IL DISCORSO DEL DUCE AL DIRETTORIO NAZIONALE DEL PARTITO

IL DISCORSO DEL DUCE AL DIRETTORIO NAZIONALE DEL PARTITO IL DISCORSO DEL DUCE AL DIRETTORIO NAZIONALE DEL PARTITO «Oggi che il nemico si affaccia ai termini sacri della Patria, 46 milioni di italiani • meno trascurabili scorie - sono in potenza e in atto 46 milioni di combattenti, che credono nella Vittoria, perchè credono nella forza eterna della Patria» Ecco il testo del discorso pronunciato dal Duce alla riunione del Direttorio del P. N. F. a Palazzo Venezia il 24 giugno XXI: « Le cifre sulle forze numeriche del Partito sono veramente indicative e meritano qualche commento. Dimostrano che la massa dei tesserati è sempre imponente, e credo che anche quando siano compiute le necessarie selezioni ed epurazioni, la massa rimarrà sempre considerevole. Saremo sempre, come dobbiamo essere, un partito di massa. Perchè per governare e dirigere una nazione di 46 milioni di abitanti, che saranno fra non molto 50, ci vuole una massa, ci vogliono decine e decine di migliaia di gerarchi, che intorno debbono avere centinaia di migliaia di collaboratori animati dalla stessa fede. Importante è dj selezionarli a mano a mano, a seconda delle necessità e a seconda delle epoche. Il mio intervento a questa riunione è dovuto al fatto che io voglio riferire al Direttorio sull'indirizzo che mi è stato rimesso dal Segretario del Partito, e che io ho ritenuto di dovere rendere di pubblica ragione. Avrei potuto farne anche a meno, come non sono state rese di pubblica ragione altre decisioni del Direttorio. Ma ho reputato fosse bene renderlo noto alla Nazione, perchè quelle sono idee non solo del Direttorio del Partito, ma le mie. Ed è bene che la Nazione sappia che ad un certo momento la vite potrebbe stringersi con un rigore che forse taluni non sospettano ancora. Le reazioni a questo indirizzo, per quello che riguarda l'estero, sono state le solite, e non vale di occuparsi di loro. Non si polemizza con le nazioni nemiche se non a colpi di cannone: la migliore polemica è quella delle armi. Vi si può aggiungere anche l'altra, ma l'altra non può sostituire la prima, evidentemente. Per quello che riguarda viceversa l'interno, ci sono stati alcuni sfasamenti e temporanee deviazioni polemiche, nonché erronee interpretazioni. Il camerata Scorza è intervenuto, perchè evidentemente non era lecito uscire dal seminato. E' certo che 10 difendo il Partito, sempre, in ogni caso, comunque e dovunque. Ora il Partito, in tutte le sue epoche, è stato all'altezza dei suoi compiti. Gli uomini hanno commesso degli errori: li vedremo fra poco. Ma furono sempre commessi in buona fede. I combattenti nel Partito Fu forse un errore quello di immettere nel Partito tutti i combattenti della guerra mondiale? Non credo. Vennero 1 combattenti stessi a dirci: Perchè ci volete lasciate sulla porta? Molti di noi, contadini di piccoli centri, .credevamo che essere nella Associazione Combattenti o nel Partito fosse la stessa cosa. Si è pensato che dare questo riconoscimento a quesli vecchi, valorosi combattenti della guerra mondiale fosse un gesto comunque doveroso e in ogni caso non pericoloso, se il Partito accresceva i suoi effettivi di alcune centinaia di migliaia di uomini. Può essere stato un errore quello, in un certo momento, di volere — dirò così — « ufficializzare » troppo il Partito. Se non avessi tirato la martinica, ad un certo momento diventavano pubblici ufficiali anche quelli che stanno nei bar a distribuire bevande nei Dopolavoro. Anche lì, però, si è peccato per eccesso. Non per difetto. E' chiaro che i gerarchi del Partito devono godere di una autorità indiscussa e immediata e devono, perciò, possedere le attribuzioni e relative responsabilità di pubblici ufficiali. Il Partito non è solo nelle cifre che vi ha latto in questo momento 11 camerata Scorza: è nelle sue decine di migliaia di Caduti, nelle migliaia di volontari, da Pallotta a Borg Pisani. Borg Pisani, per me, è un uomo che sta alla pari con Cesare Battisti, Nazario Sauro, Filzi, Damiano Chic:;:!, e con quelli che furono i martiri del nostro Risorgimento. Egli è andato deliberatamente al sacrificio supremo. In tutti questi anni il Partito hi tenuto in piedi il p-if.T", impegnato in una lotta come quella che noi sosteniamo e che è incornitiita dal gennaio 1935. Il irtito ha la sua linea ideala che sarà sempre da me difesa, anche se domani dovessi fare un discorso tipo 3 gennaio, lo distinguo bene quaili che sono i valori eterni da quelli effimeri. La saldezza del Popolo Per quello che riguarda i punti che il Direttorio ha segnalato, li esamineremo insieme. I. - La repressione severa e —■ ove occorra — spietata, di tutti i tentativi che mirino a incrinare la compagine morale e materiale del popolo. Ove le leggi vigenti non bastino, se ne promulghino delle nuove. Perfètto. Ma il popolo italiano merita tutto il nostro rispetto e tutto il nostro amore, perchè esso ci dà un esempio semplicemente meraviglioso, ed io effettivamente non saprei che cosa si possa chiedere di più al nostro popolo. Esso ci dà i suoi soldati, ci dà il suo denaro (l'ultimo prestito è tutto di piccole sottoscrizioni; i grossi sono stati pochi). Tira la cintura, sta impavido sotto i bombardamonti. Vi è una città che ha dato un esempio, che si è rivelata non a me che la conoscevo — ma a molti italiani che non la conoscevano, e al mondo che la vedeva sotto una luce falsa: parlo di Napoli e dei 73 bombardamenti che ha subito. Ci sono, naturalmente, degli elementi negativi e contrari. Ma volete che in una Nazione di 46 milioni di abitanti non ci liiano mille o centomila individui che per ragioni di carattere personale, per il loro sistema nervoso debilitato, per la loro costituzione organica sono nsofferenti, paurosi, oltre a quelli che sono effettivamente degli oppositori, dirò cosi schedati? Non bisogna generalizzare. Noi controlliamo esattamente tutto ciò e non bisogna attribuirgli una eccessiva importanza. Non saranno mai castoro, rottami quasi tutti dei vecchi partiti, che riusciranno a spiantare il Regime, e nemmeno ad interessarlo al di là di quella che può essere la normale funzione della polizia. E bisogna ridicolizzare i fautori o diffusori di romanzi gialli e talora giallissimi, parto di fantasie malate, bisognose di energiche cure. Disciplina della produzione II. - L'unificazione, con disciplina severa e — anche qui, ove occorra — spìetata, della produzione industriale, mentre deve essere ■perfezionata la disciplina unitaria della produzione agricola. Bisogna mettere infatti queste forze dell'economia nazionale sopra un piano di rigorosa disciplina, si sono fatti i piani della produzione agricola, cioè il piano regolatore, che intende disciplinare quattro milioni di agricoltori, cioè quattro milioni di aziende. E' veramente un'impresa t rivoluzionaria, anche perchè l'economia agricola è varia e complessa da regione a regione, qualche volta da provincia a provincia. Sebbene in questo primo anno non si possa pensare che le cose procedeianno tutte a meraviglia, si sono fatti i piani regolatori della produzione agricola. Bisogna procedere oltre per quanto riguarda la produzione industriale. Bisogna avere il coraggio di eliminare tutte le industrie che non hanno più ragione di essere, e bisogna avere il coraggio di esonerare tutti gli industriali i quali non sono all'altezza della situazione. L'uomo — diceva il filosofo greco Anassagora (scusate la mia erudizione) —è la misura di tutte le cose. Istituzioni mediocri con uomini preparati funzionano bene, istituzioni perfette con uomini deficienti vanno alla rovina. ni. - La disciplina e il controllo più efficace sull'approvvigionamento, la distribuzione, il commercio di tutti i generi, eliminando implacabilmente interferenze, soprastrutture e incompetenze disgregatrici e s-peculatrìcì. Si sono fatti in questo campo progressi e si possono obiettivamente riconoscere. Ci sono stati, naturalmente, dei disguidi, dei disturbi, dei disordini, delle perdite, dei deperimenti, ma quaglie volta ciò è dovuto a delle ragioni di carattere puramente obiettivo che ognuno può facilmente intuire. Riduzione degli enti IV. - La riduzione al minimo indispensabile degli enti economici, molti dei quali si sono dimostrati inutili o sorpassali o dannosi ai fini della disciplina economica di guerra, inquadrandoli nella funzione delle Corporazioni. Io debbo avere, al Senato, parlato una volta del labirinto delle sigle. Un giorno incaricai un mio funzionario di raccogliermi tutte le sigle. Ne è venuto fuori un volume di proporzioni rinettabili. Io stesso, al Senato, dissi che veramente si creavano troppi enti, che molte volte ciò era affatto superfluo e talora dannoso. Tuttavia quando si vuole organizzare un settore, bisogna pur creare un organismo. Se non volete chiamarlo ente, lo chiamerete ufficio, istituto, centro, organizzazione. Esempio: Nel 1933 l'economia risiera della Nazione correva un pericolo mortale. Il riso era sceso a prezzi minimi. Vennero da me tutti i rappresentanti dei risicoltori delle quattro province risicole italiane, delle principali: Novara, Vercelli, Pavia, Milano, a dirmi che la loro rovina era imminente. Si creò l'Ente risi. Tutti o quasi sono unanimi ora nel riconoscere che questo ente ha bene lavorato, per salvare la preziosissima fonte di ricchezza italiana che è il riso. Un giorno si è pensato che era ora di finirla con considerare l'Italia, dal punto di vista della moda, una provincia francese. La moda interessa per lo meno venti milioni di persone in Italia. E si creò l'Ente della moda. Molti altri enti hanno egregiamente funzionato. Tuttavia la flora degli enti appare eccessiva. Nel tessile, per esempio, i lanieri hanno voluto il loro organismo, e l'hanno chiamato Giunta delle lane. Tutto ciò può a un dato momento sboccare nel grande alveo che li deve raccogliere. Quando parlo di Enti vi comprendo anche gli Enti che sono proiezioni non sempre necessarie delle amministrazioni dello Stato. L'alveo che può raccogliere tutti questi enti è la Cornorazione. Abbiamo creato la Corporazione come forza disciplinatrice, coordinatrice di tutte le facoltà economiche del¬ la Nazione. Tutto deve cominciare, svilupparsi, finire nella Corporazione, che è una creazione attuale e tempestiva dei nostro Regime, che domani sarà dovunque, sia pure in altre forme, applicata se la economia dovrà passare dalla fase dell'individualismo liberistico, già superata, e non vorrà cadere nello statalismo burocratico di marca sovietica, dove tutta l'economia, dalla siderurgia alla « permanente » dei parrucchieri è diventata una funzione economica dello Stato. La Corporazione è una creazione tipica rivoluzionaria del Regime e precorritrice di un periodo nuovo della civiltà del mondo. Anche qui si tratta di vedere se gli uomini che sono alla testa delle Corporazioni sono sempre in grado di assolvere il loro compito, di fare veramente i coordinatori bell'economia, nel qual caso restano al loro posto. Se no anche qui è problema di uomini. Oramai il Parti-Ito dispone di una classe di [dirigenti abbastanza numerosa e sufficientemente selezionata.

Persone citate: Borg Pisani, Cesare Battisti, Damiano Chic, Duce, Filzi, Nazario Sauro, Pallotta, Scorza

Luoghi citati: Italia, Milano, Napoli, Novara, Pavia, Venezia, Vercelli