E' duro servire gli americani

E' duro servire gli americani E' duro servire gli americani Straziati da discordie intestine i francesi del Nord Africa si vedono disprezzati anche dagli indigeni; gli statunitensi comandano : loro altro non resta che abbassare il capo (Dal nositro inviato) ALGESI RAS, luglio. Al colte qui c'è l'autentico aromatico caffè del Brasile e del Nicaragua, c'è il tabacco rublo, cioè il tabacco biondo inglese e americano (le Carnei, le Lìlcky, le Chestcrfield, le Morris, le Yorktown, ecc.), c'è il tabacco negro che io preferisco nella pipa, c'è birra squisita, ci sono i vini pregiati di Spugna che si prendono come aperitivo e che io prediligo — i Jerez, la manzantlla, la mantllla — ci sono i cognac stagionati di Spagna, forse i migliori del mondo, e poi c'è tanta gente da far venire il capogiro. C'è gente che viene dal Marocco e porta le ultime novità. Più che la birra, più che la manzanilla, più che il ta bacco rubio e negro, c'è questa gente che m'interessa. La genìe che viene dalla vicino Africa racconta. Anch'io sto ad ascoi tare. In fondo in fondo non ci sono novità. Tutto è come doveva essere. Come doveva essere, a danno di quei francesi che hanno tradito la causa europea. Prepotenza americana cbmvacfhlcthpqLapzdglaggalSvtmemipe i e i o o a i à o , a a o e r a i o , r s o e e o 0 I discorsi di quelli che.vengono d'oltre Stretto concludono tutti con l'affermare che, si, oramai l'impero coloniale francese può considerarsi finito nel Marocco. 'Soltanto l'Algeria rimane alla Francia, se pur imbastardita). E' incominciato l'impero coloniale der/li Stati Uniti nel Marocco ex-francese e nell'ex-Africa Occidentale francese. A Casablanca, a Rabat e a Dakar sono gli americani a comandare di fatto e oramai anche di nome. I rappresentanti di Roosevelt. Generali e Ammiragli, comandano al posto dei Residenti Generali e dei Governatori oggi dipendenti formalmente dall'autorità «francese» di Alqeri. (Quale autorità?). Gabriel Piiaux che, per puntiglio e su vittoria di De Gaulle. è andato a sostituire Nogues a Rabat, fa il Resi dente Generale francese del Marocco soltanto di nome. A governare e a comandare di fatto c'è il Generale americano Mark Wàyne Clark — quell'alto ragazzone beniamino ai Roosevelt noto per aver «combinato» il tradimento coi francesi l'anno passato, e noto altresì quale comandante della Quinta Armata americana sul fronte centrale tunisino per aver sofferto la famosa sconfitta di Sidi Bit Zid lo scorso febbraio. (In seguito a quella sconfitta andò a sostituire il Gen. Patton comandante dell'esercito americano d'occupazione del Marocco, facendosi da questi sostituire al fronte). I discorsi di quelli che arrivano dalla vicina Africa concordano nell'indicare quanto sia in ribasso il nome (non diciamo « prestigio ») francese in Africa, e quanto siano prepotenti e smoderati gli americani nella loro sete di egemonia universale, nel loro desiderio di asservire il mondo agli Stati Uniti. « Washington capitale del mondo », si sente ripetere. « Gli anglosassoni amministreranno e governeranno il mondo, gli altri popoli serviranno e lavoreranranno », si sente ripetere. La Europa è messa al terzo posto per graduatoria d'importanza secondo il programma futuro, cioè postbellico, degli yankees. Prima viene l'U. 8. A. coi nuovi guadagni territoriali ed economici, poi l'Asia, infine terza l'Europa. (Forse per « Asia » s'intende la Russia? Però è noto che a Washington si è ossessionati dalla paura di una « solidarietà asiatica » del domani — enorme potentissimo inattaccabile complesso geografico politico ed economico del domani? — dal Pacifico all'Europa). II nome della Francia è del tutto in ribasso in Nordafrica, e come! I francesi del Nordafrica che, tradendo la causa europea colla speranza di rifarsi ima verginità militare e colla mira di riguadagnarsi una posizione di protagonisti nella guerra e per la rivincita, avevano scandalosamente aperto le braccia agli invasori anglosassoni sette mesi fa, rLoggi si fomentano di essere!asserviti sfruttati umiliati de-'risi scherniti vituperati schiaf feggiati sputacchiati dagli «invusori liberatori ». Umiliati dagli anglosassoni, derisi dal mondo, fatti oggetto delle barzellette ironiche e offensive di Roosevelt e Churchill e\ delle vignette della stampa in-' glese e americana, i francesi\ del Nordafrica — degaullisti,\ girattdisti e vichysti — straziati dalle discordie intestine, si vedono altresì disprezzati dagli indigeni. Le fiere popolazioni autoctone che abitano l'Atlante o il deserto non possono certo rispettare colui che, a torto od a ragione non importa, una volta attaccato abbia abbassato le armi senza combattere, come hanno fatto i francesi V8 novembre scorso. I francesi non governano più nel Marocco, non diciamo militarmente ma nemmeno econo mica mente, ani ministra tiva mente. Va detto senz'altro la pu rola : Va m ni inist razione del Marocco già francese è passata nelle mani dei nordamericani. Il funzionario francese viene sostituito dal funzionario, o dal « const.aZiere » per meglio esprimersi.'yankee, e così a poco a poco il commerciante, l'imprenditore, il banchiere, l'affarista, l'ingegnere, il tecnico, il colonizzatore. La legge americana finirà tra poco per sostituire quella francese. La prova più evidente l'hanno data gli americani dal primo giorno dello sbarco. Un francese vuole entrare od liscile dal Marocco? Ebbene il visto del Consolato francese, sia pur giraudista, poco o nulla gli serve. Quello che gli occorre è il visto del Consolato americano. Si vuole una altra prova in altro campo? Eccola: ormai tutto quello che era trasferibile nel Marocco è stato acquistato da società ameriààne o da privati ameri- cani; aziende, proprietà immobiliari e industriali, ferrovie, miniere, imprese portuarie e via di questo passo. Di fronte al domani incerto e pur di incassare dollari, i proprietari francesi o francesizzati non hanno visto l'ora di vendere, liberandosi da imbrogli da incertezze da grattacapi. L'autorità francese di Algeri non ha potuto far niente per impedire i trapassi di proprietà quantunque l'avesse tentato, L'autorità francese di Algeri ora che Londra l'ha fatto apertamente sapere — non ptiò più basarsi stille sovvenzioni benigne e assistenziali della finanza anglosassone, giudìa, oggi deve chiedere colle dovute forme un «prestito» agli alleati. E' ben vero che gli inglesi di sottomano consigliano i francesi a resistere alla pressione egemonica e all'ondata economica americana (l'Inghilterra è rivale degli Stati Uniti in Africa, e viceversa, e sia Vuna come gli altri cercano satelliti sul luogo), ma la possibilità di reazione e di resistenza francese viene meno a causa delle discordie interne e delle divisioni tra partigiani pro-Amerjca e partigiani pro-Inghilterra. o a o l o e o n e i a a i . , e a e o — l , a e i i e i , La questione dei soldi — a dirla in parole chiare — e la ragione dei finanziamenti costituiscono una parte notevole, se non la principale, nelle discordie interne francesi. L'ultima è questa. Giraud si è opposto alta richiesta di De Gaulle per una radicale riorganizzazione militare francese, al punto da provocare la grave scissione che conosciamo e che ha indotto gli angloamericani ad un interventoultimatum. De Gaulle voleva un esercito moderno, nuovo, armatissimo e addestratissimo, cioè un piccolo esercito modello con pochi generali, gfbvani di età e moderni di idee. Ma dietro a Giraud stanno in Nord Africa ben 169 generali francesi, quasi tutti vecchi generali di cui De Gaulle vorrebbe sbarazzarsi. Que qtElslldusdntdavcdcbAndsatwCAVaimvmaf—7* «ZuSSli 'ZZr f„ fS' sti generali, per poter conti- \nuare a percepire gli alti stt:\pendi con relative indennità coloniali, sostengono a spada tratta Giraud e sono per un esercito « numeroso » con mori arabi e berberi quanti si vogliano, numeroso esercito anche se antiquato purché richieda e giustifichi vasti quadri e la presenza in servizio dei 169 generali. / francesi traditori del Nord Africa volevano assurgere al ruolo di protagonisti della guerra alleata di rivincita contro l'Asse, protagonisti nel ruolo di salvatori e liberatori della Francia, ed invece si son visti abbassare alla funzione di servi. « Statevene «itti e non datemi fastidio, datemi invece soldati », ripete Eisenhower con dire sprezzante e gesto di nauseato. L'umiliazióne è soprattutto militare, quella più sentita quindi da ogni francese d'onore. Non in tutti gli ufficiali francesi del Nord Africa è spento il senso dell'onore militare. Molti quindi mordono i freni. Ubbidiscono di mala voglia. Discutono, polemizzano, lanciano invettive. Ultimi i francesi Una umiliazione V esercito francese l'ha avuta persino nella grande rivista militare di 7'unisi, la cosiddetta «grande parata della vittoria». Per il Corso Gambetta, davanti ai generali aynericani inglesi e francesi, hanno sfilato, trionfanti e padrone, le truppe inglesi e americane, le truppe indiane e neozelandesi, hanno sfilato gli Higlanders, gli Hussars, i fanti i genieri gli artiglieri, hanno sfilato quelli della R.A.F., hanno sfilato i «Ghurkav» e i «Shik* della quarta Divisione indiana, hanno sfilato le truppe degaulliste e i soldati coloniali francesi, i « Goums » e persino i negri, tutti hanno sfilato da padroni e da trionfatori. I francesi dell'esercito di Giraud venivano ultimi come truppe cenerentole. Le truppe giratidiste si son viste assegnate un posto di contorno. Hanno fatto da palo e da cordone lungo le strade e davanti al palco dei generali, mentre le altre truppe, inglesi e americane india- e! ne e more, sfilavano con gli -'onori del trionfo, i Povero Giraud. A guardarlo qui nelle fotografie che lo ritraggono sul palco d'onore tra Eisenhower, Anderson e Alexander, ci si sentirebbe presi da commozione, davanti alla immensa tragedia spirituale interna di questo soldato della Francia cosi duramente umiliato dai «padroni» anglosassoni, ci si sentirebbe presi da commozione — dico — se non si riflettesse che dopo tutto ci si trova davanti ad un doppio traditore venuto meno alla sua parola di soldato. Povero Giraud. Tiene un viso compunto e rassegnato come di cane bastonato e bagnato, coni'- di un servo umile all'ombra del padrone. I generali Alexander e Anderson gli sono vicini con espressioni soddisfatte sorridenti distratte e sornione. Eisenhower poi sta alla sua destra con faccia truce e collerica. Di Eisenhower, di questa specie di Alto Commissario yankee in Nord Africa, che porta sul bavero V* 17. s. » e quattro stellette, avrò mirato cento e cento istantanee in cento atteggiamenti diversi. Non l'ho mai visto sorridente in fotografia, ma questa volta, qui accanto a Giraud, mi sembra che stia per esplodere di collera, colla faccia arrabbiata e feroce specchiante la sua forza di volontà in netto contrasto col viso di agnellino timido di Giraud. Almeno il generale Juin — su cui s'appuntano le speranze avvenire dei militaristi francesi — almeno Juin, ora Capo di Stato Maggiore, mostra un viso dall'aria scanzonata e prendingiro. Giraud no, ha viso da timido e da rassegnato. Eisenhower arriccia il ?iuso, comprime la fronte sotto la bustina, infossa gli occhi sprigionanti collera e decisione, c non degna di uno sguardo il supremo comandante francese. Sembra anzi infastidito della sua presenza. Eisenhower lo vedo forte atletico marziale, calzato di robusti stivaloni; Giraud coi suoi baffettini lo vedo esile vecchio preoccupato docile timido, coi \zato di acarpe borghesi e gam\bau vecchio stampo (A pro- o d l a l i n e e e a i i d i o . o o e r i e e o i i i i a n o i - i posito di calzature, mi viene riferito che il gen. Alexander, contrariamente alla pratica dell'esercito inglese che x non sopporta» gli stivali, fa sfoggio con l'uniforme di campagna di un paio di grossi stivaloni di moda russa e ne fa propaganda. Arriveremo a vedere un giorno l'esercito inglese calzato alla maniera nissaf). Soltanto parole... Forse Giraud pensa che si sentiva piti rispettato quando era in prigionia del nemico tedesco, che non ora in vassallaggio dorato dell'alleato e padrone anglosassone. Gli anglo-americani, dopo di averlo sfrutttato a dovere, cercano di metterlo in disparte. L'esercito francese del Nord Africa — hanno detto — questo famoso esercito fatto più di neri che di bianchi (i francesi non vogliono andare a fare la guerra) dovrà passare sotto il comando inglese. Bella e onorata risoluzione del conflitto De Gamlle-Giraud! Il generale Giraud ora andrà a Washington, ad elemosinare armi e soldi per il suo esercito, compito oltre tutto umiliante. Le armi promesse da Roosevelt gli sono state consegnate col contagoccie. L'esercito francese resta cenerentola. Altro che diventare protagonista della «revanche» come aveva sognato Darlan insieme a tanti altri in madrepatria e fuori. Eppure questo Giraud che è messo in ridicolo dagli stessi alleati padroni, non esita a pronunciare discorsi grossi. Non ha esitato, alla radio di Algeri, a rivolgere un saluto persino « agli eroi che resistono in Jugoslavia »\ Giraud alla radio ha dato il benvenuto fin da ora alle truppe brasiliane e messicane che sono attese in territorio africano ex-francese, e ha concluso col dire che l'esercito liberatore francese « pianterà il tricolore a Roma, a Berlino e a Tokio ». Nientemeno die a Tokio. E perchè non addirittura al Polo* Ma che si occupi delle faccende sue, il signor Giraud. Antonio Lovato