Gli strumenti d'ottica del genialissimo Ignazio Porro

Gli strumenti d'ottica del genialissimo Ignazio Porro GRANDI ITALIANI POCO NOTI Gli strumenti d'ottica del genialissimo Ignazio Porro Lo studio degli strumenti d'ottica ha in Italia una gloriosa tradizione che mette in fila nomi come quelli di Leonardo' e di Galilei e che può vantare l'invenzione del cannocchiale nel Seicento e, tre secoli prima, degli occhiali. Verso la metà del secolo scorso un ufficiale piemontese, Ignazio Porro, riattaccandosi a quella gloriosa tradizione, procedeva a una serie di scoperte in fatto di strumenti di ottica che meriterebbero al suo nome fama molto maggiore di quella che egli abbia nel pubblico non specializzato. Nato nel 1801 a Pinerolo, a ventiquattro anni era già promosso capitano del Genio. Questo rapido inizio di carriera era ben guadagnato poiché a quella età egli aveva niente di meno che inventato uno strumento topografico nuovo che doveva avere poi enorme diffusione — e che la conserva tuttora —, il tacheometro: strumento che doveva servire per un nuovo procedimento per condurre rapidamente i rilievi topografici, la tacheometria. * * Cerchiamo di dare al lettore che fosse profano una rapida informazione della natura di questo apparecchio. Quando nel rilievo topografico di un terreno occorre misurare le distanze fra due punti, il metodo più elementare per arrivare allo scopo è di stabilire un allineamento fra i due punti, cioè disporre una serie di paline sulla linea retta che li congiunge, e, poi, sulla scorta di questa guida, misurare direttamente la distanza con l'a luto di canne metriche o di appositi nastri metallici. L'operazione, se fatta bene, porta a un notevole grado di precisione, ma è tuttaltro che spedita. Il tacheometro, inventato dal Porro, è un canocchiale montato su un sostegno che porta due cerchi graduati, uno orizzontale e uno verticale per prendere le misure angolari che possono interessare durante le operazioni topografiche; è munito inoltre d'un reticolo di tre fili paralleli. Volendo conoscere la distanza fra due punti del terreno, si fissa in uno di essi lo strumento, nell'altro si manda un uomo con un'asta graduata tenuta verticale, la stadia. Dallo strumento si guarda alla stadia e tra i fili del reticolo si potrà contare un certo numero di gradazioni. Dal numero di queste che naturalmente cresce con la distanza fra lo strumento e la stadia, si deduce immediatamente la distanza stessa senza procedere ad allineamenti o a misure sul terreno, n Porro aveva trent'anni quando fu incaricata dal Governo Sabaudo del rilievo topografico generale del Duca- Desideroso di dedicarsi e-sclusivamente allo studio del suol strumenti, il Porro lasciò a quarant'anni l'esercito e fondò a Torino una fabbrichet- to di Genova. Egli, servendosi del tacheometro, compi l'opera in trenta mesi, opera che hi giudicata dal Ministro della Guerra « inarrivabile monumento d'arte ». ta di apparecchi ottici e di Erecisione. L'iniziativa non ebe successo e allora egli si stabili a Parigi dove riuscì a fondare un «institut Techno- matique » che ebbe vita atti-va e prosperosa. Il Porro pub------- —--:-> -— blicava nel 1850 a Parigi un trattato di tacheometrie, e cioè della nuova scienza delle misurazioni rapide, scienza da lui fondata, e la sua reputazione ne crebbe, fino ad ottenere attestazioni di merito dall'Accademia delle Scienze e suscitare l'interesse dello stesso imperatore Napoleone III, che sovente invitò il Porro alle Tuilerie intrattenendolo su problemi di Ingegneria militare. In quest'occasione egli ebbe anzi a segnalare al Porro, quanto sarebbe stato comodo per la cavalleria disporre di un cannocchiale corto ma di lunga portata. Il Porro ripensò al problema propostogli e trovò una soluzione la cui genialità basterebbe alla gloria d'un uomo; trovò cioè nient'altro che quello che tutti noi conosciamo per cannocchiale prismatico, un cannocchiale in cui il cammino del raggi luminosi è come ripiegato due volte su se stesso da prismi a riflessione totale, i quali prismi hanno lo scopo di raddrizzare la immagine (che altrimenti risulterebbe capovolta) e di permettere che lo strumento sta raccolto in uno spazio limitatissimo. * * L'invenzione, presentata all'imperatore, ebbe un'accoglienza entusiastica e — come succede in questi casi — fu nominata una Commissione per studfarne l'applicazione nell'esercito: la quale Commissione - come accadeva non meno sovente - mandò le cose in lungo e non se ne fece più niente. Il cannocchiale prismatico ricomparve sulla fine dell'Otto?°nto, per merito di una ditta germanica che comprese di quanta utilità e praticità esso fosse: oggi esso è universalmente diffuso. Bisogna aggiungere, peraltro, che 11 Porro sembrò essere il primo a dimenticarsi di questa sua genlalissima invenzione, n Porro era di quelle menti troppo fertili le quali sono per così dire sopraffatte dalla stessa quantità delle loro creazioni; non resta loro il tempo di accompagnare le proprie Invenzioni perchè facciano la loro brava |tro problema, l'invenzione di un cannocchiale da lui detto panfocale, munito d'un siste ima di lenti mobili che lo fa ' cevano utilizzabile indifferen strada nel mondo. Egli pertanto lasciò dormire il cannocchiale prismatico, che doveva rsvegliarsi solo dopo la morte dell'inventore, perchè si trovò affaccendato in un ail- temente come telescopio, come cannocchiale da campagna o come microscopio. Questa invenzione non ebbe grande i fortuna benché destasse l'am1 nitrazione di un astronomo 1 quale 11 Padre Angelo Secchi. ' D'altra parte il Porro l'abbandonò presto per dedicarsi alla costruzione d'un telescopio gigante, che sarebbe dovuto riuscire il più grande del mondo, s'egli non lo avesse lasciato in sospeso dopo avervi speso molto tempo e molti quattrini, per dedicarsi ad altre Iniziative. Intanto grossi eventi politici erano maturati in patria, niente di meno era stato proclamato il Regno d'Italia. Ed ecco il Porro lasciare la sua avviatissima officina e venire a Firenze, la nuova Capitale. Qui si dedicò prima allo studio per la creazione del catasto italiano, fondò un corso di celeriniensura e impiantò una nuova officina di strumenti ottici, da cui poco dopo si ritirò. Stabilitosi pochi anni dopo a Milano, vi fondava il « Tecnomasdo » prima, la «Filotecnlca » poi: e terminava la sua agitata carriera costruendo il tacheometro cleps, Il tipo ancor oggi 11 più usato in tutto il mondo. Moriva all'età, di settantaquattro anni, stanco dell'enorme mole di lavoro compiuto, lavoro in buona parte andato dissipato In causa della sua stessa Inquieta natura e della violenza creativa del suo genio. Moriva con la floria di essere stato 11 fonatore della celerimensura: dimentico forse di quell'altra scoperta che doveva trovare una diffusione mondiale venti anni appresso, il cannocchiale prismatico. Questo strumento, come si disse, aveva avuto il suo quarto d'ora di celebrità, poiché era piaciuto a Napoleone III che l'aveva poi portato con sè durante la campagna del '59 e aveva con esso seguito le fasi delle battaglie di Magenta e di Solferino. Esso era poi stato dimenticato e divenuto un oggetto di museo. Le altre invenzioni e Iniziati- ve compreso il panfocale sono l'oblio: ma stanno ad attestare della prodigiosa creatività dell'ingegno del Porro: una di quelle menti feconde che, numerosissime tra noi nel Rinascimento, ricompaiono poi in ogni secolo per gloria e fortuna nostre. G. Castelfranchi cannocchiale rimaste nel-