La rivoluzionaria invenzione del mite e pio Eugenio Barsanti

La rivoluzionaria invenzione del mite e pio Eugenio Barsanti GRANDI ITALIANI POCO NOTI La rivoluzionaria invenzione del mite e pio Eugenio Barsanti Il motore a scoppio - cui si deve il rinnovamento della tecnica dei trasporti - è nato dalla mente geniale di un religioso italiano A chiunque modesto cultore di storia della scienza sarà occorso di notare quanto spesso si presenti il caso che un'invenzione rampolli contemporaneamente o quasi nel cervello di due o più inventori, per parlare soltanto dei casi onesti, quando non v'è astuto rapimento del patrimonio intellettuale e del merito altrui. Questi casi sono troppo frequenti per essere fortuiti : e la spiegazione del fenomeno si presenta da sè e facile. Una Invenzione trova il genio che la mette al mondo quando è a punto di maturazione, e quasi implicita nel precedente progresso delle scienze e della tecnica: onde non fa meraviglia che non uno solo, ma più cercatori capaci di valutare e presentire le possibilità della scienza < in fieri » giungano a risultati simili a poca distanza di- tempo: onde seguono poi infinite contestazioni di priorità; non di rado accade che il più meritevole sia il più dimenticato: questo all'inclrca è avvenuto per il motore a scoppio, invenzione cui il merito spetta senza dubbio al toscano Eugenio Barsanti: mentre la gloria ed i benefici pecuniari della straordinaria scoperta toccarono ad altri più fortunati non prematuramente stroncati dalla morte e nati in paesi di già fiorente attrezzatura industriale. Che 11 motore a scoppio, questo rivoluzionario congegno a cui si deve non solo il rinnovamento della tecnica del trasporti, ma addirittura quelle enormi competizioni di interessi che sono state chiamate guerre del petrolio, che questo congegno sia dovuto al genio inventivo di un pio scoTopio, d'un mite religioso, è uno di quegli scherzi che il destino si diverte a intessere alla tragica vita dell'umanità. Barsanti, nato a Pietrasanta il 12 ottobre 1821, senti da giovane non già l'estro della meccanica, come potrebbero far credere i suoi successi eccezionali in questo campo, bensì una spiccata vocazione religiosa, per cui chiese e gli fu concesso di fare il noviziato e poi di emettere i voti presso i Padri Scolopi. Studiosissimo e di vivace ingegno, a venti anni era già professore di filosofia, fisica, matematica nel collegio di San Michele a Volterra. Qui, trovando ad avere a sua disposizione un gabinetto di fisica, cominciò a divertirsi con gli apparecchi, a costruirne di nuovi, a immaginarne di nuovissimi: e qui gli si affacciò l'idea del motore ad esplosione. L'idea, come si disse più so pra, era già nell'aria. Già da secoli si era pensato al modo di azionare uno stantuffo, mo- blle entro un cilindro, a mez-niiiiiiii ni iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin a a e o e o l e d a i l l l è l e a a e i o o o i l e a i e zo di un fluido motore. Le jprime ricerche di questo ge- nere risalgono al tempo della,diffusione della polvere da spaio (la quale, accendendosi,doveva produrre l'esplosione !ed azionare il manovellismo). Ili grande fisico olandese Huy- gens aveva fatto una prono-,sta del genere fin dal 1693. Com'è risaputo, la prima seriaapplicazione del motore a stantuffo fu dovuta a Dionigi Papin, che la attuò col vapore nel 1780: l'invenzione di insuperabile Importanza per Iosviluppo della tecnica e per la .stessa storia dell'umanita; non portò fortuna all'inventore: poiché Papin morì in miseria. Lo sviluppo dell'idea di Barsanti fu alquanto lento e l'idea ponderata assai più Improntata a cosciente maturazione di un certo numero di elementi concettuali acquistati a poco a poco che non al cosidetto lampo di genio. Barsanti aveva cominciato con ripetere l'esperienza voltiuna della produzione dell'acqua da un miscuglio di ossigeno e idrogeno a mezzo della scintilla elettrica. Egli pensava di utilizzare In qualche modo l'energia che ne scaturiva. L'insuccesso di questi tentativi avviarono la mente del paziente scplopio verso l'idea di azionare ,un motore con esplosioni di aria mista a gas. Quest'idea il Barsanti comunicò a Felice Matteucci, un insigne idraulico lucchese con cui si era legato di grande amicizia : e il Matteucci trovò che l'idea era straordinariamente interessante: insieme si misero all'opera per realizzarla. Matteucci era fornito di notevoli qualità di meccanico: i due collaboratori dopo un coscienzioso studio depositarono una relazione suggellata all'Accademia del Georgoflli di Firenze per attestare ad ogni buon conto la priorità delPideazione e, sul finire del '54, 11 primo modello, fabbricato presso le « Fonderie del Pignone », era pronto e funzionava. Lo stesso anno gli inventori si associarono col console di Sassonia e Wurtemberg a Livorno, Guglielmo Haener, che subentrava nella società per la parte commerciale: egli si interessò di far conoscere e brevettare il ritrovato in Inghilterra: ma, impauritosi subito dopo per il rischio dell'Impresa, se ne ritirava. I due continuarono ai a curi, presero brevetti in Pieo monte, in Belgio, in Francia: - a Firenze una macchina fu a-1 doperata per azionare una ce¬ niiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiii iiiiiiiiiiiiii j soia ed un trapano. Nel 1800 si costituiva, appunto a Fi, renze la Società Anonima del nuovo motore Barsanti-Mat, teucci e le cose sembravano ! prendere una ottima piega. Le I richieste degli acquirenti co minciarono ad affluire in tal ,copia che l'industria italiana — allora ai suoi faticosi iiril zi, — si dimostrava incapace di soddisfarle. Il Barsanti si recò allora nel Belgio e iniziò gli accordi con le officine Cockerill. Ed ecco, proprio alla vigilia di più grandi realizzazioni, abbattersi su di lui la morte: un tifo improvviso spegneva il glorioso scolopio il 18 aprile del '64. Con la scomparsa di Barsanti l'iniziativa declinò rapidamente. Matteucci era ammalato e la società fiorentina fu posta in liquidazione. In tanto alcuni pretesi inventori del motore a scoppio, che già vivente Barsanti gli avevano contestato l'invenzione, incoraggiati dalla morte di lui, contesero alla sua postuma t'ama l'onore che ben gli spettava. Primo fra questi il belga Lenoir, che nel 1860 era stato portato alla ribalta dal Figuier il grande pontefice della divulgazione; il Lenoir aveva preso il brevetto cinque anni dopo di quello di Barsanti e Matteucci: eppure per lungo tempo si arrogò la fama di inventore. Fortunatissimi furono i tedeschi Otto e Langen che conseguirono uno speciale successo alla esposizione di Parigi del '67. La memoria di Barsanti cadde in dimenticanza, salvo che da parte di pochi specialisti, primo fra tutti Giuseppe Colombo, l'insigne ingegnere che fu per decenni direttore del Politecnico milanese. Oggi le si restituisce il posto d onore che le spetta. G.. Castelfranchi Nella collinose zone del Kunan trasporti ippotrainati tedeschi raggiungono le prime linee.