oligarchie e, incidentalmente, una notevole economia sul Fondo Culti. Ricostruire 11 mondo spirituale sul modello del mondo romano: che c'era di meglio? A Capri non poteva che nascere, anzi rinascere, il culto solare — risorgere, dal mare, Mitra, 11 Sole, per irraggiare luce e calore, ridare agir uomini la fede nel grande, onnipotente Creatore... Profittando delle spedizioni e del lunghi soggiorni in Oriente, Tiberio aveva approfondito il senso della rivelazione di quel Dio che,' cori ritmo eterno, rinasceva ogni eiorno per rinnovare la vita dei mondo. Condottosi a Capri un suo liberto favorito, certo Ellocrisio, nipote di uno dei pirati ci- liei catturati da Pompeo, l'im- peratore s'era fatto iniziare ai riti della liturgia mltralca, 'trovava le tautobolie di suo gusto perchè vi si sacrificava-no animali bovini, unendo ru-ltile al dilettevole; la carne che se ne ricavava al piacere che procurava ai sacerdoti ed! ai fedeli l'effusione del sangue... // caffo nuovo Introdotto il mitraealmo ortodosso il popolo si vide defraudato dalla gioia che gli procuravano le celebrazioni pagane cosi varie, frequenti, licenziose, teatrali... Ma visto che per 11 momento non v'era nulla da fare e che, dopo tutto, quello che importa è II quieto vivere, la gente obtorto eolio si mostrò entusiasta della riforma, pur covando segretamente la speranza che tutto sarebbe finito di nuovo in pa ganesimo.. I sacerdoti degli antichi cui- ti, per non perdere il posta abbracclarono con fervore il cuito nuovo; dovevano anche essi sapere, o presentire, che 11 paganesimo non sarebbe morto, che su questi lidi non può mal morire. Si provvide, con grande sollecitudine, al luoghi destinati al nuovo cui- to; il Tempio di Apollo, alla Grande Marina (ora chiesa di S. Costanzo) spogliato della suppellettile politeista, fu a dattato a mlfreo-cattedrale. Tiberio era stato preso da un vero furore religioso. Vecdilo e consunto dal piaceri, cominciava a. ritenere superflui, se non addirittura peccamlnosi, 1 luoghi di delizia spar «1 per tutta l'Isola, in ogni ca! verna d grotta, fra selve e rupi o in riva al mare. Fu pri ma la volta della Grotta di Matromania. famosa per le ì^rrle che durante le floralie di primavera si celebravano n !onore di Cibele; poi 1 ■"""' tu" Lt""-a *<=uc u uuuor , ,mo tam(} pi£l chfi per della Grotta del Castiglione, della Grotta dell'Arsenale, dell'Antro Turchino... Tutti i ninfei che vengono ora fuori, appena si dà un colpo di piccone in ?ualche caverna, furono trasormati in chiese, cappelle mitratene, in oratori taurobollci... Bisognava pure trovare una occupazione per il clero che, per necessità, aveva abbracciato con tanta fede il mitrae- ™ £,nò™?! Semina- I vedere ai bisogni crescenti del I g»" ***>fbS5E& dee» Un una scuola di iniziazione al | cu)to so]are di rRo caprese. Per accontentare anche 1 feI dell ed evitare un passaggio 1 troppo brusco dal politeismo ^rreiipone nuova sera ri_ ■ corso ad un compromesso. H ' concetto di un Dio completa mente Unico, che in teoria gembrava perfetto, all'atto pratico presentava l'inconve niente che avrebbe potuto es aere facilmente compreso dai fedeli. Allora fu stabilita la dottrina della Trinità Mltrai ca ed emesso il famoso Editto a Ideila Trinità separatamente come Dio e Signore, ma prol |bito di dire che vi erano tre Dei d imperiale sul Culto con la proclamazione del Dogma Fondamentale: « Il Sole è Dio, 11 Cielo è Dio e lo Spirito Sacro (Curax, l'uccello nero, simbolo d'innocenza e purità) è Dio; eppure essi non sono tre Del, ma un Dio solo: Mitra ». Al fedeli veniva imposto di riconoscere ciascuna Persona (QtiieHn<jwe vnlft. Le impersonazioni del Dio solare !ide^"dei'credenri"e"resa la"nùo. 'va divinità più misteriosa, la 1 fede fu estesa ancora ad al ' tre impersonazioni del Dio So j ]are e fu permessa l'adoraziolne ^ zoroastro, Osiride, O:sram, Mazda... considerati pe Irò come Dei meno principali. ; j5ra severamente proibita la i idolatria, barbaro avanzo del paganesimo, ma furono am j messe le immagini della Gran Confuse cosi, felicemente, le Madre del nuovo Dio concepì to da Cibele (chiamata Mater Magna in istato di verginità. Nei templi in cui erano stati abbattuti i vecchi Idoli furono messi i simulacri di Helios, il Sole Radioso; e per conferire a] nuovo Dio la più alta dignità celeste. Mitra fu proclamato Padre di Tutti t Tempi ed Invocato quindi come Eterno Padre. La nuova religione, radicandosi, ramificava; ai rigorismi dei primi giorni era successa un'illuminata tolleranza. I nuovi sacerdoti, per venire incontro al popolo, chiudevano un occhio sulla questione del riti, anzi incoraggiavano essi stessi piccole variazioni del culto originale: non ancora orgle, vere e proprie, ma qualche cena all'aperto, di tanto In tanto una restlccluola notturna; si riudivano le bande musicali, si rimettevano in uso gl'intonaruraorl, i cembali, i timpani. Solo in materia teologica e liturgica i sacerdoti mitraici non transigevano; esigevano sacrifizi più frequenti, sempre più' necessari a placare Iddio irato per 1 troppi peccati del mondo e che, per un nonnulla, era capace di scaraventare un furioso temporale per rovinare le messi e devastare gli oliveti; scatenare un uragano, far mancare la pioggia per mesi e mesi.... Bisognava tenerselo amico, Mitra — come, del resto, tutti gli Dei; offrire sacrifizi: lespetits cadeaua... E siccome l'isola non poteva produrre il numero dea tori necessari alle tauroctonle rituali, si dava a queste celebrazioni un senso più largo; facendo un piccolo strappo al rito originale, 1 sacerdoti accettavano altri animali, .per 1 sacrifizi: vitelli da latte, agnelli, capretti, polli... Perfino quaglie. Sembravano ritornati i bei £1?n!1-l Intanto stava avvenendo qualcosa. •» Oriente, di cui, 'nel vecchio mondo, nessuno si accorgeva o voleva accorger-3 ; era scoppiata una nuova l»^» de*ft um"' de,i d,f" *ed8%- ™* S"^^^1"; «"«ezlone del proletariato si ! ammantava «li una idea mistica. Ponzio Pilato, Procuratore della Giudea, guardava e lasciava fare — pensava a raccogliere tributi, lui, ed era per la politica delle mani nette. Non si sa se a Capri giungesse notizia del processo di Gesù; si seppe della Crocefissione, ma nessuno vi badò. L'isola, sempre lontana dai luoghi, estranea alla ' significazione delle grandi tragedie dei mondo, rimase lontana, estranea alla tragedia del Golgota, Tiberio rifiutando per sè gli onori ed impedendo che gli al consacrasse un tempio, aveva scritto al Senato : «... In quanto a me, Padri Coscritti, lo sono un uomo mortale, limitato alle funzioni della natura umana... ». Stava però per oltrepassare quel limiti : invecchiato, non curava più Mitra nè gli altri Dei... Non curò l'annunzio di un Dio che veniva per regna- re nel Regno dei Cieli. Dove-va aver varcato anche ognlnozione terrena, della divinità a Capri aveva ritrovato se stesso ed in sè il suo Dio. La isola che doveva poi diventare il solo tempio ch'ei desiderava nel cuore degli uomini, gli aveva dato li piacere del sen sii |-0t-»lio dei "mali, il disprez zo per gli IK)m|ni e la Bolltu dine, suprema voluttà dell'a nima. Non poteva chiedere più nulla al Cielo che non avesse ottenuto in terra, pe- aver vissuto a Capri aveva già ricevuto il dono della vita eter- na, p0t>, eoey morire tranquil |0 _ forae felice —. certa mente soddisfatto della giornata terrena. Edwin Cerio

Luoghi citati: Anacapri, Capri, Nettuno