Illusionismo valutario

Illusionismo valutario Illusionismo valutario i e i o n n e o e n o e » e o n o e o ti a ; a e o S. o di a a o al na i oao. o oaa e a, di a a si el al i a ti di di a, rhe ti di to i o a el C'è da stupirsi che la stampa quotidiana e periodica, anche dell'Asse, e finanzieri' di studio e di mestiere abbiano dato tanta importanza ai piani valutari ufficiosi anglo - americani: Keynes e White. Se quei piani fossero stati messi in rapporto con le conseguenze dichiarate di una vittoria anglo-americana essi avrebbero dimostrato il loro effettivo valore. La premeditata distruzione della compagine industriale e commerciale dei Paesi dell'Asse, la loro preordinata minorazione e subordinazione alla volontà e agli interessi dell'Impero britannico o degli Stati Uniti precisano il significato di quei piani valutari che, malgrado le apparenze, sono da considerarsi strumenti predisposti già da oggi di oppressione e di predominio economico. Essi so; no un capitolo, e non dei meno importanti, di un premeditato asservimento postbellico, implacabile anche se rivestito di apparenze equitative. Perciò non può non meravigliare se i manifesti preventivi di quel banditismo economico siano stati accolti come cosa seria e obiettiva e con troppo blande opposizioni. Abdicare all'autonomia economica attraverso una rinuncia a una propria politica monetaria e dei prezzi, ponendoci a discrezione di potenze ipoteticamente vincitrici, ci condurrebbe a un vassallaggio o a una degradazione economica difficilmente sanabile. Quel che- importa nel commercio internazionale è la parità delle posizioni contrattuali tra le categorie dei singoli Paesi. Attraverso una truffa monetaria continuata che l'impero britannico e gli Stati Uniti sarebbero arbitri di compiere, i popoli dell'Asse sarebbero costretti, a parità di lavoro, ad accontentarsi di rimunerazioni reali sensibilmente inferiori a quelle dei popoli dominanti. I piani valutari anglo-americani sono costruiti appunto per creare e sfruttare una diversità nelle posizioni contrattuali dei popoli del mondo. Detto questo, si può prescindere dai particolari. Un ordinamento monetario internazionale è equo quando popoli che vi partecipano ricavano la stessa quantità di mezzi di vita dallo stesso tipo e quantità di lavoro. La distinzione tra nazioni proletarie e nazioni plutocratiche, che trova la sua misura nella differenza delle rimunerazioni reali del lavoro, sarebbe avvalorata con uno strumento di dittatura valutaria internazionale quale è implicito nei piani che sono stati proposti. E non ci sarebbe altro da aggiungere perchè la loro fortuna avvenire dipende dalla fortuna delle armi, e cioè la servitù dei vinti o una giustizia internazionale. I finanzieri inglesi, specialmente essi, sono molto esperti in questo illusionismo finanziario e valutario e nel fabbricare trappole adatte alla nostra ingenuità e talvolta alla nostra ignoranza. La lotta sferrata dagli anglo-americani contro l'autonomia monetaria, e cioè contro la nostra, ma non contro la loro, è destinata a trovare i propri alleati negli economisti liberali di ogni Paese, che portano in giro le.loro ricette seducenti e addormentatrici dell'automatismo equilibratore. Si deve infatti ai Paesi dominanti e a questi inconsapevoli propagandisti degli altrui interessi se il commercio internazionale venne considerato un beneficio, dimostrato dal fatto stesso del suo verificarsi, mentre le importazioni per noi sono un beneficio solo in due casi: lì nel caso della loro insostituibilità assoluta; 2) nel caso in cui il lavoro fatto per pagarle sia inferiore al lavoro che dovremo fare per produrre da noi stessi le cose importate. L'utilità del commercio estero deve essere provata caso per caso e non con quella accettazione generica di cui generalmente ci accontentiamo. Una differenza di prezzo non dimostra nulla, perchè i prezzi sono manovrati dai sindacati dei produttori e dalla politica valutaria dei singoli Paesi in modo da sfruttare il lavoro altrui a beneficio proprio. E fino a quando i piani valutari internazionali non affronteranno lealmente il problema della formazione dei prezzi e della loro uniforme proporzionalità al costo in lavoro in tutti i Paesi del mondo, non potrà affermarsi di aver nrogredito sulla via della giustizia internazionale, che ha per sua formula economica: parità di rimunerazione a parità di lavoro. Questo esula dagli scopi dei piani Keynes e White. Alberto de' Stefani

Persone citate: Keynes

Luoghi citati: Stati Uniti