DIZIONARIO

DIZIONARIO DIZIONARIO Iov Stendhal, «Memorie di y un turista », volume II, pagina III: L'esaltazione d'amore, questo sentimento oggi cosi ridicolo (1838) e che regna sovrano nelle poesie di Petrarca e di Dante, era il principio di ogni cavalleria; la poesia provenzale lo chiamava il Joy. Nel codice spagnolo il joy era raccomandato come un dpvere ai cavalieri. Così la spada di Carlomagno si chiama Joy enne, cioè a dire l'entusiasta d'amore. Oggi ancora in italiano tristo è l'uomo di animo basso, prosaico, nemico di ogni generosità, uomo da sfuggire e quasi da impiccare. La galanteria prove""-' aveva stabllt,■', J fon- ., ninne druz, «..meo. In italiano «drudo* significa «amante di donna maritata ». Drudo per Boi significa amante disonesto, ma. una volta significava amico fedele Idal tedesco treu, fedele) e così lo u^a Dante nel XII del Paradiso, parlando di San Domenico, della nobile casa dei Gujsman: Dentro vi nnnitip rumoroso drudo nella («le cristiana, il sunto «6'ela Bonipio a' suoi, «I a' nemici enjrto. SWJj Anche Montaigne (Essa « De la Tristesse ni loda ali Italiani perchè hanno fallo «tristezza» sinonimo di «malvagità» e dice: «Io sono dpi tutto esente di questa pa»sione e non l'amo nè la stimo; benché la gente onori in modo particolare la tristezza e di essa adorni la saggezza, la virtù, la coscienza: stupido e brutto ornamento! Gl'Italiani più ragionevolmente hanno chiamato « tristizia » la malvagità, perchè questa qualità è sempre nociva e insensata; e come vile sempre e bassa, gli Stoici ne vietano il sentimento al savio ». Queste parole si affanno a puntino a quella speciale forma di tristezza che presso di noi è diventata forma d'arte e chiamiamo « dolorismo ». Abbiamo scrittori doloristl, pittori doloiistl, attrici doloriste (Eleonora Duse). Il dolore è considerato più elegante, più nobile, più profondo della gioia. Per quello che è delia gioia come « esaltazione d' amore » (il joy), resta a dire che anche nella più smagliante esaltazione d'amore c'è sempre una ancorché minima ombra che ne mapchia la luce; perchè l'amore che si ha per altri, sia pure per la Ragione suprema d'amore, non è mai perfettamente puro in quanto implica dedizione di noi stessi; e il joy noi cavalieri senza dama ' lo serberemo piuttosto per l'amore a noi stessi: a quello che dì più puro e più alto esprìmiamo da noi stessi: alle nostre opere: a ciò che non ci viene da sorgente altrui, ma dalla nostra propria sorgente. La nostra solitudine è la nostra no- biltà. La nostra solitudine è la nostra gioia: il nostro joy. Anche secondo la considerazione « comune » della nobiltà: nobili sono i pochi, gli eletti: a maggior ragione il Solo. Fucile ln v??™ „fda! barb. lat. fusilhis) « fucile » significava pietra focaia, acciarino. Noi continuiamo a chiamare fucile ciò che ora è lo schioppo. Caso di sineddoche letteraria: di sineddoche rovesciata. Les dieux s'en vont ma le parole rimangono, anche perduto il significato che le fece nascere. Così murata che per noi indica il fianco del bastimento, ma in origine indicava la parte Interna del bordo di un bastimento cominciando ''-"a linea di gali»rr; ' ino su all'orlo mleera difesa pietra."E c'è ancora per la , . . ^arole! Per la nguaggio! Il al pari del -, muta colore col mutare del cielo (concolori direbbe Dante, Paradiso, XII, 11). Il che rende più esaltante la scoperta del primo significato delle parole. Alberto Savinio

Persone citate: Alberto Savinio, Carlomagno, Eleonora Duse, Paradiso, Petrarca