L'India rivoluzionaria ha costituito un esercito di Alfredo Signoretti

L'India rivoluzionaria ha costituito un esercito "AVANTI, VERSO DELHI l„ L'India rivoluzionaria ha costituito un esercito Un popolo e un Capo i n l i e e e Colla formazione di un esercito nazionale indiano, coll'arrivo di Ciandra Bose alle frontiere del auo Paese e colla sua assunzione del comando supremo di quell'esercito s'inizia per l'India una nuova fase, quella che potrà essere decisiva, per la sua indipendenza. Sarà opportuno tracciare a grandi linee la figura di Ciandra Bose. Egli non è un homo novus che gli avvenimenti abbiano posto in prima linea dopo che è scoppiata l'attuale grande guerra; dotato di salda preparazione di studi Bose è già giovanissimo fra i più ardenti seguaci di Gandhi quando nel 1919 cominciò il movi mento nazionalista; è incarcerato più volte e perseguitato dagli oppressori britannici; benché poco più che ventenne il suo nome diventa sempre più popolare e autorevole fra le masse indiane che aspirano alla libertà. In pochi anni la sua figura emerge fra i capi nazionalisti; negli anni in cui è fuori dalle carceri inglesi Bose occupa le funzioni importantissime di Presidente del Congresso e di sindaco della maggiore città indiana, di Calcutta. Se si dovesse fare una graduatoria fra i capi nazionalisti si può affermare che già sin dal 1929 egli teneva il terzo posto subito dopo Gandhi e Pandit Neru. Ma nel Partito del Congresso, a cui egli rimase sempre fedelissimo, svolgeva una funzione particolare e individuata; Bose era all'ala estrema e sosteneva, pur nella sua mai smentita devozione al Mahatma, che la non violenza non era un metodo sufficiente al raggiungimento della indipendenza e che alla forza e al terrore della tirannia inglese bisognava opporre la ribellione e la violenza. Bose non si lasciò mai fuorviare da possibilità collaborazionisti' che, da limitazioni di prò blemi particolaristici inter ni, da utopie sociali nella lotta che doveva avere un obiettivo primo ed assoluto, la cacciata degli inglesi dall'India. Negli ultimi anni egli era sempre più stretta' mente sorvegliato dalle autorità britanniche e non c'è dubbio che se non fosse riuscito a fuggire a tempo, oggi non sarebbe in prigione co me tanti suoi compagni di lotta ma sarebbe stato da ttltbtskenclagsallctempo soppresso con qualcu-no dei metodi cari all'Intel¬ ligence Service. Dall'estero, dall'Italia e dalla Germania dove era stato affettuosamente accolto, Bose si mantenne in contatto continuo col suo popolo attraverso ardenti messaggi finché al momento giusto a capo di un esercitò appare alle frontiere della sua Patria per rivendicarne, armi alla mano, la piena libertà e indipendenza. Questi è Ciandra Bose; non quindi una figura occasionale, ma un vero capo che nella sua vigorosità virile (ha appena 45 anni) possiede un'alta e nobile statura di combattente e di martire e che in venticinque anni di battaglia assidua è perfettamente attrezzato per svolgere il compito gravissi mo e luminoso che l'at tende. Abbiamo detto sopra al momento giusto. Precisiamo il nostro pensiero. L'indomani della conquista della Birmania non sarebbe stato impossibile allo Stato Maggiore nipponico lanciare delle colonne in una delle zone più sensibili dell'India, nel Delta del Gange dove è Calcutta. Invece i giapponesi si attestarono di qua dai confini e si limitarono a sconfiggere disastrosamente le divisioni di Wavell -che avrebbero dovuto riconquistare la Birmania e mutare il volto della guerra nell'Asia Orientale. Tale tattica di attesa fu motivata più che da difficoltà militari da ragioni politiche. La propaganda inglese insisteva vivacemente sul pericolo dell'invasione nipponica che, si diceva in malafede, non avrebbe portato per gli indiani che ad un mutamento di padroni: bisognava che la crisi interna indiana maturasse da sé. Così si è avuto il fallimento della missione Cripps, il fallimento della mediazione dell' inviato di Roosevelt, Philipps, fra gli arresti e le repressioni cruente fino al totale trionfo della tendenza più conservatrice e reazionaria, quella propria di Churchill e di Amery, culminata nella nomi- jj- • „„„.„,„ th,„..„,, na di un generale, Wavell, a Viceré. Contemporaneamen- te il Giappone sviluppava in tutti i paesi occupati una politica franca e leale inspirata con fatti concreti alla liberazione dell'Asia Orientale dall'imperialismo anglosassone: nella Cina di Nankino sono state abolite le esose concessioni internazionali, la Tailandia si è arricchita di nuove province, nelle Filippine e in Birmania si assiste ad un fervido risveglio nazionale nella più stretta collaborazione colle autorità militari nipponiche. Il Governo di Tokio ha voluto evitare ad ogni costo l'errore di entrare in India come invasore; ed è andato più oltre: dati i folti grup' pi di indiani che vivono fuO' ri dal loro Paese, dato il grande numero di prigionieri e di disertori è stato possibile in più di un anno formare un forte esercito bene agguerrito colla propria bandiera e coi proprii ufficiali, quello di cui Ciandra Bose ha assunto ieri il supremo comando. Quando domani (ed è un domani a scadenza imprecisabile ma certo) le frontiere dell'India saranno varcate sarà la bandiera dell'indipendenza che sventolerà sui territori liberati. E il fatto non potrà non avere le ripercussioni più profonde all'interno dell'India dove trecento milioni di cittadini inermi anelanti alla libertà sono mitragliati... in omaggio alla carta atlantica. Anche se le popolazioni terrò prizzate coi moderni sistemi di distruzione non potranno portare un contributo deci- sivo alla rivolta che è negli animi, non vi è dubbio che il problema della difesa dell'India diventerà per Wavell molto più complicato e difficile: egli potrà contare sempre meno sulle divisioni in- à diane gettate al macello col cinismo proprio dei britannici. L'Italia che è sempre fedele alla sua tradizione di amicizia verso i popoli oppressi, l'Italia di Mazzini e di Garibaldi saluta con gioia e con fierezza il nuovo esercito alleato e il suo grande capo; colla presenza al nostro fianco essi smascherar no, meglio di qualsiasi propaganda, le menzogne umanitarie della coalizione imperialistica nemica. E l'Italia ha un altro motivo di essere fiera, quello del decisivo contributo fornito alla causa della libertà dell'India: se Churchill non avesse concentrato tutte le forze del suo impero contro di noi nel 1941 e nel 1942, l'Inghilterra non avrebbe perduto così rapidamente quelle che erano ad oriente le chiavi della dominazione sull'India, Hong Kong, Giava, Singapore, Rangun; se la strategia di Roosevelt e di Churchill non si fosse imposta nel senso di dare la priorità assoluta alla battaglia nel Mediterraneo, il Giappone non avrebbe avuto tempo di procedere senza disturbi alla riorganizzazione dell'Asia Orientale e forse l'offensiva di Wavell, alimentata con mezzi più formidabili, non avrebbe avuto l'esito disastroso che ha sortito. Nella Birmania si sono giuocati i destini e della Cina e dell'India. Ormai è troppo tardi; gli errori i | capitali compiuti saranno ;sco?tati dai nostri nemici - ! assillati dall unico miraggio i dl eliminare 1 Italia l l - L'Italia è in piedi pronta alla più energica difesa del suo sacro territorio e la bandiera di Ciandra Bose è alle porte dell'India. Alfredo Signoretti