Dove si combatte il tifo petecchiale di Angelo Viziano

Dove si combatte il tifo petecchiale Dove si combatte il tifo petecchiale All'Istituto Superiore di Sanità, tra silenziosi combattenti che sfidano la morte per fornire ai soldati e alle popolazioni i mezzi profilattici - La delicata preparazione dei vaccini SI è verificato in molte guerre il fatto che le epidemie hanno mietuto forse più vittime in modo più rapido di quante ne abbiano falciate le armi. La guerra attuale, per un complesso di circostanze, doveva sembrare la più idonea a favorire lo sviluppo ed il rapido propagarsi delle più comuni malattie infettive e contagiose che aggrediscono gli eserciti, quando sono impe- fnati in lotte lunghe, senza regua, estenuanti, che soprattutto provocano notevoli e rapidi spostamenti, cambiamenti repentini di fronte, da una regione all'altra, da un clima all'opposto, inevitabili contatti con masse civili e con prigionieri di varia razza, provenienti da contrade a bassissimo tenore di vita ed a civiltà inferiore. Brillanti risultai I numerosi mezzi moderni di comunicazione celere, terrestri, aerei, marittimi, potevano pure equivalere ad altrettanti mezzi di trasporto del contagio tra zone infette e regioni immuni, lontane dal campi del conflitto. Il pericolo doveva incombere, perciò, non soltanto sulle masse dei combattenti, ma anche sulle popolazioni inermi. I profughi dalle zone operative, gli sfollati dalle citta bombardate, per disagi, fatiche, agglomeramenti eccessivi, nutrizione non sempre adeguata, regole igieniche talora forzats niente assopite, preoccupazioni morali, avrebbero anche potuto costituire facile esca per le malattie infettive. Invece cosi non è stato. Non che 3lano scomparsi gli agenti patogeni, microbi o virus; non che nessun focolaio di infezione abbia fatto capolino. Ma nè colera, ad esempio, nè vaiuolo, nè peste hanno costituito in questa immane guerra alcun reale pericolo. Ciò in forza delle moderne conoscenze sull'epidemiologia dei morbi a facile diffusione, dei progressi fatti nella profilassi specifica e generica di molti di essi; il che ha permesso e permette, mediante un'accorta oi ganizzazione sanitaria, di circoscrivere e dominare molte malattie epidemiche, impedendo loro di rappresentare quella tragica minaccia che un tempo costituivano. La constatazione di questi brillanti risultati incoraggia naturalmente ad insistere sui provvedimenti presi e, se possibile, ad aumentare e perfezionare i mezzi a nostra disposizione; ciò, soprattutto, in confronto di un altra grave malattia epidemica, che, per le regioni in cui si svolgono taluni cicli operativi di guerra, può anche costituire un serio pericolo: il tifo esantematico (che il profano non deve confondere, per omonimia, col tifo addominale, di ben altra natura). Come è noto, il contagio del tifo esantematico, o petecchiale, o dermotifo, viene favorito dal pidocchio delle vesttmenta. Comprensibilissima, quindi, la possibilità di diffusione tra masse di combattenti là dove se ne verifichi qualche caso. La disinfestazione accurata, sia personale, sia dell'ambiente, vuoi dei militari, vuoi della popolazione civile, costituisce il cardine della lotta contro il dermotifo; ma ia cacciata dell'immondo parassita, ospite abituale del¬ psgdsdsrptftgimdizoaavsgvmcdspmdsstcvirgvtrccrccptntcsemstccvvnldcclsbmmstcntmrVdlrzssqaf la trincea e dei campi di con centramento, è semplice In teoria; in talune circostanze di tempo e di luogo incontra invece gravi difficoltà, se non insormontabili ostacoli. Ecco perchè anche per il dermotifo si è tentato e si tenta di rag giungere una profilassi individuale e specifica mediante l'uso di vaccini. La preparazione e l'impiego dei vaccini antidermotifici non sono, tuttavia, esenti da pericoli. Ho voluto sentire in proposito il Direttore dell'Istituto Superiore di Sanità, professor Domenico Marotta che tra le multiformi attività del grande Istituto, noto ormai in tutto il mondo, ha precisamente lo studio comparativo dei vari tipi di vaccini contro il tifo petecchiale e la produzione di quelli che sino ad oggi sono risultati i meglio attivi pur dando garanzia di assoluta innocuità. Un tempo si pensava che un vaccino antidermotifico avesse solo valore se contenesse gran numero di rickettsie Provazecki o Mooseri, ossia di microorganismi patogeni specifici per il tifo esantematico, di virulenza attenuata con speciali procedimenti, si da provocare nell'organismo ia malattia in forma cosi lieve da essere rapidissimamente superata e da conferirgli uno stato di immunità. Ma si è notato che se per le razze africane, ad esempio, tal sorta di vaccino non provocava alcun inconveniente, tra le razze eu- j ropee poteva essere fonte gravi conseguenze. di I vari procedimenti Ci si è orientati, pertanto, verso ì cosiddetti vaccini mor- ti, preparati naturalmente pu- re con rickettsie, ma uccise, constatandone notevole effi- cacia. Il più noto ed I[più espe- rimentato fra questi è il vac-jcino di Weigl. Si prepara inoculando il germe a pidocchi per via rettale, con una sottilissima, capillare bacchettina di vetro, insomma mediante una sorta di clisterino, per cui sono adibite operatrici specializzate, munite di lenti e protette da appositi schermi. Dopo alcuni giorni si estrae l'intestino di tali insetti, che triturato e fenolato costituisce, grazie al suo alto contenuto di rickettsie, un vaccino ottimo. La preparazione dl un tale vaccino è però molto indaginosa ed estremamente pericolosa. Richiede, tra l'altro, individui sicuramente immuni che nutrano su di sè i pidocchi infettati. Soprattutto per la difficoltà di avere a disposizione questi soggetti che abbiano superata in passato la malattia e che ne siano rimasti veramente immunizzati si è ricorso in questi ultimi tempi ad altri procedimenti, che si sono rivelati ottimi nelle prove eseguite all'Istituto Superiore di Sanità di Roma da un gruppo di valenti ricercatori, quali il MaggioraVergano, il Missiroli, il Babudien, il Salomone, il Mariani, l'Archetti ed altri, sotto la direzione del Marotta. Non pertanto la preparazione del vaccino di Weigl è stata scartata. Anche il Weigl sarà preparato in sufficiente quantità non appena saranno allestiti i locali in apposito fabbricato. Frattanto il prof. I al di fuori cioè delle scato lette. Ma si tratta di una li- Marotta mi ha condotto nel I laboratorio di malariologia dell'Istituto, ove, sotto la direzione del prof. Missiroli, la Frof. La Face ha organizzato allevamento del pidocchio (pediculus corporis). Qui gli immondi parassiti, che altrove sono cacciati con infamia, trovano, le più amorevoli cure! Ecco il termostato p-'r l'incubazione delle uova; ecco un complesso di arnesi per controllare lo sviluppo del parassita, per difenderlo da Infezioni spontanee, che possono produrre una mortalità gravissima e magari la totale distruzione degli allevamenti. Siamo nell'ambiente in cui si compiono pure le prove di infezione artificiale per addestrare il personale, che, se ben pratico, può giungere ad infettare in un solo giorno anche cinquecento e persin mille pidocchi a persona! L'alimentazione degli insetti Passiamo quindi, in un secondo ambiente ove avviene l'alimentazione dei pidocchi sani, i quali sono avidi di solo sangue umano. Nutriti su altri ospiti diversi dall'uomo — cavia, scimmia, maiale — muoiono con facilità. Vi troviamo un certo numero di individui seduti, con gli arti inferiori denudati; portano applicate alle coscie mediante fascie elastiche certe scatolettine rettangolari, di cui un assistente mi offre un campione in esame. Sono di legno a chiusura ermetica, ma hanno il fondo costituito da un velo di seta, le cui maglie sono di dimensioni tali da permettere la regolare alimentazione attraverso di esse. E' questo fondo che viene messo a contatto della cute dei datori di sangue. Ogni scatoletta contiene circa duecento pidocchi se adulti e quattrocento se nei primi stadi larvali. Le larve neonate hanno, però, il privilegio di consumare il primo pasto in libertà sorvegliata, berta di effimera durata, Ordinariamente ogni datore di sangue fornisce due pasti giornalieri a circa cinquecento parassiti! Come può sopportarne il prurito? — domanderà il lettore. Si rispon- de che osni mestiere ha i suoi inconvenienti; quello di for nltore dj sangue ai pidocchi non implica d'altra parte sfor zo alcuno e trova degli adepti tra buona gente,che forse prima allevava gli stessi ospiti senza alcun compenso e certo senza quei conforti igienici di bagni e pulizia, cui invece so-j no fatti oggetto nell'Istituto che li ha ingaggiati. Chiedo al prof. Marotta quanti parassiti occorrono per una certa quantità di vaccino di Weigl ed egli mi fornisce subito questi dati: — Per dieci dosi occorrono 1500 nuovi adulti da fornire al reparto infezione, calcolando che il trenta per cento di Fidocchi può perire durante infezione; inoltre mille nuovi adulti di scorta per mantenere in efficienza l'allevamento; infine duecento nuovi a.'ulti per far fronte ad eventuali mortalità; in totale duemilasettecento nuovi adulti giornalieri. Per ottenere ciò occorre un allevamento di circa cinquantamila pidocchi tra larve ed adulti. Certo sarebbe enorme il fabbisogno quando si dovesse addivenire alla preparazione di quantità ragguardevoli di vaccino. Con gli altri tipi di vaccino la cosa è meno ardua, per quanto non si escludano ì pericoli per i preparatori, anche se. essendo eliminati i pidocchi infetti, è evitato il contagio provocato dalle loro deiezioni disseccate e polverizzate. Il prof. Marotta ha avuto quindi la cortesia di accompa gnarmi nel padiglione specia lizzato per la preparazione dei vaccini in cui si impiegano in- vece del pidocchio uova, topolini e conigli. Cammin facendo gli ho fatta questa obbiezione : — Ma se l'ospite abituale della rickettsia responsabile dell'infezione dermotifica è l'intestino del pidocchio, la sua cultura nell'uovo o nel polmone del topolino o del coniglio non ha forse minor valore per l'efficacia del vaccino? — Questo dubbio ce lo siamo affacciati anche noi — ha cortesemente risposto il professor Marotta — e per conseguenza ho fatto eseguire ai miei collaboratori speciali riceree sperimentali. Ora, dalle prove eseguite sugli animali, la comparazione dell'attività del vari vaccini ha messo in evidenza che i nuovi non sono meno attivi del classico vac cino dl Weigl. Durante la visita al renar to di preparazione del vacci no ottenuto dai topolini hosorpreso infettavano per via inaiatoria; poiché non è più nell'intestino, come nei pidocchi, ma nei loro polmoni che la rickettsia specifica trova l'ambiente favorevole alla gli operatori mentre rio I piccoli rod.torisua moltiplicazione. Un uomoed una donna sono posti di ironTeTrna'tra loro' si Iriralza una cappa a vetri, nelle, cui pareti antistanti esistono so lo due aperture adatte ali'introduzione delle braccia degli operatori per le necessarie manipolazioni. Ed teco che da un cestello contenente gli animali sani la prepara trice estrae con una .unga pinza un topolino e lo Introduce in un cilindro di vetro esponendolo a vapori di etere. L'operatore, dopo d'aver prelevato con un'apposita pipetta ia sospensione acquosa di rickettsie, lascia cadere qualche goccia del materiale infettante sulle narici della bestiola. Topi, conigli e uova Dopo un attimo il topolino anestetizzato riprende i movimenti respiratori conìmaggiore energia e, quindi, con profonde inspirazioni, trasporta il liquame infettante nelle prime vie respiratorie e da queste in trachea e nei bronchi. Viene allora passato nel barattolo dei soggetti infettati. Più tardi subirà i dovuti controlli clinici ed al terzo o quarto giorno verrà sacrificato ed i suoi polmoni, dopo speciali accertamenti microscopici, saranno triturati, trattati con formolo o fenolo, per il definitivo allestimento del vaccino, con culti gli accorgimenti tecnici che non è qui il luogo di descrivere Quando si impiega il coniglio le precauzioni sono ancora maggiori e non operandosi in cappa i preparatori vengono provvisti di maschera. Il coniglio previamente tosato, viene intettato mediante l'iniezione in trachea di emulsione di polmone di topolino infetto. Deve perciò essere anestetizzato; ma poiché sopporta male l'eterizzazione può facilmente riaversi e fare movimenti pericolosi per la diffusione del materiale infettante. Non scevra di pericoli è pure la preparazione del vacci- ;",0 allestito inoculando le ri | ckettsie in embrione di pollo, i PreParazl°ne che si svolge nelpiano superiore del pad^l* ne visitato, in un ambiente al- trettanto modernamente at-trezzato. Là il rischio è pre-sente sia quando viene à+jfa'aja sostanza infettante ne! la camera d'aria dell'uovo, sia I quando al settimo o dodicesi | mo giorno si procede all'estiazione civile <7I fronte ài peri Nella nreDarazionè dei var rveiia preparazione dei \ac-zione del sacco vitellino, che viene liberato dall'embrione di pollo. Sono operazioni che nell'Istituto di Sanità, sapientemente organizzato, si compiono al riparo di schermi di vetro, ma che tuttavia richiedono una grande accortezza cini che abbiamo visto allestire ci vuole insomma non poca bravura da parte dei preparatori per salvaguardare la propria e l'altrui vita. Il pericolo è sempre in agguato. L'abnegazione di tanti studiosi e dei più umili collaboratori trova solo giustificazione nel fine cui mira la loro opera: la salvezza dei combattenti che possono venire a contatto con focolai di tifo petecchiale, la tranquillità della popola- colo dell'importazione della grave malattia infettiva tanto più micidiale per le popolazioni ove, come da noi, non è endemica. Angelo Viziano ROMA, luglio. Tecnica dell' infezione dei topini per via nasale

Persone citate: Domenico Marotta, La Face, Mariani, Marotta, Missiroli

Luoghi citati: Roma